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LA CARBON FOOTPRINT E LO SCHEMA “MADE GREEN IN ITALY”: IL PUNTO DI PARTENZA PER RAGGIUNGERE LA NEUTRALITÀ CLIMATICA
di Margherita Ingoglia
In un momento storico come quello attuale, è di fondamentale importanza che ognuno di noi contribuisca alla sostenibilità ambientale, investendo in impianti di produzione di energia rinnovabile e riducendo le emissioni inquinanti.
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È necessario però partire dall’inizio: per ridurre il proprio impatto sul pianeta, occorre sapere quanto le attività svolte da ciascuno di noi siano nocive per l’ambiente.
La Carbon Footprint, o impronta di carbonio – “esprime l’equivalente in termini di CO2 del totale delle emissioni di gas ad effetto serra associate direttamente o indirettamente ad un prodotto, un’organizzazione o un servizio” (Ministero dell’Ambiente).
In poche parole, è un calcolo matematico e oggettivo che consente di misurare gli effetti di ogni singola persona, azienda o prodotto, durante la propria esistenza sulla Terra. Conoscere la nostra impronta ecologica consiste quindi nel saper quantificare se il nostro stile di vita risulta essere sostenibile o meno. utilizzano l’equivalente di 1.75 pianeti Terra. Ciò significa che stiamo consumando le risorse più velocemente di quanto potremmo, in quanto il nostro pianeta ha bisogno di 21 mesi per rigenerare ciò che noi esauriamo in 12, dato che può solo peggiorare se non invertiamo subito rotta.
La carbon footprint si rivela quindi un parametro estremamente utile ed efficace, non solo per le singole persone, ma anche e soprattutto per le aziende, le pubbliche amministrazioni e gli organismi internazionali. Infatti, quantificando gli impatti ambientali di ciascuna attività, è possibile intraprendere iniziative utili alla riduzione degli stessi.
A tal proposito, già da tempo, l’Europa sta studiando una sorta di tassa sulla CO2 immessa nell’aria da tutte le aziende presenti sul territorio, al fine di contrastare i fenomeni ambientali causati dal cambiamento climatico, sensibilizzandole al tempo stesso alla produzione e al consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili.
glioramento e alla valorizzazione delle proprie attività produttive. Oltre all’analisi e alla contabilizzazione delle emissioni di CO2, si impegnano quindi a impostare un vero e proprio programma di transizione, attraverso attività di riduzione e/o compensazione dell’anidride carbonica.
Non tutti sanno infatti che è possibile, per le aziende energivore che inquinano molto, compensare tali emissioni attraverso l’acquisto di certificati verdi, o mediante attività di rimboschimento, con l’obiettivo di ripristinare parti del mondo prive di vegetazione, aumentando la produzione di ossigeno e riducendo così l’effetto serra, a beneficio dell’intero pianeta.
“MADE GREEN IN ITALY”: il modello italiano per la valutazione e comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti
Anche il Ministero italiano dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare ha come priorità la promozione di iniziative volontarie per la contabilizzazione delle emissioni di CO2 e la definizione di strategie aziendali per l’uso consapevole dell’energia e la riduzione dei consumi provenienti da fonti inquinanti.
A tal proposito, il 13 giugno 2018 è entrato in vigore il Regolamento per la valutazione e comunicazione dell’impronta ambientale “Made Green in Italy” ed è il marchio tutto italiano per i prodotti realizzati in modo sostenibile, nato con l’obiettivo di:
• promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo e contribuire ad attuare le indicazioni della relativa strategia definita dalla Commissione Europea; • stimolare il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dei prodotti e, in particolare, la riduzione degli impatti ambientali che questi generano durante il loro ciclo di vita; • favorire scelte informate e consapevoli da parte dei cittadini, nella prospettiva di promuovere lo sviluppo del consumo sostenibile, garantendo la trasparenza e la comparabilità delle prestazioni ambientali di tali prodotti; • rafforzare l’immagine, il richiamo e l’impatto comunicativo dei prodotti “Made in Italy” al fine di sostenerne la competitività sui mercati nazionali e internazionali; • definire le modalità più efficaci per valutare e comunicare l’impronta ambientale dei prodotti del sistema produttivo italiano, attraverso l’adozione del metodo PEF – Product Environmental Footprint come definito nella raccomandazione 2013/179/CE, e associandovi aspetti di tracciabilità, qualità ambientale, qualità del paesaggio e sostenibilità sociale.
Si tratta di uno schema nazionale a cui le aziende possono aderire su base volontaria ed è limitato ai prodotti:
• Made in Italy che presentano prestazioni ambientali pari o superiori ai benchmark di riferimento; • per i quali esiste una RCP (Regola di Categoria di Prodotto) in corso di validità.
Lo schema Made Green in Italy ha quindi l’obiettivo di valorizzare quei prodotti italiani che abbiano buone/ottime prestazioni ambientali, rendendoli visibili con il proprio logo, rendendoli riconoscibili dai consumatori, che saranno portati a scelte di acquisto più consapevoli.
CO2