VARESEFOCUS 6/2020 - OTTOBRE

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▶ PROVINCIA DA SCOPRIRE RUBRICHE

Viggiù, piccolo gioiello nascosto Un viaggio alla riscoperta di uno dei paesi più a nord della provincia, tra i suoi monumenti funebri magistralmente scolpiti, i suoi svariati musei ricchi di storia ed arte secolare, fino ad arrivare alle cave, oggi abbandonate, in cui un tempo i famosi “Picasass” lavoravano blocchi di rocce calcaree e d’arenaria Il piccolo cimitero, abbandonato da quasi un secolo, è rimasto

Alessandra Favaro una fotografia di un camposanto di inizio secolo scorso. Ed è ri-

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iggiù è probabilmente una delle gite più magiche e suggestive dell’autunno. Un paese a nord della provincia, a due passi dalla frontiera Svizzera, dove in certe giornate uggiose autunnali pare di essere catapultati in un’altra dimensione. Viggiù è anche un museo d’arte a cielo aperto, dove diverse tappe di una passeggiata tra le vie del centro e appena fuori testimoniano l’arte dei maestri scalpellini che qui raggiunse livelli altissimi, fino a forgiare marmo e pietra come se fossero pasta e trasformarli in opere d’arte. Il vecchio cimitero abbandonato di Viggiù Nel periodo di Ognissanti la tappa obbligata è il Cimitero Vecchio di Viggiù, luogo speciale dal fascino preraffaellita da visitare soprattutto nel “periodo dei morti”, anche perché spesso è proprio solo a cavallo del 2 novembre che si può trovare il piccolo camposanto aperto. Questa minuscola necropoli è stata costruita agli inizi dell’800, quando per editto napoleonico i cimiteri dovevano essere lontani dai centri abitati e venne chiusa nel 1910 perché non aveva più spazio per ospitare altre salme. Ci si arriva facilmente in auto e si può parcheggiare proprio a fianco. Basta impostare il navigatore di Google Maps con la destinazione Cimitero Vecchio Viggiù e seguire le indicazioni. Al suo interno, tra un tappeto di foglie rosse e color oro, svettano tombe e opere d’arte funerea, create da artisti varesini importanti del 1800, che meritano una visita in rispettoso silenzio. Oltre alle piccole lapidi scure e ricoperte di muschio che spuntano dal terreno, si trovano statue a grandezza naturale, il tutto in pietra di Viggiù e anche dipinti. 54

masto così perché, creato nel 1820, ha accolto l’ultima sepoltura nel 1910. L’unica aggiunta successiva è del 1923, quando furono piantati i tigli in onore ai caduti della Prima Guerra Mondiale e che oggi, diventati maestosi, rendono il cimitero quasi un piccolo bosco e lo colorano con le tipiche sfumature del foliage autunnale. Su ciascuno dei tigli è collocata una targa che reca il nome dei soldati morti in guerra. Cimitero come memoria e come arte. Si trasforma anche in un palcoscenico alternativo a volte, in occasione delle festività dedicate ai defunti. In questa particolare ricorrenza il cimitero ospita performance teatrali o letture corali fungendo da specialissima scenografia suggestiva.

Uscendo dal paese e addentrandosi nel bosco ci si rende conto di quanto la “filiera” della pietra qui fosse quasi a km 0. L’ambiente circostante, contraddistinto da rocce calcaree e d’arenaria, ha profondamente contribuito allo sviluppo dell’attività di estrazione e scalpellina della Valceresio


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