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occidentali” di Giorgio Vicentini Derain: il coraggio e l’inquietudine

▶ ARTE Derain: il coraggio e l’inquietudine

A Mendrisio una rassegna dedicata a uno dei massimi artisti del ‘900, amico di Picasso, Matisse, Braque e Giacometti. Una retrospettiva di ampio respiro, in grado di mettere in luce le caratteristiche e le qualità della sua produzione artistica

Luisa Negri

Era stata la grande retrospettiva al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, tenutasi tra il ‘54 e il ‘55, a riportare in luce l’affascinante e controversa, ma fondamentale figura di André De-

rain (1880-1954), tra i primi esponenti dei Fauves con Matisse. E tra i padri del Cubismo, con Braque e soprattutto Picasso. Per un ventennio, a partire dal 1910, i due si frequentarono e collaborarono insieme e fu proprio Derain ad avvicinare l’amico Pablo all’arte africana. Suo grande amico era stato anche Alberto Giacometti, che di lui scrisse: “È il pittore che mi appassiona di più, colui che più mi ha dato e insegnato

André Derain, La Clairière, ou le déjeuner sur l’herbe, 1938

A Mendrisio, nella sala grande, accanto alle sculture di Derain, è allestita una sezione che mette in luce l’attitudine registica dell’artista attraverso disegni, bozzetti e documenti fotografici

dopo Cézanne, per me è il più coraggioso”. A sottolineare e riproporre l’importanza degli insegnamenti che l’arte di Derain ha saputo trasmettere, fin dai primi anni del ‘900, in Europa e in Italia, è ora una mostra del museo di Mendrisio, con importanti eventi collaterali, curata da Simone Soldini, Barbara Maltenghi Palacrida e Francesco Poli. Si tratta di una retrospettiva di ampio respiro che ne André Derain, Geneviève esplora i principali aspetti della ricer- à la pomme, 1937-1938 ca e rimette in luce le caratteristiche e le qualità della sua produzione tra le due guerre, fino alla scomparsa. Dagli “Archivi André Derain” e da alcuni tra i più prestigiosi musei, non solo francesi, sono giunte importanti opere, 30 disegni, 70 pitture, una ventina di sculture e ceramiche, nonché progetti per costumi e scene teatrali, illustrazioni per volumi letterari, famosa quella per il Pantagruel di Skira e materiale fotografico di sua mano. Tra i capolavori, accanto a diversi paesaggi e nature morte, sono presenti l’Estaque (1906), Il Portrait d’Iturrino (1914) l’Age d’or (la sua opera di maggiori dimensioni) realizzata nel 1940 come carta preparatoria per un arazzo, la Clairière ou Le Déjeuner sur l’herbe (1938), diversi ritratti della moglie Alice, l’intenso Portrait de Geneviève en bleu (1937-1938) e ancora Geneviève à la pomme, (19371938) opera di luce e freschezza prediletta da Derain, raffigurante la nipote e immagine della mostra di Mendrisio, Groupes de femmes (1946-1950) e Autoportrait à la pipe (1951-1954), indicato come l’ultimo autoritratto. L’esplorazione del denso percorso della sua vita di artista e uomo di profonda cultura porta in luce un dato fondamentale. L’assoluta libertà di visione della sua arte. Derain si spingeva senza timore nell’oceano immane delle correnti che hanno attraversato il tempo e solcato le mode per cercare di avvicinarsi e capire, per poi riprendere il viaggio ogni volta che la sua vela alta e libera (“archipeinture” definiva lui stesso la sua pittura senza confini), imponesse un cambio di rotta e nuovi strappi ai remi. È questo il senso della sua attrazione per il classicismo e il realismo in tempo di avanguardie, del suo flirtare col ‘600 quando i colleghi cavalcano l’ebbrezza dell’informale. Per questo Duchamp ebbe a scrivere di lui: “Derain è allergico alle teorie. Ha sempre fermamente creduto nel messaggio artistico immune da ogni tipo di spiegazione di metodo e oggi ancora appartiene a quel piccolo gruppo di artisti che ‘vivono’ la loro arte”. Tanta indipendenza di pensiero, e la capacità di guardare oltre, lo facevano oggetto di interesse e insieme di critica da parte di molti colleghi. In Italia guardavano a lui De Chirico, Carrà (ne scrisse anche in Valori Plastici, 1921), De Pisis. Le due guerre mondiali furono per l’artista spartiacque dolorosi, la prima lo vide impegnato al fronte, lontano da Alice Géry, la donna che sposerà poi a Parigi nel 1926. La seconda gettò un’ingiusta ombra sulla sua vita. Accusato di collaborazionismo col nazismo, dopo il sequestro della sua casa parigina, sarà presto messo da parte dai galleristi con cui aveva sempre lavorato, i più quotati e ci vorranno anni perché si chiarisca la cupa vicenda. Il poliedrico e vulcanico artista non si sottrasse a nessun tipo di approccio d’arte. Conosceva bene anche la musica e lui stesso, amico di grandi musicisti, suonava più di uno strumento. Tanto da aver collaborato a molte messe in scena di famosi spettacoli e balletti, dei quali scriveva spesso testi e musica. Innamorato dell’opera lirica e del teatro in genere, sua dichiarata passione, si occupava di ogni particolare, persino dei costumi e dei trucchi degli attori, nulla sfuggiva all’attenzione del suo colto sguardo. A Mendrisio, nella sala grande, accanto alle sculture di Derain, fatte fondere in bronzo per lui dopo la tragica morte per incidente dall’amico Giacometti, è allestita una sezione che mette in luce questa attitudine registica dell’artista attraverso disegni, bozzetti e documenti fotografici. Nel catalogo, edito dallo stesso Museo d’Arte di Mendrisio, oltre a foto e schede delle opere in mostra, contributi di studiosi e curatori e apparati vari, di particolare interesse risultano alcuni testi dell’artista, per la prima volta tradotti in italiano. ■

ANDRÉ DERAIN SPERIMENTATORE CONTROCORRENTE

27 novembre 2020-31 gennaio 2021

Museo d’Arte-Canton Ticino

Piazzetta dei Serviti, 1 - Mendrisio (CH) Martedì-venerdì: 10:00-12:00, 14:00-17:00 Sabato, domenica e festivi: 10:00-18:00 museo@mendrisio.ch +41 (0)58 688 3350

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