VARESEFOCUS 6/2020 - OTTOBRE

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TERRITORIO

Sono i dettagli a fare una diva A Saronno, più precisamente a Villa Gianetti, è possibile fare un giro nel salotto privato della grande soprano Giuditta Pasta, nel nuovo spazio museale a lei dedicato. Con oltre 600 tra oggetti, quadri, litografie, arredi e molto altro, appartenuti alla cantante espressivi e un carattere dolce ma determinato. Stendhal dedi-

Maria Grazia Gasparini ca alla “Divina”, paragonata oggi alla Callas, un capitolo intero del

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n punta di piedi, quasi per non far rumore, si entra nel salotto privato della grande soprano Giuditta Pasta, nel nuovo spazio museale a lei dedicato dal Comune di Saronno in Villa Gianetti. Un angolo fedelmente ricostruito della sua ultima dimora, dove la grande cantante lirica amava trascorrere momenti di riflessione cullata dai propri ricordi. La Divina, come fu chiamata quando il suo bel canto faceva impazzire gli amanti della lirica, era nata a Saronno il 26 ottobre 1797 e si sposò giovanissima con il tenore Giuseppe Pasta da cui prese il nome d’arte. Lo spazio a lei dedicato a Villa Gianetti è un percorso che si snoda lungo 5 ambienti che attraversano la sua vita di donna e di cantante lirica, svoltasi nella prima metà dell’800. Purtroppo, nel XIX secolo non esistevano ancora le registrazioni né i grammofoni ma le lodi e la fama della sua voce e della sua bellezza, oltre che della sua grande personalità, varcarono i confini europei arrivando fino a San Pietroburgo. Il suo repertorio si basò sulla produzione di Rossini, Bellini e Donizzetti e la sua voce era estesa dal registro di contralto a quello di soprano. I suoi genitori erano di origine valtellinese e quando nacque Giuditta, abitavano a Lomazzo. Era bellissima, come confermano le cronache del suo tempo e soprattutto i numerosi ritratti, visibili nel museo saronnese. Un ovale perfetto, grandi occhi

Lo spazio dedicato a Giuditta Pasta a Villa Gianetti è un percorso che si snoda lungo 5 ambienti che attraversano la sua vita di donna e di cantante lirica, svoltasi nella prima metà dell’800

suo libro “La vie de Rossini”, cedendo alla tentazione di tracciare un ritratto musicale del soprano e disse che mai ci fu impresa per lui più difficile. Scrisse anche: “La voce della signora Pasta ha una notevole estensione. Rende in modo sonoro il “La” sotto il rigo e innalza fino al “Do diesis” e anche fino al “Re acuto”. La signora Pasta ha il raro dono di poter cantare la musica per contralto come quella per soprano”. Particolarmente intenso fu il legame con Vincenzo Bellini che per Giuditta Pasta compose, su misura del suo talento, la Norma e la Sonnambula. Iniziò a cantare giovanissima a 18 anni e si sposò l’anno seguente. La sua formidabile carriera s’interruppe solamente per la nascita dell’unica figlia. Era un’epoca tormentata in cui il racconto dei librettisti famosi si esprimeva in sinergia alla grande musica composta sul pentagramma, scrivendo pagine di storia. Vincenzo Bellini, di cui si racconta fosse innamorato della cantante, modellò la sua Norma sulla personalità musicale della Pasta e lei cantò la celebre aria Casta Diva, sul proprio timbro musicale. La Divina, com’era chiamata, in occasione dell’interpretazione di Anna Bolena di Donizzetti, disse: “Incredibile, nella mente mi rimane il momento in cui con questa corona diventai Anna Bolena”. Anche questa corona è tra i reperti del muIl busto di Giuditta Pasta

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