VARESEFOCUS 6/2020 - OTTOBRE

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ECONOMIA

L’autobus può essere Covid-free Ellamp Spa, multinazionale tascabile con sede a Bodio Lomnago, ha sviluppato un processo di fotocatalisi come strumento di sanificazione per l’aria respirata a bordo dei mezzi di trasporto. Un processo del tutto naturale, con le più svariate applicazioni Chiara Mazzetti varesefocus.it

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na tecnologia in grado di sanificare continuamente l’aria che respiriamo, anche all’interno di un ambiente chiuso e affollato come un autobus e persino capace di disgregare a livello molecolare svariate tipologie di virus, tra cui l’ormai noto Covid-19? Non si tratta di fantascienza né tanto meno di utopia, ma di una realtà con tanto di brevetto, di certificazioni e molteplici applicazioni. A sviluppare questo innovativo sistema è stata, in tempi non sospetti, Ellamp Spa, azienda con 5 sedi produttive nel mondo, in Turchia, Spagna, Cina, Messico e in Italia, più precisamente a Bodio Lomnago, che si occupa dal 1987 di progettazione e produzione di sistemi di interni (di illuminazione, di canalizzazione aria, porta bagagli e servizi a passeggeri) per autobus con applicazioni anche nel settore ferroviario. “Ci siamo interessati al tema della sanificazione già un paio di anni fa, per provare a trovare soluzioni alle più comuni problematiche degli utenti e non dei costruttori, come ad esempio la presenza di cattivi odori, particolato atmosferico e situazioni allergiche a bordo dei mezzi”, spiega Massimo Ottino, Amministratore Delegato di Ellamp che, nel 2019 ha rilevato, con un gruppo di partner industriali, il 90% dell’azienda, con lo scopo di portare avanti un nuovo modello di business.

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Partendo da queste considerazioni, Ellamp ha pensato di realizzare un dispositivo che avesse 3 principali caratteristiche: fosse utilizzabile sui veicoli già in circolazione; funzionasse sempre anche in presenza delle persone; avesse costi accessibili. Purtroppo, però, le tecnologie più comuni presenti sul mercato, come sistemi a base di Ozono, Raggi UV o Perossido di idrogeno, avevano tutte significative limitazioni, a partire dagli alti consumi energetici, passando per la necessità di essere ricaricate spesso, fino al problema dell’incompatibilità di poter essere utilizzate in continuo in presenza delle persone in quanto dannose per le stesse. E poi la svolta: le applicazioni fotocatalitiche con triossido di tungsteno (WO3) e luce led bianca. Grazie alle competenze nanotecnologiche della startup innovativa Nanohub, Ellamp ha quindi sviluppato un prodotto brevettato che oltre a rispondere alle 3 principali caratteristiche sopra descritte, si distingue nel mondo della fotocatalisi per l’utilizzo del semiconduttore WO3, 20-30 volte più efficace del più tradizionale biossido di titanio (TiO2), senza la necessità di raggi UV e senza il rischio indicato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulle polveri del TiO2. “Quello che abbiamo utilizzato è un processo molto simile alla fotosintesi clorofilliana – precisa Ottino –. Il WO3 che ricopre il filtro, viene attivato da luce bianca led (energia) rilasciando così, attraverso dei processi ossidativi, specie reattive dell’ossigeno (ROS) in grado di disattivare e distruggere le sostanze patogene.


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