VARESEFOCUS 6/2020 - OTTOBRE

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FOCUS

Il tessile varesino è più circolare dell’industria italiana Utilizzo di materie prime di alta qualità. Capi di abbigliamento che durano nel tempo. Investimenti nella riduzione di scarti, rifiuti e nell’efficientamento energetico. Capacità di recupero di acqua e calore re-immessi nel ciclo produttivo. Ecco i punti di forza delle imprese di uno dei settori più radicati sul territorio e che più investe nell’economia circolare a livello nazionale un campione rappresentativo di tutta la manifattura italiana è stato

Davide Cionfrini così misurato il livello di implementazione dei principi dell’econo-

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e imprese tessili varesine sono più circolari della media dell’industria italiana. Un’attenzione spiccata per la sostenibilità, quella delle aziende di uno dei settori più radicati nella manifattura all’ombra delle Prealpi, emersa da una ricerca, un vero proprio check-up svolto da Ergo Srl, spin-off della prestigiosa Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che si occupa in maniera specifica di attività di consulenza sul fronte della gestione ambientale e dell’economia circolare. Sia nei confronti del mondo dell’impresa, sia delle pubbliche amministrazioni, di interi distretti industriali e per i territori. Il punto di riferimento per capire quanto i produttori del Varesotto di tessuti e abiti siano più o meno attenti alla sostenibilità delle proprie aziende rispetto alla media delle imprese di tutto il Paese è una ricerca svolta a livello nazionale dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna e IEFE Bocconi (Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente dell’Università milanese) su un campione di imprese italiane aderenti al CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi). Una ricerca che ha coinvolto quasi un migliaio di unità produttive analizzate sulla base di 5 parametri: l’approvvigionamento (ossia il ripensamento delle materie prime utilizzate); il design (scelte di eco-progettazione volte, ad esempio, ad aumentare la produttività di recupero del prodotto a fine vita); la produzione (con sistemi di efficientamento dei processi); la distribuzione (per un più efficiente sistema di consegna dei prodotti); il consumo (con la gestione del prodotto a fine vita e la re-immissione nel ciclo produttivo). Basandosi su queste voci e analizzando

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mia circolare da parte dell’industria made in Italy. Voto: 26 su 100. Insomma, non si è proprio all’anno zero, ma si può migliorare.


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