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7-06-2005
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1938: ANNO INFAME
Capitolo sedicesimo
La posizione della Chiesa cattolica di fronte al totalitarismo, al razzismo e all’antisemitismo
Per evitare di giudicare in modo superficiale quanto hanno scritto i giornali ticinesi nel 1938, in particolare quelli cattolici, non possiamo trascurare di considerare quale è stata la posizione della Chiesa di Roma. Essa costituiva, infatti, un granitico punto di riferimento non solo religioso, ma anche etico e culturale, al quale i redattori cattolici si attenevano rigorosamente. Il Vaticano e il nazifascismo Sui rapporti della Chiesa cattolica con il Nazifascismo molto è stato discusso sia in ambito storico che in altri ambiti, ma ancora oggi le opinioni divergono. C’è chi sostiene che vi sia stata accondiscendenza se non addirittura connivenza, e c’è chi ritiene al contrario che il Vaticano abbia svolto un ruolo antitetico, di contrapposizione. Coloro che propendono per l’accondiscendenza citano a sostegno della loro tesi il favore di cui il Fascismo italiano ha sempre goduto in Vaticano. Per le relazioni con il Nazismo tedesco vengono ricordate invece le reazioni contraddittorie della Santa Sede di fronte ai comportamenti sconcertanti dell’Episcopato austriaco all’epoca dell’Anschluss1 e, in seguito, i silenzi di Pio XII di fronte alla Shoah in atto. Chi invece sostiene la tesi della contrapposizione qualifica inequivocabilmente l’enciclica Mit brennender Sorge2 e il Sillabus3 come documenti antinazisti e assicura che, oltre a ciò, Pio XI avesse concepito un’altra enciclica4 quanto mai severa, mai pubblicata a causa della sua morte.5 Quanto a Pio XII, si dà per certo che, seppur silente, egli si sarebbe segretamente prodigato nella lotta contro il Nazismo e avrebbe condotto alla salvezza un considerevole numero di ebrei.
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