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Prefazione

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Note

Note

Nonostante l’ormai enorme mole di opere sulla distruzione degli Ebrei d’Europa,esistono ancora oggi ampie zone che attendono di essere indagate con attenzione dagli studiosi.Tra queste aree inesplorate o,nella migliore delle ipotesi,scarsamente frequentate c’è quella che riguarda l’atteggiamento assunto dalle nazioni neutrali verso la ‘questione ebraica’così come veniva esposta ed intesa dal nazismo. Le nazioni neutrali o quelle che,come la Turchia,entrarono in guerra quando la Germania era già chiaramente sconfitta,sono state prese in considerazione in relazione alla questione dei risarcimenti dovuti alle vittime del nazismo e alla restituzione delle somme depositate e non più reclamate dai legittimi proprietari scomparsi nei campi di sterminio.La politica e l’atteggiamento complessivo verso gli Ebrei in Portogallo,Spagna,Irlanda,Svizzera,Turchia (per citare solo le nazioni neutrali europee) non è stato oggetto di studi sistematici.Per l’Irlanda esiste il contributo di Dermot Keogh,per la Turchia il pregevole lavoro di Stanford Shaw si concentra sugli aspetti legati al salvataggio degli Ebrei perseguitati.Vi sono poi casi particolari come quello islandese a proposito del quale non è ancora stato pubblicato il lavoro di Snorri Bergsson.L’atteggiamento verso gli Ebrei di una nazione che fu alleata di Hitler con uno statuto assolutamente particolare come la Finlandia è stato indagato soltanto dal lavoro di Hannu Rautkallio. Il periodo dei trionfi hitleriani tra il 1936 ed il 1941,ebbe profondi contraccolpi politici negli stati neutrali.Le misure antiebraiche adottate in questo periodo rappresentano una spia più che evidente dell’influsso di una Germania che sembrava ad un passo dalla creazione

del ‘Nuovo Ordine Europeo’.Nel maggio 1940 il governo portoghese ordinò ai suoi diplomatici di non concedere più visti di transito.La Spagna adottò un atteggiamento ambiguo e oscillante sino alla liberazione della Francia meridionale da parte degli Alleati.La Svezia –destinata a giocare un ruolo importante nel salvataggio di moltissimi Ebrei – tra il 1938 ed il 1942 restrinse l’accesso di rifugiati e caldeggiò l’apposizione della lettera ‘J’sui passaporti degli Ebrei tedeschi.In ogni nazione neutrale le vittorie della Wehrmacht diedero fiato ai movimenti filonazisti ed antisemiti. Il lavoro di Silvana Calvo ci aiuta a comprendere gli umori e le tendenze di una società nel microcosmo della Svizzera di lingua italiana in quel terribile e – appunto – infame 1938.Una ricerca del genere è soltanto apparentemente una ‘microstoria’:gli avvenimenti illuminano sulle generosità e sugli opportunismi,sull’umanità e il pregiudizio, sui sentimenti positivi e negativi emersi in un angolo d’Europa dal quale si era ‘spettatori’di una storia che altri stavano cercando di scrivere.Contrariamente a quel che istintivamente si pensa,lo spettatore non è mai realmente neutrale.Di fronte ai protagonisti della tragedia, i carnefici e le vittime,gli spettatori possono assumere una serie di atteggiamenti che nel bilancio degli eventi si rivela importantissimo, spesso decisivo.La mancata condanna dello spettatore incita il carnefice nella sua opera di distruzione.La capacità di sdegnarsi di fronte all’orrore;la capacità di esprimere una condanna morale esplicita rende la vittima meno isolata e quindi meno vulnerabile.Questo studio ha un merito particolare nel fermare i fotogrammi di un anno vissuto da spettatori.Ci fa riflettere su un ruolo che più di sessanta anni dopo continuiamo ad avere rispetto agli accadimenti che ci raggiungono attraverso la mediazione dell’informazione televisiva e giornalistica. Il monito che le pagine di Silvana Calvo ci trasmettono non può essere né ignorato né storicizzato fermandolo agli avvenimenti del 1938.Siamo oggi,ogni giorno spettatori di una apparentemente infinita tragedia fatta di carnefici e vittime.Essere privilegiati osservatori esterni non ci autorizza alla coltivazione della pianta dai frutti più amari:l’indifferenza. Che sia con questa tematica che si apre la collana dei volumi curati dalla Associazione Olokaustos è per me un fatto importante.Il lavoro che Olokaustos sin dalla sua fondazione si è proposto è di fare della ‘Memoria’un elemento di consapevolezza per il futuro.La ‘sto-

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ria commemorativa’è destinata – presto o tardi – a scadere nella retorica e nella liturgia della ripetizione.La storia che sa costruire un ponte di riflessione tra l’accaduto immutabile e il futuro ancora da creare ci offre l’opportunità concreta di non far reincarnare gli incubi del passato.

Giovanni De Martis Presidente dell’Associazione Olokaustos

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