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Capitolo terzo: il mese di marzo

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Note

Note

L’evento che si impone agli occhi della cronaca è la fine dell’indipendenza austriaca,con l’invasione delle truppe hitleriane che hanno varcato la frontiera senza incontrare resistenza.Il nuovo assetto risulta particolarmente gravoso per i circa duecentomila ebrei austriaci residenti in Austria,e avrà come conseguenza la fuga di migliaia e migliaia di persone che cercheranno disperatamente un luogo che li possa accogliere.Il problema dei profughi coinvolge direttamente la Svizzera che comincia a delineare quella che sarà poi la sua politica di accoglienza. Il Presidente Roosevelt propone una conferenza internazionale per risolvere il problema di questi rifugiati. In Italia si cominciano a vedere i primi risultati della campagna antisemita.L’Europa orientale,Romania,Ungheria e Polonia,proseguono nella loro opera di limitazione dei diritti degli Ebrei nei loro territori.

Germania

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Anschluss: fine dell’indipendenza austriaca Il Cancelliere Schuschnigg,dopo il fallito tentativo di colpo di stato dei nazionalsocialisti austriaci avvenuto nel luglio del 1934,aveva tentato di rafforzare la posizione del paese mediante l’alleanza con l’Italia e l’Ungheria,ma gli appetiti della Germania nazista verso l’Austria si fecero via via sempre più forti.Nella vana speranza di trovare una soluzione di compromesso,Schuschnigg si era incontrato in febbraio a Berchtsgaden con lo stesso Hitler,ma l’incontro si rivelò un fallimento.L’ultimo tentativo del Governo austriaco di mantenere la

sovranità del paese attraverso un plebiscito non fu per nulla gradito dai nazisti. Il 12 marzo,vigilia della prevista consultazione popolare organizzata dal governo austriaco,le truppe di Hitler varcano il confine ponendo fine all’indipendenza dell’Austria.Sulle colonne dell’Avanguardia1 si riferisce delle ore direttamente precedenti:

Il presidente austriaco Miklas, sotto la pressione degli avvenimenti, aveva invitato Seyss Inquart a prendere tutti i provvedimenti necessari per mantenere l’ordine nel paese e il ministro austriaco dell’Interno aveva a questo scopo chiesto l’invio di truppe germaniche in Austria.

Nessuna resistenza da parte delle truppe austriache contrasta l’invasione che si realizza nel giro di poche ore.Con l’arrivo dei tedeschi l’Austria cessa di esistere come nazione e con l’annessione (Anschluss) sarà semplicemente assorbita dalla Germania diventando a tutti gli effetti una provincia del Reich tedesco,con il nome di Marca Orientale.La popolazione austriaca,a giudicare dalle apparenze,sembra accettare con entusiasmo la nuova situazione.Per dare il crisma di legalità all’annessione,i nazisti indicono per il giorno 10 aprile un plebiscito da tenere in Germania e nell’ex Austria.Gli arresti e le intimidazioni nei confronti degli Ebrei e degli oppositori costringono molti di loro a fuggire all’estero.Un altro tragico aspetto scaturito dagli eventi è il grande numero di suicidi di persone che scelgono in questo modo di sottrarsi alla situazione,per loro di giorno in giorno più insostenibile.

Gli ebrei austriaci dopo l’Anschluss Dal 1933 al 1938 la Germania ha fatto sì che un terzo della sua popolazione ebraica emigrasse riducendola a 350 mila persone.2 Dopo l’annessione dell’Austria,nella quale risiedono 190 mila ebrei,si ritrova con oltre mezzo milione di ebrei sotto la propria giurisdizione.3 L’invasione dell’Austria incentiva la pubblicazione di giornali e pubblicazioni razziste e antisemite4 e ha inizio,fin da subito,la persecuzione della popolazione ebraica austriaca che dovrà subire tutte le leggi e disposizioni antisemite adottate nei cinque anni precedenti nel Reich.Göring in persona promette che la città di Vienna,dove abitano 300 mila ebrei,dovrà ritornare ad essere una città tedesca e che gli Ebrei saranno fatti partire.5 Il 13 marzo viene reso noto che la legislazione antisemita germanica

verrà applicata integralmente nell’ex Austria6 e i provvedimenti si susseguono incessantemente:divieto di ricoprire cariche di giudice o notaio7 e di pubblico funzionario,di prelevare dalle banche cifre superiori ai mille scellini,8 di farsi rappresentare o difendere da avvocati ariani;9 si impone lo scioglimento di organizzazioni e il divieto per la stampa ebraica.10 Alle ditte viene ingiunto di licenziare il personale non ariano. Numerosi sono gli arresti,il più clamoroso dei quali quello del banchiere Rothschild.Le banche ebraiche vengono sequestrate e per i negozi e le imprese inizia una immediata arianizzazione.11 Tutto questo in un’atmosfera di feroce ostilità con aggressioni fisiche e umiliazioni.Così ne riferisce la Gazzetta Ticinese:12

Un problema al quale i nuovi dominatori dedicano la loro cura è quello razzistico. I negozi non ariani sono già stati contrassegnati con scritte non precisamente di raccomandazione per la clientela. Di vari magazzini, il cui proprietario era ebreo, la gestione è stata assunta dal personale in regola col paragrafo ariano. Tutti gli insegnanti israeliti sono stati collocati a riposo e gli ordinamenti delle scuole hanno subito delle varianti, nel senso di escludere i non ariani da determinate manifestazioni. Il certificato comprovante la propria origine ariana è diventato un documento indispensabile anche per gli elementi i quali fin qui hanno combattuto per la causa nazionalsocialista.

Il Popolo e Libertà13 a sua volta annota:

Si crede che le autorità non tarderanno a prendere delle misure contro gli ebrei, specialmente contro coloro che sono proprietari di ristoranti e magazzeni. Misure parziali sono già state prese. Domenica l’associazione nazionalsocialista ha preso possesso del caffè Arerhof, nel primo circondario. La popolazione è stata informata mediante un grande manifesto sul quale si leggeva: «Questo ristorante apparteneva a ebrei. Fu ripreso dalla comunità dei lavoratori nazionalsocialisti. Gli ebrei non sono più ammessi». Inoltre venne deciso che negli ospedali e nelle stazioni di soccorso, i medici ebrei saranno immediatamente sostituiti da medici ariani.

La Chiesa cattolica e i nuovi padroni dell’Austria L’atteggiamento della Chiesa cattolica,dopo l’Anschluss,si trova espresso il 14 marzo in un primo comunicato di cui danno conto,con una notizia dell’agenzia Havas,il Corriere del Ticino e Il Giornale del Popolo:14

Il Cardinale Innitzer, arcivescovo di Vienna, ha rivolto un appello ai cattolici austriaci, invi-

tandoli a ringraziare Iddio che ha concesso che i grandi mutamenti politici avvenuti in Austria si siano svolti senza spargimento di sangue ed a pregare per un felice avvenire del paese. Tutti gli ordini delle autorità devono essere eseguiti con buona volontà.

Il 16 marzo il Cardinale Innitzer incontra Hitler nell’albergo Imperiale di Vienna,esprimendogli la sua gioia per l’annessione dell’Austria al Reich ed emette un comunicato nel quale afferma che «i cattolici devono sostenere incondizionatamente lo Stato tedesco ed il Führer, la cui lotta contro il bolscevismo e per la potenza,l’onore e l’unità della Germania,corrisponde ai disegni della Provvidenza».Dal canto suo Hitler assicura al suo visitatore che «la Chiesa non rimpiangerà la sua fedeltà verso lo Stato».15 Si apprende,inoltre che l’intero episcopato austriaco si è associato al Cardinale Innitzer e ha rivolto ai fedeli un messaggio diffuso la domenica in tutte le chiese cattoliche dell’Austria.16 Nel documento si afferma che i vescovi

riconoscono che il movimento social-nazionale si è distinto in materia di raddrizzamento popolare ed economico e che la sua azione ha eliminato il pericolo del bolscevismo. I vescovi esprimono voti per l’avvenire di questa azione e il giorno del plebiscito si faranno un dovere – naturale e nazionale – di riconoscere il Reich Tedesco.

Oltre alla firma del Cardinale Innitzer figura quella del principe vescovo di Salisburgo.17 Prima della lettura dell’appello è stato dichiarato che i vescovi si sono decisi a lanciare il messaggio dopo che Bürckel,l’incaricato di Hitler di organizzare il plebiscito in Austria,ebbe loro esposte le «linee sincere» della sua politica basata sul detto di Cristo:«Date a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio!» L’atteggiamento del Cardinale e dell’episcopato austriaco,espresso chiaramente in quest’ultimo comunicato,suscita grandi polemiche nel mondo cattolico.Nei giorni seguenti giungono dal Vaticano segnali contrastanti.Sulla stampa ticinese,nei primi giorni di aprile,si susseguiranno diversi commenti sulla posizione assunta dalla Chiesa cattolica austriaca. Per contro,gli ambienti nazisti,a cui non sfugge la grande utilità del sostegno della Chiesa in vista del plebiscito del 10 aprile,gradiscono molto il fatto che l’Arcivescovo Innitzer abbia sottolineato al Gauleiter Bürckel che le dichiarazioni della Chiesa cattolica sono completamente spontanee.Non mancano quindi di esprimere il loro

vivissimo compiacimento dichiarando che ci si sta avviando verso un significativo progresso dei rapporti reciproci e verso la pacificazione religiosa in seno al popolo germanico.18

Svizzera

La Svizzera e l’Anschluss Appena due giorni dopo l’Anschluss,i giornali Il Dovere,il Giornale del Popolo e la Gazzetta Ticinese19 pubblicano uno stesso articolo nel quale si manifesta la posizione ufficiale della Confederazione.

Berna 13 marzo 1938. Dalle informazioni ottenute presso i vari Dipartimenti e servizi di Palazzo federale risulta che le autorità responsabili, perfettamente al corrente degli avvenimenti, hanno preso, con calma e circospezione, tutte le misure imposte dalle circostanze per rafforzare la protezione della frontiera, ed essere pronti a fronteggiare qualsiasi eventualità. Nella sua seduta di venerdì il Consiglio Federale20 aveva già esaminato attentamente la situazione, sulla scorta delle informazioni che gli erano pervenute. La convocazione del Consiglio segreto del Reich da una parte, e l’inasprimento della situazione in Austria dall’altra, facevano apparire la necessità di rafforzare la nostra vigilanza, anche per il caso in cui un plebiscito avesse potuto aver luogo, nonostante le voci che ne annunciavano il rinvio. Verso sera si ebbe notizia di movimenti di truppe germaniche. La piega che dovevano prendere gli avvenimenti non poteva quindi più essere dubbia. Le autorità federali seguirono con sangue freddo il precipitare degli avvenimenti e presero, sulla base delle informazioni che continuavano a giungere a Berna, i provvedimenti opportuni per rafforzare il cordone doganale al confine austro-svizzero.

Dopo aver ricordato nel dettaglio il tempismo con il quale il Governo si era mosso,l’articolo termina in questo modo:

Lungo tutto il confine orientale il traffico ha continuato finora a svolgersi normalmente. Il Dipartimento federale di giustizia e polizia, d’intesa con gli altri dipartimenti interessati, ha preso le misure necessarie per regolare l’entrata dei viaggiatori al confine austro-svizzero. L’entrata normale con passaporto valevole rimane autorizzata. Per i profughi, sono applicabili le disposizioni generali vigenti.

La proclamazione di neutralità e indipendenza della Svizzera21 Nonostante le rassicurazioni del Governo a proposito della propria previdenza e del proprio sangue freddo,gli avvenimenti austriaci provoca-

no una profonda inquietudine in Svizzera.L’annessione dell’Austria viene vista come un esempio del possibile destino della Confederazione.Per una settimana non vi sono reazioni politiche ufficiali all’invasione dell’Austria.La reazione arriva il 21 marzo.Non si tratta né di un documento di condanna né di una manifestazione di approvazione su quanto avvenuto.La risposta svizzera agli avvenimenti è una «Proclamazione di neutralità e indipendenza della Svizzera».Il luogo dove viene espressa è l’Assemblea Federale,la riunione plenaria del Parlamento svizzero,e l’occasione è l’apertura della sessione primaverile delle Camere federali.Nel documento,letto nelle tre lingue nazionali tedesco,francese e italiano,si legge:«il 13 marzo lo stato federale d’Austria,con cui la Svizzera intratteneva cordiali relazioni di buon vicinato,ha cessato di esistere come stato indipendente» e si dichiara che:«La mutazione che la carta d’Europa ha subito in questi giorni non può avere per effetto di indebolire la posizione politica della Svizzera. L’indipendenza e la neutralità della Confederazione si affermano ben al contrario più che mai quale elemento indispensabile per mantenere l’equilibrio europeo».Nello stesso si asserisce poi che la missione della Svizzera è quella di custodire,nell’interesse di tutti,i passaggi nelle Alpi, e prosegue:«La Svizzera copre e protegge porzioni vitali sulle frontiere dei suoi vicini.Unanime ed irremovibile è la volontà del nostro popolo svizzero di adempiere tale missione e di far rispettare la propria indipendenza fino allo spargimento di sangue» e che «ogni tentativo rivolto contro l’integrità del nostro suolo sarebbe perciò delitto esecrando,condannato dal diritto delle genti».Per quanto riguarda i rapporti con gli stati vicini,rassicura che «la Svizzera si tiene lontana dalle controversie straniere» e che «la lotta tra sistemi politici opposti non riguarda il nostro Stato»,sottolineando poi che «ogni popolo ha il diritto di darsi le istituzioni che vuole» ma ricordando anche che «il popolo svizzero è unito e deve rimanere unito nella volontà di difendere a qualunque costo e fino all’ultimo soffio contro chicchessia la Patria senza paragone bellissima che Iddio gli ha largito». Nella stessa seduta del Parlamento viene letta anche una dichiarazione approvata dalle sette frazioni dell’Assemblea federale in cui si legge:

Tutti i gruppi delle Camere federali approvano solennemente la dichiarazione del Consiglio Federale che l’intero popolo svizzero, senza distinzione di lingua, di confessione o di partito è pronto a difendere l’inviolabilità del suo territorio e fino all’ultima goccia di sangue contro qualsiasi aggressore.22

L’impegno del Governo e del parlamento per la difesa dell’indipendenza contro ogni aggressione raccoglie un vastissimo consenso tra la popolazione.

Neutralità e libertà di stampa Un discorso a parte merita il problema della neutralità,interpretata non solo come una posizione politica dello Stato,ma da molti ambienti vista come un obbligo a esimersi dai giudizi a proposito degli avvenimenti gravissimi del momento,o addirittura,un impegno ad approvare la politica dei paesi vicini (Germania e Italia in particolare) e a esprimersi sempre positivamente nei confronti dei loro dirigenti e riservandosi la licenza di criticare e di inveire contro quelli che si trovano più lontano e non rappresentano un pericolo immediato (Unione Sovietica e Spagna repubblicana).Subito dopo la solenne proclamazione in parlamento,arriva un segnale in questo senso rivolto alla stampa.Riferisce Il Dovere:23

Si apprende che la commissione consultiva della stampa sarà prossimamente convocata per esaminare la nuova situazione creata dai recenti avvenimenti europei. Si ritiene che la commissione raccomanderà alla stampa di osservare un certo riserbo nel commentare l’azione politica dei governi esteri. La commissione in questione, istituita in virtù del decreto federale del 26 marzo 1934, è a disposizione del Governo come organo consultivo. Essa ha segnatamente lo scopo di impedire gli eccessi della stampa nei confronti dei governi esteri. Durante l’anno scorso la commissione ha tenuto due sedute ed ha ammonito otto giornali che avevano oltrepassato in modo grave i limiti della critica permessa. A tutti i giornali pubblicati in Isvizzera è stata inoltre diramata una circolare.

E arriva anche,pochi giorni più tardi,una dichiarazione di disponibilità da parte dei diretti interessati.Sempre Il Dovere, 24 comunica che

Il Comitato centrale dell’Associazione della stampa svizzera, riunito a Basilea, basandosi sulla proclamazione del Governo e dei gruppi parlamentari, dichiara di essere pronto ad adempiere ai compiti che da questa proclamazione derivano alla stampa svizzera. Essa riafferma il suo attaccamento al principio della libertà di stampa, garantita dalla costituzione federale, pur constatando che questa libertà potrà essere salvaguardata, soltanto se non se ne abusa. In questo senso il comitato centrale rivolge un urgente appello ai giornalisti.

Sul come realizzare la neutralità il discorso rimane tuttavia aperto. Prima della fine del mese il problema viene posto in un articolo

apparso sia su Il Dovere25 sia sul Giornale del Popolo26 nel quale si afferma:

La Svizzera deve rettificare la propria politica, ma non spingere la revisione fino a porsi fuori d’ogni partecipazione ai dibattiti internazionali. Un paese, anche se neutrale, deve avere un’anima, una coscienza, e saper esprimere, nei momenti di contrasto, la propria opinione […] Neutralità non deve significare porsi ad ogni costo fuor dei dibattiti, insensibilità, indifferenza, e tanto meno egoismo e viltà.

I mesi a venire mostreranno se,o fino a che punto,si saprà tener fede a questi propositi.

I profughi e la politica svizzera d’accoglienza Nei giorni seguenti l’invasione dell’Austria,nonostante si constati che i treni dall’Austria siano gremitissimi di viaggiatori e accumulino forti ritardi a causa dei controlli dei funzionari tedeschi,27 sembra che l’affluenza dei profughi non crei preoccupazioni.Aproposito di ciò sul Giornale del Popolo28 si legge:

Gli avvenimenti austriaci facevano temere una grande affluenza di profughi politici in Svizzera, ma finora il traffico al confine austro-svizzero si è svolto normalmente. Sembra che la maggior parte dei rifugiati politici si siano diretti verso la Cecoslovacchia. Nei confronti dei rifugiati politici austriaci saranno probabilmente applicate le norme dell’accordo internazionale sui rifugiati germanici. È noto che l’emigrazione provocata dalla politica interna della Germania durante gli ultimi 4 anni aveva indotto la Società delle Nazioni a proporre la conclusione di un accordo internazionale per regolare la situazione giuridica dei rifugiati germanici. La Svizzera ha aderito a questo accordo nel settembre 1936. I nuovi padroni dell’Austria sono, a quanto sembra, decisi a impedire, soprattutto per ragioni di ordine monetario, l’uscita di profughi politici. È probabile però che molti di questi cercheranno di varcare il confine austriaco per sottrarsi a eventuali persecuzioni antisemitiche e anticattoliche. La Polizia federale degli stranieri considera comunque la situazione con perfetta calma e per il momento continuerà ad applicare le disposizioni vigenti circa l’entrata degli stranieri, autorizzando l’entrata temporanea, con passaporto valevole.

Ma la situazione di normalità non è destinata a durare,e il 30 marzo arriva un «Comunicato del Dipartimento Federale di Giustizia e Polizia di Berna»,29 che pone un brusco freno all’entrata dei profughi mediante l’introduzione del visto a partire dal primo aprile.Le implicazioni di questo provvedimento verranno approfondite in seguito.

La campagna di stampa antisemita di Farinacci,Preziosi e Interlandi ha sortito l’effetto di incentivare manifestazioni antisemite.La Libera Stampa30 riferisce di affissioni,nelle principali strade di Ferrara,di manifesti con minacce di morte agli Ebrei.Il podestà della città,l’avvocato Renzo Ravenna,che di origine è israelita,è stato invitato ufficiosamente a rassegnare le sue dimissioni per ragioni di salute.Ed è stato rimpiazzato da un noto rappresentante dei grandi proprietari terrieri.

Europa orientale

Le azioni antiebraiche proseguono ininterrottamente.La Romania, con la Legge sulla verifica della nazionalità, 31 stabilisce i parametri secondo cui verranno classificati gli Ebrei.In Polonia si svolgono manifestazioni antisemite.32 Il governo ungherese promette l’espulsione degli ebrei ‘indesiderabili’e la limitazione dell’influenza degli ebrei che «non hanno saputo assimilarsi alla razza ungherese».33 È la prima volta che ci si imbatte nella qualifica di ‘indesiderabili’in riferimento agli Ebrei.Negli anni successivi questo aggettivo verrà usato molto di frequente. Gli sviluppi della situazione dopo l’Anschluss inducono molti ebrei polacchi o di altre nazionalità dell’Europa orientale,residenti in Austria,a ritornare in patria,dove però i loro connazionali sono molto restii a riceverli.

La conferenza di Evian

In seguito alla grave situazione in cui versano i profughi provenienti dal Reich,e in modo particolare dall’Austria,il presidente Roosevelt invia a 29 nazioni la proposta di formare un Comitato internazionale per soccorrere i profughi e per facilitare la loro emigrazione.Tra i destinatari dell’appello troviamo la Svizzera,la Francia,l’Italia,la Gran Bretagna,il Belgio,la Danimarca,l’Olanda,la Svezia,la Norvegia e i paesi Sudamericani.34 Le adesioni giungono dalla Francia,dal Belgio,dal Brasile,dal Salvador,

da S.Domingo,da Haiti,dal Messico,dal Perù e dall’Uruguai.35 L’Italia per bocca del Conte Ciano comunica agli Stati Uniti il proprio rifiuto nel partecipare all’iniziativa.36 La Francia propone una località svizzera come sede del Comitato,ma la scelta ricadrà sulla cittadina francese di Évian,sul lago Lemano.

Editoriali, commenti, opinioni, segnalazioni

Il Popolo e Libertà… Arturo Toscanini La campagna antisemita si accanisce anche contro coloro che sono considerati ‘amici degli ebrei’37 o ‘ebrei onorari’.Una vittima illustre è senza dubbio il direttore d’orchestra Arturo Toscanini38 «che,per considerazioni politiche,ha recentemente rifiutato di andare a dirigere al Festival di Salisburgo».Il Maestro viene violentemente attaccato sull’organo di Farinacci, Regime Fascista.Farinacci percepisce nel gesto di Toscanini una manifestazione antifascista offensiva per l’Italia,e osserva che i riguardi avuti dal Governo italiano per il Maestro non hanno più ragione di essere,che Toscanini deve essere trattato come si merita e conclude proponendo come primo provvedimento il ritiro del passaporto,in modo che Toscanini non possa più andare e venire dall’Italia a suo piacimento.39 Il Popolo e Libertà40 pubblica in proposito un appassionato articolo di Luigi Sturzo,41 che dall’esilio di Londra,collabora al giornale.Si tratta di un articolo molto bello di cui riportiamo solo alcuni stralci:

Toscanini è divenuto cittadino del mondo. Non è facile trovare nella storia dei geni (come è di sicuro Toscanini) che non si siano inchinati al più forte e che abbiano mostrato un carattere adamantino in ogni circostanza della vita. […] Egli non concepisce gl’ideali etico-politici come un campo separato, fuori dall’influsso dell’arte; egli concepisce l’arte come un fiore della vita, di tutta la vita presa nella sua sintesi, sentita con convinzione e con amore. L’arte non è per lui il passatempo, la distrazione, il conforto anche delle amarezze della vita, è lo sbocciare delle facoltà superiori dell’uomo, dove gl’ideali morali e le virtù politiche, trovano una superiore pacificazione e integrazione. […] Si può immaginare quale ripugnanza sarebbe per lui trovare nel suo pubblico gente, come i nazi e i fascisti, che traducono i dissensi politici in rancori, istinto di dominio, intolleranze, odi, che attraverso le persone arrivano all’arte stessa e ne turbano la serenità. Toscanini ha il genio di creare una unità di atmosfera tra lui, gli esecutori e il pubblico, un’unità non solo di simpatie personali e di consensi artistici, ma di rapimento magnetico in cui tutto concilia alla fusione degli animi. Sarebbe ciò

possibile quando ci fosse, in quelle sale, un nucleo, solo un nucleo di filistei, pervasi da uno spirito di ostilità politica che persiste anche durante il concerto, quasi come se fosse un’ondata malefica? Basterebbe ciò a impedire l’unificazione spirituale di coloro che ascoltando, partecipano nel loro interno alla stessa creazione musicale. E che dire, se quest’ondata pervade un intero paese? Così Toscanini rifiuta di prestarsi a profanare la sua arte per coloro che hanno messo al disopra dei valori morali e spirituali, la forza, l’orgoglio e la violenza.

Il Dovere… e il razzismo Con un lungo articolo intitolato «La diana razzista»,42 Il Dovere tenta di spiegare ai suoi lettori il proprio pensiero riguardo al razzismo.Esso è giustificato nel caso dei tedeschi poiché,causa le imposizioni del trattato di Versailles,vivono sparsi in varie nazioni e vogliono riunificarsi sotto l’egida della Germania.In sostanza l’opinione del giornale è che «la diana nazista è feconda là dove appunto le minoranze mordono il freno».Viceversa il razzismo è del tutto inadeguato nel caso della Svizzera perché in essa le varie componenti etniche non sono delle minoranze ma sono storicamente parti integranti del Paese.Infatti «mancano in Isvizzera le condizioni per che il seme razzista fecondi.Potrebbe essere imposto con la violenza.Ma allora il seminatore non troverà certo cori di folle plaudenti come a Vienna».

Il Corriere del Ticino… e la politica di Mussolini verso gli ebrei Su Il Corriere del Ticino troviamo un editoriale di commento dal titolo «Lettere da Roma.Uno Stato ebraico in Africa Orientale? nostra corrispondenza particolare»43 in cui viene riportata la supposta intenzione di Mussolini di concedere agli Ebrei dei territori in Etiopia,per edificare un loro Stato.Secondo l’autore,una tale iniziativa incontrerebbe indubbiamente il favore del Vaticano e anche della Germania hitleriana che «farebbe certamente buon viso a questo progetto che risolverebbe uno dei problemi più delicati:infatti,se gli ebrei tedeschi emigrati,che sono diventati feroci nemici del Terzo Reich,potessero vivere in pace in Etiopia,la loro ostilità diventerebbe meno pericolosa».E anche gli arabi avrebbero di che esser soddisfatti giacché «il progetto porrebbe termine alle loro lotte fratricide contro i sionisti;la divisione della Palestina sarebbe evitata,il grande duello arabo-israelita terminerebbe e Mussolini aumenterebbe ancora il suo prestigio di protettore dell’Islam».Inoltre «la creazione di uno Stato ebraico in Africa orientale sarebbe un duro colpo per la politica britannica». L’Italia,invece,avrebbe un importante vantaggio materiale dalla rea-

lizzazione di questo progetto perché con la presenza di uno stato ebraico nei possedimenti italiani «il giudaismo internazionale e antifascista potrebbe essere indotto a scendere a patti con la politica mussoliniana» favorendo le relazioni commerciali e finanziarie del Regime con la City e con Wall Street.

La Gazzetta Ticinese… e le conseguenze economiche dell’Anschluss Nella rubrica «Attualità economica estera»,sotto il titolo «L’Anschluss nelle ripercussioni economiche per il Reich e per l’estero»44 si esprimono delle considerazioni sulla vastità e l’importanza dello spazio che ora avrà il commercio tedesco concludendo:

Negli ambienti competenti tedeschi si ritiene appunto che l’Anschluss migliorerà la posizione del Reich nel commercio internazionale, dato che anche i più acerbi avversari del nazionalsocialismo, i più scalmanati propugnatori dell’isolamento economico della Germania non potranno ignorare l’esistenza di questa grande nazione che si estende dal Mare del Nord al Danubio e che rappresenta un fattore di primaria importanza nell’equilibrio economico mondiale.

Il Guardista… e gli ebrei Nel suo articolo «Gli ebrei erranti»45 Il Guardista affronta a suo modo il tema:

Il problema degli ebrei, che fu sempre un problema difficile, minaccia di diventare angoscioso. «Essi andranno vagabondi fra le genti». La terribile profezia continua ad avverarsi alla lettera da più di due mila anni, di giorno in giorno. E perché mai, in questo mondo invecchiato, nel quale la tolleranza dovrebbe regnare sovrana, questa parola del profeta Osea torna a risuonare con un’evidenza così precisa e spaventosa? Gli è che gli ebrei sono ridiventati ad un tratto il nemico numero uno dei nazisti ed il verbo antisemita predicato a Berlino è stato raccolto in tutti gli altri Stati nei quali gli ebrei rappresentano una parte non trascurabile della popolazione e svolgono attività scientifiche, commerciali, industriali e finanziarie in concorrenza con gente battezzata. Eppure i cristiani – quelli che lo sono sul serio – non dovrebbero nutrire avversione o rancore verso la gente semita, la quale è, di tutti i non battezzati, la più vicina al cristianesimo.

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