calvo-1938 anno infame.qxp
7-06-2005
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1938: ANNO INFAME
Prologo
Un viaggio nel passato
Nel 1996 la Svizzera è stata sconvolta dallo scandalo dei conti bancari non resi ai superstiti della Shoah e ai loro eredi. Come in un domino altre questioni si sono aggiunte: si è scoperto che in alcuni caveau bancari si trovava oro di provenienza sospetta, frutto probabile dei commerci con la Germania nazista che, in cambio di valuta pregiata, riciclava il bottino delle spoliazioni degli Ebrei e delle sue razzie nelle banche nazionali dell’Europa occupata. Sono poi seguite le pesanti accuse giunte dagli Stati Uniti e dalle organizzazioni ebraiche. Per finire è stato risollevato anche il problema della restrittiva politica d’accoglienza dei perseguitati del nazismo, tema allora di attualità, perché si era ancora a ridosso del cinquantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale. Queste rivelazioni e questi scandali hanno provocato un brusco risveglio in molti svizzeri. Un risveglio da una tranquillizzante e positiva considerazione di sé, nutrita da anni di storiografia agiografica mediante la quale, dalle elementari in poi, è stato inculcato a tutti che la Svizzera è sempre stata un paese di grande idealità e di attivo umanitarismo, una luce, insomma, in un mondo cupo: una luce a cui, da tutto il mondo, si guardava con rispetto e ammirazione. La reazione dell’opinione pubblica è stata, in un primo momento, di incredulità e di sconcerto. Poi le posizioni si sono delineate. Una parte ha avuto una reazione di fastidio o addirittura di rifiuto aprioristico.1 Molti si sono messi a fare quadrato intorno agli accusati di ieri e di oggi. Un’altra parte ha preso atto delle colpe passate e presenti e se ne è assunta per così dire la ‘responsabilità storica’. Semplificando, le posizioni a confronto sono state le seguenti. La prima
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