Gioventù bruciata | Aprile-Maggio 2023

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MichePost Il giornale degli studenti del Miche Anno VIII, Apr-Mag 2023 n. 30 www.michepost.it Liceo Michelangiolo Gioventù bruciata

La direzione

Direttori

Niccolò Generoso

Alessia Prunecchi

Vicedirettori

Vittoria Lettieri

Niccolò Moretti

Caporedattori

Alessia Prunecchi e Niccolò Generoso (attualità)

Rosa Sperduti (letteratura) (cinema)

Niccolò Moretti (sport)

Tommaso Casanovi (musica)

Responsabile area digitale

Progetto grafico

L’editoriale | Una generazione che si racconta

Alessia Prunecchi

Che i vecchi parlino male dei giovani non è certo cosa nuova. Il misticismo a tratti nostalgico che generalmente colorisce determinate sentenze è in realtà pratica più che consolidata e ben precedente alle discutibili dichiarazioni di alcuni esponenti politici nonché di quello che talvolta si rivela essere il comune sentire. Sulle motivazioni socioculturali alla radice di ciò si potrebbe discutere lungamente. Credo che anzitutto vi sia una sorta di necessità di legittimazione di sé, se non addirittura un meccanismo autodifensivo, il quale, naturalmente, si accompagna ad una comprensibile, sebbene non sempre legittima, paura della novità. C’è poi un qualcosa di più grande, un discrimen che va oltre la semplice differenza di epoche e di visione del mondo. Si tratta di un’incomunicabilità di fondo, una difficoltà da entrambe le parti di spogliarsi dei pregiudizi e di calarsi nei panni dell’altro. Ciò si riversa inesorabilmente in un feroce criticismo nei confronti dei più giovani da parte dei più anziani, i quali, vedendo vivere ai primi le proprie stesse esperienze in maniera differente, spesso si sentono a loro volta implicitamente criticati e di conseguenza inade -

guati, messi in discussione: di qui la spasmodica necessità di ribadire la propria superiorità e la retorica della“gioventù bruciata”, la quale, ancora una volta, non è niente di nuovo, ma un riproporsi di dinamiche ancestrali.

Eppure, almeno in relazione alla nostra generazione, forse tale becera retorica non è solo estroflessione di un canone di pregiudizi che ciclicamente si ripropongono, ma reca in sé un fondo di verità. È innegabile, infatti, che fenomeni come l’avvento dei social e la pandemia abbiano avuto un impatto devastante in termini di aumento dei disturbi psichici e del disagio giovanile.

La descrizione di ciò, tuttavia, risulta in gran parte dei casi stereotipata, iperbolizzata, non veritiera: emblema, insomma, del criticismo autodifensivo di cui si è detto sopra. Proprio dall’esigenza di creare un controcanto a questa narrazione distorta, di raccontarci da un’angolatura cui soltanto noi possiamo avere accesso, nasce questo cartaceo, il quale, scevro di ogni intento apologetico, si pone come unico obiettivo quello di essere fedele alla realtà. Quanto segue è una generazione che si racconta.

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023

La superficialità delle devianze

Una banale giornata che si ripete uguale alle altre; la folla attorno è gremita di colori, persone differenti fra loro, magari con una falcata dissimile, un taglio di capelli piuttosto che un altro. Tutti sfoggiano i loro disagi senza esserne pienamente consapevoli.  Diresti mai di trovarti dinnanzi a una massa di deviati?

I disagi della società si esplicitano in quelle che, essenzialmente, si sono guadagnate l’appellativo di “devianze”,  rendendoci parte di un instabile meccanismo che arranca verso l’estirpazione di un problema di fondo, proponendo una apparente soluzione che si dimostra essere in tutto e per tutto frutto dell’astrazione riservata alle suddette questioni. Invero, il concetto di devianza si basa su un effimero giudizio esterno, attuato da una società intrisa di individualismo ed egocentrismo, una società che preferisce definire con banali generalizzazioni le situazioni altrui senza indagare la reale condizione dei soggetti. Quando ciò avviene, termini come alcolismo, babygang, anoressia, autolesionismo vengono posti sullo stesso piano, snaturalizzando i proble -

mi stessi, classificando i cittadini in strati differenti e giudicando come sbagliati coloro a cui vengono riferiti tali appellativi, volti solamente a ovviare al fulcro del problema.

Sembra quasi che ci sia un vaso di Pandora da cui, anziché fuoriuscire tutti i mali del mondo, escano le cosiddette devianze, incarnazione delle piaghe della società.

La grande dissonanza che striscia al seguito di tale “fenomeno” è la tardiva reazione a esso. All’interno della lista infernale, sfilano condizioni umane che vengono minimizzate in modo disumano: situazioni preesistenti a cui il termine “devianze” sembra aver dato in definitiva un volto, o, per meglio dire, una vera e propria maschera intrisa di superficialità, con il puro scopo di mostrare solamente una realtà colma di tratti oscuri che, con un’agile e semplice proposta, possono essere curati. Curati, come fossero numerose varianti di un’unica patologia che squarcia l’anima della società. Dare un’identità a un concetto di simile portata implica necessariamente l’instillare un certo timore, come una fredda goccia che scivola lungo la

schiena rigida della società. Tutto ciò avviene per il semplice fatto che la paura è impossibilitata nel crearsi se non si ha l’effettiva consapevolezza della portata di ciò che causa le preoccupazioni; quando si dona loro un volto, il timore diviene reale e, in fin dei conti, più tangibile. L’attribuire una radice comune e una stessa “categoria” alle cosiddette devianze, dunque, è volto unicamente al fine di accrescere i riguardi e il disprezzo della popolazione per andare a identificare un problema maggiore da fronteggiare, anziché un numero maggiore di problemi di minor portata, come lo sono in realtà. Tale modo di procedere potrebbe apparire una mera volontà di ostentare la propria capacità nell’individuazione dei problemi, sebbene la proposta per sanare l’umanità risulti, a mio avviso, frivola. Perfino lo sport, concepito quasi come una figura salvifica, non può essere la soluzione di ognuno dei problemi presentati; non può esservi una soluzione equivalente per questioni assolutamente dissimili. Ѐ corretto dare adito all’applicazione arbitraria del termine a problemi tanto divergenti fra loro?

SOCIETÀ | DIPENDENZE MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023

Maschi sigma: emblema di una società sempre più sola

Sono uno dei fenomeni più polarizzanti degli ultimi anni, c’è chi li idolatra e chi li odia, ma possono anche essere un ottimo spunto di riflessione sul disagio del genere maschile di oggi.

Ormai, scrollando all’infinito su qualunque social media, è impossibile non essersi imbattuti almeno una volta in un video motivazionale sui maschi sigma.

Ma cos’è un sigma? Da dove deriva questa nuova figura Messia del XXI secolo?

Cosa è un sigma ?

Facendo un passo indietro, un “sigma male” è solo una componente della “Piramide del maschio nella società”, teoria sociologica creata da un certo Vox Day, scrittore e attivista americano contemporaneo dalle posizioni decisamente ambigue e discutibili. Questa piramide sostiene l’esistenza di un ordine gerarchico dei vari maschi nella società, i quali, in base alla loro stile di vita, rientrano in una determinata categoria. Sul gradino più basso di questa piramide si trovano i maschi omega, che sono considerati i falliti per antonomasia, rifiutati da chiunque (gli hikikomori rientrano in questa categoria, ad esempio). Sopra gli omega Vox mette i delta, i quali non

hanno particolari ambizioni e interessi, ma seguono le mode e non hanno una personalità strutturata. Ancora sopra ci sono i gamma, estremamente intelligenti, e per questo completamente isolati dal resto della società (filosofi e artisti sono gamma); al secondo posto della piramide si trovano i beta, che possono anche avere posizioni di rilievo rispetto ad altri, ma sostanzialmente sono coloro che vengono definiti “uomini- zerbino” o “sottoni”, cioè uomini che appaiono goffi perché sottomessi a qualcun’altro. Infine, al vertice della piramide, come dominatori, Vox ha messo il maschio alfa, concetto ormai abusato e conosciuto. L’alfa è l’uomo che tutti vogliono essere, ricercato da tutti, carismatico, attraente, autoritario…

Come variante o controparte dell’alfa si trova il maschio sigma. Questo è cercato e inseguito da tutti perché carismatico e attraente, ma a differenze dell’alfa, non ha bisogno dell’approvazione della società, è dominante ma silenzioso, è un lupo solitario. Non tutti possono essere sigma, ma tutti possono aspirare a diventarlo.

Come è diventato moda?

Grazie ai social media, si sono diffusi moltissimo i video motivazionali, che

idolatrano la cultura del fare soldi, del grinding , del dominare. Generalmente sono clip di persone famose che parlano della loro vita di successo, oppure spezzoni di film dove un antieroe contrasta le regole, vincendo grazie ad azioni fuori dagli schemi. Questi videoclip sono generalmente accompagnati da una musica triste o da una citazione di qualcuno di famoso. Con il diffondersi di questi video, la coscienza collettiva ha sovrapposto il prototipo del maschio sigma al messaggio proposto da questi video. Come perfetti prototipi di maschi sigma si possono citare Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street, Walter White di Breaking Bad, Patrick Bateman di American Psycho , Joker di Batman , Shelby di Peaky-Blinders . Questi video possono trasmettere messaggi positivi come nutrire ambizioni, allenarsi, istruirsi. Ma la gran parte di questi sono usati invece come pretesto perm diffondere odio contro donne, membri della LGBT, etc… Tali video, infatti, sfruttano il rancore che alcune persone provano perché rifiutati dalle femmine o perché poveri, e lo incanalano nell’identificazione con le figure sopracitate, che a loro volta provano questi stessi sentimenti: il non essere considerati li rende forti.

Giacomo Sottocornola MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023 SOCIETÀ| CULTURA

“Perché quel personaggio sono letteralmente io?”

Ciò che bisognerebbe seriamente analizzare del fenomeno sigma sono le cause e l’idealizzazione legata a certe figure. Il genere maschile sta attraversando un’epoca di caos totale. Mentre le femmine sono riuscite a trovare una propria identità forte, che affonda le proprie radici nella lotta femminista, il maschio si trova perso: il vecchio modello di patriarca, infatti, appare ormai lontano. In questo periodo di confusione, come punto di riferimento sono emerse alcune figure a cui si vuole assomigliare: i maschi vogliono essere sigma per imitare i loro idoli cinematografici. Il motivo per cui i sigma prendono come modello queste figure, è che semplicemente riescono a rivedersi in determinati personaggi. “Quel personaggio sono letteralmente io, mi rispecchia in ogni caratteristica, è la mia immagine riflessa allo specchio; solo che lo specchio non potrebbe rappresentare in maniera tanto reale la mia personalità sfaccettata nonché unica al mondo. Un’immagine non sarebbe capace di renderle giusti-

zia, ma questo personaggio di finzione sono indubbiamente io. Voi non lo potete capire questa sensazione, ma d’altronde io me lo merito molto più di voi. Ho deciso, io diventerò questo personaggio e lui diventerà il vero me. Solo in questo modo io riuscirò finalmente a sentirmi felice di essere me stesso”. Questo potrebbe essere un pensiero molto comune di una qualunque persona che si rivede in un personaggio di finzione, e questo perché uno dei migliori stratagemmi per far interessare il pubblico ad un’opera di finzione è creare immedesimazione da parte dello spettatore verso un personaggio, dando a quest’ultimo dei tratti che spingano ad identificarsi facilmente in esso, come traumi, insicurezze, paure, creando un personaggio sfaccettato e umanizzato proprio per i suoi difetti. Alla base, il personaggio deve spingere a pensare:”Vorrei essere come lui”, che poi diventa un “Quello sono io”. Riuscire a far pronunciare questa frase a moltissime persone vuol dire creare un’opera che mette in scena i problemi, disagi e malcontenti della società.

Proprio i personaggi sigma hanno tutti in comune alcuni tratti, che poi diventano i loro punti di forza: si può citare l’inettitudine sociale di Travis di “Taxi Driver”, la sociopatia di Lou di “Nightcrawler”, la noia del protagonista di “Fight Club”. Il denominatore comune di tutti questi personaggi è però l’assoluta solitudine, probabilmente oggi la sensazione e il disagio più diffuso tra i maschi. Bisogna anche considerare che la mentalità sigma esisteva anche in passato, ma la forza di propagazione del loro modo di porsi era limitata alle persone vicine. Il web, invece, ha abbattuto i limiti di distanza e quindi i “proseliti” sono ovunque e sono colpiti da messaggi sempre più forti: più alto è il carico emotivo di un contenuto, maggiori saranno le sue possibilità di godere di successo sui social. La cultura del maschio sigma che domina da solo e l’idolatria di determinate figure, tuttavia, sono lo specchio del disagio di una società sempre più dominata dalla solitudine, in cui si cerca di creare una bolla di felicità rendendo il proprio problema un punto di forza.

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Stereotipi e pregiudizi: i disagi di chi soffre di disturbi mentali

Dal 1990 al 2019 c’è stato un aumento del 32% dei disturbi mentali tra lə adolescenti. La rivista medica JAMA ha pubblicato nel 2021 una revisione comprendente 29 studi condotti su oltre 80 mila giovani. Da questa emerge che unə adolescente su quattro presenta sintomi di depressione.

Una scheda informativa dell’organizzazione Mondiale della Sanità riporta che, nella fascia dai 10 ai 19 anni, unə ragazzə su sette ha un disturbo mentale. Depressione, ansia e disturbi comportamentali sono tra le principali cause di malattia tra lə adolescenti. Il suicidio è la quarta causa di morte nellə giovani tra i 15 ei 19 anni nel mondo e seconda in Europa (in quest’ultimo caso si parla di una media di tre ragazzə al giorno).

Eppure, nonostante la gravità della situazione, continua ad esistere un pregiudizio verso chi soffre di questi disturbi e, in particolare, verso lə adolescenti. Ci sono determinati fattori, che fanno sì che il pregiudizio esista e sia anche molto diffuso, primo fra tutti l’ignoranza. Innanzitutto la presunta pericolosità delle persone malate, che vengono viste come “fuori controllo” e quindi pericolose non solo per se stesse ma anche per gli altri.

Una malattia a livello mentale, quindi meno concreta rispetto a quella fisica,

è quasi sempre incomprensibile per chi non ne soffre: il comportamento e l’atteggiamento di una persona malata è qualcosa in cui una persona sana non riesce ad immedesimarsi e ne prende le distanze. Anche perchè è molto più facile comprendere il non riuscire a controllare le reazioni del nostro corpo (come avviene nel caso delle malattie fisiche) rispetto a quelle della mente. Tutto ciò porta ad una difficoltà ad empatizzare, fino al punto di associare le malattie mentali a problemi di “scarsa volontà”, come se allə malatə bastasse un po’ più di autocontrollo e di razionalità per stare meglio.

È diffusa la credenza di un’inguaribilità associata alla malattia mentale. Soprattutto quando si parla di disturbi più severi, infatti, si pensa che la persona malata non possa più guarire. Ma la difficoltà che talvolta si deve affrontare per arrivare alla guarigione è comparabile a quella di molte altre malattie fisiche.

Il pensiero che un disturbo mentale prenda il controllo totale della persona porta a una presunta improduttività ed irresponsabilità della stessa. Il disturbo mentale condiziona il comportamento di una persona ma entro certi limiti: infatti questa avrà sempre delle capacità ed un pensiero (così come qualsiasi altra persona sana), ed

è compito di chi le sta intorno valorizzarli e non limitarli.

È molto diffuso il termine “pazzia”, che è, però, un termine totalizzante: si suppone che l’intero cervello sia malato, invece che una minima parte e si riduce una persona alla sua malattia. Nel caso dellə adolescenti lo stigma è ancora più radicato poiché spesso non si riconosce nemmeno la malattia come tale ma si tende a colpevolizzare chi ne soffre o, addirittura, l’intera generazione. Disturbi come ansia e depressione vengono ridotti ad un’eccessiva sensibilità delle ultime generazioni o all’uso del telefono. Invece di ricercare soluzioni si sta diffondendo sempre di più l’odio per le nuove generazioni definite “svogliate”, “ingrate”, “inconsapevoli”, “incuranti”, “ignoranti”. Queste sono le parole associate all’ansia, alla depressione, alla dipendenza e ai disturbi alimentari. Le parole di chi non capisce di essere una delle cause di queste malattie. Le parole di chi forse è davvero incurante rispetto a tuttə quellə giovani che stanno male. Le parole di chi non si rende conto che le pressioni sociali, il sistema scolastico, la crisi climatica, economica, politica e le guerre possono rappresentare un enorme fardello per le menti di chi un futuro se lo deve ancora costruire.

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023
Emma Gargini
SOCIETÀ | SALUTE

SOCIETÀ | DIPENDENZE

Alcol, Droghe e Silenzio

In Italia abbiamo un problema di eccessivo utilizzo e diffusione delle droghe tra gli adolescenti e i giovani. Andando infatti a considerare e ad analizzare le statistiche relative all’utilizzo di sostanze stupefacenti, si può notare come ottantottomila ragazzi di età compresa tra i 15 e i 19 anni abbia dichiarato di aver fatto almeno una volta uso di droghe. Tale cifra equivale ad un terzo delle popolazione scolastica relativa all’anno di raccolta dei dati, il 2018. I numeri, tuttavia, sono in continuo aumento rispetto a 5 anni fa, soprattutto con la pandemia, a seguito della quale l’età media di approccio alle sostanze si sta abbassando a 11-14 anni. Dati simili si possono trovare per l’assunzione di alcolici. Questi dati sono sconfortanti e molto negativi, soprattutto se confrontati al resto dell’Europa Occidentale. Sicuramente questo è un problema che non è nato negli ultimi tempi ma che si è sviluppato nel corso degli anni. Nel ricercare i motivi di tale incremento, è necessario sicuramente prendere in considerazione il modo in cui questi problemi vengono trattati e gestiti da parte delle scuole e delle istituzioni. Sono questi organi che infatti si devono occupare dei programmi di educazione o, in certi casi, di rieducazione riguardo l’utilizzo di alcol e droghe. È proprio su questo fronte che si possono trovare grandi problemi. In primo luogo si può spesso riscontrare una totale (o quasi) assenza dei suddetti “programmi” nelle classi. Posso riportare la mia esperienza personale su questo punto, ma la mia è stata la stessa esperienza di molti studenti italiani che non hanno ricevuto alcun tipo di educazione su droghe e alcol. In secondo luogo, quando questi programmi sono presenti e applicati concretamente nelle scuole, spesso si tratta di soli tentativi di mettere paura riguardo le suddette sostanze, senza dare una vera “educazione”. Tutto ciò è dovuto, di fatto, alla nostra cultura. L’avere problemi di droghe e di alcol nel corso della vita in Italia viene demonizzato: si crede che non possa mai accadere a noi o ai propri cari, e di conseguenza anche l’entrare a contatto con queste sostanze per le prime volte, che è un momento normale nel corso della vita di un uomo che però ha bisogno di avere

una giusta guida ed educazione al riguardo per non cadere nelle dipendenze, viene ignorato perché si vuole ignorare. Perciò la conoscenza che hanno i giovani sui rischi riguardanti l’utilizzo di droghe e alcol è limitata e spesso legata alle sole esperienze dirette, che non può e non deve essere l’unica via, in un paese che si dice combattere le dipendenze giovanili, per arrivare a un senso di responsabilità verso l’utilizzo di queste sostanze, perché spesso non basta.

Invece di ricercare i motivi di questi preoccupanti dati in ridicole quanto false constatazioni riguardo la nostra generazione (si guardi a ciò che ha fatto la propria, verrebbe da dire), si riparta dalle scuole, si riparta dai programmi sull’utilizzo di queste sostanze, seriamente però, e soprattutto senza demonizzare qualcosa che c’è ed è presente. Gli effetti di agire in questo modo saranno evidenti tra qualche anno. E forse, oltre ai numeri, anche la nostra cultura cambierà.

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Samuele Giuliani

Farmaci, le nuove droghe che sanno di casa

Farmaci utilizzati come stupefacenti, con l’illusione di poterne gestire utilizzo ed effetto. L’abuso di sostanze proibite per i giovanissimi passa spesso attraverso questi prodotti economici e facilmente reperibili – prodotti con il sapore di casa e infanzia. L’allarme è stato lanciato dai Servizi per le Dipendenze (SerD) e dalla Società italiana Patologie da Dipendenza (SIPaD). Psicofarmaci, ansiolitici, sonniferi, antidepressivi, stabilizzanti dell’umore e farmaci oppioidi, responsabili negli Stati Uniti di quasi due terzi delle morti per overdose nel 2021, oltre 70,000, secondo i dati forniti dai Cdc, i centri per il controllo e la prevenzione delle malattie.

L’età dell’utilizzo si è abbassata ai 1314 anni, riferiscono i SerD italiani. I farmaci sono legali, si trovano a casa o su internet. La loro assunzione viene equiparata a una sbornia e le pillole vengono talvolta mixate con alcolici e cannabis. Per lo sballo i ragazzi vogliono spendere poco, e per questo

cercano sempre sostanze nuove e i genitori prendono coscienza della situazione solo quando li chiama il pronto soccorso, secondo la Società italiana Patologie da Dipendenza. Il più recente rapporto dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, relativo ad un periodo precedente alla pandemia che va dal 2005 alla fine del 2018, sottolinea che oltre 730 nuove sostanze psicoattive sono comparse e scomparse dal mercato prima di essere incluse nella tabella delle sostanze stupefacenti. Il report parla tra gli altri di cannabinoidi sintetici, amfetamine, benzodiazepine, oppiacei, che rimuovono la componente emotiva e inducono euforia. E l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze nel 2019 ha notato che tra le persone che intraprendono per la prima volta il trattamento della tossicodipendenza per un problema connesso agli oppiacei, ben una su cinque segnala un oppiaceo sintetico.

Questa fotografia si è aggravata con l’insorgere della pandemia. Solo considerando gli oppioidi, la Società Italiana di Tossicologia (Sitox) stima che in Italia circa 350 mila persone ne siano dipendenti, di cui circa 140 mila in trattamento. L’età media si aggira sui 25-26 anni, con picchi fino ai 60, ma il trend è in crescita tra gli adolescenti.

Gli oppioidi, farmaci molto utilizzati in ambito clinico per la gestione del dolore, sono generalmente sicuri se presi per un breve periodo e sotto stretto controllo medico. Ma causano dipendenza se assunti in modo improprio, per esempio prendendo medicine in dosi diverse da quelle prescritte. Inoltre, chi ne abusa può schiacciare le pillole o aprire le capsule, dissolvendo la polvere in acqua e iniettando il liquido in vena, con conseguenze potenzialmente molto pericolose per la salute.

Già nel 2014 il Ministero della Salute aveva lanciato un primo allarme, in base ai dati dell’Agenzia Italiana del

MichePost | CULTURA Margherita Farina MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023
SOCIETÀ | DIPENDENZE
Tessa Baraschi

Farmaco, secondo cui l’utilizzo di analgesici oppioidi in Italia sono in costante crescita. Negli Stati Uniti, dove si è verificata un vero e proprio boom degli oppioidi, si stima che 11 milioni di persone ottengano prescrizioni inappropriate di analgesici oppioidi e che il numero di morti connesso al consumo di questi farmaci sia più che quadruplicato negli ultimi due decenni. L’Europa registra circa 7-8 mila morti l’anno per overdose o per mix letali di oppioidi, sostanze stupefacenti e alcolici. In generale in Italia l’età del consumo di farmaci e droghe si è abbassata fino all’inizio dell’adolescenza, secondo la Sitox. E il quadro fornito dai SerD di Firenze alla fine dell’anno scorso con-

ferma la tendenza anche a livello locale. Dal primo gennaio al 31 agosto 2022, sono state 2.356 le persone prese in carico dai Ser.D di Firenze, in aumento rispetto al 2021 quando nel corso dell’intero anno (1 gennaio-31 dicembre) erano 2.596. Circa il 30% dei nuovi utenti è sotto i 30 anni, con una diminuzione dell’età nell’uso dii sostanze ed alcolici che arriva fino all’inizio dell’adolescenza. In particolare, gli operatori dei SerD locali, nonché di cooperative sociali quali la CAT, hanno segnalato l’anno scorso come i ragazzi già a 13-14 anni si avvicinino agli alcolici e alle sigarette ‘puff’, vietate ai minori ma con gusti accattivanti per i più giovani quali lo zucchero filato. Altrettanto insidioso

è l’utilizzo da parte di giovanissimi dei farmaci che può portare, in tempi brevi, a provare droghe pesanti in occasioni speciali come le feste. Ansiolitici, antidepressivi, codeina, ossicodone trovati in casa o sul ‘mercato grigio’ vengono consumati, scambiati, mixati ad altre sostanze, riferiscono gli operatori fiorentini. E non è raro che servano da apripista. I dati elaborati dall’area delle dipendenze dall’ Ausl Toscana Centro mettono in evidenza un incremento importante nell’uso tra giovani e giovanissimi di cocaina e crack, quasi sempre associate a cannabinoide e abuso di alcolici e farmaci. Secondo i più recenti dati nazionali, l’utilizzo di crack e cocaina è aumentato del 20% tra gli studenti.

MichePost | CULTURA 8 | 9 Federico Spagna MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023

Il giallo senza soluzione degli avvelenamenti in Iran

Tra i tanti gravi avvenimenti che stanno accadendo adesso sicuramente troviamo il caso delle studentesse iraniane avvelenate. In Iran, da ormai novembre 2022 nelle scuole femminili, sono stati rilevati casi di avvelenamento. Chi racconta descrive prima un leggero odore di mandarino bruciato, che poi si tramuta in vero e proprio gas. Successivamente arrivano soffocamento, nausea, infine svenimenti e addirittura convulsioni. Sono oltre 13.000 le ragazze, che frequentano scuole elementari, medie e superiori, ad aver avuto bisogno di cure mediche per questo motivo. È stata riportata dal «Corriere Della Sera» la testimonianza di un uomo anziano che abita a Pardis, a est di Teheran, rilasciata per l’ Irib ( Islamic Republic of Iran Broadcasting – la tv di stato - ) in cui questi afferma d’aver buttato nel bidone vicino casa un insetticida, che lui ha riconosciuto essere scaduto da anni. Racconta di aver visto un operatore ecologico lasciare il suddetto insetticida per strada, davanti a due scuole. L’insetticida sarebbe poi stato scaldato dal sole così tanto da venire rilasciato nell’aria e il vento lo avrebbe portato fino alle

scuole, e questa sarebbe la ragione dell’intossicazione delle studentesse. Gli avvelenamenti, che tutt’ora continuano, vengono spacciati dal governo iraniano come “ casi irrisolti ”, “ gialli senza soluzione ”.

Dopo quattro mesi, a febbraio 2023, i numeri si sono alzati: sono cinquemila le ragazze intossicate e oltre cento scuole colpite in più di venti città. Solo il 7 marzo 2023 quando in tutto il paese docenti e genitori si sono mossi a protestare le studentesse sono finalmente state ricoverate, molte in situazioni critiche.

Si pensa però che non siano attacchi sofisticati: medici iraniani pensano di aver riconosciuto dai sintomi un agente organofosfato, usato in agricoltura come pesticida. Secondo alcuni, questi attacchi sono una “punizione” contro tutte le donne che hanno manifestato dopo la morte di Masha Amini, e in questo caso specifico le studentesse, che spesso erano presenti in foto con il dito medio alzato verso le forze dell’ordine, o si sono levate il velo, al grido di “donna, vita, libertà”.

Altra ipotesi, che non per forza dobbiamo pensare disgiunta dalla preceden -

te, è che questi attacchi siano mirati a diminuire l’istruzione e l’educazione delle donne, fin da molto piccole, per dare così finalmente la possibilità al governo iraniano o alle varie singole città di chiudere le scuole femminili. Viviamo in un mondo che ancora segue il modello patriarcale, e in Iran, come gran parte dell’Oriente, si diffondono tutt’ora la maggior parte delle idee di una società misogina e oppressiva. Le ragazze stanno venendo violentemente arrestate, uccise, soffocate, avvelenate da un regime fortemente sessita, che vuole sopprimere il diritto allo studio. Video testimoniano ragazze che piangono mentre vengono spinte in macchina, o che, aggrappate ai cancelli delle scuole attaccate, urlano di non voler morire, mentre le autorità bastonano gran parte delle persone fuori o ne portano via altre, ad esempio le donne, che in suddetti video, vengono trascinate per i capelli. Masih Alinejad, giornalista e attivista iraniana, delibera: « Il regime islamico è il più grande nemico del coraggio e dell’unità. [ ... ] L’avvelenamento deliberato è la prova concreta della vendetta contro questa generazione che ha avuto il coraggio di lottare».

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023
ATTUALITÀ | IRAN
Diamante Pantalone

L’ultima generazione in grado di agire

“Siamo l’Ultima Generazione che può agire concretamente per bloccare tutto questo e garantire un futuro”, così si presentano i membri di Ultima generazione, campagna italiana nata nel 2021 di disobbedienza civile nonviolenta contro il collasso climatico.

Noti per i loro blitz ambientalisti, girano l’Italia imbrattando opere d’arte e monumenti storici, bloccando le strade delle città, e alzando la voce circa gli investimenti del Governo italiano in energia fossile. L’Italia,infatti, si posiziona in classifica mondiale tra i primi sei paesi finanziatori tale fonte di energia, e negli ultimi anni, con l’aumento progressivo di questi investimenti, è aumentato di pari passo il numero di catastrofi ambientali nel nostro paese.

Dunque, sebbene la causa per la quale si battono sia oltremodo nobile, e che richiede indubbiamente un’attenzione maggiore, allo stesso tempo sono inevitabili discussioni e polemiche circa i danni apportati a monumenti storici e opere d’arte.

A Firenze, il 17 gennaio 2023 la facciata principale di Palazzo Vecchio è stata ricoperta di vernice, a Roma il 1 aprile le acque della fontana della

Barcaccia inquinate da liquido nero, e, dopo poco più di un mese, anche le acque della fontana dei Fiumi in piazza Navona. Senza contare, inoltre, i danni provocati dal lancio di vernice sulla statua di Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo a Milano il 9 marzo, che hanno richiesto un restauro di non poche migliaia di euro. Lo scopo delle manifestazioni nonviolente è, chiaramente, quello di fare luce sulla problematica dell’inquinamento da combustili fossili, con azioni talmente forti e d’effetto da arrivare “ai piani alti”, ma la domanda che dobbiamo porci è : attaccare le città nelle opere di rilievo storico nonché fonte di orgoglio per i cittadini, è davvero giusto?

E’ sempre bene, in situazioni di tale criticità, tenere a mente e considerare validi entrambi i punti di vista: da una parte, è naturale che cittadini e gran parte dei politici si schierino contro tali manifestazioni, perché imbrattare monumenti che raccontano parte della storia del Paese, o quadri celebri in tutto il mondo (e quindi fonte di guadagno nel settore turistico) , è irrispettoso, imperdonabile e apparentemente ingiustificato.

D’altra parte però, e mi rammarica

affermarlo in quanto amante dell’arte, quando il mondo sarà sommerso d’acqua, o la carestia e l’eccessivo caldo non ci permetteranno di vivere normalmente, cosa ce ne faremo delle opere d’arte e dei monumenti a noi tanto cari?

Alla luce di questa domanda, dunque, è necessario guardare alla tematica ambientale non come ad un problema distante dal quale saremo risparmiati per qualche ignoto motivo, ma come una minaccia che incombe sopra di noi e che si avvicina giorno dopo giorno. Fino a quando le catastrofi climatiche non toccheranno ognuno di noi direttamente, magari mietendo vittime, nessuno comprenderà la pericolosità della situazione causata dall’uomo; è questo che vogliamo per il nostro futuro? Vedere morire persone e allagate le città?

Quindi, sebbene l’operato di Ultima generazione sia radicale e opinabile, è necessario riflettere sul futuro che vogliamo per noi e per le future generazioni, tenendo sempre in considerazione l’importanza di lavorare come cittadini uniti, facendo entrare nella coscienza collettiva un senso di dovere nei confronti del nostro pianeta.

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ATTUALITÀ | AMBIENTE
Fiamma Tossani

L’orrore della rieducazione e dell’adozione dei bambini ucraini

La Corte penale internazionale (Cpi) è un’istituzione che nacque nel 1998 con la firma dello Statuto di Roma da parte di 123 Stati. Essa si occupa di giudicare i crimini di guerra, di aggressione e contro l’umanità e ha sede nell’Aja, nei Paesi Bassi. Inoltre, non possiede un proprio corpo di polizia, ma si affida a quello degli altri Stati.

Il 17 marzo 2023, la Cpi ha emesso un mandato di arresto per il presidente russo Vladimir Putin e per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissario per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa, a proposito dell’invasione dell’Ucraina. Infatti, sono entrambi accusati del “crimine di guerra di deportazione della popolazione” e di “trasferimento illegale della popolazione”, in particolare bambini, dalle aree occupate dalle truppe di Mosca in Ucraina dall’inizio della guerra. Inoltre, anche se la Russia lo ha ripetutamente negato, la Commissione afferma che essa abbia commesso anche altri crimini di guerra durante l’invasione in Ucraina, come attacchi a ospedali, torture, stupri e omicidi. Nonostante sia stato emesso un mandato di arresto, le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per la Russia, perché, come Stati Uniti, Cina e Ucraina, non aveva firmato lo Statuto di Roma, dichiarando quindi di non accettare la giurisdizione del Cpi nel territorio russo.

La questione della deportazione di bambini ucraini in Russia è stata al

centro di diverse indagini negli ultimi mesi, non solo quella condotta dalla Corte penale.

Ne hanno parlato varie inchieste giornalistiche, oltre a rapporti di centri di ricerca e governi stranieri. Una delle inchieste più recenti e approfondite è stata pubblicata il 14 febbraio dall’università americana di Yale, in collaborazione con il dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Il rapporto, ancora preliminare, è intitolato Russia’s systematic program for the re-education and adoption of Ukraine’s children, ovvero “Il programma sistematico della Russia per la rieducazione e l’adozione dei minori ucraini”.

Esso sostiene che dall’inizio della guerra i soldati russi abbiano trasferito più di 6mila bambini e ragazzi ucraini, di età compresa tra i 4 mesi e i 17 anni, in 43 strutture che si trovano in vari territori controllati dai russi (dalla Crimea fino alla Siberia). Questi ragazzi abitavano in zone dell’est e del sud dell’Ucraina che erano state occupate dalle forze russe all’inizio dell’invasione. Secondo l’università, questi istituti servono a numerosi scopi, tra i quali la “rieducazione” dei bambini ucraini, in un intento di renderli più vicini alle ideologie politiche della russia ( “an effort to ostensibly make children more pro-Russia in their personal and political views”). Gli studiosi della Yale identificano quattro categorie di giovani che si trovano in questo sistema di rieducazione: bambini che hanno la

tutela di genitori o familiari, bambini ritenuti orfani dalla Russia, bambini che erano sotto la cura delle istituzioni statali ucraine (spesso per gravi problemi fisici o disabilità mentali) prima dell’invasione del febbraio 2022 e bambini la cui custodia è poco chiara o incerta per le circostanze causate dalla guerra.

Tra queste categorie, i bambini che erano ritenuti orfani e quelli che erano residenti in strutture statali finivano più spesso per essere adottati da cittadini russi e/o messi in orfanotrofi. Molti ragazzi sono trasferiti nel territorio russo per essere portati in queste strutture con il consenso dei genitori, che vogliono allontanarli dalla guerra. Ai genitori è assicurato che dopo un tempo prestabilito i figli gli verranno restituiti, ma in circa il 10% delle strutture, secondo lo studio condotto dall’università, il ritorno in Ucraina è stato sospeso. In due di queste, in particolare, la data di rientro è stata posticipata di settimane o rinviata fino ad una data da destinarsi. Lo studio dell’università è abbastanza lungo e dettagliato, ma già solo leggendo i primi dati ci viene rivelata una situazione ingiusta e abbastanza catastrofica. I risultati del rapporto della Yale sono preliminari, ma confermano quanto sostenuto da varie ricerche e indagini pubblicate nei mesi scorsi. Racconti simili erano stati esposti anche in due inchieste del «New York Times» e di Associated Press.

MichePost | CULTURA Margherita Farina MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023
ATTUALITÀ
UCRAINA
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Elena Lombardi

Oltre l’estetica: l’arte come ultimo mezzo di sopravvivenza

tricimerano gli artisti che Dubuffet preferiva.“Per me la follia è la super sanità mentale, la normalità è psicotica, normale significa mancanza di immaginazione, di creatività”, diceva. Visitava in lungo e in largo i manicomi per scovare gli alfabeti misteriosi, le forme ipnotiche ed i colori violenti di persone recluse che si sentivano comunque libere di creare.

L’Art Brut rende protagonista il fascino dell’inconscio, della sofferenza, delle più recondite paure e frustrazioni, ma anche la più genuina e spensierata voglia di esprimere la propria interiorità, abbattendo così ogni discriminazione creativa, e includendo nell’arte tutti, non solo la parte “sana” della società, in grado di rispecchiare i canoni estetici prestabiliti. Le malattie psichiatriche e le patologie vengono riconsiderate, e viene centralizzato e reinserito nella società ciò che fino ad ora era stato marginale.

Nell’Art Brut ognuno lavora in solitudine e nell’anonimato.

Era il 19 novembre del 2013 quando Nidaa Badwan, artista palestinese, dopo essere stata fermata dai miliziani di Hamas per essere interrogata, ha chiuso la porta della sua camera e ha deciso di non uscire per 14 mesi. “Nei primi tre mesi ho tentato il suicidio. Poi un giorno mia madre mi lasciò dei sacchetti con verdure e frutta, dicendomi di darle una mano a preparare il pranzo. Dal sacchetto rotolarono fuori cavoli, cipolle, proprio nel punto in cui batteva il sole. È stata un’illuminazione. Ho preso la macchina fotografica ed ho fotografato quel momento. Nell’immagine si vede una ragazza che piange, ma non si capisce se per la cipolla o se stava già piangendo”. È nel pieno della depressione che Nidaa concepisce l’idea del suo più famoso progetto fotografico Cento giorni di solitudine, colorando con le sfumature dell’arte il buio tunnel in cui è entrata e salvando la sua vita: così come Van Gogh che dipinge la sua schizofrenia nel Campo di grano e Munch che si libera della sua angoscia  attraverso l’Urlo La follia crea l’arte e l’arte salva. È proprio a questo che il pittore francese Jean Dubuffet pensava quando, nel 1945, subito dopo la guerra, ha teorizzato il concetto di Art Brut, un

movimento artistico che intende l’arte come spontanea, praticata da coloro che sono privi di cultura artistica, volta solo all’espressione dell’immaginario del singolo, oltre i vincoli tecnici e i legami con la realtà. I pazienti psichia -

L’artista non concepisce la pittura come l’altra faccia di una realtà in disordine, ma piuttosto come una cura che lo aiuta a riconciliarsi con il mondo. Rifà il mondo come lo desidera. Non si tratta di estetica ma di un ultimo mezzo di sopravvivenza, senza preoccupazione per la critica e gli sguardi altrui.

MichePost | CULTURA 12 | 13 Federico Spagna
CULTURA | ARTE
Maglio MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023
Giulia

MicheRubriche

MicheLiber Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli

Mariagledis Kohilamulla

Daniele è un ragazzo di vent’anni che convive da quando è nato con una feroce e irrefrenabile esigenza di seguire gli impulsi. Dotato di una sensibilità estrema, non c’è giorno in cui non si chieda cos’è che lo rende diverso agli occhi degli altri e che fa scaturire in lui un sentimento d’odio viscerale nei confronti di se stesso. Daniele chiede salvezza.

Gianluca ama a dismisura e nel farlo si lascia pervadere da un’euforia disperata e illusoria che lo trascina in un susseguirsi di picchi e abissi che lui non può tenere sotto controllo. Gianluca chiede salvezza. Mario ha sessant’anni e parla con un uccellino. Ha il sorriso buono e gli occhi dolci che esprimono saggezza e conforto, ma che in realtà non hanno mai conosciuto la pace. Mario chiede salvezza. Alessandro rappresenta, apparentemente, il “nulla assoluto”. Non parla, mangia a malapena e non cambia mai espressione, ma vive attraverso le parole del padre, il quale si assicura ogni giorno che quello spietato “nulla assolu-

to” non inghiotta suo figlio per sempre. Alessandro chiede salvezza. Giorgio piange quotidianamente, logorato dal ricordo della morte di sua madre. Anche lui è estremamente fragile e dotato di grande empatia, ma spesso il dolore lo acceca e, repentinamente, lo rende violento nei confronti di se stesso e degli altri. Giorgio chiede salvezza. Madonnina è un uomo dai contorni sfumati, una sagoma che grida nell’ombra, che delira in un angolo, ignorato, incompreso e isolato da tutti, ma che avrebbe un vitale bisogno di ascolto e compagnia. Madonnina chiede salvezza. Nel suo romanzo, vincitore del premio Strega Giovani nel 2020, Mencarelli lascia che ogni personaggio si spogli lentamente della paura e del disagio di mostrarsi nella propria autenticità e guida il lettore in una profonda analisi introspettiva che lo porterà presto aempatizzare con i protagonisti. Aprendo le pagine di questo romanzo non ci si immerge solo in una lettura coinvolgente, ma in un vero e proprio caleidoscopio di storie dalla tangibile complessità, incontri commoventi e scomode verità.

Musica Strange Fruit di Billie Holiday

Angelica Penna

Siamo a New York, è il 1939 e il Café Society è pieno di persone e di fumo. Tre sere a settimana Billie Holiday sale sul palco. Il fondatore del club ha sentito questa canzone potente, scritta da un attivista di sinistra di nome Abel Meeropol. Il testo è terribile, parla dell’inquietante fenomeno del linciaggio e del terrorismo contro gli afroamericani: è fortemente politico. Billie accetta di cantarlo con qualche esitazione. Solo un riflettore è puntato su di lei. Un respiro profondo, poi chiude la serata con Strange Fruit. Quando finisce, si allontana senza un bis, non presta attenzione al pubblico, rimasto attonito, in silenzio, colpito da quel racconto così amaro. Così grave.

Billie Holiday ha ricordato questo episodio nella sua autobiografia: “Non c’era nemmeno un leggero applauso nell’aria, all’inizio, poi solo una persona ha iniziato a battere nervosamente le mani e così tutti gli altri l’hanno seguito”.

La lotta per i diritti civili è dentro di lei, e nella sua performance ha riempito la canzone di rabbia, e anche di disprezzo, invertendo il consueto rapporto tra un cantante nero e il suo pubblico bianco: Billie Holiday non li stava intrattenendo, sembrava dire: “ora basta, ora mi ascolti”. Pubblico e cantante hanno dovuto, costretti da Strange Fruit, affrontare insieme il triste e violento problema del razzismo in America, prima della Civil Right Era. E Abel Meeropol, autore della canzone? Non era né di colore, né era del sud. Era invece uno scrittore bianco, ebreo, americano, di New York City, un rappresentante della lunga tradizione americana di sinistra. Decise di scrivere Strange Fruit dopo aver visto la fotografia sconvolgente di un linciaggio.

L’immagine l’ha ossessionato e è avvenuta una metamorfosi: prima, infatti, Strange fruit era una poesia, poi diventò successivamente la canzone cantata da Billie Holiday al Café Society, che ricordo essere un club progressista per persone progressiste, perfetto per godere di buona musica, drink e compagnia, anche se il pubblico era perlopiù bianco e i musicisti perlopiù neri. Quell’episodio ha segnato un capovolgimento.

Strange Fruit è stato il grido di protesta, forse l’inizio del movimento per i diritti civili, nella musica e non.

Il produttore discografico Ahmet Ertegun ha chiamato la canzone una “dichiarazione di guerra”, mentre il jazzista Leonard Feather l’ha definita il primo grido contro

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023

il razzismo.

Billie Holiday e la sua figura hanno di certo accelerato il processo. Billie Holiday con quella sua voce malinconica e roca, che riflette la tragedia della sua vita.

Nata da giovani genitori indigenti in un bordello di Baltimora, testarda nella lotta, dipendente dalla droga: i suoi tormenti si ritrovano tutti nelle sue canzoni, e, se ne volete sapere di più, c’è la sua autobiografia, La signora canta il blues, pubblicata in Italia da Feltrinelli.

Musica Gimme

Shelter dei Rolling Stones

Agnese Tozzi

Gimme Shelter è il titolo di un celebre brano dei Rolling Stones contenuto nell’album Let It Bleed, pubblicato il 28 novembre del 1969. Nonostante da allora siano passati più di 50 anni, il testo, la melodia ed il significato sono più attuali che mai.

In italiano il titolo può essere reso con ‘Dammi un Rifugio’, e già da esso possiamo capire che tratta di una realtà vicina a moltissime persone nel mondo; un rifugio, che sia concreto o immaginario, una persona, un oggetto, o semplicemente l’angolo nascosto nel bagno della scuola quando non abbiamo voglia di parlare, è qualcosa che può essere compreso da tutti e di cui ognuno ha bisogno di tanto in tanto. Ma il rifugio di cui parla la canzone è una cosa talmente semplice, talmente scontata per la maggior parte di noi, e allo stesso tempo così fondamenta-

le: un letto, del cibo, acqua pulita. If I don’t get some shelter / Ooh yeah I’m gonna fade away

Le lyrics, scritte da Keith Richards e Mick Jagger, si riferiscono alla Guerra del Vietnam, che all’epoca era protagonista di moltissime proteste negli USA a causa delle atrocità commesse dai governi dei paesi coinvolti. E ormai da un anno ha luogo una guerra in Ucraina che sembra non avere fine. Ma non solo: ci sono conflitti e tensioni anche in Pakistan, Yemen, Palestina, Myanmar e purtroppo in molte altre zone, talvolta più vicine a noi di quanto si possa immaginare.

War, children / It’s just a shot away / It’s just a shot away

Per non parlare della crisi ambientale … A flood is threatening / My very life today … e dei crimini a sangue freddo Rape, murder, yeah, it’s just a shot away / It’s just a shot away

La violenza esiste in ogni luogo del Mondo, ed è impossibile negarlo.

Chiunque sostenga che non sia così, sappia che ha solo paura, e che vive nell’ignoranza e nell’ipocrisia delle proprie false convinzioni. Davanti alle sconfortanti vicissitudini che si succedono in questi ultimi giorni, penso che sia importantissimo essere informati da fonti corrette e autorevoli, farsi un opinione e rispettare quella degli altri, anche se non siamo d’accordo con loro. Il dialogo pacifico è l’unica vera arma contro la violenza e l’arroganza, ciò di cui abbiamo veramente bisogno in questo momento. I tell you love, sisters / It’s just a kiss away / It’s just a kiss away / It’s just a kiss away / It’s just a kiss away / It’s just a kiss away / Kiss away, Kiss away

Ed infine, riprendendo le ultime parole della canzone, ricordiamoci che amare e rispettare il prossimo è sempre

la scelta migliore, soprattutto se si tratta delle vittime.

Cinema A letto con Sartre di Samuel Benchetrit

Federico Spagna

Il dissidio di genere è lontano dall’essere risolto. Samuel Benchetrit lo sa e prende le maschere di Sartre e De Beauvoir per mettere in scena le incomprensioni tra maschio e femmina. Il ruolo delle personae della commedia antica, che declinano di volta in volta un male costante, è qui assolto dalla coppia di intellettuali più famosa del Novecento, la cui storia d’amore è l’oggetto di uno scalcagnato spettacolo musicale che devono portare in scena una parrucchiera balbuziente, che quando interpreta De Beauvoir riesce a parlare fluentemente, e un criminale di poche parole, che pur di ottenere la parte di Sartre elimina gli altri attori che ambiscono al ruolo.

Attorno a questa storia - e ad essa intrecciandosi - ruotano altre vicende: dal malavitoso che si iscrive a un corso di scrittura poetica per conquistare il cuore di una cassiera, alla ragazza più solitaria e taciturna della scuola che si innamora del ragazzo più popolare, spericolato motociclista.

Ogni storia concretizza una frase di De Beauvoir che torna più volte nel corso del film: “Donna non si nasce, lo si diventa”. A letto con Sartre oscilla delicatamente su questo assunto, mai risolvendolo, anzi, dando quasi a intendere che sia impossibile allontanarsene (si veda la moglie del malavitoso che, per riconquistare l’amore del marito, decide di farsi bella “per lui”).

E anche se a volte Benchetrit esagera con l’intellettualismo - consiglio il film ai feticisti di Sartre e De Beauvoir -, restituisce un gradevole tipo di narrazione che, in favore dell’ideale di verosimiglianza, si vede sempre meno, e che si muove non per psicologie, ma per concetti.

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023 10 | 11

MichePoesia

Mezza Estate

Sotto la luna

Ombra solitaria nutrita di illusioni, Vago abbandonata, Senza porto dove tornare Nè meta a cui rivolgermi. Doloroso nel mio cuore Lo stesso pensiero mi consuma.

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023

MichePoesia

Si alza il vento

Nonostante conosca così bene le strade che percorrono i tuoi dolci lineamenti nel viso, appena ti vedo mi smarrisco. Mi perdo nelle tue labbra serafiche, in quei tuoi occhi tanto vitrei e nei capelli tuoi, soffici, leggeri che, come la marea silenziosa viene portata dolcemente a riva, danzano sotto le note di Zefiro. E quando giunge, ciò che voglio davvero è solo tentare di vivere  con te.

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023 12 | 13

MicheOroscopo Apr-Mag 2023

Ariete

Con l’avvento della bella stagione si avvicinano anche le tanto agognate vacanze estive. Oltre alle valigie preparate anche una grande dose di energia: credete nelle vostre capacità e date il massimo per affrontare questi ultimi mesi.

Leone Siete così raggianti che non vi si può togliere gli occhi di dosso! Anche la vostra crush vi ha notato e finalmente sarete davvero al centro dell’attenzione come avete sempre desiderato.

Sagittario

Di solito non ti rimbocchi

mai le maniche e aspetti che le cose arrivino da sé:

è l’ora di impegnarsi e svolgere con zelo anche il lavoro volontariamente lasciato arretrato perché troppo faticoso.

Toro

Fra poco è il vostro compleanno! sebbene abbiate passato un periodo molto buio e vi siate sentiti particolarmente soli, rimarrete felicemente sorpresi da molti messaggi di auguri inaspettati.

Vergine

Negli ultimi tempi avete faticato moltissimo per raggiungere i vostri obiettivi; adesso potete rilassarvi e lasciare che il vostro perfezionismo raccolga i frutti del suo duro lavoro ( il karma gira).

Capricorno

Siete davanti a un bivio: continuare a passare il tempo sul divano a guardare tik tok o iniziare a coltivare nuovi hobby? La risposta non serve che ve la diciamo noi, arrivateci da soli.

Acquario

Gemelli

Ultimamente siete annoiati perché uscite sempre con le stesse persone?

State tranquilli, le vostre doti sociali vi procureranno a breve altri amici e nuove esperienze positive che renderanno meno monotona la vostra vita.

Cancro

Per una volta il vostro altruismo vi ripagherà: vi ritorneranno indietro tutte le buone azioni compiute fino ad ora e qualunque incertezza o difficoltà troverà la soluzione più adatta.

Bilancia

Per paura vi siete rintanati nella vostra zona di comfort pensando a persone che sapete bene essere irraggiungibili. sbagliato! Buttatevi piuttosto su coloro che tengono a voi e potrebbero rendervi felici.

Complimenti!! questo mese vi siete guadagnati il titolo di miglior segno.

Vi si presenteranno davanti così tante cose belle in procinto di cominciare che rimarrete increduli...

Scorpione

Avete passato delle piacevoli vacanze di pasqua, al contrario di quello che normalmente vi aspettereste anche il prossimo mese sarà per voi ricco di sorprese (state attenti però a non tralasciare la scuola).

Pesci

Ultimi ma sicuramente non per importanza anche per voi il prossimo mese sarà davvero fortuito: i vostri voti, dopo dei piccoli inciampi, si alzeranno drasticamente e vi ritroverete con una bellissima pagella finale!

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023
Ada Conti, Sara Gallori e Giulia Vignolini

Miche Strisce

MichePost n. 30 | Apr-Mag 2023 14 | 15
Pietro Matteini

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Il 1522 , numero di sostegno per le vittime di violenza e stalking, è un servizio pubblico attivo 24 ore su 24. Se hai bisogno di aiuto o anche solo di un consiglio, chiama il 1522 .

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