CULTURA E SCUOLA
6.2. Aggiornarsi a distanza, valutare i processi Franca Burzigotti
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Saluto i colleghi, gli ospiti, i partecipanti e mi presento. Dirigo il Campus Leonardo da Vinci di Umbertide, in provincia di Perugia, che, oltre a essere la scuola capofila regionale umbra dei LES ospita al suo interno un FutureLab, un laboratorio territoriale per la formazione dei docenti di tutti i gradi di scuola che, su incarico del MI, organizza e gestisce percorsi di formazione per il miglioramento delle competenze digitali dei docenti, nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD). Da questa esperienza di gestione del FutureLab relazionerò riguardo a uno degli aspetti che nella scuola è stato maggiormente investito e modificato dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 che è, appunto, la modalità di formazione. L’improvviso e inevitabile modo nuovo di aggiornarsi ha evidenziato moltissime difficoltà iniziali e anche alcuni punti di criticità, ma anche molte opportunità, perché nel momento del lockdown si è vista un’accelerazione verso la domanda di formazione e anche una spinta verso l’acquisizione di competenze digitali necessarie per la Didattica a Distanza, molto evidente e impensabile prima del Covid-19. Inizio con lo spiegare che cosa è un FutureLab. Ne esistono 28 in tutta Italia, uno per regione; solo alcune regioni più grandi, come Lombardia e Sicilia ne ospitano due e possono definirsi come ambienti didattici innovativi e integrati. Non si tratta di un laboratorio informatico all’avanguardia, per intenderci, ma di uno spazio della dimensione maggiore di 200 metri quadri, che integra delle aree dotate di strumentazioni digitali a supporto della didattica riservate all’interazione, lo sviluppo, la creazione, la presentazione, l’investigazione, lo scambio. Si tratta di aree di grande innovazione digitale capaci di sviluppare metodologie innovative, oggi ancor più necessarie per riuscire finalmente a fare il cambio di paradigma dalla metodologia classica e trasmissiva a quella innovativa e partecipata, con l’utilizzo delle tecnologie digitali. Moltissimi sono stati gli aspetti di criticità in DaD, il primo tra tutti ha riguardato la difficoltà di connessione, che ha penalizzato i più deboli tra gli studenti e le famiglie, così come un’altra situazione di divario si è rivelata la notevole differenza del grado di digitalizzazione delle scuole e del livello di competenza digitale di docenti e ATA. Dalle criticità abbiamo cercato, però di far nascere delle opportunità che sono quelle auspicabili per il futuro della scuola nel tempo post-Covid, una scuola che pensiamo migliore grazie anche a nuove e più efficaci modalità di formazione. A partire dalla situazione della nostra esperienza territoriale, dunque, come sono cambiate le modalità di formazione dei docenti a causa della pandemia? Abbiamo dovuto abbandonare la modalità in presenza e anche quella mista o blended e adottare la modalità unica possibile in tempo di Covid-19: quella a distanza. Dico subito che dobbiamo essere tutti consapevoli che il digitale in qualche modo nel periodo di lockdown ha salvato la scuola; durante altre emergenze, ad esempio il recente terremoto che ha coinvolto anche la nostra Regione Umbria, tutto si è bloccato. Invece, durante il lockdown, sfruttando gli strumenti del digitale è stato possibile dare continuità alla didattica, in DaD, e assicurare la formazione dei ragazzi, dei docenti e di tutto il personale della scuola, così come dei genitori sostenuti con alcune azioni di formazione, molto semplici e tecniche, sull’utilizzo delle piattaforme utilizzate dai propri figli, soprattutto dei più piccoli. In questo passaggio obbligato dalla didattica in presenza alla didattica a distanza abbiamo vissuto molte situazioni che hanno indotto la necessità di formarsi a distanza e anche è stato chiaro come è cambiato, in modo veloce, il contesto e quindi i bisogni dei docenti.