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dell’economia politica

1.5. Una riflessione sull’interdisciplinarietà potenziale dell’economia politica

Renella Bandinelli

La riflessione sull’interdisciplinarietà, o piuttosto una riflessione sulla multi-, pluri-disciplinarietà dell’Economia Politica – cioè una sua possibile progettazione olistica per aree disciplinari – è sempre stata al centro dell’attenzione fin da quando il LES è stato progettato e istituito con la Riforma del 2010.

Prima di tutto perché da sempre nel nostro ordinamento l’Economia Politica è stata associata al Diritto; poi perché, appunto dal 2010, nelle Indicazioni Nazionali si ribadisce questo non solo potenziale accostamento; infine perché, nelle riunioni della Rete Nazionale e nei convegni Cultura e Scuola, questo legame imprescindibile è sempre stato il filo conduttore di tutti gli incontri.

Incontrare l’Economia Politica per leggerne la dimensione culturale e sociologica è il titolo del primo Convegno di Pistoia, un Libro Bianco sul LES, ribadisce a Palermo Il LES come Crocevia culturale dell’educazione economica giuridica e sociale; a Matera col tema delle Economie a confronto si va al di là del quadro nazionale; a Parma si fa un punto e si ragiona sulla distanza provocata dall’emergenza Covid-19, e il riferimento potenziale non è stato trascurato.

In effetti è proprio in questa emergenza che si ripropone fortemente la riflessione sul ruolo centrale dell’Economia Politica e sul ruolo centrale dello Stato, come abbiamo avuto modo di seguire in tutti i dibattiti televisivi e nei resoconti sui giornali; la riflessione e il dibattito sulle iniziative e i provvedimenti adottati che tanto hanno modificato e inciso sull’assetto politico del nostro paese di cui abbiamo rilevato gli effetti e i prevedibili risultati, che hanno tracciato la storia di questo anno e mezzo di misure economiche, giuridiche, sociali, nazionali

Economiche perché tese a sostenere la produzione e il lavoro, giuridiche perché approvate al fine di rendere esecutivi i provvedimenti economici, sociali perché tese a sostenere e aiutare persone enti e organizzazioni nazionali per offrire un sostegno alla crisi economico finanziaria in atto.

Questi riferimenti credo possano essere più che sufficienti a sostenere che l’Economia Politica non è un “mondo a parte” ma è parte fondamentale della vita di ogni cittadino giorno dopo giorno, parte della vita di ogni aggregazione nazionale, sovranazionale e di tutto il pianeta come gli studi sulla salvaguardia ambientale ci descrivono e come il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci ricorda e ci affida.

Se tuttavia anche questo dato di realtà non bastasse vorrei ricordare che tutti i maggiori economisti e premi Nobel per l’economia del Novecento hanno ribadito questo legame, l’economia politica come scienza sociale della complessità, e la letteratura economica si è arricchita di contributi essenziali a questa visione che ho avuto modo di segnalare e indicare in bibliografia in altri miei contributi sull’argomento.

In questa sede voglio segnalare un ultimo saggio del 2020 di C. Johnson, R. Lush e D Schmidtz, Commercial Society. A Primer on Ethics and Economics – gli autori sono rispettivamente docente di Filosofia, Politica Economia e Legge; docente di Marketing all’università dell’Arizona, Schmidtz è professore di Filosofia e Logica in due college collegati all’Università dell’Arizona. Il testo dovrebbe essere tradotto e pubblicato a breve in italiano dall’Istituto Bruno Leoni dove gli autori hanno tenuto un seminario.

Uno dei difetti della nostra scuola è quello di non essere capace di creare «un sistema di esperienze didattico educative patrimonio comune» capace di contribuire all’integrazione dei saperi da un punto di vista metodologico culturale e metodologico organizzativo; un pa193

trimonio capace di avviare quella che potrebbe essere chiamata una quarta rivoluzione industriale dell’apprendimento che consenta di creare valore intellettuale modificando non solo l’oggetto al quale il valore viene attribuito – cioè il processo di apprendimento – ma anche capace di modificare il ruolo di ciascuno all’interno di un modello organizzativo in grado di sviluppare e integrare capacità cognitive di tipo sociale e creare valore sostenibile rispetto alla dimensione metodologico organizzativa del processo di apprendimento e di insegnamento (si legga a questo proposito Stefano Zamagni, Come e quanto la quarta rivoluzione industriale ci sta “toccando”, Mimesis, Milano 2018).

Se il Les è il crocevia culturale dell’educazione Economica, Giuridica e Sociale e svolge un’azione sociale, ha un compito di realtà: dall’Economia Politica si può sviluppare una riflessione per superare la separatezza dei saperi e promuovere una dimensione culturale ed educativa del sapere volta a leggere la realtà – post pandemia – in una visione generale integrata come l’esperienza pandemica ci ha appena insegnato a fare.

L’Economia Politica, scienza sociale della complessità, anche nei curricula nei quali non viene proposta, può essere facilmente aggregata a ogni indirizzo di studio del nostro ordinamento “leggendola”, come già in qualche caso si è tentato di fare, in primis accanto alla storia e alla filosofia, ma anche accanto a tutte quelle scienze/materie, “sociali”, cioè che si occupano di fenomeni che in qualche modo hanno a che fare con l’evoluzione della società, che si è evoluta economicamente, nel tempo per arrivare a dover “ aggiustare” le trasformazioni del presente.

Rispetto alle trasformazioni del presente si può anche riflettere sul potenziale educativo dell’economia politica e del diritto rispetto all’educazione alla cittadinanza e al valore dell’Educazione Civica quale supporto essenziale alla “consapevolezza sociale” di ciascuno; le competenze di cittadinanza come “sapere agito”, abilità e capacità personali, sociali e metodologiche descritte in termini di responsabilità e autonomia.

Forse è anche arrivato il momento per ricongiungere a un certo livello di sviluppo del percorso educativo, l’Economia Politica e l’Economia Aziendale, quali proposte coordinate per migliorare se stessi e le condizioni delle persone intorno a noi come gli autori di Commercial society sostengono; ma anche per avviare una way forward per la democrazia che verrà: la prospettiva di un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento come propone Stiglitz insieme a Greenwald in Creare una società dell’apprendimento (Einaudi, Torino 2018).

Tutte queste sollecitazioni avrebbero bisogno di maggiori dettagli e articolazioni concrete, ma per ora accontentiamoci di una riflessione, non solo potenziale, sul cambiamento in questo tempo di transizione: forse niente sarà più come prima.

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