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5.2. Generare architetture di qualità

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Benedetto Camerana

Senza dubbio il tema del valore culturale dell’architettura contemporanea in Italia è un tema delicato proprio perché le nostre città costituiscono un territorio delicato.

Nella relazione precedente la dottoressa Christillin ha parlato infatti di museo diffuso.

È chiaro come sia difficile innestare elementi di architettura contemporanea in un “museo diffuso”: non è un’operazione priva di rischi.

Ricordo un paio di episodi molto discussi e occasione di polemiche anche forti.

Mi riferisco prima di tutto al portale d’ingresso alla Galleria degli Uffizi, per il quale era stato indetto un concorso internazionale vinto dall’architetto Arata Isozaki – un grande maestro giapponese – che è stato poi dibattuto e anche molto pesantemente. Analoga discussione si è avuta per il concorso bandito per realizzare lo Spazio espositivo nel Palazzo dei Diamanti a Ferrara.

Ho citato questi due esempi di punta, che non a caso riguardano alcuni dei più prestigiosi edifici di architettura rinascimentale, e quindi contesti in cui è per definizione difficile andare a inserire il contemporaneo. Ma queste situazioni estreme diventano un po’ un pretesto per sostenere che il contemporaneo nelle nostre città non funzioni e quindi per rafforzare un certo disinteresse verso il contemporaneo stesso.

Questo atteggiamento negativo a priori si allarga però anche alla città moderna e novecentesca dove, invece, potremmo andare ad inserire progetti anche molto interessanti.

Ho voluto focalizzare questo mio intervento sul caso dell’Arco Olimpico perché è uno dei pochi progetti di architettura contemporanea italiana (in realtà è prima di tutto un’infrastruttura) che nel marzo 2020 ha ricevuto, con Decreto del Ministero dei Beni Culturali, il riconoscimento, quindi la tutela, dell’importante carattere artistico che riveste.

Figura 1 - Il plastico del Villaggio Olimpico. © Courtesy Benedetto Camerana.

Figura 2 - Il cantiere. © Biamino - Courtesy Benedetto Camerana.

Figura 3 - L’Arco in attesa di essere innalzato. © Agnese - Courtesy Benedetto Camerana

Sottolineo il termine ‘artistico’ perché trasferisce (e lo segnalo ai ragazzi che studiano storia dell’arte) questa architettura in un panorama, in una prospettiva diversa, che è interessante citare proprio perché si deve parlare anche di contemporaneo.

Il plastico nella figura 1 rappresenta tutto il Villaggio Olimpico. L’aspetto più rilevante

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di questo arco, di questo ponte, è che ha avuto una duplice qualità. Una è quella funzionale: collegare l’area del Villaggio Olimpico con l’area del Lingotto. In mezzo sta un grande ‘lago’ di ferrovia, lungo due chilometri e mezzo e profondo 400 metri: la città dunque viveva una cesura molto forte che poteva essere risolta solo con un elemento di collegamento pedonale.

Oltre alla connessione fisica però, abbiamo immaginato anche una seconda funzione che è quella della comunicazione. Stavamo programmando le Olimpiadi, quindi uno straordinario evento internazionale e ci siamo quindi domandati: perché non realizzare un simbolo che rappresenti nel mondo – perché il mondo intero guarda alla città che ospita le Olimpiadi – sia un simbolo delle Olimpiadi stesse che un simbolo della città che cambia?

Nella figura 3 vediamo l’Arco ancora a terra, appena assemblato, prima di essere sollevato, e portato nella posizione prevista, da alcune immense gru su rotaia arrivate espressamente dall’Olanda.

Nella figura 4 si vede il segno netto dell’Arco: asimmetrico, inclinato verso un lato, con

questo colore rosso molto forte. Evidentemente sono elementi che hanno contribuito a fare di questo progetto infrastrutturale un progetto di design e quindi un progetto culturale. L’Arco diventa quindi un segno che assume un carattere unico, artistico, riconosciuto come tale dal MiBACT, che nel Decreto di tutela lo descrive come elemento iconico, simbolo di innovazione tipologica. E che quindi diventa segno di un determinato momento storico.

Vengo ora a trattare come l’Arco sia diventato un soggetto ricorrente in diverse proposte culturali e di comunicazione sviluppate da soggetti terzi, tutte evidentemente espressione del contemporaneo.

Comincio con la cultura cinematografica con l’esempio del film Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario, in cui l’Arco è il luogo e il protagonista di una scena.

Figura 4 - L’Arco e la passerella. © Denancè - Courtesy Benedetto Camerana.

Figura 5 - Un fotogramma tratto dal film Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario.

Passo alla letteratura per citare Giuseppe Culicchia, noto scrittore torinese, e il suo romanzo, Ritorno a Torino dei signori Tornio, nel quale scherzosamente descrive una coppia di signori anziani che guardano e commentano l’Arco con una serie di considerazioni tra il poetico e il surreale.

Figura 6 - Il volume di Giuseppe Culicchia Ritorno a Torino dei signori Tornio, Einaudi, Torino 2007.

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60 Figura 7 - L’Arco nella comunicazione: un esempio da una campagna del Comune di Torino.

Figura 8 - L’Arco nella comunicazione: un esempio da una campagna del Comune di Torino.

Continuo con alcune campagne di comunicazione, mostrandovi un’immagine e un manifesto che propongono l’arco come simbolo di una Torino che cambia e di una città che vuole comunicare il proprio cambiamento.

L’Arco Olimpico segna la mutazione di una città che da sede di industria pesante passa

Figura 9 - L’Arco nella comunicazione: due campagne pubblicitarie.

progressivamente verso una produzione industriale contemporanea, digitale e 4.0, come si dice oggi.

Infatti, il progetto dell’Arco lavora su un costante riferimento alla leggerezza e alla tensione pura, valori definiti con il prestigioso studio di ingegneria HDA di Parigi.

Infine, ecco una cartolina e un calendario della città, i classici elementi della comunicazione più popolare.

Figura 10 - L’Arco nella comunicazione: una cartolina e un calendario.

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62 Figura 11 - Una campagna de «La Gazzetta dello Sport».

L’Arco è stato ampiamente utilizzato anche nella pubblicità e negli aspetti più commerciali. Nella figura 11 eccolo protagonista in una campagna della Gazzetta dello Sport che lo ripropone come un nuovo simbolo per rappresentare Torino.

Figura 12 - Il manifesto di un ciclo di conferenze organizzate dall’Università di Torino nel 2008.

Figura 13 - L’intervista a Massimiliano Fuksas sul progetto della Torre della Regione Piemonte, apparso su «La Stampa» del 20 novembre 2007.

Figura 14 - La locandina del Congresso dell’Unione Internazionale degli Architetti del 2008.

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In architettura è Massimiliano Fuksas a proporre un dialogo tra elementi di architettura contemporanea, presentando il suo importante progetto per la Torre della Regione Piemonte accanto all’Arco (figura 13).

Nella figura 14 ecco come nel 2008 il Congresso dell’Unione Internazionale degli Architetti si presenta avvicinando, giustamente, i portici di Torino all’Arco olimpico che, appunto, nasce dal riferimento alle arcate dei mercati generali della città.

Questi sono alcuni riferimenti all’Arco in importanti pubblicazioni estere.

Infine, un esempio di merchandising con una tazza, il mug degli anglosassoni, un tipico gadget per turisti.

Figura 15 - L’Arco in alcune riviste estere.

Figura 16 - La tazza con l’Arco Olimpico.

Sono dunque tanti e tra loro diversi gli elementi che possono raccontare in qualche modo l’Arco. Ho proposto una carrellata di esempi provenienti da diverse culture per far capire agli studenti che la studiano con poco interesse come la storia dell’arte non sia solo un fenomeno del passato ma che invece continui anche nella vita di oggi.

Per concludere, accenno al fatto che, sempre nell’ambito dello sport, e di nuovo a Torino, abbiamo vinto il concorso per il Masterplan delle ATP Finals, il torneo di tennis internazionale che si svolgerà a Torino nei prossimi anni. Per questo realizzeremo un villaggio intorno al Pala Isozaki, altro lascito importantissimo della stagione olimpica del 2006.

Realizzeremo nuovamente dei segni, risolvendo una funzionalità contemporanea, e in questo caso temporanea, esprimendo simboli, anche iconici, per realizzare funzioni necessarie per la città e per la contemporaneità.

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