e-borghi travel magazine: n. 21 - gennaio-febbraio 2021 - rivista di viaggi

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VETTE REATINE G

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Rivista digitale di viaggi, turismo slow e borghi

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Anno 3 Numero 21 Edizione gratuita

SPECIALE Borghi green & slow

www.e-borghitravel.com


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® e-borghi travel 21 • 2021 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Alessandra Boiardi, Amina D’Addario, Simona PK Daviddi, Gaia Guarino, Luca Sartori Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione 3S Comunicazione Via Achille Grandi 46, 20017, Rho (Milano) info@3scomunicazione.com tel. 0292893360 Crediti fotografici: * Shutterstock.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2020 e-borghi®

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Marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano



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eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato

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ruppo Azione Locale. In un acronimo, Gal. Tre lettere che rimandano a Omne trinum est perfectum, ovvero “ogni trinità è perfetta”, almeno secondo i dettami medievali e, prima ancora, dei filosofi presocratici. Un numero beneaugurante per un progetto comune, quello dei Gal, espressione di fattiva unità d’intenti: favorire lo sviluppo turistico territoriale. A iniziare dalla comunicazione per giungere alla fruizione, passando per la divulgazione: è per questo che il nuovo numero di e-borghi travel è interamente dedicato al Gal “Vette Reatine”, dove anche la parola “vette”, se ci si sofferma su ogni singolo capolettera, è portavoce di intenzioni e azioni: valorizzazione economica territorio turismo ecosostenibile. E non poteva essere diversamente, per questo iconico territorio laziale che annovera venticinque associati, dei quali diciassette comuni e otto realtà fra associazioni, assicurazioni, imprese, Confartigianato locale, Coldiretti, Ordine degli architetti e Comunità Montana. Sì, perché il territorio è un arazzo punteggiato da monti, boschi, aree protette – incluso il settore laziale del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga – e paesaggi modellati dall’acqua. Il trionfo della biodiversità nella quale emergono punti di forza ineguagliabili come il turismo ambientale ed enogastromico, i prodotti agricoli di nicchia e di montagna. Un mosaico, quello del Gal “Vette Reatine”, nel quale ogni tessera è preziosa, un compendio di natura e cultura, tipicità e unicità, tradizioni antiche e pennellate di innovative rivisitazioni. Un lembo d’Italia – che sfiora i 973 chilometri quadrati di superficie – nel quale poter ancora viaggiare in un vibrante silenzio che accompagna le emozioni prima di stemperarsi nel vociare sinfonico che anima i borghi e le attività quotidiane, con il tempo che scorre assecondando stagioni e ritmi ancestrali. Un territorio, quello del Gal “Vette Reatine”, nel quale il turismo ecosostenibile è un valore difeso e diffuso: per la salvaguardia di borghi e di paesaggi dell’anima. Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale


Sommario

LABRO COLLI SUL VELINO

LEONESSA

MORRO REATINO RIVODUTRI POGGIO BUSTONE CANTALICE

GRECCIO

MICIG CONTIGLIANO CASTEL SANT’ANGELO


ACCUMOLI

AMATRICE CITTAREALE

POSTA

BORBONA

GLIANO

ANTRODOCO

In copertina: Borgo medievale in pietra del lago di Piediluco, con il Monte Terminillo ValerioMei*




Arazzo reatino Borghi per tutti i gusti e in tutte le stagioni, un compendio di unicità e tipicità incastonato nel Lazio all’insegna - soprattutto - del turismo slow. Ne abbiamo parlato con Maurizio Aluffi, presidente del Gal “Vette Reatine“.

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uanto è importante per il Gal Vette Reatine raccontarsi su una rivista come e-borghi travel? «Per una realtà come il Gal “Vette Reatine”, soprattutto per il contesto territoriale in cui opera, è di vitale importanza alimentare una “vetrina” comunicativa che sappia dare risalto alle bellezze del territorio, alle sue poten-

zialità ricettive ed economiche. L’obiettivo del Gal “Vette Reatine” è quello di porre alla ribalta nazionale - e se vogliamo anche internazionale - i numerosi aspetti di una area della provincia reatina ricca di storia e di tradizioni. Una rivista come e-borghi travel, unitamente al network collegato, contribuisce sicuramente a far conoscere il Gal “Vette Reatine” e il contesto in cui opera».


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

Torrione a Labro Sofy*

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uali sono stati i principali progetti che avete avviato sul territorio in quattro anni di attività?

«Il Gal “Vette Reatine” è nato il 22 aprile 2016 a seguito degli incontri organizzati con la cittadinanza di ogni comune aderente, finalizzati a capire quali fossero le esigenze primarie degli operatori economici e degli amministratori locali. Il Gal “Vette Reatine” è nato con il Piano di Sviluppo Locale, approvato con Determinazione della Regione Lazio N. G13841 del 31/10/2018. Dopo una serie di pe-

ripezie dovute a lungaggini burocratiche e ai noti eventi catastrofici legati al terremoto del 2016 e 2017, l’attività del Gal ha preso avvio realmente nel 2019. A oggi abbiamo impegnato 558.898,06 euro dei quattro milioni disponibili».

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uali sono i punti di forza del Gal?

«17 Comuni e otto soggetti privati danno la dimensione di un territorio tanto ampio quanto scarsamente popolato. L’essere riusciti a condividere un


percorso ambizioso e fortemente partecipato è già di per sé un punto di forza. Il Gal “Vette Reatine” può contare su un Cda composto da cinque consiglieri, che voglio ringraziare per l’impegno e la professionalità con cui ha condiviso questo progetto. Spirito di appartenenza, voglia di fare, obiettivi precisi e condivisi; questi sono i punti di forza del Gal “Vette Reatine”».

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ual è il valore aggiunto del vostro territorio a livello turistico, culturale e ambientale rispetto ad altre aree italiane? «Ho accettato di guidare il Gal “Vette Reatine” perché sono innamorato di questo territorio. Pur non risiedendo in nessuno dei comuni del Gal, mi sento un “cittadino” di quest’area della provincia reatina. Un territorio per lo più montano, dai contorni aspri e forse per questo ancora più affascinante. Ho sempre creduto nello sviluppo locale e continuo a crederci, convinto che l’oggi e il domani siano legati a questo come fattore essenziale per avere una

Cantalice

trasformazione reale del nostro sistema economico e sociale. Ogni realtà ha una sua storia, qui ho scoperto prodotti di eccellenza, antiche tradizioni enogastronomiche, una storia millenaria che ritro-


Festa di Sant aMaria della Neve, Posta

viamo in tanti monumenti disseminati in tutto il territorio che unisce una terra che parte da Greccio e giunge fino ad Amatrice. Una natura incontaminata, distese interminabili di boschi e foreste, laghi e sorgenti, una microeconomia che resiste. Potrei stilare un elenco interminabile di motivi per cui vale la pena visitare questi luoghi, non lo faccio per non fare torto a nessuno. Filo conduttore del territorio del Gal è la Salaria, via che originariamente univa, attraverso le impervie montagne e le scure gole appenniniche, l’abitato di Rieti a Porto d’Ascoli e che deve il proprio nome all’utilizzo che se ne faceva sin dall’antichità. L’Alta Valle del Velino è stata una strategica terra di passaggio per i Romani e ha dato i natali all’Imperatore Tito Flavio Vespasiano che qui amava dimorare e trascorrere riposi termali. Nel Medioevo è stata contesa nelle lotte espansionistiche e ha avuto il ruolo di importante terra di confine, dominando i passaggi obbligati per Roma, verso il mare, le vette dell’Aquilano o in direzione del Ducato di Spoleto, è stata partecipe di rilevanti avvenimenti religiosi e scenario di determinanti battaglie del Risorgimento italiano. Di tutto questo è oggi possibile ammirare le testimonianze artistico-monumentali sopravvissute nel tempo, meritevoli di una riscoperta. Il nostro è un territorio da amare per la bellezza del paesaggio che cambia a seconda delle stagioni: dai mille colori della primavera al verde dell’estate, dal rosso-oro dell’autunno al quieto candore dell’inverno. È un territorio che con attenta cura accoglie i propri visitatori, li coc-

cola e li vizia con i suoi prodotti tipici, li appaga con remote tradizioni enogastronomiche e li soddisfa con il buon vivere».

A

ttività artigianali e specialità enogastronomiche: quali sono i prodotti che spiccano, tutti a beneficio – anche – di turisti che apprezzano l’unicità territoriale? «I territori del Gal “Vette Reatine” sono da sempre stati caratterizzati da un profondo isolamento geografico che ha fatto in modo che si sviluppasse una cucina basata unicamente su prodotti locali, spontaneamente offerti dalla natura o frutto del duro lavoro negli impervi campi montani. Nelle case e nei ristoranti tipici è imperativo cucinare “secondo tradizione”, così ritroviamo tagliatelle, pappardelle, cannelloni, stracci e ravioli; oppure pasta ad acqua e farina rigorosamente fatta a mano. Sono poi i condimenti come i funghi porcini, i galletti, gli ovuli e i tartufi come gli scorzoni e il nero pregiato, offerti dai vicini boschi, a essere i veri protagonisti dei piatti. La storica tradizione degli allevamenti allo stato brado di ovini, suini e bovini, ha portato alla nascita di prodotti di straordinario livello qualitativo, alcuni dei quali di grande rilevanza storica, come il guanciale amatriciano, espressione della celebre località. Il sapore originale di questo salume è determinante per la preparazione di grandi piatti della tradizione, come la “gricia” e l’“amatriciana”. Meno conosciuti, ma non di minor pregio, sono le sapide carni del vi-


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Ristorante Simone, Rivodutri

tellone bianco dell’Appennino centrale, provenienti esclusivamente da bovini di razza Chianina, Marchigiana e Romagnola, di età compresa tra i 12 e i 24 mesi e le dolci carni dell’agnello del centro Italia, ottenute con ovini poco più “avanti in età”, alimentati esclusivamente con latte, foraggi e una minima parte di granaglie. La preferenza territoriale per i prodotti a base di carne si riflette anche nella preparazione dei suoi salumi tipici, come il prosciutto amatriciano Igp o della mortadella, sempre di Amatrice. Le peculiari caratteristiche oroidrografiche del territorio riservano un’inaspettata prelibatezza conosciuta fin dall’epoca romana. Nel libro “De pesci romani” Monsignor Paolo Giovio esalta le caratteristiche qualitative della trota di Rieti, che vive nelle acque cristalline e gelide che solcano l’incontaminata Valle dell’alto Velino e si alimentano grazie alle sorgenti del Peschiera, tra le più grandi d’Europa. Le pregiate carni della trota, magre, dal gusto delicato, sono fonte d’ispirazione per i ristoratori locali che, rielaborando antiche ricette, propongono rivi-

sitazioni accattivanti come quelle in crosta di patate di Leonessa o quella con i marroni antrodocani».

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quali iniziative state lavorando per promuovere fattivamente il turismo sostenibile?

«La linea strategica sposata dal Gal “Vette Reatine” intende promuovere lo sviluppo complessivo del turismo sostenibile mediante il sostegno a iniziative volte alla realizzazione, al miglioramento e all’adeguamento di infrastrutture turistico-ricreative a favore del turismo rurale, tese al miglioramento e all’adeguamento della ricettività e dell’ospitalità nelle aree rurali. Stiamo poi lavorando alla qualificazione e alla valorizzazione delle risorse specifiche del territorio: tutela paesaggistica attraverso il recupero del patrimonio edilizio rurale e diversificazione dei redditi delle aziende agricole attraverso la creazione, il potenziamento, la qualificazione di attività agrituristiche e di diversificazione di quelle agricole».



Leonessa: un territorio, un racconto, due anime

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n borgo, due – o forse più – anime. La storia di Leonessa ha un sapore medievale, inizia nel 1278 al confine tra il Lazio e l’Abruzzo, regione alla quale la città è appartenuta fino a poco meno di un secolo fa. A farle da cornice è la bellezza del paesaggio montano, in particolare il versante settentrionale del Monte Terminillo

Leonessa Gianluca Gizzi

nell’alta Vallonina, che durante i mesi invernali si cristallizza sotto una soffice coltre di neve. A sud del borgo si erge invece il Monte Tilia, un tempo sede dell’antica stazione sciistica di Leonessa, oggi meta ideale durante l’estate per godere di lunghe passeggiate nella natura. Una curiosità riguarda l’estensione di questo paese: statisti-


Gaia Guarino

facebook.com/gaia.guarino

che alla mano, risulta essere il più vasto di tutto il Centro Italia tra quelli oltre i novecento metri d’altitudine e il secondo della provincia di Rieti. Un’altra particolarità concerne un evento tradizionale, ovvero il ‘Palio del Velluto’. Una gara tra contrade che si svolge generalmente a fine giugno e che rispolvera le origini.

Tamburini di Forcamelone durante il Palio del Velluto DVBRAIN


Leonessa, i due volti del borgo U

na vocazione agricola da una parte e una turistico-culturale dall’altra. Sono questi i due volti di Leonessa, due racconti che camminano in parallelo definendone l’identità. Il territorio offre tantissimo, le coltivazioni tipiche sono le lenticchie, il farro, lo zafferano e, in primis, la celebre patata leonessana, un prodotto agroalimentare riconosciuto a livello nazionale. Ideale per preparare le ciambelline di patate, dolce molto diffuso nella zona, è perfino protagonista di una sagra organizzata la seconda domenica di ottobre. Ma questo borgo è anche sport ed escursionismo. Grazie agli impianti di risalita di Campo Stella, molti sono i visitatori durante la stagione più fredda, tanto quanto i sentieri da trekking affascinano gli irriducibili delle camminate non appena sboccia la primavera. Diverse sono le associazioni culturali coinvolte nella promozione del territorio che propongono una serie di iniziative ponendo l’accento sull’ambiente e sull’attualità con una continua attenzione al miglioramento dei servizi. Trekking alla Torre Angioina Sandrol67

Leonessa Gianluca Gizzi


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Leonessa by night Gianluca Gizzi

Una passeggiata a Leonessa, cosa scoprire C

oncedersi un giro nel centro storico è d’obbligo. Il risultato? Rimanere affascinati dai palazzi d’epoca e dall’eco medievale che si respira. Un edificio simbolico è Palazzo Mongalli, oggi sede del comune, ma vale la pena soffermarsi davanti al portale settecentesco

Fontana Margaritiana Lamberto Zanotti

di Palazzo Vanni o ancora osservare Palazzo Cherubini nel quale, nel 1899, nacque Bixio Cherubini, celebre compositore e autore di brani che hanno segnato la storia della musica italiana. Numerose sono le chiese tra le quali spicca il Santuario di San Giuseppe da Leonessa, esempio di architettura barocca e luogo in cui sono custodite le spoglie del santo patrono. Nel cuore del borgo si trova infine la Fontana Margaritiana del XVI secolo, regalo di Margherita d’Austria. Uscendo dalle mura e salendo in auto è facile raggiungere Roma così come Perugia e L’Aquila, la posizione strategica rende Leonessa un ottimo luogo per chi – chissà! – volesse prendere in considerazione l’idea di abbandonare la frenesia della metropoli per dedicarsi a un piacevole smart working tra gli Appennini.

Chiesa di San Pietro Gianluca Gizzi


Contigliano, bellezza di pietra

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embra una fortezza posta sulla sommità di un colle e incastonata in un verde infinito, Contigliano, splendido borgo reatino che ha attraversato i secoli mantenendo pressoché intatti tutti i suoi gioielli: gli austeri palazzi antichi dal passato nobile, le mura difensive di epoca medievale, le poderose porte d’ingresso e d’uscita che lo racchiudono – evocativi i loro

Interno della Collegiata di San Michele Arcangelo


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

nomi: Porta dei Santi, che conserva ancora l’originale portale ligneo, e Porta Codarda – gli affascinanti e stretti vicoli, gli archi e i voltoni in pietra e l’imponente Collegiata di San Michele Arcangelo, risalente al XVII-XVIII secolo, decorata da un raffinato portale in pietra rosa e impreziosita all’interno da un organo settecentesco e da una cantoria in legno di noce

finemente intagliata. E poi, ancora, girovagando tra le viuzze e le scalinate, anche altre gemme cattureranno lo sguardo, come il cinquecentesco palazzo municipale, la settecentesca Chiesa di Sant’Antonio dagli interni barocchi, e la suggestiva ex Chiesa di San Giovanni, scoperchiata, ma della quale restano la facciata e alcuni resti di affreschi.


I dintorni: un tuffo nel Medioevo (e nella natura) L

asciati i coreografici vicoli del borgo, Contigliano riserva ancora numerose sorprese ai visitatori che vorranno avventurarsi nel suo territorio. Gli amanti di passeggiate e trekking nel verde, per esempio, potranno scegliere uno dei sentieri che si snodano nella Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile, mentre gli appassionati dei borghi fantasma non potranno non fare una visita a Reopasto, agglomerato medievale abbandonato negli anni Sessanta e ancora dominato dai resti di un antichissimo castello e da quelli di una chiesa settecentesca, che emergono dalla vegetazione. Ancora ruderi affascinanti sono quelli, situati in aperta campagna, della Chiesa altomedievale di San Lorenzo, risalente addirittura all’VIII secolo e costruita su insediamenti pre-romani. Imperdibili, infine, sono anche il Castello Varano di Terria, le cui origini risalgono al XIII secolo, e l’imponente Abbazia Cistercense di San Pastore fondata nel 1255, dove aleggia tuttora l’atmosfera semplice e raccolta che caratterizzava la vita monastica nel Medioevo.

Contigliano


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Tra feste e rievocazioni, il passato rivive

‘Assalto’ al Castello

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e il concetto di borgo fa pensare al silenzio dei vicoli e alla calma dei ritmi slow, Contigliano ha in realtà anche un ricco calendario di eventi e rievocazioni storiche, che attingono a piene mani dalla storia passata del paese. Emozionante è l’antichissima rappresentazione della ‘Passione di Cristo’, che viene messa in scena nella notte del Venerdì Santo da circa duecento figuranti in preziosi abiti d’epoca. Di rara suggestione è anche l’avvincente rivisitazione – nelle notti estive – dell’Assalto al Castello, che rievoca i cruenti fatti di sangue del 7 agosto 1501, quado passarono da Contigliano il capitano di ventura Vitellozzo Vitelli e i suoi armati, al servizio di Cesare Borgia. Ma i rituali collettivi e le occasioni per fare festa si legano anche al presente e alla convivialità della buona tavola: è ormai decennale, infatti, la ‘Festa della Pizza’, un appuntamento che riunisce – nelle serate di inizio estate – decine di migliaia di visitatori nel Parco comunale dell’ottocentesca Villa Franceschini. Un’ultima curiosità: tra i visitatori illustri di Contigliano, c’è stato anche il fotografo Steve McCurry, che nei primi anni Duemila ha ritratto il borgo con il suo stile inconfondibile.

Passione di Cristo

Chiesa di San Giovanni


Sistema artigiano: Confartigianato Imprese Rieti


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

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ondata nel 1995, la Confartigianato Imprese di Rieti conta più di 1.300 aziende, il 40% di quelle presenti a livello provinciale e si avvale di una rete di sei uffici distribuiti nella provincia e di una ventina di collaboratori in grado di offrire in modo costante la loro professionalità, serietà ed esperienza. Associazione di categoria più importante nella rappresentanza del comparto artigiano, delle piccole e medie imprese e del lavoro autonomo del reatino, cura le relazioni con le amministrazioni locali, le parti sociali e gli altri soggetti al fine di rappresentare e tutelare al meglio gli interessi dei propri soci. Con la

sua rilevante rappresentatività, Confartigianato Imprese Rieti mette a disposizione dell’associato professionalità, competenza e disponibilità per garantire rappresentatività e assistenza, in particolare nella rappresentanza e nella tutela degli interessi sindacali, economici e sociali di artigiani, nell’assistenza durante la creazione di nuove attività, supportando le aziende, stimolando le collaborazioni, offrendo opportunità di crescita, elaborando e diffondendo informazioni in campo normativo, tecnico ed economico, organizzando incontri e promuovendo programmi di formazione e aggiornamento.


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Sempre nuove opportunità T

ra le tante categorie assistite dalla Confartigianato reatina vi sono quelle legate all’alimentare - con, tra gli altri, i produttori di formaggi, pasta e pani tipici -, all’edilizia, all’arte, alla moda e alla comunicazione, poi i riparatori, il benessere, con estetisti, parrucchieri e odontotecnici, gli impiantisti, con, tra gli altri, idraulici ed elettricisti, la meccanica, con le tante aziende artigiane della meccanica, e i trasporti, con tassisti, autotrasportatori e noleggiatori. Associarsi significa essere sempre

informati, usufruire di incentivi, poter contare su un supporto continuo e duraturo, avere il sostegno e la consulenza in una fase difficile come quello dell’avvio di una nuova attività. L’obiettivo di Confartigianato Imprese Rieti è proprio quello di creare sempre nuove importanti opportunità, nuove realtà in ogni settore, in modo che ci sia poi un ritorno nei vari comuni, nel territorio e nell’intera economia locale, una valorizzazione della piccola e media impresa nella zona del Cratere.


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La riscoperta della montagna P

er tentare un rilancio delle aree montane, Confartigianato Imprese Rieti ha promosso lo sportello per l’imprenditoria “Vado a vivere in montagna” che si prefigge diversi obiettivi, tra cui quello di agevolare e aiutare quanti hanno deciso di mantenere o di intraprendere un’attività in montagna. Altro obiettivo è quello di perseguire un’inversione di tendenza che è legata a un costante calo demografico, cercando di stimolare una migliore manutenzione del territorio assicurando un maggiore li-

vello di benessere e inclusione sociale dei cittadini delle aree interessate, penalizzate da una carenza di servizi essenziali e da una viabilità difficile, ma dal ricco patrimonio ambientale e paesaggistico. Confartigianato Imprese Rieti ha analizzato le differenze morfologiche e ambientali della zona, ed è pronta a sostenere chi la montagna vuole salvaguardarla, curarla e valorizzarla. Un percorso articolato per evitare che il patrimonio culturale di questa zona del Lazio vada perduto.


Greccio, museo en plein air

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e la fama internazionale di Greccio è legata alla messa in scena, da parte nientemeno che di San Francesco, del primo presepe vivente della storia della cristianità – correva l’anno 1223 –, il pittoresco borgo reatino non si è certo crogiolato sul suo singolare primato, e ha invece continuato a valorizzare il proprio patrimonio culturale e architettonico, creando per esempio l’affascinante

Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo Lary Gonzales


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

“Sentiero degli artisti”, che si snoda tra le viette del delizioso centro storico e porta alla scoperta di 26 affreschi a tema francescano realizzati da altrettanti pittori internazionali sui muri in pietra delle antiche case, trasformando così l’agglomerato appollaiato su un colle in un museo di arte contemporanea a cielo aperto. Ma i tesori di Greccio non sono ancora finiti: addentrandosi tra le sue stradi-

ne acciottolate, dominate dai resti di un poderoso castello risalente all’XI secolo, s’incontreranno, infatti, l’antica Chiesa Parrocchiale di S. Michele Arcangelo e la barocca Chiesa di Santa Maria del Giglio, i cui interni sono ornati da sontuosi stucchi; ma è degna di nota anche la cappellina che custodisce il masso dal quale San Francesco era solito predicare alle genti del borgo.


Museo Internazionale del Presepe Giuseppe Falagario, e-borghi

Un museo per il Presepe U

scendo dal centro storico appena di una manciata di passi, Greccio svela un’altra attrazione degna di una visita, il Museo Internazionale del Presepe, affascinante a partire dalla location che lo ospita: la duecentesca Chiesa di Santa Maria che, ormai diroccata, ha trovato una nuova destinazione d’uso grazie a un sapiente recupero. L’esposizione all’interno del museo consente di fare un vero e proprio giro del mondo attraverso le espressioni artistiche di svariate culture legate al Presepe – ormai diventato patrimonio comune all’umanità intera – e di ammirare anche interessanti interpretazioni contemporanee della Natività, mentre all’esterno una statua alta cinque metri rende omaggio “all’inventore” del Presepe, San Francesco, appunto. La storia vuole infatti che, nell’autunno del 1223, dopo un viaggio in Palestina, il Santo chiedesse a papa Onorio III il permesso di realizzare a Greccio – che gli ricordava Betlemme –, per la prima volta in assoluto, la rappresentazione della

Museo Internazionale del Presepe Giuseppe Falagario, e-borghi

Museo Internazionale del Presepe Giuseppe Falagario, e-borghi

nascita di Gesù. Nella notte di Natale di quell’anno, in una grotta del piccolo borgo, nasce così il primo Presepe vivente, al quale prende parte tutta la popolazione. Da allora Greccio è nota in tutto il mondo come la “Betlemme Francescana”.


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La Rievocazione del Presepe oggi R

isale al 1974 la decisione di dare nuova vita alla tradizione francescana riproponendo, ogni Natale, la “Rievocazione storica del primo Presepe vivente del mondo”, che fa giungere a Greccio migliaia di turisti provenienti da ogni dove. Se la bellezza mozzafiato del luogo e la spiritualità che permea l’atmosfera da sole valgono il viaggio, la rappresentazione ha in realtà tutti i connotati delle grandi produzioni artistiche: una sceneggiatura sempre diversa e affidata a una regista professionista, scenografia spettacolare, costumi sontuosi e curati fin nei minimi dettagli, un ottimo gioco di luci e, ça va sans dire, l’interpretazione appassionata degli attori, tutti nativi di Greccio. Di rara suggestione anche la “quinta scenica” della rievocazione, che si svolge nell’area sottostante il Santuario Francescano, un imponente complesso architettonico che sembra sorgere dalla nuda roccia, edificato sopra la grotta che vide per la prima volta la rappresentazione della Natività e dove Francesco aveva stabilito il proprio eremo. Rievocazione del Presepe vivente di Greccio Massimo Rinaldi

Lary Gonzales


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

Azienda Torricella


All’ombra del Terminillo: Comunità Montana V di Montepiano Reatino

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ella Comunità Montana di Montepiano Reatino fanno parte 12 comuni della provincia di Rieti. Cantalice, Cittaducale, Colli sul Velino, Contigliano, Greccio, Labro, Leonessa, Monte San Giovanni in Sabina, Montenero Sabino, Morro Reatino, Poggio Bustone e Rivodutri. Il territorio, racchiuso fra la catena dei Monti Sabini a ovest e la catena dei Monti Reatini a est, è caratterizzato da una valle centrale, la Valle Reatina, che è contornata da una serie di rilievi tra cui spiccano il Monte Terminillo e il Monte Tancia. La Comunità Montana ha, tra gli obiettivi, quello di avviare una riorganizzazione dei servizi sul territorio da svi-

luppare in collaborazione con i vari comuni membri per ottenere, oltre a una razionalizzazione delle risorse, anche un miglioramento dei servizi al cittadino. Fin dalla sua costituzione, la Comunità Montana è impegnata a supporto delle attività presenti sul territorio - che vanno dall’agricoltura all’artigianato, dalla forestazione alla tartuficoltura, dall’allevamento zootecnico al recupero ambientale - oltre che nei nuovi servizi di assistenza sociale come il Telesoccorso e la Telecompagnia, con progetti sempre aperti per valorizzare e migliorare il territorio dei comuni d’appartenenza tra cui la valle santa di Francesco.


Terre francescane Q

uello della Comunità Montana V Montepiano Reatino è un territorio di straordinario valore ambientale ed è il luogo ideale per dedicarsi agli sport più svariati. Il Monte Tancia, la Riserva dei Laghi Lungo e Ripasottile e il Monte Terminillo sono solo alcune delle perle di un territorio tutto da scoprire e da vivere. Bagnato dalle acque del Velino, il territorio della Comunità Montana di Montepiano Reatino è ideale per passeggiate a cavallo lungo il Cammino di San Francesco, per i tour in bicicletta sulla pista ciclabile della Conca reatina e lungo i sentieri che si stagliano tra i prati del-

Matre Terra

la Riserva Naturale. Ci sono poi le limpide acque del Lago di Ventina, dove praticare la pesca sportiva delle carpe. Per gli amanti degli sport estremi, ecco la possibilità di fare un lancio in deltaplano sulla Valle Santa, per godere della vista di borghi medievali, boschi e prati. Da non perdere tante gite tra natura e fede, alla scoperta dei luoghi in cui San Francesco si raccoglieva in meditazione tra il Monte Lacerone e il Monte Terminillo, terre percorse da sentieri per il trekking ma anche, nella stagione invernale, da bianche discese per gli amanti dello sci, dello snowboard e dello slittino.


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Sapori montani C

ultura e tradizioni culinarie animano il territorio della Comunità Montana V di Montepiano Reatino. La valle, che conserva importanti tracce dell’Età del Bronzo antico e della cultura romana, è una valle definita “Santa” perché è da considerarsi la seconda patria di San Francesco d’Assisi. Fu proprio nei pressi del Santuario di Poggio Bustone che ricevette il Perdono, fissò la Regola dell’ordine e scrisse il ”Cantico delle Creature”, realizzando

Santuario di Poggio Bustone

il primo presepio al Santuario di Greccio. Splendidi borghi medievali ricchi di storia compongono la comunità montana che custodisce una serie di tradizioni culinarie tutte da scoprire e gustare. Dagli Strengozzi, la pasta di farina fatta in casa, alle Fregnacce alla Reatina, losanghine di acqua e farina con o senza uova, dai Pizzicotti, l’orecchietta al sugo di castrato tipica di Contigliano, alla porchetta di Poggio Bustone. Il tartufo, la patata e il farro del borgo di Leonessa, i gamberi di fiume e le trote delle Sorgenti di Santa Susanna, nel comune di Rivodutri, sono solo alcuni dei prodotti di questa terra di monti e acque tutta da scoprire e gustare. Mako, mercato contadino




Morro Reatino, spiritualità medievale e natura da vivere

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i perdono nella notte dei tempi le origini di Morro Reatino, da insediamento romano a roccaforte difensiva contro i Normanni intorno al 1100 ma lo scenografico borgo appollaiato su uno sperone roccioso racconta ancora oggi storie medievali di pietra, narrate dai resti delle possenti mura con merlature guelfe, scandite da minacciosi torrioni circolari e quadrangolari. Entrando

Morro Reatino Massimo Conti

nell’agglomerato storico dall’antica Porta Castellana a tutto sesto con volta a botte, ci si ritrova a girare tra viette, scalinate e stradine bordate da dimore medievali che creano cerchi concentrici attorno ai resti di quello che era il poderoso castello, da dove la vista spazia a tuttotondo su contrafforti boscosi, campi coltivati, filari di viti e distese di ulivi. Accanto al potere feudale,


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

anche quello spirituale ha lasciato tracce architettoniche pregevoli a Morro Reatino, a iniziare dalla Chiesa di San Lorenzo, con il suo bel portale seicentesco e gli interni impreziositi da un’antica urna cineraria riutilizzata come fonte battesimale e da alcune tele quattro-seicenteschi, tra i quali una bellissima Madonna con Bambino sollevata in volo da alcuni angeli.


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Tra leggende e miracoli P

roprio il dipinto della Madonna con Bambino custodito nella Chiesa di San Lorenzo è legato a un evento miracoloso: si racconta, infatti, che nel XV secolo un drappello di soldati di ventura tentò di assaltare il cassero di notte ma apparve la Madonna che mozzò loro i piedi facendoli precipitare dal colle sul quale si stavano arrampicando. Nel 1480, le donne di Morro vollero rendere omaggio alla Madonna “mozzapiedi” facendola raffigurare, appunto, in un dipinto. Ma la spiritualità a Morro permea ogni dove, come testimoniano anche le altre chiese disseminate sul territorio comunale come quella della Madonna della Torricella, splendidamente affrescata o come quella quattrocentesca di San Francesco, anch’essa custode di un pregevole dipinto quattrocentesco. E infine, non si può non menzionare l’eremo di San Michele Arcangelo, una cavità naturale ampliata dall’uomo e immersa in un bosco di querce e castagni, al cui interno si possono ancora ammirare splendidi affreschi quattro-cinquecenteschi.

Foto di Rossano Tantari e Simone Mostarda


La nuova falesia: per gli amanti dell’avventura

S

arebbe sbagliato pensare ai borghi storici come a entità “congelate” nel tempo, paesi-presepe legati solamente alle loro vicende storiche passate: si tratta invece di realtà dinamiche, in grado di evolvere con i gusti e le passioni dei viaggiatori, sempre però rimanendo fedeli a se stessi e, soprattutto, prestando attenzione alla salvaguardia della preziosa natura che li circonda. In quest’ottica, appena poco più di un anno fa, è stata inaugurata la splendida falesia naturale di San Michele Arcangelo – nei pressi si trova l’eremo omonimo scavato nella roccia, del quale vi abbiamo già parlato – a settecento metri d’al-

titudine e immersa in una vegetazione lussureggiante, nel cuore di un bosco incontaminato che sembra uscito da un libro delle favole. Sono circa 21 le vie di arrampicata attualmente percorribili, caratterizzate da diversi gradi di difficoltà – dal 5a al 7c – per climber esperti ma adatte anche ai neofiti di questo sport e tutte ad alto livello di adrenalina e di emozioni.


Eccellenza cooperativa: Legacoop Lazio

Assemblea dei delegati Legacoop Lazio 2019


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

L’

obiettivo di Legacoop, dal 1886, è quello di sostenere nel modo più dinamico ed efficace il protagonismo economico, sociale e civile delle imprese cooperative. Legacoop è un’associazione che riunisce circa 15mila imprese cooperative, attive in tutte le regioni e in tutti i settori, con lo scopo di mettere al centro del progetto le persone e i territori, sviluppando servizi e progetti per far nascere e far crescere imprese cooperative promuovendone la cultura cooperativa, affermandone i valori distintivi e sostenendo con la propria azione di rappresentanza il ruolo economico, sociale e civile. Legacoop Lazio è l’Associazione regionale dei

Consorzi che promuove la cooperazione e la mutualità, favorendo la diffusione dei principi e dei valori della cooperazione, tutela gli interessi delle imprese cooperative associate e opera ogni giorno per promuovere i rapporti con le Istituzioni, le Organizzazioni Sindacali e le Associazioni d’imprenditori. Legacoop Lazio può contare su un’articolazione settoriale, con i responsabili regionali delle differenti associazioni di settore nazionali tra cui Legacoop Abitanti, Agroalimentare, Produzione e Servizi, e territoriale, con le proprie strutture di Roma, Lazio Nord e Lazio Sud, Cooperative consumo Coop e di dettaglianti Conad.


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Produzione e trasformazione C

on oltre sessant’anni di storia, l’Associazione Nazionale delle Cooperative Agroalimentari aderenti a Legacoop promuove, rappresenta, assiste, tutela e coordina le cooperative associate, per favorirne lo sviluppo in moderne ed efficienti imprese. A Legacoop Agroalimentare aderiscono le imprese che operano in tutti i settori e in ogni fase produttiva dell’agroalimentare. Le importanti trasformazioni che sono avvenute e continuano ad avvenire nei mercati internazio-

Congresso Legacoop Lazio 2017

nali hanno avuto forti impatti sugli assetti della produzione agroalimentare nazionale, imponendo, negli ultimi anni, un riposizionamento delle stesse imprese cooperative. Il comparto agroalimentare di Legacoop Lazio vanta numerose eccellenze di livello nazionale, comprende importanti cooperative di produzione agricola, di commercializzazione, di lavorazione e trasformazione di prodotti agricoli oltre che di fornitura di servizi e mezzi tecnici.


Task force CoopAID Amatrice

Sostenibilità e crescita

Placido Putzolu, Presidente Legacoop Lazio

N

ata dalla fusione tra Legacoop Servizi e Ancpl, Legacoop Produzione e Servizi è l’Associazione Nazionale di rappresentanza delle cooperative di produzione, lavoro e servizi aderenti a Legacoop. L’evoluzione dei mercati di riferimento nei settori

delle costruzioni, del manufatturiero e dei servizi oggi sempre più interconnessi e la volontà di dare un contributo alla rappresentanza d’impresa, hanno condotto le due Associazioni Nazionali ad intraprendere un percorso d’integrazione avviato nel novembre 2016 con la costituzione dell’Area Lavoro, e completatosi con la nascita dell’Associazione Nazionale Legacoop Produzione e Servizi. Legacoop Produzione e Servizi conduce la sua azione di rappresentanza ispirandosi ai principi di legalità e sostenibilità sociale e ambientale, sostenendo la crescita delle imprese esistenti e la promozione di nuove cooperative. Le imprese di Legacoop Produzione e Servizi nel Lazio sono una realtà importante nei settori delle costruzioni, dell’impiantistica, della progettazione e ricerca, dei servizi alle imprese, dell’autotrasporto, della ristorazione e delle pulizie, della movimentazione merci e del facchinaggio. Tra i progetti specificatamente territoriali vi sono Coop Aid e l’attività a favore delle cooperative Rinascita 78 e Zootecnica Grisciano, operanti nel territorio del Gal Vette Reatine.


Rivodutri e la porta Alchemica

S

u una collina poco sopra la piana reatina, alle falde occidentali del massiccio del Terminillo, si sviluppa il borgo di Rivodutri. Nel cuore del paese, tra stradine e vicoli tortuosi, si conservano la Chiesa di San Michele Arcangelo, di origini medievali ma riedificata alla fine del Settecento, e uno dei monumenti più enigmatici di Rivodutri: la Porta Alchemica, un portale

Porta di Nicolò


Amina D’Addario

facebook.com/amina.daddario

in pietra calcarea con splendidi bassorilievi carichi di mistero. Gli abitanti la chiamano familiarmente ‘Porta di Nicolò’ in quanto in origine faceva parte di un edificio appartenuto alla famiglia omonima, mentre oggi segna l’ingresso a un piccolo giardino. Nella frazione di Piedicolle, inserito nel paesaggio rigoglioso della Riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile,

c’è un altro sito di grande fascino: le Sorgenti di Santa Susanna dove, nel periodo natalizio, viene allestito un presepe subacqueo. Apprezzate fin dai Romani, queste sorgenti vennero scelte da Pipino il Breve, padre di Carlo Magno, per la costruzione di un suggestivo mulino ad acqua che ancora oggi macina la farina come un tempo.

Rivodutri


Faggio di San Francesco

Sotto il faggio di San Francesco C

ome tutto il territorio della Valle Santa, anche Rivodutri fu attraversato da San Francesco d’Assisi e due sono gli episodi a lui legati che la memoria di questo borgo tramanda. Il testimone è sempre un albero maestoso dalla forma straordinariamente contorta che si trova alle pendici del monte Fausola. Da tempo immemorabile è identificato come il Faggio di San Francesco e, insieme ai quattro santuari della piana reatina, è parte integrante del cammino a lui dedicato. Invece di svettare verso l’alto, questo esemplare si protende piegandosi orizzontalmente lungo il terreno, con una forma che leggenda vuole sia stata assunta proprio per coprire meglio il santo che era stato sorpreso da un temporale. Accanto all’albero si trova poi un sasso con l’impronta che, si racconta, il poverello d’Assisi lasciò quando, di fronte alla richiesta di un maniscalco che gli chiedeva il pagamento per la ferratura dell’asino, scese dalla groppa dell’animale e, dopo aver detto all’asino di togliersi i ferri, questo obbedì.

Chiesa di San Michele Arcangelo


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Gli indirizzi del gusto O

lio Dop della Sabina, trote e gamberi di fiume, tartufi ed erbe selvatiche. La piana di Rieti è un territorio straordinariamente fertile e generoso, che nasconde tesori inaspettati. Materie prime di eccezionale qualità che i ristoranti di Rivodutri trasformano sapientemente in piatti prelibati. Come ‘Simone-La Riserva dei Sapori’, un caratteristico ristorante sul canale di Santa Susanna, dove il giovane Simone Sampalmieri propone la cucina genuina del suo territorio. O come il ‘Parco alle Noci’, una sorta di coun-

Ristorante Simone

Parco alle Noci

Parco delle Sorgenti di Santa Susanna

try house apprezzata soprattutto per le ricette a base di pesce proveniente dalle limpidissime acque della zona. Una vera istituzione che ha proiettato Rivodutri nelle mappe dei buongustai di tutta Italia è, invece, il ristorante ‘La Trota’ dei fratelli Sandro e Maurizio Serva: un santuario del gusto riconosciuto da tutte le guide gastronomiche, tra cui quella Michelin che gli assegna due stelle. Merita una menzione speciale anche la ‘Tenuta Due Laghi’, un agriturismo che interpreta in maniera creativa la cucina tradizionale.


Collicharme sulnaturale Velino,

L

a natura ancora incontaminata della valle reatina, seducente porzione d’Italia fuori dalle rotte comuni, lascia anche i visitatori più esperti a bocca aperta: il verde brillante dei prati si alterna ai colori più caldi dei boschi, all’azzurro cupo dei numerosi laghi che punteggiano il territorio e all’argenteo scorrere del Fiume Velino, mentre l’orizzonte ha i contorni del gruppo montuoso del Terminillo, che in inverno non di rado si amman-


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

ta di bianco. E anche le tracce dell’uomo, splendidi borghi sospesi nel tempo, armonizzano con il paesaggio completandolo. Per questo motivo Colli sul Velino è la destinazione perfetta per una vacanza slow all’insegna del bien vivre, immersi nella natura e nella storia: parte del territorio comunale fa infatti parte della Riserva Naturale Regionale dei Laghi Lungo e Ripasottile, un vero paradiso per gli appassionati di birdwatching e

per gli amanti di trekking e passeggiate, che qui trovano numerosi sentieri ben segnalati – due su tutti: il sentiero degli Aironi e il sentiero dei Cormorani –, ai quali si aggiungono sia quelli lungo il Fiume Velino sia i percorsi intorno a un altro lago di rara bellezza, quello di Ventina, che rappresenta il “relitto” dell’antico Lago Velino, esistente fin dall’età preistorica, come testimonia, tra l’altro, il ritrovamento di interessanti reperti.

Lago Lungo Daniele Mosca - CC BY-SA 4.0


Viaggio nel tempo A

nche il raccolto agglomerato di Colli sul Velino – che, curiosamente, fino al 1962 si chiamava Colli di Labro – merita una visita per l’atmosfera di particolare suggestione che vi si respira, alla quale contribuisce il mix di edifici storici, di dimore moderne e di ruderi antichi. Sicuramente attirerà lo sguardo l’ottocentesca Chiesa di Santa Maria Maddalena: tutta in pietra e dalle linee semplici, racchiude al suo interno un interessante ciclo pittorico dell’artista Franco Bellardi e un pregevole Giudizio Universale realizzato a tempera sul muro. Più antica e appena fuori dell’abitato, è invece la Chiesa “vec-

Chiesa di Sanrta Maria Maddalena

Chiesa di Sanrta Maria Maddalena

Villa d’Assio

chia”, di epoca romanica e dall’aspetto rurale, anch’essa dedicata a Maria Maddalena. Immersi nella boscaglia, si incontrano anche i suggestivi resti della Torre del “Morro Vecchio” e in località Casaletto uno splendido fontanile del Settecento, mentre andando ancor più a ritroso nel tempo – e immergendosi ancor più nella bucolica natura reatina, in località Grotte di San Nicola – la vera “star” di Colli sul Velino è Villa d’Assio, una villa patrizia di epoca romana risalente al I secolo a.C. e appartenuta, secondo la tradizione, al senatore Quinto Assio, della quale rimangono interessanti resti.


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locale di pasta lunga – a base del prezioso tubero. Gli amanti della carne, invece, potranno provare le gustose proposte legate alla selvaggina – cinghiale in primis – e al castrato, mentre la vicinanza del Fiume Velino, del Canale di Santa Susanna e dei laghi ha dato vita a una golosa tradizione di piatti a base di pesce d’acqua dolce, dai gamberi di fiume alle carpe, dai lucci alle trote. Infine, le numerose aziende agricole disseminate sul territorio comunale assicurano la presenza in tavola di prodotti della terra genuini e rispettosi della stagionalità.

Pappardelle al cinghiale

I sapori della buona tavola S

e è vero che il turismo dai ritmi slow e di qualità va sempre più spesso a braccetto con l’enogastronomia e l’attitudine al bien vivre, Colli sul Velino coccola i visitatori anche a tavola, con una serie prelibata di prodotti del territorio di elevata valenza, che diventano protagonisti di piatti gustosi. A iniziare dal profumatissimo tartufo scorsone – al quale è dedicata anche una frizzante sagra annuale che si svolge in estate –, declinato in interi menu che annoverano, tra l’altro, bruschette, gnocchi e frittate – oltre ai tradizionali strengozzi, una varietà

Palio della Padella

Fontanile del Settecento in località Casaletto


Gaia Guarino

facebook.com/gaia.guarino

L’

epicentro di tre regioni, Lazio, Umbria e Abruzzo: benvenuti a Cittareale. Siamo nella Valle Falacrina, in quel luogo intriso di storia che dai tempi dell’Antica Roma fino poi al Medioevo ha visto il susseguirsi di avventure quasi epiche, di personaggi la cui eco risuona ancora oggi. La sua fondazione si fa risalire a Manfredi, figlio di Fe-


Cittareale, qui inizia la storia

derico II, che pare decise di ergere questo borgo nel 1261 sulle rovine di una cittadina già distrutta dai saraceni. Alcuni storiografi sostengono invece che la nascita della Civitas Regalis sia avvenuta più tardi, nel 1329 e per volontà di Roberto d’Angiò con lo scopo di fungere da porta del Regno. Qualunque sia la verità, ciò che è certo è che Cittarea-

le – al secolo Vicus Phalacrinae – è il villaggio che nel 9 d.C. diede i natali all’imperatore Tito Flavio Vespasiano. A dimostrarlo sono alcuni scavi che hanno riportato in superficie memorie e reperti tra cui la sua villa, attualmente custoditi presso il Museo Civico, inaugurato nel 2009 in occasione del bimillenario della nascita.

Cittareale


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Tra religione e tradizione I

l borgo di Cittareale ha una tradizione religiosa molto forte legata in particolare alla tradizione mariana. In prossimità delle sorgenti del fiume Velino si trova il Santuario della Madonna di Capodacqua, è qui che si dice che la Vergine Maria sia apparsa a una contadina della zona. Molto importante è anche la Chiesa di San Pietro le cui fondamenta giacciono su un antico tempio dedicato a Vacuna, dea della fertilità e del riposo dopo i lavori della campagna. E proprio dalla terra giungono alcuni dei prodotti che

più caratterizzano il territorio: la patata, il miele, carni e formaggi e i pregiati tartufi. Uno degli appuntamenti più saporiti e attesi dell’estate è la ‘Sagra della braciola’, generalmente organizzata durante il mese di agosto, che vanta di essere la più antica della provincia di Rieti. Ogni anno attira numerosi visitatori che possono degustare la carne alla brace circondati da un affascinante paesaggio di montagna, un’occasione per concedersi qualche peccato di gola in una cornice unica.


Dalla rocca alla grotta

U

no degli elementi distintivi di Cittareale è l’architettura militare di cui la Rocca rappresenta la massima espressione. Nata con l’obiettivo di essere una difesa posta sul confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio, la fortezza è stata spesso rinnovata fino ad assumere la conformazione attuale di stampo aragonese del XV secolo, restaurata e parzialmente visitabile. Opportunità speciale riservata agli esperti è quella di scoprire i misteri geologici della Grotta di Cittareale, una proposta destinata agli speleologi professionisti o amatoriali, e a coloro che non temono di avventurarsi nel sottosuolo. Sconsigliato ai claustrofobici ma un sogno a occhi aperti per gli aspiranti Indiana Jones. In

cerca di attività più classiche? Nessun problema! È sufficiente mettere gli sci ai piedi per vivere il brivido della montagna presso il polo sciistico di Selvarotonda, uno dei più importanti dell’Alto Lazio, o dedicarsi a un pacifico escursionismo per tuffarsi nella natura.


Eccellenti fermentazioni: Birra Alta Quota

Castel Sant’Angelo


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

È

da un’audace quanto brillante idea di Claudio Lorenzini, che nel 2010 nasce Birra Alta Quota. Nella terra che ha dato i natali all’imperatore Tito Flavio Vespasiano, zona ricca di storia, natura incontaminata e scorci selvaggi, si è sviluppata una realtà artigianale che con il tempo ha portato i suoi prodotti alla ribalta nazionale. E’ il 7 di marzo del 2010 quello della prima cotta di birra nei locali della prima sede, la vecchia scuola elementare di Cittareale, piccolo centro nel cuore dell’Alta Valle del Velino, ed è con un piccolo impianto che consente una produzione di ottanta litri per cotta che inizia a prendere forma il progetto Alta Quo-

ta. A pochi mesi dall’apertura, la sede si sposta in località Selvarotonda, a 1.600 metri d’altitudine, e inizia anche la prima di una lunga serie di partecipazioni al Salone del Gusto di Torino. Si chiama Principessa, l’unica birra prodotta, e la storia ha un seguito. Pochi mesi dopo la nuova sala cottura da trecento litri segna la svolta e l’inizio di un periodo di crescita costante. Negli anni a venire ci sono un nuovo birrificio, l’osteria per la vendita e la degustazione e un Museo dell’agricoltura locale, nuove attrezzature e una nuova sala cottura di 1.200 litri, ma sempre la particolare attenzione alla qualità, all’efficienza e alla sostenibilità della produzione.


Intuito, malto e luppolo L

a storia di Birra Alta Quota si basa sulla ricercatezza estrema dei sapori delle birre prodotte, sull’entusiasmo, la fantasia e la creatività che hanno dato vita a uno stile distintivo unico. Una produzione artigianale di birra il cui sapiente impasto di malto, frumento, luppolo e acqua è affidato all’intuito, all’occhio, all’esperienza e al gusto di Andrea e dei suoi collaboratori. Con fantasia, estro e passione Birra Alta Quota è animata da continue scoperte e temerarie sperimentazio-

ni, caratterizzate dall’impiego di materie prime, talvolta insolite ma sempre di eccellente qualità. Tra gli ingredienti aggiuntivi più estrosi vi sono il peperoncino rocoto, utilizzato nella produzione della birra Chicano, e il sedano bianco di Sperlonga, utilizzato nella produzione della Tiberia, birra da abbinare ai piatti di pesce. Luppolo fresco e grano della varietà “Senatore Cappelli” rendono la birra Anastasia particolare, con un’identità locale forte e decisa.


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Greta, AncestrAle e Ginevra G

reta senza glutine, AncestrAle e Ginevra Ipa sono le tre nuove birre nate tra il 2017 e il 2019, nuovi prodotti frutto del lavoro e dell’ingegno di chi, da anni, lavora con passione per rendere il marchio Alta Quota un’assoluta eccellenza. Prodotto innovativo pensato e creato per regalare a chi soffre di celiachia il piacere di una vera birra artigianale, la birra Greta senza glutine è sicuramente una nuova importante realtà. La birra AncestrAle è invece nata con l’intento di

recuperare una parte del pane sprecato nella filiera della panificazione; il pane raffermo rimasto invenduto dalle panetterie viene così trasformato in birra, a ogni 1.200 litri d’acqua si uniscono 250 chili di pane. Dall’aspetto dorato e dalla fragranza floreale e terrosa è invece la birra Ginevra Ipa, dall’antico stile della tradizione inglese, dove l’amaro è presente ma progressivo. Tre nuove meraviglie di Birra Alta Quota, che si aggiungono alle altre storiche che hanno reso grande un marchio che è ormai storia.


Gaia Guarino

facebook.com/gaia.guarino

P

oco più di un centinaio di abitanti, tanto da essere annoverato tra i comuni meno popolati d’Italia. A mille metri d’altitudine sorge Micigliano, un borgo dove ancora oggi sopravvive una natura pura e incontaminata. Una flora e una fauna rigogliose al punto da aver portato alla scoperta di specie animali che si credevano estinte

come, per esempio, la bombina variegata, un curioso anfibio dal ventre giallo noto anche come ululone, nome che deriva dal suono del suo classico canto d’amore. Micigliano è collocato sul versante orientale del Monte Terminillo con uno sguardo verso le Gole del Velino: una quantità di paesaggi da preservare e vivere dedicandosi


Micigliano, una piccola gemma tutta da vivere

ad attività outdoor come passeggiate, trekking, mountain bike e, per gli appassionati di sport invernali, anche lo sci. In vista della prossima estate, inoltre, è in fase di sviluppo un’area camper per accogliere tutti coloro che vorranno trascorrere una piacevole vacanza in paese, immersi nel verde e circondati dalla bellezza.

Micigliano


L’eco del passato L

storia fa eco e a Micigliano sembra aver lasciato tracce indelebili. Le origini di questo borgo si perdono nel tempo, alcuni scavi archeologici parlano infatti di insediamenti già in età antica ma è solo dal X secolo che si parla di ‘Micilianus’ in un documento relativo all’Abbazia di Farfa. Durante l’Alto Medioevo la città divenne parte del feudo ecclesiastico dell’Abbazia dei Santi Quirico e Giulitta insieme ai castelli di Cesura e di Vischiata, quest’ultimo sito sulle alture tra Micigliano e Posta, che ancora conserva ruderi delle abitazioni e della cinta muraria. Questo territorio venne occupato anche dall’illuminato sovrano Federico II di Svevia per poi, nel corso del XIX secolo, giungere all’abolizione del feudo ecclesiastico. Fino al 1927 era tra i comuni della provincia dell’Aquila, oggi è una delle piccole gemme del Gal Vette Reatine. Con il Terminillo a fare da cornice, ci si trova in un vero e proprio locus amoenus capace di offrire tantissimo sia in estate sia in inverno, ideale per un break lontani dalla frenesia della città.

Micigliano


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Cosa fare e dove andare C

ome ogni borgo, anche Micigliano ha le sue tradizioni. Un evento tipico è quello del 5 gennaio, la Pasquarella, durante il quale dei cantori intonano per le vie una serie di antichi stornelli

to da non perdere riguarda San Lorenzo, il santo patrono, festeggiato per circa una settimana durante il mese di agosto. A chiusura delle celebrazioni, proprio il giorno di Ferragosto, si svolge la Festa della Montagna, una “braciolata” in compagnia in località Le Prata. Legate invece alla cultura agricola sono due sagre, la Sagra del Tartufo a luglio e la Sagra della Castagna, organizzata l’ultima domenica di ottobre. Micigliano si racconta infine attraverso i suoi landmark, in primis la già citata Abbazia benedettina dei Santi Quirico e Giulitta e il Museo Civico delle Arti e Tradizioni Popolari, dove scoprire oltre seicento utensili e mobili della vita rurale e artigianale.

passando di casa in casa. Una festa che risale probabilmente a un passato lontano e che vuole rappresentare i pastorelli che annunciarono la nascita di Gesù in attesa dei Re Magi. Altro appuntamen-


Labro, splendida terra di confine

U

n passato ricco di avvenimenti e lasciti architettonici, un presente frizzante caratterizzato dalla volontà di recupero e di valorizzazione: appollaiato su un colle boscoso affacciato sul Lago di Piediluco, Labro è da sempre l’austera sentinella a guardia dei confini tra le terre umbre e quelle reatine e ancora oggi conserva il fascino della roccaforte medievale. Fascino che ha sedotto, tra gli altri, un valente archi-

Labro

tetto belga, che negli anni Sessanta intraprese un appassionato quanto meticoloso lavoro di restauro conservativo che ha salvato il borgo da qualsiasi speculazione edilizia, portandolo alla sua – intatta – bellezza originaria fino ai giorni nostri. Passeggiando per il coreografico centro storico, non sorprende affatto scoprire che Labro sia annoverato tra i Borghi più belli l’Italia e si sia guadagnato la Bandiera Aran-


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

cione del Touring Club: le sue stradine in pietra svelano edifici nobiliari dai preziosi particolari – imperdibili un portale con bugnato in rilievo e iscrizione sull’architrave e una raffinata finestra guelfa – case in pietra addossate le une alle altre, via via fino ad arrivare al Castello Nobili Vitelleschi, più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, da dove si gode un panorama mozzafiato.

Porta d’ingresso al paese da piazzale Genzi Croberto68 CC BY-SA 4.0


Natura sovrana

B

enché le gemme storico-architettoniche di Labro siano numerose – scenografica la scalinata che conduce all’antico torrione e alla Chiesa della Collegiata – la loro bellezza gareggia con l’esuberanza della natura circostante: non solo i laghi di Piediluco e di Ventina e l’imponenza del gruppo montuoso del Terminillo, ma anche gli infiniti boschi di castagni e i prati a perdita d’occhio meritano del tempo, per una passeggiata lungo un sentiero – tutti ottimamente segnalati – per osservare un tramonto, per assaporare il profumo dei fiori selva-

Labro visto dal Lago Piediluco Valerio Clementi CC BY-SA 4.0

Una torre del Castello Nobili Vitelleschi Croberto68 CC BY-SA 4.0

tici. E anche, con un pizzico di fortuna, per avvistare qualcuno degli abitanti di questo paesaggio lussureggiante e incontaminato: cinghiali, volpi, faine, istrici e persino lupi e aquile reali. Anche i più sportivi possono trovare a Labro una serie pressoché infinita di proposte, dal canottaggio al trekking, dall’equitazione alle escursioni in moutain bike, dal rafting alle arrampicate, dal parapendio al golf, fino ai percorsi di ciclismo sportivo, con la mitica salita del Terminillo, dove nel 1936 fu disputata la prima cronoscalata della storia.


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Tra storia e leggenda

A

testimoniare il legame che Labro ha con la natura circostante, concorre anche il nome stesso dello splendido borgo che, secondo le fonti più accreditate, deriverebbe dal latino “aper, aprum”, cinghiale. E proprio a un cinghiale è legata la leggenda relativa alla costruzione della prima fortezza, edificata da un signore reatino, De’ Nobili, che in occasione di una battuta di caccia aveva promesso di edificare un castello nel luogo dove avrebbe abbattuto il suo primo cinghiale. Cinghiale che ancora oggi campeggia, sotto una quercia, sullo

stemma del paese. Interessante è anche la teoria che vorrebbe il nome derivante da “lavabrum” che significa “vasca, bacino”, con riferimento, probabilmente, al vicino Lago di Piediluco. Dalla leggenda alla storia, meritano un ultimo cenno le origini gloriose di Labro – che si incontra negli annali a partire dal 956 –, quando l’imperatore germanico Ottone I investe Aldobrandino De’ Nobili feudatario di Labro e gli concede il dominio su altri 12 castelli disseminati tra il Ducato di Spoleto e il contado di Rieti.


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

P

ianura, collina e alta montagna caratterizzano il territorio di Castel Sant’Angelo. Situato sulla vecchia ”Via del sale”, domina tutta la vallata del Velino, dove una natura incontaminata si mescola ai tanti siti archeologici. L’antico abitato di Castel Sant’Angelo sembrerebbe risalire all’alto Medioevo, con edifici e strade che conservano

Castel Sant’Angelo

una fisionomia rude e suggestiva che nel tempo è rimasta intatta, con una storia segnata da numerose lotte tra cui la guerra tra re Ferrante d’Aragona e i baroni ribelli dall’altro, spalleggiati da papa Innocenzo VIII, dall’Aquila e da molte altre terre della Valle del Velino e del Cicolano, contesa in cui gli abitanti di Castel Sant’Angelo, per non


Castel Sant’Angelo, sulla Via del sale

venir meno alla promessa fatta al re, fecero la loro parte. Il borgo di Castel Sant’Angelo conserva ancora tanto del suo passato e della struttura tipica dei centri medievali. Ai pittoreschi vicoli si uniscono interessanti emergenze architettoniche tra cui la torre dell’antico castello e i resti delle mura merlate.

Lago di Canetra


Lago di Paterno

Acque e bastioni

L

a zona di Castel Sant’Angelo è caratterizzata da diversi siti di interesse storico e fa parte di un’area, quella dell’Alta Valle del Velino, ad altissima valenza archeologica. Quello che oggi è il territorio che va dalla fertile piana di San Vittorino, dove scorre il Velino e transita la Salaria, importante via di comunicazione, e le ripide e boscose montagne, era un tempo sede di importanti insediamenti oggi visibili nelle zone archeologiche. Tra i resti di

maggiore rilevanza vi sono i resti della via Salaria e le importanti Terme di Tito; la Villa di Tito sorge su un declivio, presenta una facciata cadenzata da bastioni regolari e si affaccia sul Lago di Paterno, l’antica Cutillae. In epoca preromana vi sorgeva il Santuario federale dei Sabini dedicato alla dea Vacuna, e le acque curative, ricche di zolfo, sin dall’epoca romana sono state meta di villeggiatura degli imperatori della famiglia dei Flavi.


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Zuppe e pasta fresca C

astel Sant’Angelo è archeologia, storia ma anche gastronomia di qualità. La cucina di quest’angolo del Lazio è semplice e genuina e privilegia i prodotti della terra locali. I legumi sono tra i prodotti principali di questa terra di colline e montagne e sono gli ingredienti principali di ottime zuppe, sapientemente preparate nelle tipiche pignatte di terracotta. Altre prelibatezze locali sono i pizzicotti con sugo fresco, fatti con pasta lievitata avanzata dalla panificazione, preparati con sugo fresco con aglio, olio, peperoncini, pomodoro e prezzemolo, e le sagne alla molinara, preparate con acqua, farina e un pizzico di sale, stese con il mattarello grossolanamente e poi allungate direttamente nel caldaio, condite con aglio, olio, peperoncino e pomodoro. Salumi, formaggi e specialità tipiche locali, come i cannaruzzittu alla paternese, sono protagonisti dei festeggiamenti dedicati alla Madonna del Rosario che si tengono la terza domenica d’agosto. Tre giorni d’eventi dove la tradizione locale e la profonda devozione alla Madonna si mescolano con la sana passione locale per il buon cibo e per i prodotti di questa terra generosa, dove si respirano ancora i fasti degli antichi Romani che tanto hanno influenzato la zona.

Terme di Tito




Antrodoco, cammini e sapori tra i monti

A

ntrodoco, l’ombelico d’Italia. È uno dei comuni nel cuore del nostro Paese, incastonato tra il Monte Nuria, il Monte Giano e il Terminillo e baciato dal fiume Velino e dalla via Salaria. Il borgo, fondato in epoca sabina, venne poi conquistato dai Romani e il suo nome deriva proprio dalla sua posizione ‘tra i monti’. Uno degli

Antrodoco

eventi che ne hanno segnato la storia è la prima battaglia del Risorgimento Italiano nel marzo del 1821. Lo scontro ebbe come teatro le gole di Antrodoco, dove a fronteggiarsi furono le truppe napoletane da una parte e l’esercito austriaco dall’altra. Proprio nel corso del 2021 ricorrerà la commemorazione di tale episodio, in occasione


Gaia Guarino

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del suo bicentenario. Antrodoco costituisce uno snodo importante per raggiungere località di interesse naturalistico e culturale come, per esempio, i resti dell’antica Via Cecilia o gli eremi sulle pendici del Monte Giano e, grazie ai suoi sentieri, è un punto di riferimento per gli appassionati di trekking ed escursionismo.

Piani di Piscignola con ruderi del castello e sullo sfondo il Terminillo


Antrodoco, tra cammini e tradizioni I

l territorio di Antrodoco è il luogo ideale per chi ama avventurarsi lungo i cammini. La rete sentieristica conta infatti oltre trecento chilometri di percorsi che si possono affrontare a piedi, a cavallo, in mountain bike o perché no, in sella a una moderna e-bike. Questo borgo è una tappa fondamentale del Sentiero Italia del Cai ed è inoltre il ‘chilometro 0’ della Strada Statale 17 dell’Appennino Abruzzese e Appulo-Sannitico che da Antrodoco giunge poi

Stracci

a Foggia. Il borgo è noto altresì per le sue feste. Ad agosto è tempo della ‘Sagra degli Stracci’, un piatto tipico locale, ottobre è invece il momento della ‘Festa d’Autunno’ dedicata al famoso marrone antrodocano. Imperdibile è il Carnevale storico, noto come ‘Li dodici mesi’, rappresentati da un pari numero di

maschere che, accompagnate da un simbolico papà, vanno per le vie del borgo raccontando in versi dialettali le ricchezze, i benefici e gli svantaggi che li caratterizzano. E per chi desidera tornare nel Medioevo, c’è il ‘Castaldato’, una rievocazione storica che trascina tra giochi, musiche e atmosfere dell’epoca.


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I sapori del borgo I

l Natale è il periodo dell’anno in cui Antrodoco si illumina grazie ai sapori delle ricette invernali. Tanti sono i dolci legati al 25 dicembre, dolci prevalentemente secchi che si rifanno alla tradizione abruzzese, come la copeta, una pasta di mandorle e miele stesa a caldo confezionata tra due foglie di alloro. Ma il paese è celebre pure per le sue ferratelle, per la pizza

di Pasqua – un dolce che si consuma durante la colazione pasquale con uova benedette il Venerdì Santo – e per la scoppozza, un’anguria spaccata a metà colma di vino cotto da degustare durante la sagra del 14 agosto. Altre delizie da mettere in lista sono i già citati marroni, ma anche i gelati, l’olio e il liquore di genziana, un tesoro liquido da preparare in casa. An-

Santa Maria extra moenia

trodoco è un rinomato presidio Slow Food, un tripudio di prelibatezze, insomma, da provare durante una passeggiata nel centro storico dall’animo angioino o spingendosi fino a oltre le mura per ammirare la Chiesa di Santa Maria extra moenia, il monumento artisticamente più rilevante della città.

Piazza del Popolo

Cai - Sentiero Monte Giano


Cantalice, gioiello di pietra e storia

C

oronato dalla superba mole del Terminillo, Cantalice è uno dei borghi più caratteristici del reatino. Addentrarsi nel suo dedalo di viuzze è come tornare indietro nel passato e rivivere le vicende di questo borgo, reso inespugnabile dall’eccezionale asperità del sito e dalla robustezza delle sue costruzioni. Cantalice è un groviglio di case di pietra che si sviluppa

Torre del Cassero e Chiesa di San Felice


Amina D’Addario

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tutto in altezza, lungo una parete quasi verticale, culminando nell’antica Torre del Cassero, testimonianza di un vecchio castello in buona parte distrutto ma le cui tracce sono tuttora visibili, e nella bianca Chiesa di San Felice. Di stile Barocco, è stata realizzata direttamente sull’area dove sorgeva la casa del santo e al suo interno conserva raffigurazioni dei suoi miracoli e un

organo a canne del Settecento. Un’altra particolarità di Cantalice è la sua lunga e panoramica scalinata in pietra che, nella parte più antica, lo attraversa tutto dividendosi in ramificazioni inaspettate. Un sistema di quasi seicento scalini che hanno sempre garantito la mobilità interna del borgo salvaguardandone la struttura fortificata.

Cantalice


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Lungo e Ripasottile, la meraviglia dell’acqua

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antalice gode di un panorama unico sulla Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile. Bacini che rappresentano ciò che resta dell’antico Lago Velino, prosciugato già in epoca romana, e che ha lasciato in eredità una pianura fertile preservata ancora oggi dalle tecniche di coltivazione intensiva. Un territorio ricco di percorsi lacustri di rara bellezza che si snodano tra boschi, canneti e specchi d’acqua punteggiati dalle meravigliose ninfee bianche o gialle. Alcune cascine su palafitte che si incontrano nella riserva sono invece i luoghi ideali per l’avvistamento della ricca fauna che vive sulle rive dei laghi. Soprattutto nei mesi invernali e in occasione dei passaggi migratori, sono oltre duecento le specie di uccelli che popolano quest’area. Qui svernano, ad esempio, il tarabuso, l’airone cenerino, la moretta e qui è possibile adocchiare il falco di palude e l’albanella reale. Le montagne attorno al Terminillo sono invece l’habitat naturale di cervi, caprioli, lupi e, da un po’ di tempo a questa parte, anche di orsi marsicani.


Santi Felice e Gregorio, sulle orme del sacro

A

circa due chilometri dal borgo di Cantalice sorge il Santuario di San Felice all’Acqua, eretto là dove il santo cantaliciano, nel Seicento, compì uno dei suoi miracoli. Dopo aver pregato il Signore colpì la terra con un bastone e dal suolo scaturì prodigiosamente l’acqua che servì a dissetare i pastori e i contadini con cui stava lavorando. All’inizio esisteva solo una nicchia con l’effigie del frate cappuccino, successivamente fu costruita la chiesa attigua alla fonte, ancora oggi meta di pellegrinaggi. Un altro luogo caro agli

abitanti del luogo è la Chiesa di San Gregorio, la prima che si incontra percorrendo la strada che da Castelfranco conduce a Cantalice. È dedicata al primo patrono del borgo, papa Gregorio Magno, e sorge su una collina panoramica sul cammino di San Benedetto e San Francesco. Qui è possibile visitare la “Saletta dei ricordi”, mostra permanente dedicata alle vittime dell’incidente aereo del Monte Terminillo del 13 febbraio del 1955, durante il quale morirono 29 persone tra cui l’attrice e Miss Italia Marcella Mariani.


Poggio Bustone, tra spiritualità e musica d’autore

S

piritualità, attività all’aria aperta e…musica d’autore: Poggio Bustone è un piccolo borgo del reatino tenacemente aggrappato al ripido versante del Monte Rosato. Un borgo di origini medievali, da secoli conosciuto per essere il punto d’incontro di alcuni dei cammini devozionali più importanti della storia del Cristianesimo:

Poggio Bustone

il Cammino di San Francesco e quello di San Benedetto. Percorrere questi sentieri di fede, oggi segnalati puntualmente, significa ritagliarsi preziosi momenti di pace lontano dal caos della città e recuperare il contatto con una natura che qui, tra faggete ombrose e sorgenti d’acqua pura, si mantiene ancora intatta. Un luogo di profonda


Amina D’Addario

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spiritualità, che deve la sua fama anche alla figura di Lucio Battisti, la cui musica è nata proprio qui, fra questi monti dalle cime arrotondate. Le stesse cime oggi apprezzate dagli amanti del parapendio e del deltaplano, che qui arrivano sempre più numerosi per librarsi sopra la Valle Santa e godere dei suoi straordinari panorami.


Santuario di San Francesco LeonardoCiace, CC BY-SA 4.0

Sulle tracce di San Francesco I

l francescanesimo è nato nella Valle Santa, quella valle a pochi chilometri da Rieti dove San Francesco si rifugiò trovando l’abbraccio di gente semplice e di una natura rigogliosa. Qui fondò i quattro santuari che contornano la conca reatina, scrisse la Regola dell’ordine che da lui prese il nome e, probabilmente, anche il “Cantico dei Cantici”. A Poggio Bustone il poverello d’Assisi arrivò nel 1208 quando, dopo aver varcato la porta ad arco gotico che ancora oggi accoglie i visitatori, salutò gli abitanti con la celebre frase “Buongiorno buona

gente”. Parole ancora scolpite nella memoria delle persone del luogo, che ogni anno, il 4 ottobre, si salutano con questa frase celebrando una festa in onore del santo. Poco sopra il borgo, nei luoghi scelti da San Francesco per la preghiera, venne edificato il Santuario di San Giacomo. Più in alto, raggiungibile attraverso un sentiero che si inerpica tra querce e aceri secolari, ecco il Sacro Speco, l’eremo costruito nella grotta dove San Francesco si isolò in preghiera e oggi luogo di fede e simbolo della comunità di Poggio Bustone.


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Dove è nata la musica di Lucio Battisti Q

uesto borgo d’altura ha dato i natali a Lucio Battisti, il genio timido della musica italiana, l’artista che ha sempre evitato la ribalta e che voleva essere ricordato solo per le sue canzoni. Lo schivo Lucio Battisti era figlio di questi luoghi che conciliano la meditazione e la solitudine. Era figlio di queste vedute, di queste discese ardite e risalite che probabilmente, anche molti anni dopo la sua partenza, devono avergli fornito l’ispirazione per alcuni dei suoi celebri successi. La casa natale di Battisti, dove

Casa di Lucio Battisti Cristian Rossi

visse la sua prima infanzia e dove nelle estati era possibile vederlo, sulle scale, mentre suonava la chitarra, si trova in pieno centro storico, al civico 53 di via Roma, di fronte a una meravigliosa terrazza con affaccio sulla piana reatina. Ma come nello stile del cantautore, non ci sono targhe celebrative a ricordarne la nascita o la sfolgorante carriera. Al suo celebre e amato concittadino il borgo ha, però, dedicato un parco, quei “Giardini di marzo” dove una statua di bronzo ritrae il cantante con la sua chitarra. Monumento a Lucio Battisti Demart81 di Wikipedia in italiano

Panorama del territorio Michele Sirchi


Alessandra Boiardi twitter.com/aleboiardi

U

na storia millenaria, un paesaggio naturale tutto da scoprire, una tradizione gastronomica che ha conquistato il mondo: scoprire Amatrice è vivere un’esperienza autentica. Siamo nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, un territorio di bellezze paesaggistiche dove il contatto con la natura è sinonimo di relax, ma anche di tante escursioni, tra cascate d’acqua,

Amatrice Gino Allegritti / Fastclick.it

paesaggi e storia. Sui numerosi percorsi di bassa e di alta montagna che partono da Amatrice, si possono ripercorrere tracciati ricchi di tradizione: sarà emozionante ritrovarsi sul Tracciolino di Annibale, “a fianco” del valoroso condottiero cartaginese attraverso l’Appennino. O andar lungo il Sentiero dei Ficorari, un tempo la battuta mulattiera che portava a Teramo. La vocazione natu-


Amatrice, un borgo da amare

ralistica di Amatrice si arricchisce poi con il Lago Scandarello, un bacino artificiale perfetto per praticare diversi sport acquatici e la pesca sportiva. E ancora, l’Oasi Naturalistica Orie Terme, nei pressi della frazione Configno, dove piacevoli visite guidate vi portano tra verdi boschi, daini e cervi, senza dimenticare una sosta al Museo delle Arti e Tradizioni Popolari.

Lago di Scandarello Pietro


Dalla (vera) Amatriciana ai prodotti Igp e Stg S

e diciamo Amatrice, non possiamo non pensare all’Amatriciana, probabilmente uno dei piatti più apprezzati della cucina italiana nel mondo, che solo qui si può assaporare nella sua ricetta tradizionale. Pensate che la salsa all’Amatriciana ha ricevuto nel marzo 2020 il prezioso riconoscimento comunitario Stg, Specialità Tradizionale Garantita, che fino ad allora avevano solo la mozzarella e la pizza napoletana. Ma il paniere di prodotti tipici di Amatrice è ricco di diverse prelibatezze locali. Il Guanciale Amatriciano e il Pecorino di Amatrice (che insieme ai pomodori di San Marzano sono il cuore della ricetta dell’Amatriciana), e ancora il Prosciutto Amatriciano Igp, il Miele della Laga e tanti altri prodotti che il Comune di Amatrice ha tutelato con il marchio De.Co. Una vocazione agroalimentare, quella di Amatrice, confermata anche da un piccolo record: proprio quello di avere nel suo territorio ben due prodotti tutelati dall’Unione Europea con i marchi Igp e Stg.

Randy OHC

Gino Allegritti / Fastclick.it


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La rinascita di Amatrice U

n territorio ricco di storia, quello di Amatrice - della Conca di Amatrice si hanno tracce sin dall’età protostorica e via via attraverso i secoli -, che come sappiamo è stato drammaticamente colpito dal tragico sisma che il 24 agosto 2016 distrusse gran parte dell’abitato, compreso il suo ricchissimo patrimonio artistico e culturale. Una tragedia, che non ha impedito a questo centro di continuare ad attrarre i visitatori, anche con nuove proposte. Ne è un esempio l’Area del Gusto di Amatrice, uno spazio polifunzionale disegnato dall’architetto Stefano Boeri, dove oggi sono collocati gli otto ristoranti che un tempo animavano il centro storico di Amatrice. Così come la Casa della Montagna, che

Firenzepost

Gino Allegritti / Fastclick.it

ospita escursionisti e accoglie convegni, dove gli appassionati si possono misurare su una parete da scalata. E ancora la Sala Urcioli, una struttura donata dal celebre showman Enrico Brignano, dove si può ammirare il plastico di Amatrice di inizio Novecento e alcune opere recuperate dal Museo Civico

Cola dell’Amatrice, purtroppo distrutto dal sisma. Ma Amatrice ha anche un simbolo della sua rinascita, il Monumento a Cola dell’Amatrice, realizzato in bronzo dall’artista Turillo Sindoni nel 1915, divelto e danneggiato dal terremoto, ma oggi di nuovo al suo posto.


Sapori unici: Coldiretti Rieti

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a Coldiretti fu fondata sul finire della Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, da Paolo Bonomi, come sindacato dei piccoli imprenditori agricoli. Nel corso della sua storia, grazie alle iniziative dell’agricoltura e della sua organizzazione profondamente capillare, si è affermata come la principale associazione agricola italiana. Sul finire del Novecento ha poi esteso la propria rappresentanza dalle singole imprese alle cooperative, dal settore agri-

colo a quello di altri settori come quello della pesca, dall’agricoltura tradizionale ai mercati di Campagna Amica. Proprio il mercato di Campagna Amica, che si svolge ogni mercoledì dalle ore 8 alle 14 in piazza della Repubblica, è uno degli ultimi progetti messi in campo dalla Coldiretti di Rieti verso il consumatore finale e verso la città, un’importante vetrina dei migliori prodotti della zona, delle tante apprezzate eccellenze locali.


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT


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Bontà e consulenze S

ono la genuinità e la bontà le caratteristiche che contraddistinguono i prodotti proposti dalla Coldiretti, valori che chi vi appartiene cerca di difendere. Anche presso i soci della Coldiretti della zona del Gal Vette Reatine è possibile acquistare tutti i prodotti del territorio a chilometro zero. Nei mercati di questa terra, situata nel cuore dell’Italia, si possono inoltre scoprire tutte le azioni sindacali che la Coldiretti mette in campo per i suoi associati e non solo. Oltre alla tradizionale attività di centro di assistenza agricola, la Coldiretti offre anche con-

sulenze, elaborazioni fiscali (dichiarativi, 730, unici) e di patronato, tra cui pensioni e reversibilità: un autentico faro nel mondo del sociale. Il mercato è dunque un luogo dove Coldiretti risponde alle domande, ascolta gli associati e propone i prodotti dei suoi agricoltori, dalla frutta alla verdura di stagione prodotte in Sabina, al miele prodotto a Leonessa, insieme alla rinomatissima patata. Poi ci sono i salumi prodotti nel territorio amatriciano, i formaggi al tartufo provenienti dalle zone limitrofe, la porchetta, i salumi e i formaggi stagionati e freschi.


Olio millenario T

ra le eccellenze dellle terre reatine c’è uno dei prodotti protagonisti della dieta mediterranea. Sua maestà l’olio extravergine d’oliva è infatti una delle Dop (Sabina Dop) più importanti del panorama nazionale, prima Dop riconosciuta nel panorama olivicolo. La sua storica certificazione risale infatti al 1997. E’ una tradizione millenaria quella della coltivazione dell’olio nel territorio della Sabina, che risale addirittura al VI-VII secolo a.C. e della quale si hanno diverse testimonianze

come l’ulivo più antico d’Europa a Palombara Sabina e il ritrovamento della fiaschetta di Poggio Sommavilla. L’olio della Sabina è inconfondibile per il suo sapore che ricorda la terra d’origine, delicatamente amaro e piccante, che all’olfatto si presenta equilibrato. Il territorio di produzione abbraccia molti comuni della provincia di Rieti e in parte di quella di Roma, che offre delle condizioni pedoclimatiche ottimali che rendono il prodotto unico.


Tra le sorgenti del Tronto

Cascata dele Scalette L. Del Sordo


Alessandra Boiardi

twitter.com/aleboiardi

B

oschi, ambienti naturali, paesaggi modellati dall’acqua: il distretto Sorgenti del Tronto è il settore laziale del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il parco, che di distretti ne ha undici in tutto, è uno dei più estesi e amati d’Italia, vero paradiso della biodiversità. Attorno alle sorgenti del fiume Tronto, sul versante occidentale dei Monti della Laga, si trova una delle perle più preziose di tutta l’area protetta, ovvero la zona umida di Agro Nero. La si riconosce dalla numerose pozze e dai suoi stagni perenni, tra cui i più celebri sono probabilmen-

te il Lago Secco e quello della Selva. Nel fondovalle, invece, il paesaggio si fa agrario tra prati, pascoli e frutteti, punteggiato oltre che dagli importanti centri di Amatrice e Accumoli, da piccoli villaggi rurali, che spesso nascondono veri gioielli artistici. Ne è un esempio la Cappella rurale dell’Icona Passatora, interamente affrescata nel Rinascimento. Non per nulla questo è il territorio dell’allievo di Raffaello e di Bramante, Cola dell’Amatrice, genio artistico rinascimentale, da scoprire anche attraverso itinerari turistici per tutti i gusti.


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Escursioni tra vette, villaggi e natura Q

ualsiasi attività turistica del parco è necessariamente svolta secondo regole precise. Punto di riferimento, sotto questo aspetto, è la Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree Protette, un impegno articolato in dieci punti che ha il principale obiettivo di promuovere un turismo di tipo sostenibile. Questa l’importante premessa per andare alla scoperta del territorio e dei suoi tesori naturalistici sull’itinerario turistico che va da Amatrice ad Accumoli. Qui sono tanti gli splendidi sentieri da percorrere anche a cavallo o in mountain bike, lungo i quali s’incontrano anche numerose frazioni. Spesso, da questi piccoli centri, si dipanano percorsi ideali per chi ama natura e sport. Per

L. Del Sordo

esempio dai piccoli abitati di Preta, Capricchia e S. Martino, si può partire per escursioni naturalistiche, alpinistiche e sci-alpinistiche al Monte Gorzano (metri 2.458) e al Pizzo di Moscio (metri 2.411), mentre trovandosi a Prato, Voceto o Sommati si può decidere di raggiungere il Pizzo di Sevo (metri

2.419). E un’altra escursione interessante è quella che da Collalto e Cossito porta fino alla Macera della Morte (metri 2.073). Se invece si sceglie di seguire la Salaria, si arriva ad Accumoli, dove, dalla vicina frazione di Grisciano, un bel sentiero conduce a Poggio d’Api e all’Oasi Wwf del Lago Secco.


Lago della Selva VR

Sulle tracce del gusto F

arsi guidare da un itinerario gastronomico, da queste parti, non può prescindere da una sosta ad Amatrice. Sì, la patria della salsa amatriciana, amatissimo classico della migliore cucina italiana conosciuto in tutto il mondo, ma che qui ha tutto un altro sapore, cucinata alla perfezione secondo la ricetta originale. Da provare c’è anche la gricia, ovvero la sua versione bianca, e non solo. Il percorso che porta da Amatrice ad Accumoli offre ghiotte occasioni di degustazione di prodot-

ti tipici e formaggi, tra cui il tipico pecorino. Una volta ad Accumoli poi, continuando a godere di un paesaggio naturale straordinario, si possono apprezzare le specialità di questa piccola realtà montana, dove non c’è che l’imbarazzo della scelta per gli amanti della buona tavola, da apprezzare magari alla fine di un’escursione tra i boschi. Un connubio, quello tra natura e gastronomia che passa attraverso la tradizione, la storia e la cultura di questi luoghi tutti da scoprire.

Monte Gorzano Massimo Franchi


Borbona, il borgo delle sette note

U

n villaggio neolitico, poi terra di Sabini e Romani e ancora il Medioevo. Qual è l’origine di Borbona? Il nome di questo borgo del reatino compare per la prima volta nel 1154 quando la ‘plebem S. Crucis Burbona’ viene menzionata nella bolla di Anastasio IV. Che fosse legato al colle Burbona? O magari al termine ‘bordo’ u “Borbone”? Tante le dominazioni

Borbona

che si sono susseguite nel corso dei secoli, dai Viceré di Napoli al Governatorato di Margherita d’Austria. Oggi il borgo si compone dell’antico nucleo originario denominato ‘la Terra’ e di una serie di altri agglomerati urbani sorti sulla piana dopo il terremoto del 1703. Storia, leggende e tradizioni sono gli ingredienti del patrimonio culturale di questo comu-


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

ne, una variegata ricchezza che affascina i visitatori pronti a scoprirne ogni curiosità. Le catene del Gran Sasso, della Laga e del Terminillo lo circondano come un abbraccio, di contro le colline e ancora le numerose sorgenti, le zone di pascolo e i vasti boschi in cui a dominare è la natura con alberi imponenti a difesa di un territorio millenario.


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Paese della musica

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a magia delle sette note, il colore della musica. La banda di Borbona costituisce una vera e propria istituzione di questo borgo. A quando risalga la sua costituzione non è chiaro, sicuramente era realtà già sul finire del XIX secolo e al 1894 si fa risalire il suo anno di nascita. A dirigere la banda si sono succeduti diversi maestri fino al 1926 quando alla guida è subentrato Concezio Colandrea, musicista al quale oggi la banda è appunto intitolata. Anni d’oro verso la metà del XX secolo, poi qualche momento di dif-

La banda di Borbona

ficoltà per rinascere come una fenice con la capacità di rinnovarsi. Attualmente a dirigere è il maestro Fabio Ettorre ed è al contempo attiva una scuola di musica per formare i più piccoli a questa nobile arte. E a conferma della sua anima votata alle antiche tradizioni musicali, Borbona ospita ogni anno il ‘Festival del Canto a Braccio’, una manifestazione alla quale partecipano i più grandi improvvisatori del centro Italia per vivere insieme, legati da una sola passione, una serie di eventi a base di cultura e tradizione.


Le chiese, custodi dell’arte

L

e chiese di Borbona sono custodi di pregiate opere d’arte risalenti dal XIII al XVIII secolo, fra cui la Croce processionale, esempio di arte orafa del 1320 circa e attribuita al toscano Andrea di Jacopo d’Ognabene. Fra le chiese di Borbona, quattro di esse formano una croce: San Michele Arcangelo a est, Santa Restituta – la santa patrona – a ovest, Santa Croce alla Pineta a nord e Santa Maria del Monte a sud. Proprio quest’ultima, considerata la regina di Borbona, assume sul territorio una grande importanza; a lei viene dedicata la festa che si celebra ogni quarta domenica di giugno e nel suo parco si rinnova ogni anno l’incontro degli abitanti dei due versanti laziale e abruzzese. Santa Croce alla Pineta si trova presso i resti del Castello di Machilone, costruito verso l’anno Mille per ordine di re Carlo D’Angiò per controllare una zona reputata strategica. Diventato troppo potente, nel 1294 fu distrutto insieme a tutti i villaggi del feudo dagli aquilani, i quali imposero che su quel colle non venisse ricostruita fortificazione alcuna.

Croce processionale

Chiesa di Santa Croce alla Pineta

Chiesa di Santa Maria

Crocefissione nella Parrocchiale di Santa Croce




Alessandra Boiardi twitter.com/aleboiardi

A

dagiata su un crinale e con un anfiteatro naturale come sfondo, Accumoli è un piccolo gioiello circondato dalla catena montuosa della Laga, dai Monti Sibillini e dai Monti Accumolesi. Siamo all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, dove natura, storia e cultura fanno a gara per conquistare il visitatore. Il borgo, già nel

Accumoli dopo il sisma


Accumoli,

uno spettacolo da vivere

XV secolo, godeva di fama di paese colto: non pochi suoi figli ricoprivano ruoli di prestigio in varie località. Ma la sua è una storia che affonda le radici sin nel Medioevo: secondo la tradizione fu infatti fondata nel 1211 come comune libero da 32 famiglie maggiorenti della zona. Accumoli, che è in provincia di Rieti, ma confina con Umbria, Marche e Abruzzo, ha

ben 17 frazioni. Purtroppo, molti dei tesori del suo territorio sono andati drammaticamente perduti durante il sisma del 2016, ma il suo splendore è ancora ben documentato dalla Torre Civica del Duecento e l’annesso Palazzetto del Podestà, oggi più che mai un simbolo importante, quanto prezioso, della ricostruzione e dell’intera comunità.

Accumoli


Appuntamento con sport, tradizione e paesaggi U

n modo coinvolgente per conoscere Accumoli e al contempo godere dei suoi spettacolari paesaggi, è quello di partecipare ai suoi numerosi eventi, veri appuntamenti con la tradizione, lo sport e la natura. E sono già diversi quelli confermati nel 2021. Domenica 25 aprile, l’Arcsd Accumoli in Marcia organizzerà “La Randonnée di Accumoli”, un evento ciclistico di duecento chilometri che toccherà le quattro regioni colpite dal sisma. Domenica 30 maggio sarà la volta della corsa podistica in montagna “Accumoli-Pantani”, che prende il nome proprio da “I Pantani di Accumoli”,

sito di interesse comunitario che si trova tra il Lazio, Marche e Umbria al confine con il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il piano è ricco di prati, faggi secolari e laghetti carsici e se vi tornate nelle calde e tranquille giornate di luglio e agosto, potrete osservare un fenomeno davvero curioso, quanto raro e spettacolare: l’arrossamento delle acque dovuto alla presenza di un’alga euglena. Altro evento che si svolgerà il 2 giugno è la passeggiata da Campi di Norcia ad Accumoli, un momento simbolico che suggella la fratellanza tra

le due località epicentri dei sismi del 2016. Altri appuntamenti con la tradizione sono la festa al Santuario della Madonna Delle Coste di Accumoli a Pentecoste, la “Sagra della Pasta del Vergaro” a Roccasalli il 12 agosto, la manifestazione di vita contadina e visita al Museo delle Arti e Tradizioni ad Illica il 13 agosto, la “Sagra delle Fettucine” alla trota il 4 agosto, la “Sagra della pasta alla gricia” a Grisciano il 18 agosto, e, ad Accumoli, la “Mostra e Rassegna Equina” con meeting del cavallo Tpr a novembre.


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Immersi nella natura A

d Accumoli la montagna è protagonista: nei paesaggi, ma anche nelle tradizioni. Qui passano diversi cammini interregionali - come il “Cammino delle Terre Mutate” – e sentieri nazionali, come il “Sentiero Italia” e molti sentieri comunali e intercomunali che si stanno attrezzando per essere fruibili, dai ciclisti in mountain bike agli escursionisti, fin dalla prossima primavera. Nella zona dell’Agro Negro si trovano il Lago Secco e il Lago della Selva, due laghetti appenninici di quota. L’Oasi del Wwf, solcata da una fitta rete di sorgenti, rivoli, ruscelli, torbiere e specchi d’acqua, è un ambiente peculiare e raro sugli Appennini, situato all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, un paradiso di biodiversità. L’oasi è conosciuta per la presenza delle popolazioni più meridiona-

li d’Europa di rana temporaria e di tritone alpestre Triturus alpestris, abitata anche dal lupo, dal gatto selvatico, da caprioli e tassi. E si possono avvistare anche numerosi uccelli, come l’aquila reale, il falco pellegrino, il gufo reale, lo sparviero e la poiana. Mille sono le specie di flora, tra cui la più famosa tra i botanici e naturalisti è il salice odoroso Salix pentandra, ormai divenuto rarissimo e considerato a rischio d’estinzione.


Gaia Guarino

facebook.com/gaia.guarino

L

ungo il corso del Fiume Velino, percorrendo la via Salaria e godendo della vista del Terminillo, si giunge nel paese di Posta. La sua storia è riconducibile – come molti dei comuni della zona – all’epoca romana, ma la sua anima è sicuramente medievale. Le origini raccontano del feudo di Machilone distrutto dagli aquilani e ricostruito da coloro che

Porta della Gabella


Posta, cuore della Salaria

dall’animo tradizionale

erano sopravvissuti alla furia dei nemici. Si trattava di un crocevia importante, era l’appostamento delle tasse. E così, dalla storpiatura dialettale ‘apposta’, sarebbe poi derivato il nome di Posta. Che questa località avesse una rilevanza a livello commerciale lo dimostra anche un’importante opera, la Porta della Gabella. Era l’ingresso principale, quello dove

ci si fermava per pagare i dazi. Il recente restauro dell’opera, che risale al 1577, ha riportato alla luce un affresco che raffigura i santi patroni di Posta oltre a un secondo capolavoro che riporta l’ammontare del pedaggio da pagare a seconda delle merci trasportate. Una fotografia che racconta l’animo commerciale vivo secoli addietro.

Posta


Posta

Posta, nel cuore della Via Salaria L

a montagna più aspra non ha fermato l’ingegno umano. Quando i Romani costruirono la Via Salaria non si fecero intimorire dalle difficoltà del severo Appennino e trovarono un modo per superarne il varco. Soluzioni ingegneristiche che ancora oggi ci consentono appunto di godere di questa via e che ci donano una serie di resti, oggetto di stupore e meraviglia. Posta custodisce una curiosità, una pietra miliare decisamente particolare. Si tratta, infatti, del cosiddetto Miglio, una pietra miliare romana di oltre due metri

Masso dell’Orso

volta a indicare il 69esimo miglio da Roma, la metà esatta dell’intero percorso che si conclude nell’odierna Porto d’Ascoli. Proseguendo, ci s’imbatte anche in una vistosa parete nota come Masso dell’Orso. Scolpita a mano, presenta una nicchia che forse ospitava la statua di una divinità e uno spazio che probabilmente illo tempore era destinato a una lapide che commemorava i lavori di manutenzione della via. Alcuni frammenti si trovano anche sotto il cimitero del borgo, in prossimità della Chiesa di San Felice.

Miglio


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Eventi e ricorrenze da non perdere P

osta vanta una serie di tradizioni che si raccontano attraverso l’arte culinaria e gli eventi. Due sono le ricorrenze principali, quella della frazione Bacugno dedicata alla Madonna della Neve il 5 agosto e quella di Sant’Antonio Abate del 17 gennaio. La prima ha una serie di usanze legate al paganesimo e al Cristianesimo, la sua unicità è in ciò che accade la mattina della festa quando un toro ossequioso s’inginocchia per tre volte sotto la statua della Vergine.

Festa di Santa Maria della Neve

Festa di Santa Maria della Neve

Non mancano gli attimi goliardici come il lancio dei ciammelletti, dolci tipici del luogo. A gennaio invece, per omaggiare il protettore degli animali, si accende un falò per tre sere consecutive fino al momento clou della domenica quando Posta viene attraversata da cavalli che trainano la ‘stanga’, un tronco d’albero che ricorda come nel XIX secolo i frati della Confraternita di Sant’Antonio usassero vendere la legna per avere il denaro necessario per il mantenimento della chiesa. Contemporaneamente ci si rifocilla con polenta, fagioli e salsiccia, proprio come dei veri boscaioli affaticati!

Falò della Festa di Sant’Antonio




Divulgazione e tutela:

Ordine degli architetti di Rieti

Palazzo Dosi


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

I

stituito nel 1985, l’Ordine degli Architetti P. P. e C. della Provincia di Rieti ha sede nel capoluogo. Il Consiglio dell’Ordine, composto da nove consiglieri eletti tra gli iscritti al proprio albo, resta in carica per quattro anni ed esercita le attribuzioni assegnategli dal Regio Decreto 23 Ottobre 1925, n. 2537 e s.m.i. al fine di tutelare il lavoro svolto dagli architetti e garantire il giusto livello di qualità durante il processo di ideazione dei progetti e del loro sviluppo e conseguen-

te realizzazione. Tra le attività più significative svolte dall’Ordine degli Architetti in materia di formazione, organizzazione e partecipazione ad eventi in qualità di ente promotore o patrocinatore, mostre e collaborazioni vi sono la formazione degli iscritti, ai quali viene offerta da parte dello stesso ordine la possibilità di prendere parte a seminari e convegni. L’Ordine è anche impegnato, sempre per gli iscritti, in una continua attività divulgativa.


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Attività divulgativa A

prova dell’impegno da parte dell’Ordine degli Architetti di Rieti nell’attività divulgativa, vi sono una serie di iniziative che negli anni hanno messo a disposizione degli iscritti contenuti, materiale e conoscenza. Tra i più recenti appuntamenti svoltisi per gli iscritti vi sono le web conference relative all’energia e agli Ogm, svoltesi nel settembre del 2020, e realizzate in collaborazione con la Riserva Navegna Cervia, e quelli relativi alla questione dei rifiuti e della plastica tenutisi anch’essi via web nel mese di ottobre 2020. Attività divulgativa che l’Ordine porta avanti da sempre. Tanti sono stati gli appuntamenti degli ultimi anni. Dal seminario su cammini, sentieri

e il paesaggio antropico e naturale, oggetto di approfondimento in uno degli appuntamenti formativi e divulgativi dell’Ordine, ai numerosi appuntamenti dedicati ai rischi sismici e alle strade della ricostruzione. Dal 2016, anno del terremoto nella zona e in particolare ad Amatrice e ad Accumoli, l’Ordine ha infatti avviato un’articolata attività formativa dettata anche dall’emergenza.


Chiesa San Antonio Abate e Ospedale Vecchio

L’Ordine per il Fai L’

Ordine degli Architetti di Rieti è presente all’interno del Gal Vette Reatine come stakeholder per la tutela e la valorizzazione delle aree interne e dei piccoli borghi e del territorio più in generale, per il conseguimento di obiettivi strategici territoriali, come evitare lo spopolamento della zona, assorbire nuova residenzialità dalle aree limitrofe e da Roma, potenziando il mercato del lavoro, adeguando la filiera turistica a una domanda caratterizzata dalla ricerca di sostenibilità e naturalità, in modo particolare per ciò che riguarda l’escursionismo e gli sport invernali. L’Ordine degli architetti di Rieti aderisce anche alla campagna de “I luoghi del Cuore Fai” del gruppo Fai di Rieti e luoghi reatini candidati ad entrarne a far parte sono l’Ospedale Vecchio e la Chiesa di Sant’Antonio Abate, opera dell’architetto Jacopo Barozzi detto il Vignola.

Chiesa San Antonio Abate


Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

S

ituata a cinquecento metri dal centro storico di Rieti, l’Agenzia AZ Assicurazioni e Servizi Finanziari è un’azienda dall’esperienza decennale nel campo assicurativo e finanziario. Rapidità, competitività, professionalità e trasparenza sono le principali caratteristiche di un’azienda giovane e dinamica che proprio


Nuovi orizzonti finanziari: AZ Assicurazioni

su tali basi fonda il suo lavoro e i rapporti con i suoi clienti. AZ Assicurazioni, con la sua riconosciuta competenza nel settore, consente all’investitore di avere accesso in modo unico e professionale al mercato globale, mettendo a disposizione del cliente prodotti e servizi di oltre novanta istituzioni finanziarie naziona-

li e internazionali. AZ Assicurazioni offre una gamma completa e molto differenziata di servizi assicurativi per veicoli, lavoro, commercio, ufficio, tutela legale, famiglia, casa, investimento, previdenza, risparmio, salute, protezione e molto altro, oltre a servizi finanziari tra cui fondi comuni e gestioni patrimoniali.


Competenza e disponibilità

T

itolare di AZ Assicurazioni è Andrea Zella, che si occupa di distribuzione, consulenza e mediazione nell’ambito del credito, del risparmio e delle assicurazioni. L’obiettivo di Andrea Zella è quello di proporsi come anello di congiunzione tra i clienti che richiedono i prestiti, che hanno necessità di coperture assicurative o di una consulenza finanziaria, anche personalizzata e le istituzioni finanziarie e assicurative che li elargiscono. Zella agisce infatti attraverso mandati con compagnie di primaria importanza cercando di abbracciare il campo assicurativo in tutti i suoi ambiti. All’attività assicurativa Zella unisce quella di promotore finanziario con una società indipendente di pura intermediazione mobiliare, che svolge l’attività di collocamento senza assunzione a fermo né assunzione di garanzia nei confronti dell’emittente e consulenza in materia di investimenti. Rapidità, competitività e trasparenza sono le caratteristiche del titolare di AZ Assicurazioni.

Andrea Zella


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Assicurare e investire T

ra i prodotti di AZ Assicurazioni vi sono le assicurazioni per i privati, per l’auto e per la casa, le assicurazioni sulla salute e sul risparmio, con soluzioni avanzate per investire in sicurezza, sulla protezione e sulla previdenza. Oltre a questi, vi sono i prodotti per aziende e professioni, la previdenza delle aziende e le attività agricole. All’universo del ramo assicurativo AZ Assicurazioni unisce quello finanziario, con una consulenza capace ed esperta in materia di

investimenti e di prestiti personali. AZ Assicurazioni coniuga anni di esperienza e di conoscenza dei vari settori e dei vari prodotti, alla varietà di proposte per tutte le esigenze del cliente, guidandolo nelle scelte e consigliandone il percorso più adatto alle sue effettive possibilità e necessità. AZ Assicurazioni è il posto giusto per chi voglia investire, assicurare e operare in ambito finanziario in sicurezza e con un supporto competente.



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