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Labro, splendida terra di confine

Un passato ricco di avvenimenti e lasciti architettonici, un presente frizzante caratterizzato dalla volontà di recupero e di valorizzazione: appollaiato su un colle boscoso affacciato sul Lago di Piediluco, Labro è da sempre l’austera sentinella a guardia dei confini tra le terre umbre e quelle reatine e ancora oggi conserva il fascino della roccaforte medievale. Fascino che ha sedotto, tra gli altri, un valente architetto belga, che negli anni Sessanta intraprese un appassionato quanto meticoloso lavoro di restauro conservativo che ha salvato il borgo da qualsiasi speculazione edilizia, portandolo alla sua – intatta – bellezza originaria fino ai giorni nostri.

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Passeggiando per il coreografico centro storico, non sorprende affatto scoprire che Labro sia annoverato tra i Borghi più belli l’Italia e si sia guadagnato la Bandiera Aran- cione del Touring Club: le sue stradine in pietra svelano edifici nobiliari dai preziosi particolari – imperdibili un portale con bugnato in rilievo e iscrizione sull’architrave e una raffinata finestra guelfa – case in pietra addossate le une alle altre, via via fino ad arrivare al Castello Nobili Vitelleschi, più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, da dove si gode un panorama mozzafiato.

Natura sovrana

Benché le gemme storico-architettoniche di Labro siano numerose – scenografica la scalinata che conduce all’antico torrione e alla Chiesa della Collegiata – la loro bellezza gareggia con l’esuberanza della natura circostante: non solo i laghi di Piediluco e di Ventina e l’imponenza del gruppo montuoso del Terminillo, ma anche gli infiniti boschi di castagni e i prati a perdita d’occhio meritano del tempo, per una passeggiata lungo un sentiero – tutti ottimamente segnalati – per osservare un tramonto, per assaporare il profumo dei fiori selvatici.

Labro visto dal Lago Piediluco

Labro visto dal Lago Piediluco

E anche, con un pizzico di fortuna, per avvistare qualcuno degli abitanti di questo paesaggio lussureggiante e incontaminato: cinghiali, volpi, faine, istrici e persino lupi e aquile reali. Anche i più sportivi possono trovare a Labro una serie pressoché infinita di proposte, dal canottaggio al trekking, dall’equitazione alle escursioni in moutain bike, dal rafting alle arrampicate, dal parapendio al golf, fino ai percorsi di ciclismo sportivo, con la mitica salita del Terminillo, dove nel 1936 fu disputata la prima cronoscalata della storia.

Una torre del Castello Nobili Vitelleschi

Una torre del Castello Nobili Vitelleschi

Tra storia e leggenda

Atestimoniare il legame che Labro ha con la natura circostante, concorre anche il nome stesso dello splendido borgo che, secondo le fonti più accreditate, deriverebbe dal latino “aper, aprum”, cinghiale. E proprio a un cinghiale è legata la leggenda relativa alla costruzione della prima fortezza, edificata da un signore reatino, De’ Nobili, che in occasione di una battuta di caccia aveva promesso di edificare un castello nel luogo dove avrebbe abbattuto il suo primo cinghiale. Cinghiale che ancora oggi campeggia, sotto una quercia, sullo stemma del paese. Interessante è anche la teoria che vorrebbe il nome derivante da “lavabrum” che significa “vasca, bacino”, con riferimento, probabilmente, al vicino Lago di Piediluco. Dalla leggenda alla storia, meritano un ultimo cenno le origini gloriose di Labro – che si incontra negli annali a partire dal 956 –, quando l’imperatore germanico Ottone I investe Aldobrandino De’ Nobili feudatario di Labro e gli concede il dominio su altri 12 castelli disseminati tra il Ducato di Spoleto e il contado di Rieti.