e-borghi travel magazine: n. 29 - novembre 2021 - rivista di viaggi

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Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow

Anno 3 Numero 29 Edizione gratuita

SPECIALE TIPICITÀ: GUSTO E ARTIGIANATO Artigianato,

Wine Resort,

Gusto,

Oltreconfine:

creatività e tipicità coordinate di genuinità

Polesine,

anima liquida

sorsi di relax

Libano, intrigo d’Oriente

Leggenda:

Orlando, Sutri e i templari www.e-borghitravel.com




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Preparando le orecchiette (Bari) Joaquin Corbalan P*


® e-borghi travel 29 • 2021 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Alessandra Boiardi, Amina D’Addario, Simona P.K. Daviddi, Luca Sartori, Nicoletta Toffano Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione Via Achille Grandi 46 20017 Rho (Milano) info@3scomunicazione.com tel. 0292893360 Crediti fotografici: * Shutterstock.com ** Pixabay.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2021 e-borghi®

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Marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano



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eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato

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rtigianato e gusto, saperi e sapori. Il “saper creare” che diventa arte e rasenta il sublime quando si degustano o si ammirano capolavori nati dalla passione e dall’ingegno umano. Tutti accomunati dall’unicità, che fa rima con preziosità. Un’Italia intera da scoprire, una fucina di creazioni tipiche che diventano espressione del territorio in cui vengono realizzate, un’inventiva che costella il Belpaese ed è la protagonista dello speciale “Tipicità, gusto e artigianato” di questo numero di e-borghi travel. Iniziamo quindi il nostro viaggio alla scoperta di prodotti artigianali curiosi e preziosi, creati dalle sapienti mani di coloro che diventano testimoni di un’arte antica e intessuta di suggestioni. E poi le prelibatezze gourmet: un viaggio nella storia e nelle tradizioni enogastronomiche, gustose rappresentanti del genius loci in cui prendono forma e che è impossibile assaporare altrove. Eccellenze autoctone, che disegnano itinerari d’autore e conducono in Polesine: un mosaico della natura forgiato dallo scorrere del Po e dell’Adige, un’alchimia di acque che trova il suo trionfo nel Delta del Po, un susseguirsi di scenari rurali punteggiati da antiche ville venete, dimore storiche, abbazie secolari, siti archeologici e archeologia industriale. Scorci di una destinazione green, da degustare lentamente. All’insegna dell’esperienzialità abbiamo scelto anche i Wine Resort, strutture a cinque sensi nei quali i paladini di Bacco trionfano in scenari d’atmosfera e in voluttuosi percorsi del gusto disseminati nella Penisola. Oltreconfine e in Libano, la cultura del vino affonda le sue origini nella notte dei tempi e nella moltitudine culturale del Paese. Il Libano affascina, coinvolge e stupisce, non lascia indifferenti. Come la leggenda di Orlando, eroe epico, letterario e paladino imperiale. Storia e leggenda, letteratura e cultura, viaggio e avventura: basta scegliere una direttrice, sfogliare e-borghi travel e poi partire. Unicuique suum. “A ciascuno il suo”.

Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale

San Gimignano Claudio Caridi*


Anche noi di Tuscia Incantata siamo dei viaggiatori alla scoperta degli angoli più esclusivi del mondo. Siamo innamorati della bellezza. Per questo, abbiamo deciso di condividere un luogo di incanto e meraviglia, che ci ha rapito il cuore: la Tuscia. Tuscia Incantata è un Tour Operator che offre tour esperienziali accompagnati dalla nostra guida narratore. Un’esperienza unica dove la guida non si limiterà a raccontare didascalicamente la storia dei luoghi con approccio tradizionale, ma si avvarrà del metodo della narrazione di Comunità. Un metodo più coinvolgente ed emozionale per svelarvi l’incanto dei nostri borghi. Scopriamo insieme alcune delle tappe incantate che abbiamo selezionato per voi attraverso i misteri della magia del Natale in Tuscia.

Che l’avventura abbia inizio !

Se vuoi scoprire altri percorsi o curiosità della Tuscia, contattaci:

VITERBO LA MAGIA DEL CHRISTMAS VILLAGE Nell’esperienza di Viterbo, accompagnati dalle note speziate del Natale tra le vie del centro storico medievale più grande d’Europa, esploreremo il quartiere dei destini incrociati di San Pellegrino: la guida svelerà l’incanto natalizio tra storie e leggende di elfi, fate, renne, e anche attraverso la narrazione dei Tarocchi viterbesi, dipinti dall’artista Cinzia Chiulli, dove sono rappresentati i personaggi più importanti della storia di Viterbo che a sua volta sono legati alle Piazze ed i monumenti della città che incontreremo nel nostro tour.

www. tusciaincantata.it info@tusciaincantata.it 0761 / 18.71.056

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CIVITA DI BAGNOREGIO LE RIEVOCAZIONI DEL PRESEPE VIVENTE Varca la porta del tempo, passeggia per la Città che muore. Lo spettacolo della Valle dei Calanchi si estende all’orizzonte, scorci mozzafiato affacciati sul baratro. Ogni angolo di Civita di Bagnoregio racconta una storia tra vita terrena e aldilà. I vicoli dell’antico borgo ospiteranno la più antica delle tradizioni del Natale cristiano: il presepe vivente. Tra drappi, spezie, e artigiani, ci si immerge nelle memorie storiche tradizionali.

S. ANGELO IL PAESE DELLE FIABE La magia di pennelli e colori spray libera la fantasia. Entra nel Paese delle fiabe. Murales come pagine di un libro illustrato a cielo aperto tutto da passeggiare per strade e piazzette di Sant’Angelo. “C’era una volta”: ecco la narrazione dell’incanto e della meraviglia. Avventurandovi tra i vicoli del paese scoprirete, come degli scrigni, i 50 murales che sono stati dipinti da sole artiste donne. Una perla preziosa del retaggio culturale della Tuscia che sposa alla perfezione l’incanto della magia del Natale.

VETRALLA IL REGNO DI BABBO NATALE Un magico percorso tra sogno e realtà: varcando la soglia delle porte del villaggio degli elfi, ci si immerge in un mondo di magia che sveglierà in noi la capacità di vedere e di sentire con gli occhi da bambino.

uon Natale Incantato a Tutti ! 3S Comunicazione per e-borghi travel


Sommario Artigiano del borgo

Italia, versatilità a tavola

Viaggio in Polesine


Parliamo di...

Oltreconfine: Libano

La leggenda

In copertina: laboratorio di un liutaio Marco Pescosolido*




L’artigiano del borgo

Un mamuthone Sergey Bezgodov*


Alessandra Boiardi

twitter.com/aleboiardi

S

coprire i borghi più tipici d’Italia significa anche curiosare nella tradizione di quegli antichi saperi arrivati sino a noi grazie al paziente tramandare di intere generazioni. Preziose manualità capaci di produrre oggetti unici raccontando territori, paesi e paesini che racchiudono nei loro manufatti secoli di storia e cultura. L’Italia è ricchissima di artigianato: in ogni angolo del Belpaese si trovano produzioni locali tipiche. In un ideale percorso attraverso la Penisola da nord a sud, vi accompagniamo alla scoperta dei prodotti

artigianali più curiosi, creati dalle capaci mani di coloro che ancora oggi, in suggestivi borghi tutti da visitare, si fanno testimoni di un’arte antica e piena di suggestioni. Sapevate che nel bellissimo borgo di Volterra, in Toscana, si tramanda da 3mila anni la lavorazione dell’alabastro? E che per trovare le avvolgenti pantofole valdostane potete visitare i centri della Valle di Gressoney? O ancora, che nel cuore della Barbagia si continuano a realizzare le particolari maschere in legno indossate dai Mamuthones nel tipico carnevale di Mamoiada?

Banco da lavoro da falegname dove si sta realizzando una maschera da mamuthone Igor Martis*


Val Fontanabuona Davide Papalini

Tra ardesia e stoffa S

e pensiamo alla lavagna a tutti viene in mente la scuola, e infatti lavagna è l’altro nome dell’ardesia, la tipica roccia nera sui cui si scrive con il gesso. Ancora oggi l’ardesia viene estratta nel Levante ligure in Val Fontanabuona, alle spalle di Genova. Se ne creano, oltre al suo impiego nell’edilizia, piccoli manufatti d’arredo, semplici ed eleganti nelle loro tipiche tonalità di grigio scuro. Una visita da quelle parti è anche

Caprese su piatto di ardesia Olivka888*

Tipico tetto in ardesia a Triora Gugu Mannschatz*


un’occasione per recarsi all’Ecomuseo dell’Ardesia a Cicagna, in località Chiapparino, così come a Isolona di Orero dove si trova una cava aperta nel 1880, con il vicino laboratorio degli anni Venti. La Valtellina, in Lombardia, custodisce invece una tradizione tutta contadina, quella dei pezzotti. Sono tappeti fatti a mano, come suggerisce il nome stesso, con avanzi di tessuti. L’arte pratica dell’arrangiarsi, insomma, che ha fatto nascere una produzione che racconta della concretezza di quei territori. Lana, cotone, lino: si usavano le stoffe d’avanzo e si tessevano sui telai a mano. La tradizione è ancora viva nei borghi valtellinesi e viene spiegata anche nel Museo Etnografico della civiltà contadina di Ponte in Valtellina, testimonianza della tradizione rurale locale.

Un pezzotto valtellinese Dani4P

Un pezzotto in lavorazione Dani4P


Castello di Grosio in Valtellina Franco Bix*



Le antiche tradizioni dei borghi medievali

L

a Toscana pullula di borghi dove ancora oggi l’artigianato costituisce una vera attrattiva grazie alle sue produzioni esclusive. Tra queste, restauro e lavorazione del legno sono un’eccellenza ad Anghiari, bellissimo borgo medievale in

provincia di Arezzo, celebre per la battaglia combattuta tra fiorentini e milanesi nel 1440 e immortala nella pittura di Leonardo da Vinci. Qui i maestri artigiani realizzano arredi di altissima qualità e sono esperti nell’arte del restauro di mobili an-

Anghiari StevanZZ*

Anghiari poludziber*


Deruta AdryPhoto1*

tichi, tanto che esiste anche una scuola d’arte specializzata nel restauro e nella lavorazione del legno. Ed è uno dei borghi più belli d’Italia, Deruta, un centro umbro famoso per la produzione di ceramiche artistiche. Deruta fa parte della Comunità Montana Monti del Trasimeno, uno scrigno di arte, storia e cultura non lontano da Perugia. La

Deruta essevu*

maiolica derutese viene lavorata sin dal Medioevo e nel Museo regionale della Ceramica, situato nell’ex convento di San Francesco, sono conservate oltre 6mila opere. Piatti, mattonelle, vasi: i suppellettili di questo borgo si riconoscono anche per i riflessi dorati ottenuti grazie alla tecnica del lustro.


Deruta Gimas*



Papiri, cartapesta e l’antica arte artigiana T

ra le eccellenti produzioni artigianali siciliane ce n’è una davvero curiosa: quella del papiro siracusano. Sì, Siracusa - o meglio le sponde del vicino fiume Ciane e la fonte Aretusa – pare sia l’unico luogo al mondo dove il papiro cresce in maniera rigogliosa lontano dal Nilo. Forse, è arrivato in questo angolo di Sicilia proprio grazie ai faraoni d’Egitto, ma la questione è ancora irrisolta. Quel che è certo però, è che ve n’è traccia attraverso i secoli fino ad arrivare ai nostri giorni. A Siracusa è infatti ancora possibile imbattersi in qualche bottega artigiana che custodisce i segre-

Artigiano della carta di papiro a Siracusa Marco Ossino*

Fontana di Aretusa, Siracusa DaLiu*


Maestro artigiano della cartapesta a Lecce DARRAY*

ti della sua lavorazione, un’attrazione anche per i turisti più curiosi. Dal papiro alla carta, ci spostiamo nella salentina Lecce per scoprire l’arte artigiana della lavorazione della cartapesta. La materia prima è poverissima: paglia, filo di ferro, carta straccia e terracotta. È da questi pochi elementi che i sapienti maestri cartapestai ricavano vere e proprie opere d’arte, come le statuette colorate che raffigurano santi, personaggi del presepe, contadini e pescatori, un souvenir prezioso da non mancare in occasione di un soggiorno nel bel Salento.

Statua di cartapesta a Lecce Donlisander*



Bottega di creazioni in cartapesta a Lecce DARRAY*


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Centro storico di Lecce Balate Dorin*




Roma Opera aperta

STAGIONE 2021-22

OPERA

CAMPAGNA ABBONAMENTI

BALLETTO

GIORGIO BATTISTELLI

PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ

Julius Caesar

Lo schiaccianoci

GIACOMO PUCCINI

Forsythe / Inger / Blanc

20 - 28 NOVEMBRE 2021

19 DICEMBRE 2021 - 2 GENNAIO 2022

Tosca

25 FEBBRAIO - 3 MARZO 2022

4 - 12 DICEMBRE 2021 2 - 5 NOVEMBRE 2022

Il Corsaro

LEOŠ JANÁČEK

10 - 15 MAGGIO 2022

Kát’a Kabanová

Serata Preljocaj

18 - 27 GENNAIO 2022

13 - 18 SETTEMBRE 2022

GIUSEPPE VERDI

Luisa Miller

ADOLPHE-CHARLES ADAM

Giselle

8 - 17 FEBBRAIO 2022

21 - 27 OTTOBRE 2022

GIACOMO PUCCINI

Turandot 22 - 31MARZO 2022

OLTRE L’OPERA

VINCENZO BELLINI

GIOVANNI SOLLIMA

I puritani 19 - 30 APRILE 2022

Acquaprofonda

GIUSEPPE VERDI

TEATRO NAZIONALE

Ernani

JOHANN SEBASTIAN BACH

La Passione

3 - 11 GIUGNO 2022

CHRISTOPH WILLIBALD GLUCK

10 - 13 APRILE 2022

Alceste

ROMA CONVENTION CENTER “LA NUVOLA”

4 - 13 OTTOBRE 2022

operaroma.it

SOCI FONDATORI

SOCI PRIVATI

MECENATI

Ettore Festa, HaunagDesign - Illustrazione di Gianluigi Toccafondo

3 -7 DICEMBRE 2021


Italia,, Italia

v e r s a t i l i t à

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antasiosa, versatile, profumata e soprattutto… deliziosa. La cucina italiana è multiforme e ogni angolo della Penisola, anche quello più remoto, regala aromi e sapori inebrianti. Ogni borgo è una roccaforte del gusto, un rifugio per buongustai in cerca di genuinità, un presidio di tradizioni enogastronomiche sorprendenti e spesso poco conosciute. Da nord a sud abbondano i piatti che raccontano ed esprimono l’anima del luogo, le materie prime e gli ingredienti rappresentativi di quel determinato territorio, che è

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t a v o l a

impossibile assaporare altrove. C’è la montagna che è il regno indiscusso di formaggi d’alpeggio, di salumi artigianali, di ingredienti semplici e di piatti sostanziosi che aiutano ad affrontare il freddo. E poi c’è la tavola che profuma di Mediterraneo, quella che discende dal tesoro vastissimo che vive attaccato agli scogli o nelle acque delle nostre coste. Ma la bontà va anche ricercata in riva ai laghi o lungo i corsi d’acqua che ancora oggi offrono un patrimonio ittico estremamente ricco e spesso misconosciuto.


Amina D’Addario

facebook.com/amina.daddario


I tesori del mare

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Italia è il Paese degli 8mila chilometri di costa. Ed è quindi naturale che gran parte della sua cucina dipenda dalla pesca e dallo speciale rapporto che gli italiani hanno sviluppato con il mare. Nel Levante ligure si possono gustare le famose acciughe di Monterosso, pescate da tempo immemore in questo tratto di costa e poi fritte nella tipica padella di ferro a forma di acciuga insieme al pan fritto. Scendendo verso sud troviamo un’altra eccellenza dal valore inestimabile: la tellina del lito-

Telline romane Antonio S*

rale romano presidio Slow Food. Rara e ricercata, la tellina è molto più piccola della più nota vongola, ma il suo sapore è maestoso e avvolgente. La ristorazione del luogo le fa onore abbinandola ai classici spaghetti o alla bruschetta. Porta invece in Sicilia la ricerca di uno dei crostacei più gustosi del Mediterraneo, il gambero rosso di Mazara del Vallo. Il suo colore rosso porpora è inconfondibile, così come le sue carni bianche e compatte, incredibilmente succose e dal sapore intenso.


Acciughe di Monterosso thekovtun*

Gamberi rossi di Mazara del Vallo Fabio Balbi*


Monterosso al Mare ValerioMei*


Essere imprenditori Crai vuol dire essere al servizio del proprio territorio. Con passione, impegno e gesti concreti. Marzo 2020: i comuni di Bergamo e provincia diventano zona rossa. Luca, titolare di un negozio Crai, non si perde d’animo e decide di diventare il capofamiglia del comune in cui abita: Sedrina. Come un bravo papà, decide di lavorare giorno e notte per non fare mancare nulla ai suoi clienti. Consegna personalmente la spesa a chi non può uscire di casa. Luca non ricorda quante ore di sonno ha perso in due mesi, né quanti guanti e mascherine ha consumato. Ma sa che rifarebbe tutto allo stesso modo. Per vivere e conoscere le nostre “storie a chilometro vero” inquadra il QR code che trovi qui sotto. sotto.

craispesaonline.it

craiweb.it craiweb.it


Vette di gusto

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e montagne italiane sono ricche di prodotti di eccellenza, di frutta e legumi coltivati ancora con tecniche naturali. In Piemonte, nei borghi della Val di Susa, troviamo il marrone della Val di Susa Igp, castagna pregiatissima che si consuma fresca, trasformata in deliziosi marron glacé o conservata sotto grappa. Le Dolomiti Bellunesi, e precisamente l’Altopiano di Lamon e Sovramonte, sono invece l’habitat di un’altra eccellenza: il fagiolo di Lamon, borlotto apprezzato per la delicatezza del gusto e per l’impercettibilità della buccia. Viene prodotto con metodi ecosostenibili da piccole aziende familiari e impiegato di preferenza per zuppe e minestroni. Ad alta quota, alle pendici del Gran Sasso, cresce anche la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio: una lenticchia di pochi millimetri di diametro straordinariamente saporita, da gustare anche senza ammollo. Non ha bisogno di presentazioni il pistacchio di Bronte, che cresce sotto la sagoma maestosa dell’Etna - “a’ Muntagna” per i siciliani -, ad almeno settecento metri di altitudine.

Marrone della Val di Susa Gengis90*

Val di Susa D-VISIONS*


Fagiolo di Lamon Marco de Benedictis*

Pistacchi di Bronte barmalini*


Cannoli con ricotta e pistacchi di Bronte Alessandro Micalizzi*


3S Comunicazione per e-borghi travel


Gran Sasso KirShu*



Santo Stefano di Sessanio Stefano_Valeri*



Lago d’Iseo Andrew Mayovskyy*

Bontà d’acqua dolce

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Coregone Maximillian cabinet*

n tempo il pesce d’acqua dolce era ritenuto un cibo povero, che si mangiava solo in tempi di magra. Oggi invece è un prodotto ricercato in cui il passato umile si coniuga con un presente gourmet e più creativo. Regina del Lago di Iseo è la sardina, detta anche agone, catturata ancora oggi con le reti, le “sardenere”, che i pescatori posizionano in mezzo al lago al tramonto. Per l’essiccazione si usavano in passato rami di frassino o carpino piegati ad arco, i suggestivi “ar-

Archèc Michele Legati*


chèc” oggi in disuso, ma tuttora visibili. Più a est le acque fredde alpine sono l’ambiente ideale del salmerino alpino del Trentino Igp: un pesce dalla carne soda, tenera e asciutta che già l’imperatore Francesco Giuseppe pescava per la sua principessa Sissi. Il coregone, noto anche come

Borgo di Maeta sul Lago di Bolsena auralaura*

lavarello o spigola d’acqua dolce, è invece la specie più diffusa nel Lago di Bolsena. Lo si gusta in molte ricette tipiche: alla bolsenese, con “salsa alla martana” o nella gustosissima “sbroscia”, una zuppa di pesce lacustre che in passato si preparava con l’acqua di lago.


Lago d’Iseo UMB-O*


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Viaggio in Polesine:

tra Adige e Po

Fiume Adige


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

U

na terra magnetica e dalla storia millenaria, scenograficamente incastonata tra due fiumi e lontana dal turismo di massa: Rovigo e la sua provincia sono la meta perfetta per itinerari slow, da scoprire lasciandosi avvolgere da un mix perfetto di arte, natura e bien vivre che solo la lentezza consente di assaporare pienamente. Eleganti ville venete, affascinanti dimore rurali, abbazie antiche di secoli, importanti siti archeologici e mostre internazionali fanno da corollario a splendidi borghi e nuclei urbani dove arte e cultu-

ra sono un patrimonio diffuso e inaspettato, il cui contraltare naturale – e naturalistico – è il meraviglioso microcosmo del Delta del Po – dichiarato area Mab dall’Unesco nel 2015 –, con i suoi habitat unici e delicati popolati da un’avifauna ricchissima e sorprendente, che digradano fino all’Adriatico regalando scorci spettacolari. Partiamo dunque per un viaggio dei sensi e lasciamoci guidare proprio dai due fiumi e dalla loro corsa verso il mare – da ovest verso est – per scoprire tutto il fascino del Polesine, “Terra tra due fiumi”.


Da una sponda... I

niziamo dunque il nostro itinerario a Bergantino, grazioso agglomerato adagiato sull’argine sinistro del Po, il cui nome racconta di avventure e scorribande: si narra, infatti, di un brigantino pi-

Museo della Giostra e dello Spettacolo Popolare, Bergantino

rata che, mentre solcava le acque del Po, si arenò proprio nel punto dove il fiume forma un’ansa: i superstiti decisero di non ripartire e diedero vita a una comunità in loco; ma c’è anche un’altra leg-


Palazzo Strozzi, sede del “Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare” museodellagiostra.it

genda, che fa risalire il nome direttamente ai briganti, dediti al banditismo proprio lungo le acque – allora molto “trafficate” – del Po. Suggestioni del nome a parte, oggi Bergantino, insieme alla vicina Melara, rappresenta il distretto della giostra più rilevante a livello regionale: qui infatti abili maestranze artigiane e ferventi ingegni aerospaziali uniscono i loro saperi per costruire le giostre per i parchi divertimento di tutto il mondo; a testimonianza di questa arte antica, non si può non visitare il locale Museo della Giostra e dello Spettacolo Popolare e scoprire un’ultima curiosità: anche i meravigliosi fuochi d’artificio della Festa del Redentore a Venezia vengono prodotti “da queste parti”.


…all’altra A

ttraversando la campagna polesana e i suoi canali, un piacevole “trasbordo” dalla riva sinistra del Po all’argine destro dell’Adige ci porta all’antico borgo fluviale di Badia Polesine, le cui origini antichissime sono – ancora una volta – suggerite dal nome, che fa riferimento all’abbazia della Vangadizza, importante monastero benedettino fondato prima dell’Anno Mille, attorno al quale nacque una fiorente comunità dedita soprattutto al commercio – grazie alla vicinanza con vie fluviali navigabili – e all’agricoltura – grazie alle bonifiche operate dai monaci – il cui territorio si estendeva fra le attuali province di Ferrara, Padova, Verona e Bologna. Dell’antico borgo fortificato medievale – era circondato da fossati e dotato di tre ponti levatoi – rimane il cuore dell’abbazia, la chiesa con il

Abbazia della Vangadizza Claudio Giovanni Colombo*

Badia Polesine


Mercato coperto Decoder81

suo campanile pendente e il chiostro, ma a Badia meritano una visita anche alcuni gioielli relativamente più recenti, come la chiesa di San Giovanni Battista, edificata nel XII secolo, la cinquecentesca torre campanaria, il tardo-gotico palazzo Estense, il Mercato Coperto – chiaramente ispirato al ve-

neziano palazzo Ducale – e l’ottocentesco teatro Sociale intitolato al giornalista Eugenio Balzan e ribattezzato “la Piccola Fenice” per la sua bellezza; al piano superiore, da non perdere la visita alla piccola, ma preziosa collezione di 49 opere di pittori italiani tra Ottocento e Novecento.


Lendinara

Lendinara, l’Atene del Polesine I

l soprannome che paragona Lendinara e la vivace vita culturale che l’ha accompagnata lungo i secoli alla capitale ellenica può sembrare spropositato di primo acchito, ma la ricchezza di elementi storico-artistici del grazioso borgo polesano mettono subito in chiaro che il paragone è invece del tutto meritato. A iniziare dal santuario della Beata Vergine del Pilastrello, sorto nel Cinquecento per venerare una miracolosa scultura lignea della Madonna e divenuto in seguito un centro monastico benedettino-olivetano di rilievo, arricchitosi di una mirabile collezione di opere d’arte di scuola veneta, tra cui anche capolavori di Tintoretto e Paolo Veronese. Per continuare

Duomo di Santa Sofia Box Lab*


con il duomo di Santa Sofia, edificato nel 1070 sui resti di un tempio pagano e rimaneggiato più volte, sino all’aggiunta, a fine Settecento, di un altissimo campanile – il secondo più alto del Veneto: 92 metri –. E poi ci sono l’elegante piazza Risorgimento, dominata dalla secentesca torre dell’Orologio e abbellita dall’imponente palazzo Pretorio; il raffinato palazzo Malmignati, recentemente ristrutturato; il teatro Ballarin, ricavato da magazzini quattrocenteschi; e palazzo Boldrin, oggi sede della Cittadella della Cultura, che ospita, tra l’altro, una biblioteca con libri del Cinquecento e del Seicento e un interessante Museo del Risorgimento.

Biblioteca palazzo Boldrin LUC

Piazza Risorgimento Filippo Carlot*


Riviera del Popolo, Lendinara Filippo Carlot*



Giardino Ca’Dolfin, Lendinara

Andar per ville I

l Polesine è anche una terra ricca di ville eleganti e sfarzose dimore di campagna, che raccontano i fasti del passato, di quando i nobili cercavano località amene per la villeggiatura. A Lendinara per esempio, dove siamo arrivati con il nostro tour, non si può non menzionare villa

Villa Badoèr

Dolfin-Merchiori, con l’ampio parco che in estate ospita spettacoli all’aperto; mentre a Canda – sul Po – la scenografica villa Nani Mocenigo porta la firma dell’architetto Scamozzi, allievo del Palladio. E ancora, a Villamarzana è villa Cagnoni Boniotti a raccontare del Cinquecento – quando


Casa Museo Matteotti, Fratta Polesine

venne edificata – e del periodo Carbonaro, quando la leggenda vuole che fosse collegata, da un tunnel segreto e sotterraneo, a Fratta Polesine. E proprio a Fratta si trova la star delle ville polesane, villa Badoèr – detta la Badoera –, edificata dal grande genio palladiano tra il 1556 e il 1563 e inserita dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’U-

manità. Oltre alla bellezza della struttura, villa Badoèr merita una visita anche per il ricchissimo Museo Archeologico Nazionale, ospitato nelle Barchesse, dove sono esposti importantissimi reperti risalenti all’età del bronzo (XII-X secolo a.C.) e rinvenuti nel villaggio di Frattesina e nelle due necropoli di Narde e Fondo Zanotto.



Villa Avezzù, Fratta LUC


Scrigno d’arte e cultura S

iamo così giunti a Rovigo, raffinato “salotto buono” del Polesine, e cuore pulsante della vita culturale del territorio. La passeggiata in città non può che iniziare dai resti del castello medievale – del quale si vedono ancora parte delle mura di cinta e due suggestive torri, torre Donà e torre Grimani, simbolo della città – per proseguire poi verso piazza Vittorio Emanuele e ammirare palazzo Roverella – voluto nel 1474 dal cardinale Roverella per testimoniare il prestigio della casata e oggi sede di mostre di respiro internazionale – , il cinquecentesco palazzo Roncale, la loggia dei Nodari e l’Accademia dei Concordi, principale istituzione culturale della città, che vanta una biblioteca con oltre 300mila documenti, una pinacoteca con quattrocento opere di arte veneta e una collezione di circa cinquecento reperti, tra i quali due mummie e altre preziose testimonianze di arte egizia, arriva-

Palazzo Roncale Gaia Conventi*

Torre Donà e torre Grimani


Palazzo Roverella, sala egizia Luc

te qui grazie all’intraprendenza dell’imprenditore rodigino Giuseppe Valsè Pantellini, in esilio al Cairo per aver partecipato ai moti d’insurrezione del Polesine del 1848. Continuando la passeggiata, magari dopo aver sorseggiato un caffè allo storico Caffè Borsa, si incontrerà il palazzo Pretorio, edificato alla fine del Quattrocento e dal 1851 sede della Camera

di Commercio di Rovigo con il sorprendente Salone del Grano, sala meeting dalla maestosa volta a botte interamente vetrata. Per chi avesse ancora un po’ di tempo, ci sono due mostre fotografiche di rilievo: “Robert Doisneau”, fino al 31 gennaio 2022 a palazzo Roverella e “70 anni dopo l’alluvione” a palazzo Roncale (per info: palazzoroverella.com).

Palazzo Roverella Luc


Piazza Vittorio Emanuele II, Rovigo



Piazza Garibaldi, Rovigo



Teatro Sociale, Rovigo

Museo dei Grandi Fiumi

Archeologia? Antica e… post-industriale! C

ontinuando la visita tra i tesori rodigini, ci si imbatterà sicuramente nell’ottocentesco teatro Sociale, in stile Neoclassico e dagli interni fastosi, dal 1967 riconosciuto tra i Teatri di Tradizione italiani. Sarà poi la volta del secondo simbolo del capoluogo, la “Rotonda”, ovvero il tempio della Beata Vergine del Soccorso, dagli interni impreziositi da un maestoso doppio ciclo pittorico del Seicento che sorprende per la capacità di raccontare la storia civile della città, oltre a quella religiosa legata alla Vergine miracolosa. Il progetto è di Francesco Zamberlan, allievo del Palladio. Oltre alla Rotonda, tappa del Cammino di Sant’Antonio è il raffinato Monastero degli Olivetani, risalente al XIII secolo, che ospita l’interessante Museo dei Grandi Fiumi,

dove sono stati ricreati ambienti e dimore antiche arricchiti dai reperti ritrovati che ben rappresentano la storia delle civiltà fluviali sviluppatesi lungo le sponde dei maggiori fiumi europei. Questo museo, come gli altri di Fratta e Adria, fan parte di “Pollicinum-Museo Polesine”, una rete di 26 musei archeologici ed etnografici diffusi lungo tutta la provincia di Rovigo. Rovigo ha anche un’anima dal fascino postmoderno da svelare al visitatore grazie a grandi esempi di architettura industriale come il Centro Servizi Rovigo Fiere, un vero e proprio quartiere ricavato dal riuscitissimo recupero di un ex zuccherificio che, oltre a una serie di location per eventi ed esposizioni di svariato genere, comprende il Cur Consorzio Universitario di Rovigo e la Fabbrica dello Zucchero, nuovo polo culturale della città.


Interno della Rotonda, Rovigo

Interno della Rotonda, Rovigo

Esterno della Rotonda, Rovigo


Chiostro degli Olivetani, Rovigo



Nella culla degli Etruschi T

erminiamo il nostro itinerario ad Adria, a una ventina di chilometri da Rovigo. Ancora una volta l’etimologia del nome ci racconta di storie antichissime, di quando Adria era un porto talmente fiorente da dare il nome all’intero mare sul quale si affacciava, l’Adriatico. La storia di questa deliziosa cittadina inizia nel VI secolo a.C. quando venne fondata dagli etruschi, per divenire ben presto un nodo cruciale degli scambi commerciali tra il Nord Europa e il Mediterraneo, nonché punto di passaggio delle Vie dell’Ambra e del Sale. Tutto questo è testimoniato dai numerosi e affascinanti reperti esposti al Museo Archeologico Nazionale, che spazia dalla civiltà etrusca a quelle greca e romana.

Ma Adria merita anche un giro nel raccolto centro storico, per ammirare la cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, il Museo della cattedrale inaugurato nel 2015 e la suggestiva cripta semicircolare con una delle opere d’arte più antiche della regione, uno splendido bassorilievo risalente al IV-V secolo, la cui inscrizione in greco testimonia la dominazione bizantina di questi territori in epoca altomedievale. Durante questo viaggio da ovest a est non mancheranno le soste gourmet tra “menù di terra e di acqua”. Va ricordato, infatti, che il Polesine è una

Museo Archeologico Nazionale, Adria


Adria Gaia Conventi*

terra molto fertile, che genera ben cinque prodotti certificati Igp-Dop e una vasta gamma di prodotti ortofrutticoli; inoltre, l’acqua dei due fiumi, che da dolce si fa salata vicino alla foce, alimenta la coltivazione di cozze, vongole e ostriche di elevata qualità. Non resta

allora che pianificare un weekend o una vacanza più lunga nella bella stagione, affidandosi alla professionalità di Rovigo Convention & Visitors Bureau (info@ rovigoconventionbureau.com), che offrirà consigli e indicazioni per rispondere alle diverse necessità.

Reperti di vetro al Museo Archeologico Nazionale, Adria


Prodotti Igp del Polesine



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Porto Tolle, Rovigo ermess*




OTTOBRE TEATRO DICEMBRE COMUNALE 2021 PAVAROTTI-FRENI

8 OTTOBRE ORE 18 E ORE 21

Cantata d’autore

per voce, orchestra e coro di e con Simone Cristicchi Arrangiamenti e direzione Valter Sivilotti Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Fondazione Teatro Comunale di Modena

29 OTTOBRE ORE 20 31 OTTOBRE ORE 15.30

Vincenzo Bellini

Norma

Direttore Sesto Quatrini Regia Nicola Berloffa Coproduzione Fondazione Teatro Municipale di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatro Regio di Parma NUOVO ALLESTIMENTO

3 DICEMBRE ORE 20 5 DICEMBRE ORE 15.30

CrossOpera Otherness fear and discovery

Musica di Luigi Cinque, Valentin Ruckebier, Jasmina Mitruši Djeric Direttore Đor e Pavlovi Regia Gregor Horres

19 NOVEMBRE ORE 20 21 NOVEMBRE ORE 15.30

Nuova opera commissionata e coprodotta da Fondazione Teatro Comunale di Modena, Landestheater Linz e Serbian National Theatre Progetto europeo ‘Europa Creativa’

Giuseppe Verdi

Lucia di Giovanna Lammermoor D’Arco

19 DICEMBRE ORE 17

Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena e Teatro Galli di Rimini Allestimento Teatro di Pisa in collaborazione con Opéra Nice Côte d'Azur

Direttore Paolo Gattolin Regia e scene Stefano Monti

22 OTTOBRE ORE 20 24 OTTOBRE ORE 15.30

Gaetano Donizetti

Direttore Alessandro D’agostini Regia Stefano Vizioli

Direttore Roberto Rizzi Brignoli Regia Paul-Emile Fourny Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia Allestimento Opéra-Théâtre de Metz

Benjamin Britten

Il piccolo spazzacamino

BIGLIETTERIA

biglietteria@teatrocomunalemodena.it Telefono 059 203 3010 www.teatrocomunalemodena.it


Q Quueessttoo mmeessee ppaarrlliiaammoo ddii……

Nel regno di Bacco

Il Borro Relais & Châteaux


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi

S

e esperienzialità è la parola chiave che connota sempre più viaggi e vacanze, anche l’albergo non è più solo “una camera dove dormire” ma diventa esso stesso un’esperienza, un luogo dei sensi con una storia da raccontare. Se poi la narrazione è scandita da contesti naturali a perdita d’occhio e tradizioni enologiche di qualità, le emozioni sono assicurate. E con la ricchezza vitivinicola che ogni regione italiana vanta, non c’è che l’imbarazzo della scelta, tra wine resort, boutique hotel, dimore rinascimentali, ville e tenute, tutti rigorosamente sotto l’egida di Bacco. Iniziamo allora il nostro viaggio “con affaccio sui vigneti” dal nord-est e precisamente da Appiano sulla Strada del Vino, comune trentino che ha voluto sottolineare nel nome

il proprio legame con il nettare d’uva: qui si trova lo Schloss Hotel Korb, un antico castello – con 49 camere e una infinity pool – immerso tra i filari e con una vista mozzafiato su Bolzano e le Dolomiti. Spostandosi verso il Collio goriziano, a Capriva del Friuli è il castello di Spessa a troneggiare tra le viti, con le sue 15 suite arredate con mobili d’epoca e 18 buche per gli amanti del green: qui si narra che abbia soggiornato anche Giacomo Casanova. Il salto, logico e geografico, verso Venezia è breve: sull’isola lagunare di Mazzorbo sorge un unicum, il Venissa Wine Resort, una splendida casa rurale circondata da una “vigna murata” – ovvero cinta da mura medievali – sulla quale svetta il trecentesco campanile della chiesa di San Michele Arcangelo.


Vini forti, paesaggi dolci S

postandoci in Piemonte, terra di grandi rossi corposi e di piatti dal sapore deciso, non si può non menzionare uno dei wine

resort più scenografici della regione, Relais San Maurizio (a Santo Stefano Belbo, Cuneo), ospitato in un antico convento del XVII secolo – le camere sono state ricavate dalle antiche celle mo-

Relais San Maurizio Booking.com

nacali e dalla sacrestia – e affacciato sui vitigni di Nebbiolo. Poco distante, sono le atmosfere moderne del design contemporaneo ad accogliere gli ospiti dell’Albergo Cantine Ascheri (siamo a Bra), costruito proprio sopra le cantine omonime e con una ricca biblioteca a tema enogastronomico. Nel cuore delle Langhe, invece – a Serralunga d’Alba – Il Boscareto declina

Albergo Cantine Ascheri Booking.com


Albereta Relais & Chateaux Booking.com

la storicità della location con arredi minimal dove è il vetro a dominare, in modo da lasciar entrare le colline circostanti. In Franciacorta, territorio fa-

moso per le raffinate bollicine Docg, si trova il famosissimo L’Albereta (a Erbusco, Brescia), una meravigliosa villa incorniciata da rilievi collinari tappezzati di vigneti, il cui vanto è l’immensa Spa firmata da Henri Chenot.

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Il Borro Relais & Châteaux

Nel Chiantishire e dintorni S

ono immersi nei riposanti paesaggi toscani due relais dal cuore antico: Il Borro, borgo fortificato risalente al Medioevo – siamo nel cuore della Valdarno – il cui fiore all’occhiello è una cantina secolare alla quale si accede attraversando una galleria di opere d’arte, e Rosewood Castiglion del Bosco, situato nel Parco Naturale della Val d’Orcia – patrimonio Unesco – e sviluppatosi attorno alle rovine di un castello risalente al 1100. Ancora atmosfere

Rosewood Castiglion del Bosco


medievali per un altro splendido wine resort toscano, Borgo San Felice, un albergo diffuso di charme immerso nella campagna senese, tra vigneti, uliveti e boschi a perdita d’occhio. Nell’aretino, invece, a Bucine, merita un cenno Tenuta Petrolo, formata da una raffinata villa settecentesca e da cinque case coloniche, dominate dalla torre medievale di Galatrona e con Borgo San Felice

Petrolo

Rosewood Castiglion del Bosco

vista mozzafiato sulle colline del Chianti. Non possiamo non fare un’incursione in Emilia-Romagna, a Fiumana di Predappio (Forlì), dove il Sangiovese ha ritrovato la dignità dei grandi uvaggi anche grazie a produzioni “illuminate” come quelle di Borgo Condé, le cui stanze si affacciano su splendide colline tappezzate di ordinati filari e il palato viene deliziato dalle proposte gastronomiche di ben tre ristoranti.


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Al sud: vigneti vista mare

N

elle assolate regioni del sud Italia, il mare non è mai troppo lontano e anche se non lo si vede materialmente, se ne percepisce sempre la presenza, nel profumo dell’aria e nei bouquet dei vini: i bianchi hanno spesso sentori di salmastro, mentre i rossi sono l’espressione di acini maturati sotto un sole caldo. Vigneti di Falanghina, Aglianico, Taurasi e Fiano circondano Radici Resort a Mirabella Eclano (Avellino), una tenuta di sessanta ettari che vanta anche un campo da golf tra le vigne. Nel Salento sono le uve di

Radici Resort Booking.com

Vinilia Wine Resort Booking.com

Primitivo a scandire il paesaggio e a incorniciare il Vinilia Wine Resort e il suo castello neorinascimentale. Grandi vini anche per il territorio siciliano, che cala il suo asso nella manica: l’Etna e il suo fertile terroir; qui, tra i relais degni di una sosta c’è l’affascinante Monaci delle Terre Nere a Zafferana Etnea, una dimora nobiliare del XVII secolo fondata dai monaci dell’ordine


Monaci delle Terre Nere Booking.com

di Sant’Anna e ristrutturata secondo i principi della bioarchitettura. In provincia di Agrigento sono invece due i luoghi di fascino dove concedersi un soggiorno tra le vigne: la Foresteria Planeta a Menfi – un’oasi di pace dove ricaricare le energie e coccolare i sensi con i piatti dello chef Angelo Pumilia, i grandi vini della cantina e i prodotti a base di erbe a chilometro zero del “Giardino degli Aromi” – e Le Cantine de Gregorio a Sciacca, che stanno ultimando sette suite tra le vigne e all’ombra della suggestiva torre merlata quattrocentesca. La Foresteria Planetaestate

Chef Angelo Pumilia della Foresteria Planetaestate





Vino e olio del Parco Alto Garda Bresciano

Azienda Agricola ZANETTI ROBERTO

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Un crogiolo dell’umanità chiamato

Libano

I

l Libano, un Paese minuscolo, chiuso tra il Mediterraneo e alte montagne, con alle spalle una storia densa fatta di etnie, religioni, ma anche di guerre civili e sofferenze. Nel corso dei secoli sono stati tanti i popoli che qui si stabilirono, attratti dalle risorse naturali e dagli approdi sicuri: i primi insediamenti risalgono al 7.000 a.C., in particolare Biblo è considerata la più antica città ancora abitata del mondo ed è, insieme a Tiro, Patrimonio Unesco. Borghi costieri che rappresentano un compendio della storia dell’umanità dove si sono conservati templi fenici, brani delle città

romane, castelli dei Crociati, caravanserragli e poi chiese cristiane e moschee. Con questa moltitudine culturale convivono inoltre le testimonianze di tradizioni millenarie, come l’arte orafa di Sidone, dove - si racconta - ebbe origine anche la lavorazione del vetro soffiato e l’uso del murice per tingere i tessuti: ai nostri giorni rappresentano ancora ottimi spunti per acquisti nei tipici suq situati nel cuore medievale della città. Una curiosità: alla travagliata storia di questo centro mercantile Fabrizio de Andrè nel 1984 dedica la toccante canzone “Sidùn” nell’album “Crêuza de mä”.


Oltreconfine: Oltreconfine Francia

Nicoletta Toffano

facebook.com/nicoletta.toffano

Biblo Vadim Nefedoff*


Tripoli Sun_Shine*

Batroun Mycamlb*


Oltreconfine: Libano

Batroun e Tripoli: alla fiera d’Oriente S ono proprio i suq a rappresentare uno degli aspetti più veri del Libano: un tripudio di suoni, lingue, merci e poi profumi di oli essenziali usati per la tradizionale preparazione del sapone. Ma sui banchi troneggia soprattutto cibo, sia cucinato, sia sotto forma di materie prime freschissime, come nel borgo marinaro di Batroun dove, su un enorme tavolo, al centro del mercato ha luogo una grandiosa asta del pesce. Tra un rilancio e l’altro si può gustare il samak sa’aydiye, un piatto locale fatto di riso, brodo di pesce, cipolle caramellate, pinoli e spezie. Il più grande suq del Libano si trova a Tripoli, nel-

la città vecchia famosa per gli edifici medievali costruiti dai Mamelucchi. Qui sulle bancarelle spicca in particolare la quantità e varietà dei dolci: Tripoli è infatti considerata la capitale della pasticceria libanese. Gli ingredienti dei dessert come il knafeh, il sfouf, il mighli, la baklava, l’ashta sono semplici e allo stesso tempo non scontati: crema di latte, pasta fillo, frutta secca, miele, curcuma, cumino, la salep (una particolare resina) e poi essenze floreali come arancio, gelsomino, calendula e rose.

Knafeh diplomedia*

Batroun Sun_Shine*



Oltreconfine: Libano

Chiesa della bia di Batroun Eyad Al Hakeem*



Oltreconfine: Libano

Una moschea a Tripoli Eva Mont*


Pranzo in un ristorante in Libano HelgaBragina*

Miscellanea gastronomica: le mezzè I n Libano l’ospitalità è sacra e il cibo diventa il mezzo per distribuire agli ospiti ristoro e calore. Basti pensare che, secondo un’antica regola, occorre sempre servire in tavola il doppio di ogni portata; e il rifiuto di un piatto viene giudicato un’offesa. Il pasto principale è il pranzo che comincia con il rito delle mezzè: un assortimento di piccoli antipasti che precedono le portate principali, prevalentemente pesce e agnello. Difficile elencare tutte le mezzè, che possono essere anche cinquanta in un unico pasto; tra le più diffuse: il samboosik, la babaghanoush,

l’hummus, il tabbouleh. La cucina libanese è raffinata e colta (sono tanti nel mondo gli chef stellati di origine libanese come Alan Geaam, Maradona Youssef, Anissa Helou) capace di unire con equilibrio spezie ed estratti di fiori, tipici del mondo arabo, a ingredienti mediterranei come pesci, crostacei ed erbe aromatiche, e lo fa con uno stile tutto suo inserendo anche elementi unici come il sommacco, una spezia piccante e acidula allo stesso tempo. E come da tradizione chiude il pasto il caffè: alla libanese, aromatizzato con il cardamomo.


Oltreconfine: Libano

Mezzè aytulush*


Pausa caffè in Libano Beyond the Road Prod*


Oltreconfine: Libano


Chateau Ksara AlexelA*

Andare per cantine nella valle della Beqa’ L a produzione di vino in Libano si perde nella notte dei tempi, la moderna viticultura nasce però nel 1857, quando missionari gesuiti portano vitigni (bianchi e rossi) e nuove tecniche dalla Francia. Oggi il fatturato del vino libanese vale cinquecento milioni di euro all’anno ed è un’opportunità che ha spinto tante famiglie a ripopolare borghi abbandonati, ricostruendo ciò che la guerra aveva polverizzato, come nella valle della Beqa’, una fertile lingua di terra stretta tra il Monte Libano e i rilievi siriani. Si svolge qui un interessate itinerario enologico che parte dall’area archeologica di Baalbek tra templi dedicati a Giove, Venere e natural-

Balbeek Marco Ramerini*

mente a Bacco! Sono vicine Chateau Ksara e Chateau St Thomas. cantine storiche dove vengono organizzate visite e degustazioni in grotte naturali, mentre è ospitata in un castello del XVIII secolo Chateau Musar, fondata nel 1930. Una selezione di vini superlativa e il paesaggio sono invece i protagonisti delle degustazioni di Chateau Kefraya, che offre agli ospiti un tour in trenino con viste spettacolari delle sue vigne abbracciate dalle montagne innevate. Aumenta il tasso alcolico con i 45 gradi dell’Arak, distillato presso l’azienda Massaya: venduto nelle caratteristiche bottiglie blu, è un liquore all’anice considerato bevanda nazionale.


Oltreconfine: Libano

ThiagoSantos*


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Oltreconfine: Libano

Una turista in un suq di Biblo altana-studio*



Ivan Pisoni

facebook.com/pisoni.ivan.7

La Leggenda della nascita di Orlando a Sutri

T

roverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà. Questa citazione di Bernardo da Chiaravalle, una delle figure più importanti della Chiesa nonché padre spirituale dei templari, è all’inizio del cartello all’ingresso del Parco dell’Antichissima Città di Sutri, noto anche come Il Bosco Sacro, e in questo caso mai una citazione poteva cadere così perfettamente a fagiolo. Il Bosco Sacro è dimora di una lecceta che nei secoli ha saputo essere attenta testimone di vicende epiche e leggendarie. È proprio tra questi alberi che, si

dice, sia nato e cresciuto uno dei personaggi più epici del Medioevo. Seppur siano molte le città francesi che si contendono i natali di questo grande cavaliere e paladino, sembra che la tradizione popolare, rafforzata da alcuni poemi cavallereschi del XII secolo, voglia che Orlando, Marchese del Chiaramonte, Conte di Blaye e Gonfaloniere della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, sia nato in quel magico Bosco Sacro poco distante dal borgo di Sutri… e non andate a dire il contrario agli abitanti del borgo che si tramandano di padre in figlio quanto segue.

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Statua di San Rolando, Patrono di Riga Alexander Mak *


La leggenda della nascita di Orlando a Sutri La morte di Orlando a Roncisvalle Alphonse de Neuville - Harvard College Library

Il Paladino con la “P” maiuscola

C

hi non conosce la Chanson de Roland, l’Orlando Innamorato o l’Orlando Furioso? O forse lo ricorderete per l’epica resistenza contro i Saraceni nella battaglia di Roncisvalle, oppure per i tanti luoghi che portano il suo nome grazie a qualche sua mitologica prodezza. Ma che sia Orlando o Rolando, non tutti san-

no che il paladino è nato proprio in Italia e, come un altro personaggio legato a triplo filo con la Chiesa Cattolica, umilmente, in una grotta… al freddo e al gelo. Ma per conoscere i “fatti” nel dettaglio, e per conoscere anche la natura del suo nome, dobbiamo fare prima la conoscenza dei suoi genitori.


Un amore impossibile

L

a nostra vicenda inizia a corte di re Carlo Magno, la cui sorella, Berta, era innamorata di un condottiero senza titolo nobiliare di nome Milone d’Aglante. Nonostante il condottiero fosse valoroso e nobile di cuore, la mancanza di un titolo era abbastanza per non permettere l’unione tra i due. Infatti, Carlo Magno, che si sentiva offeso da tale amore, decise di

cacciare la sorella da corte, scomunicandola. In principio Berta e Milone vagarono di castello in castello in cerca di aiuto ma nessun nobile aprì loro la porta del proprio maniero. I due decisero di chiedere al papa di poter intercedere con il re e iniziarono un lungo viaggio verso Roma. Viaggio che si fece sempre più difficoltoso in quanto Berta era incinta.

La leggenda della nascita di Orlando a Sutri

La corte di Carlo Magno Jacob van Maerlant - Jacob van Maerlant’s “Spieghel Historiael” Original at the Koninklijke Bibliotheek


La leggenda della nascita di Orlando a Sutri

“Ooh! le petit rouland!” A

rrivati nel borgo di Sutri, che era lungo la strada, Berta e Milone dovettero vendere cavalli, armi e vestiti per potersi permettere del cibo e come dimora si rifugiarono in una delle grotte della necropoli etrusca poco distante dal borgo. Ogni mattina Milone, vestito da pellegrino, si recava a Sutri per chiedere l’elemosina mentre Berta rimaneva alla grotta nella quale il compagno aveva riposto della paglia per renderla più vivibile. Dopo due mesi dal loro arrivo in quel luogo, mentre Milone stava tornando dal borgo, Berta diede alla luce un pargolo che avvolse stretto in un lembo di tessuto e lo adagiò al suo fianco sulla paglia. Ma la pendenza della paglia e la rotondità del fardello lo fecero rotolare per qualche metro fuori

dalla grotta. Fu proprio in quel momento, durante il rotolare del bimbo, davanti agli occhi di Milone che era appena ritornato, che la madre esclamò disperata «Ooh! le petit rouland!». Fermato il piccolo, Milone lo prese in braccio che stava piangendo e si mise a piangere anche lui, dicendo «Oh figliuolo, in quanta miseria io ti veggio nato, non per lo tuo peccato ma per lo mio difetto e per quello di tua madre»*. Dopo qualche giorno dalla nascita Berta chiese al compagno come volesse chiamare loro figlio e lui rispose «Per rimembranza voglio che abbia nome come io lo vidi la prima volta, cioè Rolando»* (rotolare in francese è roolar). Non a caso, da allora, la piccola valle dove si trova la grotta venne chiamata “Rotoli”.

* Citazioni tratte da “I Reali di Francia” di Andrea da’ Barberino

La grotta di Orlando il Paladino nei pressi di Sutri Massimo Mariani Parmeggiani - 2MP


Beffe a Carlo Magno

G

li anni passarono e Orlando crebbe sano e forte. Nel borgo di Sutri tutti lo conoscevano per la sua destrezza e scaltrezza, tanto che divenne capo della gioventù sutrina meritandosi la carica di “Re del Carnevale”. I suoi giorni passavano spensierati finché nel borgo arrivò la corte di Carlo Magno che era in viaggio verso Roma per essere incoronato imperatore. Questo avvenimento portò molta agitazione ed eccitazione negli abitanti del luogo. Orlando non fu da meno e, contagiato dall’euforia,

decise di mettere in mostra le sue doti. Travestitosi da servitore, il giovane si intrufolò nella sala del reale banchetto e con la velocità di un fulmine rubò il calice dal quale re Carlo aveva appena finito di bere. Il sovrano non si arrabbiò con il giovane, anzi, meravigliato da tanto ardire e da tanta abilità, lo sfidò giocosamente a ripetere la prodezza durante il banchetto del giorno dopo. Orlando accettò e l’indomani la scena si ripeté a suo favore davanti allo stupore generale.

La leggenda della nascita di Orlando a Sutri

Antico lavatoio a Sutri Lucky Team Studio*


La leggenda della nascita di Orlando a Sutri

Sutri Lucky Team Studio*

Si torna in famiglia

M

entre Orlando si metteva in mostra davanti alla corte del re, tre dignitari di Carlo Magno, passeggiando per la zona, riconobbero in Berta la sorella del loro sovrano e in fretta e furia corsero a corte per annunciare la loro scoperta. Carlo Magno realizzò quindi che quel giovane che stava così tanto apprezzando, era in realtà suo nipote e sua sorella, che pensava morta, era viva e vegeta. Ricolmo di gioia, il nobiluomo decise di riunire la famiglia che da tanti anni era divisa e di tenere al suo fianco Or-

lando per farne uno dei suoi migliori cavalieri. Al momento di tornare in Francia con il re, Orlando chiese a Carlo Magno di poter essere accompagnato da uno dei suoi migliori amici e non di meno pari nelle abilità cavalleresche, il sutrino Oliviero. I due ragazzi, uniti ai cavalieri del re, divennero abili fino a diventare entrambi Paladini di Francia. La loro amicizia e attaccamento li portò a morire fianco a fianco durante quella tragica battaglia di Roncisvalle contro i Saraceni nell’agosto del 778.


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T

ornando a passeggiare tra i lecci del Bosco Sacro nei pressi di Sutri, dopo aver conosciuto questa vicenda penso che quell’alone di magia che si può sentire nell’aria sia solo aumentato. Alimentato dal fascino della natura e da questa e tante altre storie tra mito e leggenda. Testimonianze che solo un bosco può traman-

La leggenda della nascita di Orlando a Sutri

Nel Bosco Sacro ValerioMei*

dare. E respirando a pieni polmoni con il sole che filtra attraverso le foglie degli alberi, immagino il giovane Orlando giocare spensierato nel bosco con i suoi amici, immaginando a loro volta, come capitava anche a me a quell’età, di compiere gesta nobili ed eroiche… E magari, un giorno, diventare dei veri Paladini.



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