"Last Day of June" - L'ascesa dei videogiochi di narrazione nell'industria dell'entertainment

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2.2. UN MECCANISMO DI RIPETIZIONE CONTINUO E “LENTO” Agli occhi ed orecchie di un videogiocatore ordinario, un simile meccanismo andrebbe subito a scaturire in un processo di noia che porterebbe poi a rinunciare nel portare a termine l’opera, ma in “Last Day of June” questo processo è delineato dalla più triste quanto coraggiosa scelta di far rivivere, in continuazione, gli stessi eventi, o le modifiche agli stessi, imponendone la visione. Così come per Carl, anche il videogiocatore è sottoposto alla stessa forzatura, è chiamato a sentirne l’esigenza nel vedere se, finalmente, si è riusciti a modificare o meno l’orrore che dì lì a poco avverrà alla sfortunatissima coppia. Ci saranno dunque delle sequenze, sublimi a dir poco, che questa costrizione non peserà affatto, in quanto, c’è da restare incantati nel vedere i gesti, quei piccoli ma teneri e fondamentali dettagli conditi da un’atmosfera che di surreale non ha nulla se non quella saturazione leggermente accentuata da Jess Cope, nel mentre che i due decidano di ripartire, non sapendo che, sarà l’ultimo, in un certo senso, per entrambi, il tutto accompagnato dal tocco delicato di Wilson. Da qui il coraggio sopracitato, quello di togliere il “libero arbitrio” al videogiocatore, che ci porta a subire si passivamente l’effetto farfalla, ma allo stesso risulta il miglior modo di consolidare l’immedesimazione con il protagonista.

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