2. LE MECCANICHE DI GIOCO
Last Day of June la sua vera forma, come qualsiasi altro videogame, la deve alla struttura del gameplay, ossia le meccaniche di gioco. Molto spesso con i videogiochi si tende ad interpretare le parti di qualcuno o qualcosa che va ben oltre le normali capacità umane, creando una sorta di barriera che ben ti fa notare come tutto ciò sia distaccato dalla realtà. Piccole realtà come Ovosonico, di fatti, puntano a qualcosa di diverso, di impatto emotivo. Certo, va considerato che sia anche normale, dato un limitato budget e un limitato numero di programmatori al lavoro, ma ciò nonostante la sensibilità che si incarna in un’opera è totalmente percepibile anche ai sensi di chi non vi è propriamente integrato nel mondo videoludico. Lo stesso Guarini nell’intervista con “SmartWorld” cita che: «Quest’opera sia stata fruita anche da persone che avevano la PS4 accantonata nel soffitto e rispolverata per giocare a questo titolo.» Il team Ovosonico decide dunque di affibbiare a Last Day of June un gameplay rompicapo ad avventura grafica, riecheggiando da subito a titoli ove gli eventi che susseguono sono plasmati da ciò che il giocatore decide di fare (Life Is Strange, The Walking Dead, ad esempio) che però ti mettono in una condizione paradossalmente di “passività” quando ci sono molte cutscene di mezzo, e d’altro canto alla proposta del rompicapo perenne che, forzatamente, ti vuole far rivivere, più e più volte, certe dinamiche della storia. Un vero e proprio escamotage tecnico che altro non è che uno strumento per potenziare l’enfasi che già di per sé emana il gioco e il contesto in cui ci immergiamo immediatamente.
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