Il Solco – Pentecoste 2021

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LA MATURITÀ UMANA NELLA FORMAZIONE PRESBITERALE

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artendo dagli studi psicologici condotti prima del mio ingresso in Seminario ho tentato di effettuare un’ulteriore sintesi con i contenuti offertimi in questi 5 anni di formazione allo Studio Teologico San Paolo focalizzando la mia attenzione proprio sulla formazione sacerdotale e sull’imprescindibile importanza data alla dimensione umana e a quegli strumenti (tra cui l’accompagnamento psicologico) utili per il suo raggiungimento. Dal Concilio Vaticano II in poi, che ha posto come meta ultima della formazione sacerdotale l’edificazione di un cuore “da pastore”, la dimensione umana ha assunto sempre più un’importanza ineludibile. Ad essere sempre più chiara è l’idea che sacerdozio ed umanità non costituiscono due categorie che si escludono a vicenda ma piuttosto che entrambe, in scambievole e reciproco dialogo, sono chiamate a trovare spazio nel presbi-

tero poiché solo muovendo da un’umanità ben strutturata è possibile vivere il proprio ministero nella pienezza, come chiamata ad una oblatività che sappia trasformare il proprio sacrificio in vita donata. In altre parole, ciò che emerge dai documenti, e da una sincera lettura della realtà circostante, è la necessità di un accompagnamento che sappia spingere verso un’integrazione psico-affettiva del candidato. Si tratta di formare personalità integrate cioè personalità «dal cuore dilatato verso l’alto e verso il basso – direbbe Manenti – sensibili alla luce delle stelle ma anche alle ombre dell’uomo, capaci di toccare il cielo senza la paura del sentirsi pienamente umani». Formare uomini-preti: questa è la sfida della Chiesa contemporanea. Formare personalità pacificate con la propria umanità capaci di annunciare il vangelo dentro i propri limiti e le proprie fragilità, capaci di essere tra-

sparenza di Dio nonostante le correnti avverse, segregati in seno al Popolo per passione all’uomo e debitori di una chiamata che ha trasfigurato la propria storia.

NUOVE OPPORTUNITÀ PER LO STUDIO

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i sa che la vita del seminarista è dettata da ritmi serrati dove la preghiera e lo studio hanno ruoli predominanti nella sua formazione. Entrambe queste dimensioni devono essere attentamente curate da noi futuri sacerdoti! Come la preghiera nutre e riscalda il cuore, uno studio serio e attento ci fornirà quel nutrimento necessario per poter affrontare le sfide che il mondo, oggi, ci propone. Per lo studio, noi seminaristi, possiamo attingere dalla nostra biblioteca e da quella diocesana, attigua ai nostri locali. Una biblioteca è sempre una ricchezza enorme e senza valore; diceva Ingre Feltrinelli: «i libri sono tutto. I libri sono la vita». Proprio per questo, l’estate scorsa, ci siamo occupati della sistemazione del fondo donato dal compianto sacerdote Salvatore Arcifa presso la biblioteca

del Seminario e di altri fondi, più piccoli, donati da nostri benefattori, che abbiamo collocato e catalogato nella nuova sala studio don Attilio Gangemi. Un lavoro che ha visto coinvolta l’intera comunità; un lavoro faticoso, sicuramente, ma che ci ha visto uniti nel lavoro e, perché no, ci ha fatto capire che la cultura ha un suo “peso” – a volte tanto grande! Voglio concludere con una citazione di Gabrielle Zevin, la quale afferma: «Una città senza libreria è un luogo senza cuore»; non a caso, dunque, la nostra libreria è accanto la cappella maggiore, cuore del Seminario e dell’intera Diocesi! Dario Impellizzeri

Cosimo Gangemi


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