«ha scelto la parte migliore»

«ha scelto la parte migliore»
«Di una cosa sola c'è bisogno» - Editoriale
Messaggio del Vescovo
Trovarsi a casa con Gesù - Saluto del Rettore
Grazie don Marco, benvenuto don Giovanni di Fabiano Orfila
Gratitudine e ricordo agli amici del Seminario di don Marco Catalano
La Comunità 2022-2023
Nel Solco del tempo
IN RICERCA - Betania è ascolto
Ascolto e Servizio, un connubio necessario di fratel Giovanni Cannavò
L’amore di Cristo ci spinge di Dario Impellizzeri
Seminario e Parrocchie di Gianluca Franco
IN COMUNITÀ - Betania è discernimento
«Lasciata la barca e il padre, lo seguirono» di Rosario Ingalisi
Le Esperienze estive di Mattia Scuto
Speranza di Fraternità di Sebastiano Marino
Le adorazioni mensili di fra Federico Santuari
La Chiesa e le sue membra di Sebastiano Mauro
IN DIOCESI - Betania è scelta
I nuovi presbiteri
Essere sacerdote “giorno per giorno” di don Rosario Pittera
Un milione di volte ancora ti sceglierei, mio Signore! di don Cosimo Andrea
Gangemi
Un incontro che cambia la vita di don Antonio Agostini
Resoconto offerte
Cosa è il periodo del propedeutico?
Le Giornate F.A.I. in Seminario
Giubilei sacerdotali
IL SOLCO
Periodico del Seminario Vescovile di Acireale
Via San Martino, 6 - 95024 Acireale Tel. 095 601779 - Fax 095 601433
www.seminarioacireale.it semaci@seminarioacireale.it
LA REDAZIONE
Direttore responsabile
Don Giovanni Mammino
Coordinatore generale
Don Raffaele Stagnitta
CONSIGLIO DI REDAZIONE
Gianluca Franco
Sebastiano Mauro
Fabiano Orfila
Seminario Vescovile di Acireale
Cari amici lettori, questo è il tempo in cui torna il nostro periodico che, anno dopo anno, diventa lo strumento che unisce insieme il nostro Seminario e la comunità diocesana per far conoscere il cammino compiuto nel corso dell’anno formativo.
È bello vedere come il Signore semini a piene mani nei solchi delle nostre giornate, legandole insieme e dandoci la certezza della sua presenza; come i giorni e le attività del Seminario, anche queste pagine sono tenute insieme da un filo conduttore che lega tutti i contributi.
Quest’anno ci siamo lasciati guidare dall’idea che sta aiutando a focalizzare il cammino sinodale delle diocesi d’Italia, cioè quella dei “Cantieri di Betania”, e dalle indicazioni pastorali del nostro Vescovo. Abbiamo voluto porre il brano evangelico di Marta e Maria come il testo guida del nostro itinerario, affinché ispirasse i temi dei vari ambiti della formazione e aiutasse anche noi a proseguire nel coinvolgimento in una sensibilità sinodale. Dunque anche queste pagine saranno sviluppate sulla base della pericope del vangelo di Luca, provando a sottolinearne i tratti emergenti dentro la vita della nostra comunità.
Oltre alla centralità, in questo brano, della presenza di Gesù nella casa di Betania, le figure che attirano la nostra
attenzione sono quelle di Marta e di Maria. Ma è quest’ultima che assume per noi una maggiore rilevanza e ci svela la bellezza dello stare con Gesù, nell’ascolto di lui.
Scorrendo le pagine di questo numero, il lettore potrà incontrare le parole di Betania: la prima sezione, infatti, mostra che anzitutto Betania è ascolto: l’atteggiamento di Maria è quello di chi vuole mettersi sinceramente In Ricerca, e si apre all’altro con disponibilità e amicizia; la sezione centrale – Betania è discernimento – si sofferma, come di consueto, sulla vita e le attività vissute In Comunità come occasioni per indirizzare il cammino alla luce della Parola. Dall’ascolto e dal discernimento sgorga l’agire secondo quel che il Signore vuole per noi, e dunque Betania è scelta: questo si può osservare in chi ha scelto di seguire e servire il Signore nella Chiesa, In Diocesi
«Di una cosa sola c’è bisogno», risponde Gesù a Marta. Lo stile contemplativo di Maria che ai piedi di Gesù ascolta, discerne e sceglie “la parte migliore” possa diventare l’esempio di ogni uomo per un vita donata non nella frenesia di tante azioni ma nella scelta dell’essenziale.
Buona lettura!
Carissimi fratelli e sorelle, la gioia e la speranza che nascono dalla fede sono racchiuse nella consolante promessa di Cristo: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Non sono parole illusorie, ma parole veritiere e degne di fiducia, pronunciate da colui che è la Parola fatta carne e, dunque, sintesi della fedeltà di Dio che mai abbandona le sue creature, destinatarie del suo amore e della sua cura.
L’Emmanuele, il Dio con noi (cf. Is 7,14; Mt 1,23), continua ad essere presente attraverso l’azione dello Spirito Santo: egli insegna e ricorda ai credenti ogni cosa, tutto ciò che il Signore ha detto (cf. Gv 13,26). La Pentecoste cambia la vita dei discepoli di Cristo: con l’invio dello Spirito, essa dona una rinnovata consapevolezza della presenza di Dio con noi e in noi, e il coraggio di camminare nella storia annunciando il vangelo di salvezza ad ogni uomo. Nell’icona biblica di Betania, sulla quale quest’anno meditiamo, ci viene mostrato quanto sia importante riconoscere la presenza del Signore. A tal proposito, vorrei riprendere quanto già affermavo nelle Indicazioni pastorali: «Poiché egli è in casa nostra, la scelta di voltarsi (convertirsi) verso Cristo e ascoltarlo è l’unica necessaria ad ogni nostro pensare, valutare e agire». Lo stile di Maria, dunque, ci induce a rifiutare quella tendenza all’efficientismo, al tutto e subito, che può riguardare anche la vita concreta delle nostre comunità e la stessa azione evangelizzatrice. Il cammino sinodale ci richiama, tra l’altro, alla pazienza dell’ascolto e dell’attesa, ci distoglie dall’ansia del risultato immediato mettendoci nella condizione di chi vuole “avviare processi”. Di fronte ad uno stile di vita che crede di poter fare a meno di Dio, possiamo rispondere affermando la sua presenza e la sua centralità, perciò abbiamo speranza. Questo è il processo di cambiamento necessario che ogni uomo aperto all’ascolto dello Spirito può far proprio, se desidera la bellezza e la profondità della vita vera.
«Non vi lascerò orfani», dice il Signore nel vangelo di Giovanni (14,18). Nella Solennità di Pentecoste, la nostra chiesa diocesana celebra la “Giornata pro-Seminario”. Riconosciamo così un’ulteriore segno della presenza del Signore nella Chiesa mediante il ministero ordinato. Eleviamo la preghiera al padrone della messe affinché non manchino giovani che, aprendosi all’ascolto della voce di Dio, scelgano di donare la propria vita al servizio del Vangelo. Non facciamo mancare verso il Seminario l’attenzione, la vicinanza e il sostegno economico, e ciascuno si senta partecipe alla formazione dei nostri giovani.
Acireale, Pentecoste 2023
Il cammino di Gesù, lungo la strada che da Gerico conduce a Gerusalemme, ha come tappa obbligata Betania, il villaggio dove abitano persone a lui care: Marta, Maria e Lazzaro. Fermarsi a Betania ed entrare nella casa di questi amici significa “trovarsi a casa”, a proprio agio, perché Gesù sa bene che in quella casa si fa la bella e vitale esperienza dell’incontro gioioso e rasserenante, dell’amicizia fraterna, degli affetti autentici e sinceri, dell’ascolto e del dialogo.
Accingendomi a dare inizio al mio ministero di rettore del Seminario diocesano di Acireale, con tanta trepidazione e dopo tanti anni, vivo l’esperienza del ritorno in quella casa in cui mi sono “sentito a casa” e nella quale ho imparato ad ascoltare la Parola e ad entrare nella logica della gioia dell’incontro, dell’amore e del servizio. Sorge dunque spontaneo l’accostamento tra la casa di Betania e quella della comunità del Seminario, casa costruita sulla roccia del promontorio di San Martino. Trovandomi dentro questa casa da formatore, in comunione con gli altri confratelli formatori, è mio vivo desiderio che la comunità del Seminario diventi sempre più come la casa di Betania. Il nostro Seminario sia il luogo dove, come Maria ai piedi di Gesù, i giovani che in esso vivono imparino ad ascoltare assiduamente la Parola del Signore; luogo in cui, come Marta che si mette a servire, i nostri giovani imparino a diventare umili servi per amore; luogo nel quale, come l’amico Lazzaro, i nostri giovani imparino a vivere nella comunione e nella fraternità e ad uscire fuori dalla tomba dell’individualismo. Come Betania il nostro Seminario diventi il luogo del dialogo e della correzione fraterna, luogo in cui, come Gesù che invita Marta ad esercitare il discernimento e a scegliere la parte buona, i nostri giovani imparino a mettere da parte le cose futili per scegliere l’essenziale e tutto ciò che aiuta a vivere la vita in pienezza. Desidero inoltre che, come avvenne nella casa di Betania, il nostro Seminario sia il luogo della fede schietta e sincera dove ognuno possa affermare con Marta: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» (Gv 11,27). Se dunque la casa del Seminario sarà come quella di Betania allora si spanderà un profumo di forte intensità, come quello che riempì tutta la casa (Gv 12,1-8). È il buon odore di Cristo, il profumo soave della fede e delle buone opere, quel profumo che tanti si attendono da tutti noi.
Sono trascorsi già diversi mesi da quando la nostra comunità del Seminario, alla maniera delle parrocchie e delle altre realtà della nostra Chiesa, ha vissuto la novità del cambiamento ed appreso la notizia che riguardava l’avvicendamento dei cari don Marco Catalano e don Giovanni Mammino. La fede nello Spirito Santo e nella sua azione divina intra-ecclesiale, oltre che la consapevolezza che il sacerdote, chiamato ad essere «umile lavoratore nella vigna del Signore», ha il dovere di vivere il suo ministero nella piena disponibilità e gratuità, ci hanno consentito di accogliere con serenità e fiducia la scelta che il Vescovo Antonino ha riservato alla nostra comunità.
Descrivere i sette anni entro cui il caro don Marco ha prestato il suo ministero di rettore non sarebbe possibile in queste poche righe. Tuttavia, nel delineare i tratti fondamentali di ciò che egli ci ha voluto consegnare, possiamo rinnovare il nostro grazie a lui ed al Signore. Don Marco ci ha mostrato che il cristiano, ed il pastore in special modo, è colui che vive alla luce del Vangelo e dei suoi consigli di povertà, castità e obbedienza; ci ha trasmesso l’amore per i testi biblici e per la poetica dei salmi, la passione per la cultura e per lo studio; ci ha educato alla nobile semplicità della liturgia e della preghiera; ci ha formato ad uno stile sacerdotale semplice, trasparente e gioioso; ci ha saputo testimoniare Cristo, sommo ed eterno sacerdote, nell’essenzialità di in ogni suo gesto, parola ed azione.
Così, il caro don Giovanni, mandato a mietere ciò che altri hanno seminato (cfr. Gv 4,37), con generosità ed amore per la Chiesa subentra nel servizio finora svolto da don Marco e dagli altri formatori, assumendo l’ufficio di rettore. A lui, dunque, auguriamo ogni bene; con lui, preghiamo, affinché il suo ministero, all’insegna della fecondità, possa testimoniare numerosi e santi sacerdoti.
Carissimi, dopo sette anni non vi scrivo più nella qualità di rettore, ma come chi è chiamato a volgere il capo indietro per salutare e ricordare alcune esperienze significative. In altra sede ed a tempo debito ho già salutato i seminaristi ed i formatori, per cui adesso mi rivolgo principalmente a voi cari lettori ed amici del Seminario. Chi ha un minimo di dimestichezza col latino sa che il “ri-cordare” è un moto che ha sempre a che fare col cuore… è infatti un rileggere col cuore (in latino appunto cor-cordis) il proprio vissuto ed è quanto mi accingo a fare.
Da uomo di fede, in quest’operazione mi sento sostenuto anche dalla Parola di Dio, la quale in questo tempo liturgico a più riprese ci propone i cosiddetti discorsi di addio che Gesù rivolge ai discepoli durante l’Ultima Cena. Discorsi in cui – guarda caso – il Maestro invita a saper leggere bene il proprio cuore ed il cuore di Dio: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore». Poche parole che invitano a rileggere l’esperienza di fede come un’esperienza di amore in cui l’amore è al tempo stesso punto di partenza e mèta del proprio essere discepoli.
Cosa ricorda di voi il mio cuore cari amici e lettori? Il primo pensiero corre subito ai momenti svolti nella Cappella Maggiore in occasione degli incontri di preghiera mensili per le vocazioni: è stata sempre una gioia vedervi numerosi, vedervi vicini, cordiali e sorridenti a noi sacerdoti ed ai seminaristi e soprattutto vedervi desiderosi di preghiera. Come mi avete sentito dire più volte, ogni vocazione nasce sempre nella Chiesa e per la Chiesa: rispondendo all’invito del Maestro «pregate il signore della messe perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38) la vocazione non solo viene generata ma viene anche sostenuta nel suo sviluppo. Colgo l’occasione per ringraziarvi ancora non solo per la preghiera che avete elevato ma anche per la preghiera che continuate ad elevare.
Una preghiera che vi ha visto protagonisti non solo in Seminario ma anche nelle vostre comunità: durante il mio rettorato – non avendo parrocchia – molti di voi sanno che per sette anni ho avuto il privilegio di celebrare la messa domenicale in tante comunità della Diocesi. Mi è sempre piaciuto pensare questo momento quasi come una sorta di prolungamento degli incontri di preghiera mensili svolti in Seminario, quasi un ricambiare la visita ricevuta e certamente un’ulteriore occasione per fare conoscere il Seminario o per stringere vincoli di comunione ancora più intensi.
Infine, cari amici, il mio ricordo non può che essere accompagnato anche da un sincero sentimento di gratitudine verso tutti voi. È la gratitudine verso chi con la sincerità della stima, dell’affetto e della preghiera ha contribuito a rendere il Seminario luogo di formazione perché luogo di relazioni in cui la fraternità generata dalla fede ha manifestato una comunione di cuori capace di metterci in comunione col Cuore di Cristo.
Don Marco Catalano2022-2023
FR. FEDERICO M. SANTUARI
(30 anni) Linguaglossa Comunità “Fiat! Totus tuus”
ROSARIO INGALISI
(21 anni) Aci Trezza – Parrocchia “S. Giovanni Battista”
SEBASTIANO MAURO
(25 anni) Acireale
Parrocchia “S. Michele Arcangelo”
FR. GIOVANNI CANNAVÒ
(63 anni) S. Giovanni Bosco Comunità “Madonna della Tenda di Cristo”
GIANLUCA FRANCO
(26 anni) Randazzo - Parrocchia “Sacro Cuore di Gesù”
DARIO IMPELLIZZERI
(24 anni) Aci S. Filippo - Parrocchia “S. Filippo”
FABIANO ORFILA
(28 anni) Giarre - Parrocchia “S. Francesco d'Assisi”
MATTIA SCUTO
(24 anni) Acireale - Parrocchia “Maria SS. Annunziata”
Rettore: DON GIOVANNI MAMMINO
Vice Rettore: DON RAFFAELE STAGNITTA
Direttore Spirituale: DON GAETANO PAPPALARDO
Economo: DON ROBERTO FUCILE
Direttore del Propedeutico: DON MARCELLO ZAPPALÀ
SEBASTIANO MARINO
(23 anni) Piedimonte Etneo
Parrocchia “S. Maria del Rosario”
Nel cuore dell’estate, ci ritroviamo per la consueta settimana estiva, tempo utile per l’approfondimento e per vivere insieme momenti di fraternità. Concludiamo con la festa di Santa Venera.
Rientriamo in Seminario per dare avvio al nuovo anno formativo! Una nuova pagina della nostra formazione si apre davanti a noi.
Partecipiamo alla Giornata Diocesana dei Ministranti, quest’anno tenuta al Duomo di Giarre.
A Riposto per partecipare alla celebrazione di inizio ministero in parrocchia di don Marco Catalano: tutta la comunità è presente per accompagnarlo e ringraziarlo del servizio svolto come rettore della comunità.
Quest’oggi celebriamo l’anniversario d’ordinazione del nuovo rettore, don Giovanni Mammino. È la celebrazione che simbolicamente dà inizio al suo ministero nel nostro Seminario.
All’inizio dell’anno seguiamo gli esercizi spirituali. Ci accompagna per la predicazione don Salvatore Marino, che con la sua esperienza ci ha trasmesso gli aspetti più importanti del ministero presbiterale.
Partecipiamo all’assemblea diocesana e alla celebrazione eucaristica per l’anniversario dell’ordinazione episcopale del nostro vescovo Mons. Raspanti. Un momento importante per la nostra comunità diocesana.
All’Accademia Zelantea si tiene il convegno per i 150 anni di vita ecclesiale della diocesi. Una bella opportunità per conoscere pagine nuove di una storia molto ricca.
Ricominciano le adorazioni eucaristiche mensili aperte a tutti, dopo il lungo periodo di interruzione a motivo della pandemia.
Siamo nella parrocchia di Pennisi per cominciare l’attività vocazionale nelle varie zone della diocesi, incontrando le parrocchie.
Oggi è grande festa: nella parrocchia “Cuore Immacolato di Maria” di Acireale vengono ordinati presbiteri don Antonio Agostini e don Rosario Pittera! La nostra comunità piena di gioia vive con loro questo momento.
Ad Aciplatani viene ordinato presbitero don Cosimo Gangemi! Un altro evento di grande gioia per la nostra comunità e per la diocesi.
Si aprono i ritiri mensili che guideranno il nostro percorso annuale. Ci accompagnano alcuni sacerdoti della nostra diocesi: don Alessandro Di Stefano, don Orazio Barbarino e don Sebastiano Raciti.
Ospitiamo in Seminario le Giornate
F.A.I.: il Seminario apre le porte a tanti visitatori guidati ottimamente dai ragazzi del Liceo “Archimede” di Acireale.
Accogliamo in Seminario Sua Ecc.za Mons. Salvatore Gristina, già vescovo di Acireale, in occasione del XXX anniversario di episcopato. Sono presenti alcuni sacerdoti da lui ordinati.
È la celebrazione della “Giornata Sacerdotale”! Accogliamo il presbiterio diocesano con particolare gioia, perché quest’anno essa coincide con i 150 anni di vita diocesana.
Celebriamo la solennità del Natale di Cristo partecipando alla liturgia presieduta dal Vescovo in Cattedrale. L’indomani, concluso il Pontificale, rientriamo a casa per le vacanze natalizie.
La solennità dell’Epifania ci raduna di nuovo insieme, e dopo la celebrazione riprendiamo la vita comunitaria.
Con tutta la comunità diocesana preghiamo per l’anima del papa emerito Benedetto XVI, nella messa presieduta dal vescovo.
Si conclude la sessione invernale degli esami: periodo di fatica ma anche di sintesi per le varie discipline.
Nel decimo anniversario dell’elezione di papa Francesco, nella cappella del Seminario si tiene la commemorazione del prof. don Giuseppe Cristaldi, a cui partecipano i membri dell’università popolare e quanti ne hanno apprezzato le grandi doti di filosofo e pastore insieme.
Riceviamo la visita del padre missionario, che ci ha aiutato ad ampliare le prospettive riguardo all’importanza dell’annuncio del vangelo.
Facciamo visita alla comunità dei sacerdoti residenti all’O.A.S.I. per lo scambio di auguri pasquali.
Nel giorno dell’Annunciazione, una tappa importante nel cammino di alcuni nostri compagni: Sebastiano Mauro è istituito lettore, mentre Giovanni Cannavò, Gianluca Franco, Dario Impellizzeri, Fabiano Orfila e Mattia Scuto sono istituiti accoliti.
Ancora una volta tanti ospiti in Seminario per le Giornate F.A.I. di primavera: numerosissimi i visitatori!
Dopo aver prestato il nostro servizio alle celebrazioni della Settimana Santa e del Triduo Pasquale, ci lasciamo per vivere in famiglia le vacanze di Pasqua.
A Calatabiano incontriamo la comunità parrocchiale per l’ultima attività vocazionale di quest’anno: abbiamo visitato tutti i vicariati e molte parrocchie!
Con il consueto pellegrinaggio al Santuario di Valverde, concludiamo le giornate di ritiro di quest’anno formativo.
Partecipiamo al convegno di studi di bioetica tenuto in Seminario in memoria del prof. don Salvatore Privitera, del quale la biblioteca diocesana custodisce il fondo librario.
Oggi ci rechiamo a Randazzo per la commemorazione del settantacinquesimo di fondazione dell’Istituto “Ancelle di Gesù Sacerdote”, fin dall’inizio vicine al Seminario e ai sacerdoti.
Pentecoste
Dalle pagine bibliche impariamo che l’ascolto non ha solo il significato di una percezione acustica, ma è essenzialmente legato al rapporto dialogico tra Dio e l’umanità. «Shema’ Israel - Ascolta, Israele» (Dt 6,4), l’incipit del primo comandamento della Torah, è continuamente riproposto nella Bibbia, al punto che San Paolo affermerà che «la fede viene dall’ascolto» (Rm 10,17). L’iniziativa, infatti, è di Dio che ci parla, al quale noi rispondiamo ascoltandolo; e anche questo ascoltare, in fondo, viene dalla sua grazia, come accade al neonato che risponde allo sguardo e alla voce della mamma e del papà. Tra i cinque sensi, quello privilegiato da Dio sembra essere proprio l’udito, forse perché è meno invasivo, più discreto della vista, e dunque lascia l’essere umano più libero».
Papa FrancescoIn un mondo segnato dall’indifferenza globale e dal sorgere di forme di povertà nuove e diversificate, in cui appare evidente come sia faticoso per tutti il duro mestiere di vivere, riscoprire l’esigenza dell’accoglienza per la costruzione di un mondo più umano diventa un bisogno prioritario per tutti e soprattutto per coloro che credono e vogliono vivere alla sequela di Gesù Cristo. La comunità religiosa Madonna della Tenda di Cristo quest’anno festeggia trenta anni di presenza sul territorio acese e dell’accoglienza ha fatto il perno del proprio carisma. Il “menù” che offre è molto semplice, sta scritta sotto l’immagine della Madonna di Medjugorje, che imperante sovrasta la struttura di accoglienza, “non importa chi tu sia, dimmi se vuoi speranza”; le ricette presentate hanno come elementi essenziali: l’ascolto e il servizio, in un connubio che riporta alla modalità con cui nella Sacra Scrittura le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, accolgono Gesù Cristo nella loro casa. Le due azioni hanno effetto e sono importanti così come lo sono le proteine e i carboidrati per il corpo umano: cambiano i soggetti che presentano le vivande ma non cambiano gli elementi essenziali. Può dare solo chi ha ricevuto, per cui le due azioni si sdoppiano: da un lato l’ascolto della Parola di Dio che rappresenta la proteina per il sostegno spirituale dei religiosi che fanno parte della comunità, e l’ascolto di storie di figli di Dio che non riescono con le proprie forze a rompere catene di male costruite da scelte errate e da fratelli che hanno caricato loro di oneri pesantissimi, e che fratelli – forse – non sono. E poi il servizio: come i carboidrati nel corpo umano devono essere bruciati per far
crescere il corpo, allo stesso modo il servizio diventa azione che da sollievo all’ospite e diventa un distintivo da mostrare per aver sempre chiara l’appartenenza a Cristo: «fare agli altri ciò che tu vorresti fatto a te stesso». Innumerevoli sono le persone che, stanche e sopraffatte dai deserti creati dagli uomini e donne del nostro tempo, hanno trovato sotto la Tenda lo spazio nel cuore di persone che amano Dio e riconoscono nel bisognoso che bussa alla porta il volto di Gesù Cristo sofferente e bisognoso. Occhi che ritornano a brillare di speranza sono la sola ricompensa a chi ha già fatto l’esperienza dell’Amore incondizionato di Dio sulle proprie storie e sulle proprie miserie. “Il miracolo della Tenda” è stato realizzato, altre Tende si rialzano e si aprono all’accoglienza di altri figli di Dio.
fratel Giovanni Cannavò e la Comunità “Madonna della Tenda”
Così l’apostolo Paolo ci esorta nella sua Seconda Lettera ai Corinzi riguardo all’amore che essendo stato proprio di Cristo dev’essere proprio anche del cristiano; l’amore verso Dio e l’amore (caritas) verso il prossimo devono essere la costante e il significato ultimo del nostro pellegrinaggio su questa terra. Questo amore si esprime nell’aiuto concreto a chi, nella nostra società, si trova nel bisogno e nel disagio e va oltre ogni tipo di mero assistenzialismo, ma si radica nel prendersi cura inserendo a pieno regime l’individuo nella società odierna affinché possa egli vivere una vita dignitosa e decorosa.
È questo lo scopo del dormitorio C.A.S.A. (Centro Accoglienza Sant’Antonio) in Aci Sant’Antonio gestito dalla Caritas diocesana di Acireale con il suo direttore don Orazio Tornabene e il suo vice-direttore don Orazio Caputo; finalità primaria di questo centro è dare un tetto, una casa, una “famiglia” a chi ne è sprovvisto, ma solo per un limitato periodo in cui l’assistito, insieme con i responsabili, dovrà cercare sistemazione lavorativa e abitativa stabile.
Noi seminaristi abbiamo fatto esperienza di questa realtà vivendo delle belle mattinate insieme con loro e scoprendo, non con poca sorpresa, come ognuno degli assistiti si occupa dell’altro attraverso la pulizia degli ambienti comuni, la preparazione dei pasti e l’assistenza della struttura che ingloba anche un piccolo orto. Tutti fanno qualcosa nella gioia della condivisione e dell’aiuto fraterno instaurando amicizie belle e leali che si porteranno dietro per sempre, anche quando non saranno più ospiti della C.A.S.A.
Chi si prende cura fattivamente di questa bella realtà è don Orazio Caputo che, con la grinta e le capacità del leader, coordina il lavoro da fare con precisione e puntualità essendo anche e soprattutto d’esempio per chi è ospitato temporaneamente all’intero della struttura. Don Orazio insieme ai suoi sempre nuovi “amici” possano essere per tutta la comunità diocesana motivo sì di vanto e ammirazione ma anche di grande esempio per una vita cristiana autenticamente vissuta alla luce del Vangelo di Cristo.
Dario ImpellizzeriPer il secondo anno consecutivo, la comunità del Seminario Vescovile di Acireale vive l’esperienza degli incontri vocazionali nelle parrocchie della nostra amata Diocesi. Fra i mesi di ottobre ed aprile, il Seminario ha visitato ben sei comunità parrocchiali: “S. Maria del Carmelo” in Pennisi, “S. Maria Assunta” in Randazzo, “Maria SS. Immacolata” in Dagala del Re, “Maria SS. della Catena” in Aci Catena, “San Pietro” in Riposto e “Maria SS. Annunziata” in Calatabiano
Se dovessimo descrivere ciò che ha caratterizzato le esperienze di quest’anno, potremmo riassumerlo in due espressioni: la gioia della testimonianza e l’ascolto profondo della realtà diocesana. Sono queste, infatti, le ragioni che ci spingono ad uscire dagli ambienti quotidiani della nostra formazione per vivere un’esperienza altrettanto arricchente. Anzitutto, portando la nostra variegata esperienza di vita, intendiamo trasmettere ed annunciare la bellezza della sequela del Signore Gesù nella specifica vocazione al sacerdozio ministeriale; includendo altresì l’invito a mettersi tutti in cammino, per discernere la propria vocazione. Per altro verso, sentiamo fortemente l’esigenza di metterci in ascolto. Ciò è avvenuto nel concreto vissuto delle parrocchie, cercando di cogliere, negli incontri con i vari gruppi, le esigenze e i desideri della nostra gente ed inoltre le speranze che nutrono nei confronti dei futuri presbiteri. Particolarmente formativi sono stati gli incontri personali con i parroci dei luoghi visitati, i quali ci hanno permesso di cogliere importanti spunti di riflessione attraverso i racconti della loro esperienza vocazionale e del loro ministero sacerdotale.
Da quest’anno, inoltre, l’esperienza mensile degli incontri vocazionali nelle parrocchie ha, per così dire, la sua continuazione ogni domenica con la Celebrazione Eucaristica che viviamo nelle parrocchie. È anch’essa occasione per condividere, nella semplicità, la bellezza di essere una comunità cristiana viva e presente nel nostro territorio.
Nel dialogo con le comunità, durante gli incontri con i vari gruppi, sono emersi tanti spunti utili alla nostra riflessione riguardo alla presenza del sacerdote nella comunità cristiana. Alcune espressioni abbiamo voluto raccoglierle e tenerle presenti…
«Nei centri più piccoli il parroco può diventare la figura di riferimento, a cui dare fiducia; e da parte sua il sacerdote deve saper vedere il buono che c’è in ciascuno»
«Una caratteristica del sacerdote dovrà essere quella di avere uno sguardo sulla società e comprenderne i cambiamenti, così da poter guidare la comunità dentro questi passaggi delicati»
«Un aspetto molto delicato è quello dell’accoglienza, perché se nella parrocchia ci si sente accolti è più facile creare comunione, e in questo il parroco svolge un ruolo importante soprattutto nel primo contatto con la gente»
«Nel corso della formazione è buono che vi siano questi momenti di incontro reciproco, ma servono anche periodi più lunghi in parrocchia, come il tempo del diaconato, per conoscersi veramente»
«L’aiuto e la presenza dei sacerdoti nella parrocchia è necessario. Ci sono aspetti sui quali noi laici non possiamo subentrare: i sacramenti, per esempio; aver tempo per visitare gli ammalati o chi ha bisogno; dare una giusta formazione…»
«C’è bisogno che il parroco abbia un contatto con il ‘reale’, e conosca le difficoltà che la gente vive nel quotidiano. Tante volte quello che serve davvero è la semplice vicinanza»
«Guidare la comunità significa anche suscitare il senso di appartenenza alla parrocchia, creare le condizioni perché ciascuno possa sviluppare i talenti»
«È bello quando nella comunità si riesce ad avere un clima di dialogo, nei giusti ruoli, con grande sincerità, avendo sempre come fine il servizio alla parrocchia»
Nel Vangelo, Gesù parla del discernimento con immagini tratte dalla vita ordinaria; ad esempio, descrive i pescatori che selezionano i pesci buoni e scartano quelli cattivi; o il mercante che sa individuare, tra tante perle, quella di maggior valore. O colui che, arando un campo, si imbatte in qualcosa che si rivela essere un tesoro (cfr Mt 13,44-48).
Alla luce di questi esempi, il discernimento si presenta come un esercizio di intelligenza, e anche di perizia e anche di volontà, per cogliere il momento favorevole: queste sono le condizioni per operare una buona scelta. Ci vuole intelligenza, perizia e anche volontà per fare una buona scelta. E c’è anche un costo richiesto perché il discernimento possa diventare operativo.
Il discernimento è faticoso ma indispensabile per vivere. Richiede che io mi conosca, che sappia cosa è bene per me qui e ora. Richiede soprattutto un rapporto filiale con Dio. Dio è Padre e non ci lascia soli, è sempre disposto a consigliarci, a incoraggiarci, ad accoglierci. Ma non impone mai il suo volere. Perché? Perché vuole essere amato e non temuto. E anche Dio ci vuole figli non schiavi: figli liberi. E l’amore si può vivere solo nella libertà. Per imparare a vivere si deve imparare ad amare, e per questo è necessario discernere: cosa posso fare adesso, davanti a questa alternativa? Che sia un segnale di più amore, di più maturità nell’amore. Chiediamo che lo Spirito Santo ci guidi! Invochiamolo ogni giorno, specialmente quando dobbiamo fare delle scelte.
Papa Francesco«LASCIATA LA BARCA E IL PADRE, LO SEGUIRONO»
Salve a tutti, mi chiamo Rosario Ingalisi, ho 21 anni e provengo dalla comunità parrocchiale “San Giovanni Battista” in Acitrezza. In poche righe voglio ripercorrere con voi il mio cammino vocazionale che mi ha portato alla scelta di entrare in Seminario. Tutto iniziò quando all’età di nove anni entrai a far parte del gruppo ministranti della mia parrocchia, una bellissima esperienza che porterò sempre nel mio cuore e che pian piano ha acceso in me il desiderio di seguire il Signore. Sono tanti i momenti della mia vita in cui ho avvertito questo forte desiderio, il sogno di un bambino che con il passare degli anni è stato sempre più nascosto, fino a dimenticarlo. Nel frattempo avevo iniziato un nuovo percorso scolastico, quello delle scuole superiori, che in me ha aperto tanti e nuovi “orizzonti”, dove ho conosciuto tante bellissime persone che mi hanno aiutato a definire alcuni aspetti della mia vita. Ben presto arrivò il quinto anno e dopo gli esami di maturità, avevo ben chiaro dentro di me, la strada che dovevo intraprendere e quindi ho deciso di proseguire gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Catania; pensavo che l’arte fosse il mio futuro, ma pare che questi non fossero i piani di Dio, perché dopo qualche mese dall'inizio, una sera durante la messa ho ascoltato quella pagina di vangelo che ci racconta la chiamata di Giacomo e Giovanni e la frase che risuonò nel mio cuore fu «ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono» (Mc 4,22). Da quel momento in poi si riaccese nel mio cuore quel desiderio dimenticato che mi portò a chiedere al Signore “cosa vuoi che io faccia della mia vita?”. Dopo diversi mesi di discernimento accompagnato e sostenuto dal mio padre spirituale decisi di dire sì a quella strada che Gesù aveva preparato per me e dopo l’anno del propedeutico, il 5 settembre del 2022 sono entrato a far pare della comunità del Seminario. Affido questo mio cammino alla Vergine Santissima Madre della Chiesa e a San Giovanni Battista, affinché possa testimoniare Cristo sull’esempio della sua vita, mi affido anche alle vostre preghiere perché Dio possa portare a compimento in me la sua opera.
Dopo diversi anni si è ripresa la stupenda iniziativa di inserire, alla fine dell’anno formativo, un’esperienza estiva per gli alunni del triennio. Ad ognuno, ogni esperienza ha riservato sorprese ed emozioni che hanno ingrandito il proprio orizzonte sia in un’ottica di formazione personale, ma anche da un punto di vista ecclesiale. Tra le varie esperienze, abbiamo quella vissuta da Antonio Agostini e Gianluca Franco, del campo di formazione, organizzato dall’Azione Cattolica nazionale “Le colline della speranza”, presso Casa San Girolamo a Spello dal 1 al 7 agosto 2022. Un momento davvero sorprendente dove, per una settimana, ci siamo formati attraverso la lettura di testi e la visita dei luoghi dove visse Carlo Carretto. Un’altra bella esperienza è stata quella vissuta da Dario Impellizzeri e Sebastiano Mauro ad Ariccia, i quali hanno avuto la possibilità di partecipare all’XXIX incontro estivo per i seminaristi, svoltosi dal 21 al 27 agosto 2022. Questa settimana, oltre ad approfondire con una serie di incontri la tematica della spiritualità sacerdotale, è stata un’occasione per conoscere altri seminari, altri modi di “fare formazione” e altre esperienze nello spirito della fraternità e dell’amicizia. Inoltre, l’ultima esperienza è stata quella vissuta da me e Fabiano alla “Piccola Casa Della Divina Provvidenza” di Alba in Piemonte, fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo dal 6 luglio al 20 agosto 2022. In quell’ambiente abbiamo
respirato in maniera autentica la gioia del vivere, di una umanità che, pur essendo indebolita dalla malattia, resta comunque amata, servita e accudita. Nella quotidianità delle giornate, attraverso i sorrisi, i gesti e le parole, abbiamo compreso sempre più che nella carne dei sofferenti si manifesta veramente Cristo, che ci dice: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt 25,40). Per questo motivo il Cottolengo difende l’importanza del valore assoluto e inalienabile della vita umana, facendola vivere pienamente anche nelle situazioni più difficili, con la massima dignità. A ciò si aggiunge, l’esperienza di aver vissuto un altro modo di vivere, vedere e agire nella Chiesa, allargando così i nostri orizzonti verso una maggiore comprensione del ministero sacerdotale offerto non soltanto per la nostra diocesi, ma anche per tutta la Chiesa. Alla luce di ciò posso testimoniare che è stato veramente un momento di grazia, che ci ha donato molto più di quanto noi abbiamo dato; un tempo per comprendere sempre più che, il dono della vocazione trova una piena attuazione nella logica del dono e, gli amici del Cottolengo sono testimoni che questo donare senza misura, anche nella sofferenza, è la vera gioia della vita. Pertanto, per tutto e per tutti coloro che abbiamo incontrato in queste esperienze diciamo “Deo Gratias”!
Mattia ScutoUn sogno, una profezia, una missione di Dio: Sermig (Servizio missionario giovani). Accogliendo la proposta, che arricchisce, dà continuità e forma al percorso che nel Seminario diocesano la Chiesa ha pensato per me, mi sono ritrovato piccola parte di una grande storia che oggi è testimonianza di Resurrezione.
Il sogno dei primi giovani, tra cui Ernesto Olivero, poi nel tempo diventati Fraternità, era quello di sconfiggere la fame nel mondo. La profezia che li ha guidati è di Isaia: «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Is 2,4). La missione è quella della speranza, fraternità della speranza e speranza di fraternità (come papa Francesco li ha definiti). Oggi, incontrandoli, ho imparato che tutto questo in questi anni (dal 1964) è avvenuto ed è diventata strada di Dio anche per me. Questo è accaduto perché quanti si sono lasciati condurre dal Padre hanno deciso di cambiare a partire da se stessi. Miracolo che avviene ancora oggi in ogni persona che crede questo possibile, in ogni cristiano, anche in me.
Accolto dal 4 ottobre 2022 in questa realtà ecclesiale torinese, ho camminato e cammino ancora con chi vive in questa casa, con la fraternità dei consacrati, con i giovani, nei momenti di preghiera, nei servizi volti a dare dignità in diversi modi alle singole persone che chiedono aiuto, con le loro diverse necessità. Ho visto e toccato con mano la povertà della gente che vive per strada, la povertà nelle famiglie, nei bambini e giovani, la povertà spirituale e psichica e l’ho confrontata con la mia povertà
che, disarmandomi da ogni costruzione finta, mi ha mostrato la verità di Cristo che opera nella mia vita e nella storia. Così, a piccoli passi, da figlio di Dio cammino nella via buona della sua Parola per me. Ho approfondito l’importanza e la fonte di tutto il bene che quotidianamente scaturisce dalla Parola e dall’Eucarestia e posso testimoniare che il Vangelo è possibile. La realtà comunitaria mi ha fatto vivere anche alcune esperienze all’interno della parrocchia di S. Gioacchino, affidata al Sermig.
La mia è stata un’esperienza di Chiesa, certo in un’altra diocesi, quella torinese, ma in una terra che ha ospitato grandi santi: don Bosco, il Cottolengo, Cafasso, il Murialdo, Domenico Savio, Piergiorgio Frassati. E anche qualche artista siciliano come Filippo Juvarra. Tutti questi Santi, come anche il Sermig, hanno deciso di rimanere, seppur profeti non bene accetti nella loro patria.
Come Maria conservo tutto nel mio cuore, nella mia memoria redenta e trasformo tutta questa grazia ricevuta in canto di lode e rendimento di grazie.
Sebastiano MarinoLE ADORAZIONI MENSILI
L’itinerario di incontri di preghiera comunitari svoltisi mensilmente in Seminario, tornando da quest’anno a viverli insieme al popolo fedele di Dio, è stata una iniziativa volta ad offrire un luogo, un ambiente, dove si potesse riscoprire nel bel mezzo dei comuni ritmi quotidiani talvolta segnati dalla frenesia e dalla dispersione, come l’incontro personale con il Risorto sia ciò che essenzialmente conta, contribuendo in tal modo a dare motivazione, qualità e nuovo slancio vitale a tutto ciò che facciamo.
“Ha scelto la parte migliore” (Lc 10,42): questo il det-
to evangelico che ha accompagnato come in sottofondo ciascuno di noi, volendo esprimere l’atteggiamento gioioso di ascolto orante del discepolo alla presenza viva del Maestro, che ci salva e comunica la sua vita, e la vita in abbondanza.
I momenti di preghiera, in un alternarsi di momenti di lode e di silenzio davanti a Gesù Eucaristia, hanno lasciato ampio spazio all’ascolto delle Scritture. La narrazione degli eventi di salvezza riguardanti i diversi personaggi biblici, dalle singolari vocazioni di profeti come Samuele alla fede intrepida di Maria Vergine, ci ha messo nelle
Nella prima lettera ai Corinzi l’apostolo Paolo ci presenta la diversità dei carismi nella Chiesa, unico Corpo di Cristo. Questo concetto sarà ulteriormente esplicitato anche nei testi del Concilio Vaticano II, il quale ci insegna che la Chiesa non è formata solo dal pastore in cura d’anime ma da tutti i “Christifideles”, ossia tutti coloro che hanno ricevuto il sacramento del Battesimo e pertanto sono inseriti pienamente nella Chiesa. Ad alcuni di essi possono essere affidati compiti particolari; tra questi compiti vi sono i ministeri istituti che sono conferiti a fedeli laici ai quali è riconosciuta una particolare vocazione e anche ai seminaristi che si preparano a vivere poi il ministero ordinato. Secondo quanto stabilito da san Paolo VI nel 1972 con la lettera apostolica “Ministeria quaedam”, i ministeri istituiti sono quelli del lettore e dell’accolito, e recentemente papa Francesco ha istituito anche il ministero di catechista. Il lettore è istituito per proclamare le letture della Sacra Scrittura nella liturgia e per l’animazione biblica della comunità. L’accolito è istituito per assistere diacono e sacerdote nelle celebrazioni e aver particolare cura del corpo mistico di Cristo. I due ministeri dunque stanno in rapporto alla comunità e contribuiscono alla sua edificazione. Anche quest’anno la comunità del nostro Seminario ha vissuto momenti di grazia attraverso il conferimento dei ministeri ad alcuni seminaristi. Fra Giovanni Cannavò è stato istituito lettore lo scorso otto novembre da Sua Eminenza il
cardinale Paolo Romeo nella cappella del Seminario Estivo. Nella solennità dell’Annunciazione del Signore, lo scorso ventiquattro marzo, invece, anch’io ho ricevuto il ministero del lettorato, mentre quello di accolito è stato conferito ai seminaristi Fabiano Orfila, Gianluca Franco, Mattia Scuto, Dario Impellizzeri e Fra Giovanni Cannavò. Mentre ringraziamo il Signore per questi doni ricevuti, non stanchiamoci di pregare affinché lo Spirito Santo possa arricchire la Chiesa di nuovi ministri per l’edificazione dell’intera comunità cristiana.
Sebastiano Maurocondizioni da un lato, di poter accogliere le energiche ma salutari provocazioni a che il Vangelo si faccia vita della nostra vita; dall’altro di acquisire una crescente, entusiasta consapevolezza dello sguardo amorevole e del reale coinvolgimento del Signore in ciascuna delle nostre personali vicende umane. Come comunità del Seminario ci auguriamo pertanto che questa esperienza possa anche suscitare una sempre più intensa sollecitudine e interesse a pregare il padrone della messe per il dono di sante vocazioni.
Ma da dove si parte per realizzare grandi sogni?
Dalle grandi scelte. Infatti, nel momento del giudizio finale il Signore si basa sulle nostre scelte. Sembra quasi non giudicare: separa le pecore dalle capre, ma essere buoni o cattivi dipende da noi. Egli trae solo le conseguenze delle nostre scelte, le porta alla luce e le rispetta. La vita, allora, è il tempo delle scelte forti, decisive, eterne. Scelte banali portano a una vita banale, scelte grandi rendono grande la vita. Noi, infatti, diventiamo quello che scegliamo, nel bene e nel male. Ma se scegliamo Dio diventiamo ogni giorno più amati e se scegliamo di amare diventiamo felici. È così, perché la bellezza delle scelte dipende dall’amore: non dimenticare questo. Gesù sa che se viviamo chiusi e indifferenti restiamo paralizzati, ma se
ci spendiamo per gli altri diventiamo liberi. Il Signore della vita ci vuole pieni di vita e ci dà il segreto della vita: la si possiede solo donandola. E questa è una regola di vita: la vita si possiede, adesso e eternamente, solo donandola. È vero che ci sono degli ostacoli che rendono ardue le scelte: spesso il timore, l’insicurezza, i perché senza risposta, tanti perché. L’amore, però, chiede di andare oltre, di non restare appesi ai perché della vita aspettando che dal Cielo arrivi una risposta. La risposta è arrivata: è lo sguardo del Padre che ci ama e ci ha inviato il Figlio. No, l’amore spinge a passare dai perché al per chi, dal perché vivo al per chi vivo, dal perché mi capita questo al per chi posso fare del bene.
Tu sei sacerdote in eterno» (Sal 109). “Perché io?” mi son chiesto in questi pochi mesi vissuto nella grazia sacerdotale. «La mia vocazione – scriveva San Giovanni Paolo II – è un dono e un mistero». In questi mesi in cui Dio si è servito della mia pochezza per operare meraviglie attorno a me, mi son reso conto di quanto sia profondamente vero che il sacerdote non è un “super uomo”, staccato dal tempo e dallo spazio in cui vive, bensì ancora più “uomo”, poiché chiamato a misurarsi con la personale debolezza e il peccato. Il sacerdozio è una realtà così alta da risultare difficile descriverla a parole: ci è concesso di entrare nelle case per benedire i malati, immergere i piccoli nelle acque battesimali, assistere alle meraviglie che Dio opera agli inizi della vita con il balbettare del neonato, sino al suo compimento nell’agonia dei moribondi. Il Signore mi sta conducendo lentamente alla comprensione che la nostra missione è quella di generare le anime facendo voto di totale rinuncia al possesso, dare tutta la vita per far nascere Dio nelle anime, accettando di non impossessarci mai della vita degli altri, poiché «Uno solo è Padre» (Mt 23,9). Tre sono dunque le priorità che desidero mettere in pratica nell'esercizio del mio ministero: La prima è quella di non aver paura di mostrarmi debole e ferito, poiché non a me sono chiamato a condurre i fratelli, ma a Cristo. Essere dunque per loro guida, non Terra promessa. La seconda priorità è immergermi nelle situazioni
esistenziali della gente, condividendone le gioie e le fatiche quotidiane perché la mia esistenza profumi di popolo e non di incenso. La terza priorità è rendere presente nel mondo il cuore di Cristo Sacerdote capace di aprirsi alle sofferenze degli altri. Il cuore del sacerdote, a imitazione di quello del nostro Redentore, deve soffrire con coloro che soffrono, gioire con coloro che sono nella gioia, perché tutti, indistintamente, siano sicuri di trovare un cuore sempre disponibile all'ascolto, un uomo mai indifferente, un amico premuroso. «Tu sei sacerdote in eterno»: dal 26 ottobre 2022 queste parole risuonano alle mie orecchie insistentemente. Da quel giorno mi è stato dato tutto il tempo della vita per diventare sacerdote! Giorno per giorno, minuto per minuto, appunto, in eterno: non “una volta per sempre” ma “sempre, ogni volta”!
Don Rosario PitteraPer loro Padre consacro me stesso»! Sono queste le parole con cui Gesù si rivolge al Padre nella grande preghiera sacerdotale prima della sua passione, le stesse che dall’ordinazione presbiterale in poi ho fatto mie non tanto come slogan ma piuttosto come ideale massimo della mia vita ministeriale. Dietro quel “per loro”, si nasconde la profonda verità, che la vita, specie quella di un presbitero, acquista senso e significato solo e soltanto se spesa per qualcuno e donata gratuitamente con amore. Ciò per cui vale la pena donare la vita non è un semplice ideale ma sono fratelli e Figli di Dio che hanno bisogno di incontrare l’Amore misericordioso del Padre, quello stesso che deve aver toccato il cuore di ogni sacerdote. Ecco ciò che davvero con-sacra,
ossia rende sacra, ogni esistenza! Sono passati ormai quasi sei mesi dal giorno della mia ordinazione ma ancora oggi ogni tanto mi fermo a riflettere con rinnovato stupore sul dono immenso posto indegnamente nelle mie fragili mani. Fatico ancora a credere che Dio si sia fidato di me rendendomi, continuazione del suo amore per l’umanità intera e che, attraverso le mie mani, l’uomo è riconciliato al Padre e la salvezza è donata! “Per loro Padre consacro me stesso”, non un altro ma “me stesso”: il Cosimo che sono, nella risposta vocazionale ha trovato, e trova, senso e compimento nella consapevolezza che la vocazione non annulla la persona ma al contrario la realizza nell’onestà della propria verità! In questi sei mesi di ministero ho compreso ancor di
Zaccheo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua!». Sono le parole che duemila anni fa Gesù ha pronunciato rivolgendosi al ricco pubblicano, riconosciuto peccatore dai giudei perché amico degli odiati romani che occupavano il loro territorio esigendo il pagamento delle tasse.
E sono quelle stesse parole che hanno infiammato il mio cuore sette anni fa in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù celebratasi a Cracovia nel 2016: in una grande spianata il 31 agosto 2016 papa Francesco faceva sue le stesse parole di Gesù rivolgendosi a milioni di giovani.
Gesù vuole attraversare la città di Gerico, vuole cioè avvicinarsi alla vita di ciascuno di noi perché il suo cammino e il nostro si incontrino. Quanta meraviglia negli anni del Seminario nello scoprire che proprio a Zaccheo assomigliava la mia vita. Sì perché l’incontro di Zaccheo con Gesù cambia la vita, come cambia la vita di ciascuno di noi se facciamo questa esperienza di incontro. Zaccheo ha però dovuto affrontare diversi ostacoli prima di questo incontro straordinario. Intanto il suo essere basso di statura che lui risolve con il salire sul sicomoro per vedere passare Gesù, ovvero il puntare sempre in alto anche quando tutto sembra andare al rovescio rispetto a come noi pensavamo che le cose dovessero andare. Il suo essere basso e peccatore lo paralizzava ma Gesù è l’unico che può liberarlo dalla sua infelicità provocata dal peccato e da quel senso di frustrazione che porta con sé. Non da ultimo l’o-
stacolo provocato dalla folla mormorante riguardo al fatto che Gesù entra nella casa di un peccatore. Quanto è difficile accettare un Dio ricco di misericordia che va contro il perbenismo di coloro che si sentano arrivati nella vita, che pensano di essere vicini a Dio ed invece sono ancora molto distanti. È per questo che nessuno potrà spegnere il sorriso luminoso che proviene solo da chi ha incontrato Gesù sulla propria strada. Piace citare il Diario di un parroco di città del comasco don Giovanni Valassina del 1962: «Essere prete, essere parroco, vuol dire essere un uomo come gli altri, con gli stessi sentimenti, problemi, dubbi, aspirazioni, limiti: solo con un impegno di fede, di speranza, d’amore, di servizio in più nei riguardi del Mistero e della gente». Con l’invito a voler bene i ministri di Dio, a pregare per loro, ad aiutarli nel loro ministero per arrivare a conoscere Gesù Cristo.
Don Antonio Agostinipiù che per essere preti serve tutt’altro che una tonaca o una bella camicia stirata e che tutto questo non funziona se sotto non vi è tanta umanità. Mi piace guardare al mio ministero con l’ideale del prete con le “scarpe da tennis” (proprio come mi ha trovato il Signore al momento della mia chiamata) pronto a correre! Essere sacerdote, ho scoperto essere questione di cuore: si tratta di rendere visibile l’invisibile, si tratta di avere gli stessi sentimenti di Cristo, sempre pronto a correre! Correre il rischio di andare contro corrente, correre il rischio di amare “inutilmente”, correre il rischio di vivere…correre il rischio di essere felici, davvero! È per tutto questo che alla soglia dei miei primi sei mesi di ordinazione davanti al mistero immenso della chiamata continuo a ripetere con il cuore colmo di gratitudine “un milione di volte ancora ti sceglierei, mio Signore!”.
Don Cosimo Andrea Gangemi2022-2023
IV. OFFERTE
(Aumenti e fondazioni dalla Pentecoste 2019) "San Francesco d'Assisi" (Sac. Carmelo Di Costa) 1000,00
Il Seminario ringrazia vivamente quanti hanno generosamente aiutato sia economicamente che con l’apporto di beni in natura. Confida ancora per il futuro su questo aiuto e su tutti implora dal Signore abbondanti grazie e benedizioni.
Per sostenerci: IBAN IT78X0760116900000017108952, intestato a Seminario Vescovile di Acireale.
Il periodo del propedeutico è un lasso di tempo all’interno del quale, dei giovani che avvertono la chiamata al sacerdozio, sperimentano un periodo di formazione e di discernimento vocazionale. Questa formazione avviene attraverso delle esperienze comuni, come la vita comunitaria e le varie attività che permettono la verifica e la consistenza della propria vocazione. Esperienze dedite alla carità e nello specifico all’accompagnamento dell’anziano e del povero. Noi giovani, siamo aiutati e affiancati all’interno di questo percorso, dalla costante presenza dei nostri educatori, i quali ci guidano nel nostro cammino spirituale, approfondendo tramite la preghiera la propria scelta vocazionale.
Kevin La Guzza e Giuseppe TrovatoTra le belle attività ed eventi di quest’anno, ricorderemo in modo del tutto speciale le due “Giornate F.A.I.”. A seguito della richiesta di poter inserire il nostro Seminario nell’elenco dei luoghi da visitare, abbiamo accolto favorevolmente questa iniziativa, principalmente per il fatto che si incontrava con il nostro desiderio di far conoscere sempre più il Seminario sia nella struttura, con la sua storia e le sue bellezze artistiche, sia nella vita della comunità. Le nostre aspettative sono state soddisfatte anche al di là di quanto si potesse immaginare per il numero altissimo di visitatori, dei quali tanti mai erano riusciti a vedere la nostra casa e poter avere consapevolezza dell’attività del Seminario diocesano.
Le guide dei visitatori sono stati alcuni alunni del Liceo Scientifico “Archimede” di Acireale, coordinati dalle prof. sse Felicia Cutolo e Cristina d’Ambra. È stato bellissimo vedere con quale passione e brillantezza questi ragazzi hanno presentato agli ospiti la storia e i dettagli artistici della struttura, come di qualcosa che avevano preso a cuore. In effetti, l’incontro tra la nostra comunità e questi ragazzi è andato
oltre i due momenti di calendario: abbiamo vissuto anche momenti di condivisione all’insegna della semplicità e con allegria. Ci ricorderemo sempre con affetto e gratitudine di questi ragazzi!
La Redazione
60° DI SACERDOZIO
P. Filippo Martissa F.d.C.C. (1963 – 4 giugno – 2023)
Don Mario De Maio (1963 – 28 luglio – 2023)
Mons. Alfio Scuto (1963 – 11 agosto – 2023)
50°
Don Andrea Cutuli (1973 – 7 ottobre – 2023)
NUMERO UNICO DEL SEMINARIO VESCOVILE DI ACIREALE PENTECOSTE 2023