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Il Buon Samaritano: paradigma di cura e custodia di Fabrizio Gentiluomo

IL BUON SAMARITANO: PARADIGMA DI CURA E CUSTODIA

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Il Buon Samaritano che lascia il suo cammino per soccorrere l’uomo ammalato, è l’immagine di Gesù Cristo che incontra l’uomo bisognoso di salvezza e si prende cura delle sue ferite e del suo dolore […]». Così esordisce l’ultimo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede inerente proprio al prendersi cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita. Questa lettera che ha per titolo Samaritanus bonus ci chiama a riscoprire un fi gura chiave nella vita di ogni credente e non, quella del Buon Samaritano (Lc 10,30-37) che non solo si fa prossimo, ma si fa anche carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada.

Papa Francesco nei suoi discorsi ha spesso citato questa fi gura esemplare, affi nché ogni credente lo assurga a modello della propria vita. Non ultimo il Santo Padre ha dedicato il II capitolo dell’enciclica Fratelli tutti a questa mirabile fi gura lucana. Il Papa dopo aver attentamente svolto una rifl essione intorno ai protagonisti che animano la parabola, al n.79 ci esorta dicendo: «Prendiamoci cura della fragilità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino e di ogni anziano, con quell’atteggiamento solidale e attento, l’atteggiamento di prossimità del buon samaritano». Un invito che ci spinge a prendersi cura dell’altro a 360° senza escludere nessuno. Può sorgere in noi una domanda: "cosa vuol dire prendersi cura?".

Quando parliamo di questo paradigma, facciamo riferimento ad un principio fondamentale della Bioetica, a primo acchito ci viene in mente la relazione medico-paziente oppure genitori-fi gli; giusto, ma è qualcosa che va oltre questi due esempi di relazione di cura. Potremmo dire con la Samaritanus bonus che la relazione di cura, rivela un principio di giustizia in una duplice dimensione di promozione della vita umana e di non recar danno al soggetto. È chiaro però che la cura per essere tale, deve essere: interessata, attenta nel senso che si accorge dei bisogni della persona, amichevole, ma deve essere anche custode cioè che custodisce la vita, che non l’abbandona, soprattutto nella vulnerabilità. Alla luce di quanto detto il prendersi cura in senso ampio esige, come dice il Papa, il riconoscimento della dignità della persona umana, senza la quale ci sarebbe una cura effi cace del punto di vista patologico, ma sterile dal punto di vista affettivo. Infatti, noi siamo chiamati ad essere come il Buon Samaritano che non solo cura le ferite, ma si interessa dell’uomo incappato nei briganti, operando così una relazione essenziale tra il to cure (curare) e il to care (prendersi cura). In questa relazione avere fede non sconta dal prendersi cura, ma risulta essere quella marcia in più per operare questa speciale osmosi.

Fabrizio Gentiluomo

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