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L’OPERA DI DIO NON PUÒ ESSERE FERMATA
C
ome di consueto, anche quest’anno alcuni tra gli alunni del Seminario Vescovile di Acireale hanno ricevuto l’ammissione agli ordini sacri del Diaconato e del Presbiterato e i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato. Quest’anno, in via del tutto eccezionale, nell’osservanza delle norme anti covid-19, si è ritenuto più opportuno celebrare questi momenti di gioia e di grazia nelle parrocchie di appartenenza dei seminaristi. Ciò ha permesso la presenza di sacerdoti, parenti e amici per ciascun seminarista evitando di creare assembramenti. I candidati ammessi agli ordini sacri sono stati i seminaristi: Gianluca Franco, domenica 14 febbraio; Dario Impellizzeri, domenica 21 febbraio; Fabiano Orfila, sabato 13 marzo e Mattia Scuto, giovedì 25 marzo. Il ministero del lettorato conferito al sem. Antonio Agostini, domenica 26 gennaio. Infine il conferimento del ministero dell’accolitato ai seminaristi: Fabrizio Gentiluomo, domenica 7 febbraio; Mattia Cantali, sabato 6 marzo; Cosimo Gangemi, domenica 7 marzo e Rosario Pittera, domenica 14 marzo. Adesso ciascuno di loro vivrà il proprio cammino secondo le caratteristiche di questi passi: una
più radicale sequela del Signore, l’ascolto e l’annuncio della Parola, la vicinanza e il servizio all’Eucarestia e al popolo santo di Dio. Sono state delle celebrazioni molto intense e partecipate; preghiamo sempre il Signore affinché mandi nuove vocazione sacerdotali per la nostra amata diocesi di Acireale! Sebastiano Mauro
«HAI MOLTIPLICATO LA GIOIA, HAI AUMENTATO LA LETIZIA» (Is 9,2) «
L
i chiamò perché stessero con lui e per mandarli». Questo sintetico ma incisivo versetto tratto dal Vangelo di Marco sintetizza in maniera perfetta la nuova esperienza di vita comunitaria che dal mese di settembre, per suggerimento del Vescovo, viviamo in Seminario. Il fine di ogni chiamata è anzitutto stare con Gesù, entrare in comunione con lui per condividere la sua vita. Non si tratta di fare qualcosa per… ma di condividere qualcosa con…, Papa Benedetto XVI esprime tutto ciò nell’introduzione all’Enciclica “Deus Caritas Est” dove afferma che: «All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Innanzitutto il tempo del Seminario è un dono prezioso, perché già da qui si inizia a vivere e a sperimentare in maniera più autentica il dono dello stare con il Signore e della fraternità in questo nuovo modo di vivere insieme. Per riscoprire in maniera nuova la forza della comunità, che è la fraternità sacerdotale, la quale nasce dall’amore di Cristo: preti non si diventa mai da soli! L’insistenza su questo aspetto del vivere pienamente il tempo che ci è concesso non è qualcosa di scomodo, ripetitivo o peggio ancora uno slogan, ma al
contrario per un seminarista vivere il Seminario come una comunità, una casa, significa accogliere gli altri come un dono di Dio e affidarsi ai superiori perché aiutino a verificare l’autenticità della propria vocazione. Vivere il tempo del Seminario come un’autentica comunità è quanto la Chiesa oggi chiede a noi seminaristi per essere domani Sacerdoti che vivano veramente e non soltanto a parole una vera fraternità sacerdotale. In secondo luogo, il vivere il Seminario ci favorisce la possibilità in modo particolare di essere utili gli uni per gli altri, ad esempio nella cucina, nella lavanderia e nelle pulizie comuni. Queste esperienze che prima non facevamo – poiché ritornavamo a casa settimanalmente – oggi, alla luce del futuro ministero presbiterale, ci aiutano maggiormente a capire nella quotidianità delle giornate, attraverso i sorrisi, gli scherzi e lo stare insieme, l’impegno e l’importanza della Fraternità. Le gioie autentiche, quotidiane, vere della vita, infatti, trovano tutte origine in Dio. Questa esperienza fraterna di vita ecclesiale vede alle spalle un cammino di fede per la gloria di Dio, per la nostra santificazione e per la comune edificazione del corpo mistico della Chiesa in cui viviamo e siamo, fedeli al comandamento dell’amore. Mattia Scuto