comico con una netta consapevolezza delle potenzialità che offriva il genere e con una costanza tale da farne diventare la caratteristica riconoscibile.
2.2 L’uso della risata nei giornali di trincea. Descrizione de «La Tradotta» L’elemento satirico non è un’invenzione de «La Tradotta», non è una sua cifra esclusiva. Come nota Duccio Dogheria «le riviste satiriche furono uno dei mezzi più efficaci utilizzati dalla macchina della propaganda»128, i cui articoli in realtà difficilmente si discostano dai dettami della propaganda, ma che comunque riescono a fornire una rappresentazione meno ampollosa del tono grave di tanta stampa italiana. Citando ancora Dogheria, la rivista satirica diventa un mezzo del Comando Supremo «come arma di derisione di massa, capace di picconare con lo sberleffo l’immagine del nemico, rallegrando alla stesso tempo il morale delle truppe e dei civili»129. Un’interpretazione positiva della centralità del comico nella pedagogia di massa avviata dopo Caporetto che in realtà non trova tutti gli studiosi concordi. Isnenghi, che pur cita «La Tradotta» in molti punti del suo libro, pone l’accento sulla sdrammatizzazione della realtà della guerra attuata dai giornali, senza però approfondire il carattere specificatamente comico, accostando questo giornale di trincea ad una generica commedia dell’arte. Una valutazione negativa la si può trovare invece tra le righe di Bartoccini, che scrive: «difetto comune di molti dei giornali […] era infatti l’abuso della satira e dell’ironia, che, se pur costituivano, attraverso il riso, un facile veicolo per la trasmissione delle idee a gente semplice, […], portavano spesso alla eccessiva e forzata trasfigurazione di una realtà che pur aveva aspetti tanto amari e tristi»130. Con parole più perentorie rispetto a quelle di Isnenghi, Bartoccini giunge ad una conclusione simile. Il genere comico impoverisce la potenzialità tragica della guerra, selezionando una porzione di realtà scelta su misura e deformandola in maniera paradossale. La guerra nelle pagine dei giornali satirici diventa uno specchio infedele dell’oggettiva tragicità del conflitto e la parodia è usata solo per motivi politici e educativi allo scopo di strappare un sorriso in una vita in trincea altrimenti grigia.
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La guerra che verrà non è la prima, catalogo della mostra tenuta al Mart di Rovereto, Milano, Electa, 2014, p. 523. 129 Ibid. 130 Da Caporetto a Vittorio Veneto, a cura di F. Bartoccini, U. Corsini et alii, cit., p. 121.
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