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5.9 Švejk disertore
provenienza e eccessiva passione per il vino santo. Proprio l’odore di escrementi, nella satira del romanzo, aiuta la funzione religiosa dedicata alla truppa in partenza, con «le latrine il cui odore sopperiva alla mancanza del mistico profumo d’incenso delle cattedrali gotiche»365, un contrasto palese che, oltre alla semplice battuta, mostra le contraddizioni dei servizi ecclesiastici durante la Grande Guerra. Feci animali compaiono invece nella strategia militare. A České Budějovice il colonello Schröder sta prospettando una tattica militare in vista dell’avvicinamento al fronte, e «sul tavolo davanti a lui era stata fissata una mappa del campo di battaglia con le bandierine sugli spilli»366 . Il modellino ricorda la guerra su carta già vista nella novella di Pirandello. Qui però la bella mappa colorata, geometricamente perfetta, è presto trafugata: «L’intero campo di battaglia era stato devastato durante la notte dal gatto […] il quale, avendo defecato sul campo di battaglia austro-ungarico, nel tentativo di seppellire la cacca aveva estratto le bandierine spargendo escrementi su tutte le posizioni»367. L’astuta strategia degli ufficiali messa in ridicolo dai bisogni di un felino. Infine gli escrementi possono diventare anche simbolo unificante che permette la convivenza pacifica di diversi popoli. Il treno su cui viaggia il protagonista in quanto attendente del generale Lukáš si ferma in una stazione anonima. I segni drammatici della guerra sono palesi, «ovunque si vedevano schegge di granate e nelle vicinanze dovevano evidentemente aver seppellito cadaveri di soldati perché il puzzo di marcio era terribile»368. Come sempre nel romanzo, il dramma si trasforma presto in farsa, e una montagnola di feci ispira una profonda riflessione nel narratore:
E dal momento che di lì passavano le truppe per accantonarsi nei dintorni, ovunque si vedevano monticelli di escrementi umani di origine internazionale, di tutti i popoli dell’Austria, della Germania e della Russia. Le feci dei soldati di tutte le nazionalità e di tutte le confessioni religiose se ne stavano le une accanto alle altre o anche le une sulle altre senza litigare.369
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5.9 Švejk disertore
Il discorso sulla comicità e sull’umorismo come forme di narrazione eccentrica del primo conflitto mondiale trova in Švejk una propria incarnazione. La sua inettitudine alla
365 J. Hašek, Le avventure del bravo soldato Švejk nella Grande Guerra, cit., p. 145. 366 Ivi, p. 480. 367 Ibid. 368 Ivi, pp. 665-666. 369 Ivi, p. 666.
disciplina e ai codici dominanti è diventata nel tempo esempio dell’antimilitarismo di chi non si adegua alla guerra. Come scrive Cosentino, «costruendo il personaggio di Švejk, Hašek crea lo strumento satirico più adeguato per descrivere in una narrazione umoristica la follia della storia e rispecchiarla; per indignarsi di fronte alle disuguaglianze e alle discriminazioni sociali, piccole e grandi; per denunciare la corruzione e l’immoralità del vecchio impero centroeuropeo e constatarne lo sfilacciamento, la perdita del senso e l’ineluttabile dissoluzione, la cui apoteosi culmina nella Grande Guerra»370 . L’idiota metafisico Švejk diventa modello della resistenza alle imposizioni delle autorità, alla violenza dei combattimenti, volontà di non adeguarsi alle regole di un secolo così stupido, come viene definito nel romanzo. In tal senso sono illuminanti le parole di Milan Kundera, che considera il personaggio di Hašek un disertore, cioè «colui che rifiuta di dare un senso alle lotte dei suoi contemporanei; che rifiuta di vedere nei massacri una grandezza tragica; che prova ripugnanza a partecipare come un buffone alla commedia della Storia»371 . È un personaggio che rispecchia un sincero antimilitarismo poiché «aderisce così poco agli scopi della guerra che non li contesta neppure; non li conosce; non cerca di conoscerli»372; perciò la guerra è tremenda, «ma lui non la prende sul serio»373 . La conferma delle parole di Kundera si trova nelle primissime righe del romanzo, all’annuncio dell’attentato che ha colpito Francesco Ferdinando. La domestica del protagonista commenta: «Insomma hanno ammazzato il nostro Ferdinando»374. La risposta del bravo soldato è un manifesto della sua totale indifferenza: «Ma quale Ferdinando, signora Műllerová? […] Io di Ferdinandi ne conosco due. Uno fa l’inserviente dal droghiere Průša [...]; e poi conosco anche Ferdinand Kokoška, quello che raccoglie le cacche di cane. Non è una gran perdita in nessuno dei due casi»375 . Con la figura del disertore Švejk, in questa breve escursione nel romanzo straniero, si può considerare conclusa la rassegna sulla rappresentazione letteraria comico-umoristica della Grande Guerra.
370 A. Cosentino, Elogio dell’idiozia, in J. Hašek, Opere, a cura di A. Cosentino, cit., p. LVI. 371 M. Kundera, Il sipario, traduzione di M. Rizzante, Milano, Adelphi, 2005, p. 125. 372 Ivi, p. 124. 373 Ibid. 374 J. Hašek, Le avventure del bravo soldato Švejk nella Grande Guerra, cit., p. 7. 375 Ibid.