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3.2 Berecche umorista? La Nota d’Autore del 1934

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Bibliografia

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gruppo di manifestanti, tra cui viene riconosciuto il volto di Faustino. Livio Truppel non trova però il coraggio di dirlo al suocero, perché la situazione a casa è già precipitata. Faustino e Gino Viesi infatti si sono resi irreperibili. Il protagonista è consapevole che queste scomparse non sono casuali. Entrambi sono partiti per il fronte nella speranza di poter combattere come volontari. Il sospetto viene confermato da una lettera scritta dal figlio e proveniente da Nizza, in cui spiega i motivi che lo hanno spinto a combattere contro la Germania. La lettura di queste righe conduce il protagonista ad una forma di pazzia, che si manifesta nel capitolo conclusivo, con il vecchio professore in pensione che sogna di poter andare in battaglia con il figlio, in una sorta di allucinazione che gli causa il grave incidente con cui si conclude il racconto.

3.2 Berecche umorista? La Nota d’autore del 1934

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Altri aspetti e trame della novella verranno approfonditi, ma torniamo ora alle riflessioni di Dashwood sulla Nota scritta dall’autore per l’edizione delle Novelle per un anno del 1934. Pirandello nella Nota spiega la scelta di argomento che è alla base del racconto, dove «vi è rispecchiato il caso a cui assistetti, con maraviglia in principio e quasi con riso, poi con compassione, d’un uomo di studio educato, come tanti allora, alla tedesca, specialmente nelle discipline storiche e filologiche»171. Non un caso unico, perché tra fine Ottocento e inizio Novecento molti intellettuali trovano nella Germania una propria patria elettiva. Pirandello aggiunge che «nella imminenza del nostro intervento contro di essa, promosso dalla parte più viva e sana del popolo italiano e poi seguito da tutta intera la Nazione, costoro si trovarono perciò come sperduti; e, costretti alla fine dalla forza stessa degli eventi a riaccogliere in sé la vera patria, patirono un dramma che mi parve, sotto quest’aspetto, degno d’essere rappresentato»172 . Secondo Dashwood, l’autore vuole rileggere retrospettivamente la novella in chiave solo umoristica, «proponendo al lettore il passaggio dall’avvertimento al sentimento del contrario nei confronti del personaggio Berecche»173, che soffre una crisi d’identità. Sempre secondo la studiosa l’indubbio impianto umoristico della novella, che nel 1914 rappresenta la scissione vissuta dal protagonista e in parte dal suo autore, serve vent’anni dopo a prendere le distanze

171 L. Pirandello, Novelle per un anno, a cura di P. Gibellini, vol. III, Firenze, Giunti, 1994, p. 2768. 172 Ibid. 173 Pirandello e la politica, a cura di E. Lauretta, cit., p. 288.

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