Aspetto confermato dagli studi di Giuseppe Dierna, secondo il quale la stratificazione celata del carattere di Švejk si manifesta nelle continue digressioni fatte ogniqualvolta si presenti l’occasione, principalmente aneddoti o storielle comiche che sembrano slegarsi da ogni funzione interna alla trama, seguendo una pura logica delle similitudini, non riconducibile al racconto o ai fatti di guerra che accadono nel romanzo. L’apparentemente innocente Švejk, dai dolci occhi azzurri, sa mostrare tratti crudeli. Il viso fanciullesco può diventare un ghigno diabolico, come quando liquida con una battuta la moglie dell’oste Palivec, disperata perché il marito è stato condannato a dieci anni di prigionia per aver permesso, secondo il tribunale, che le mosche defecassero su un vecchio ritratto dell’Imperatore lasciato impolverato nel suo locale. La donna è distrutta ma, forse per idiozia o forse per menefreghismo, il bravo soldato non mostra alcuna empatia: «la Palivcová scoppiò a piangere e poi, concentrando la sua disgrazia in una particolare accentuazione di ciascuna parola, mugolò: “Gli – hanno – dato – dieci – anni – una – settimana – fa.” “Ah, bene” disse Švejk. “Allora ha già scontato sette giorni”»359. Sulla paffuta e buffa figura si staglia un’ombra di cattiveria e un dubbio si impone nei lettori: «ma Švejk è del tutto idiota o furbissimo?»360. A questa domanda Annalisa Cosentino risponde che la porosità del carattere del personaggio è comprensibile nel quadro della poetica di Hasek, in cui la simultaneità è fondamentale. Švejk mette in scena se stesso nel momento in cui agisce e per questo è incentivata la coesistenza nella stessa persona di caratteri diversi, in taluni casi opposti, che non giungono ad un appianamento delle contraddizioni. È ciò che compone quella che Sylvie Richterová indica come idiozia metafisica, di cui il bravo soldato è affetto, che consiste nello «slegare il segno dal suo rapporto con la realtà e nel creare uno spazio in cui ogni cosa può indifferentemente confermare o negare ogni altra cosa»361.
5.8 Sulla scatologia Il ritratto rovinato dalle mosche posseduto dall’oste Palivec ci conduce ad un nuovo tema significativo nel romanzo. La comicità paradossale di Hašek è ridanciana, cerca l’effetto di una grassa risata. Non sono lesinate volgarità, sia nella materia trattata sia nel linguaggio.
J. Hašek, Le avventure del bravo soldato Švejk nella Grande Guerra, cit., p. 50. A. Cosentino, Elogio dell’idiozia, in J. Hašek, Opere, a cura di A. Cosentino, cit., p. LX. 361 S. Richterová, L’idiozia, una passione di Jaroslav Hašek, in Tra simbolismo e avanguardie, a cura di C. Graziadei, A. Prete, F. Rosso Chioso, V. Vivarelli, Roma, Editori Riuniti, 1992, p. 127. 359
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