LO SCENARIO
La riforma sanitaria americana è diventata ormai un’esigenza di base per quasi 43 milioni di americani. Ma è anche diventata, come era ovvio che fosse, la posta in gioco in una partita politica fondamentale e senza precedenti. Dopo la devastante sconfitta per abrogare e sostituire l’Obamacare, Donald Trump è ripartito dalla riforma fiscale. Incapace di convincere tutti i repubblicani a votare per la “Ryancare”, il presidente americano è impegnato alla ricerca di un riscatto, di una vittoria legislativa che dimostri che lui è veramente “l’uomo dei fatti, non delle parole”. La riforma fiscale è più accessibile entro i primi 100 giorni della sua amministrazione. E i mercati sperano in un allentamento della pressione fiscale da quando Trump lo ha promesso. “Ora ci occuperemo della riforma fiscale, che mi è sempre piaciuta”, aveva detto Trump dallo Studio Ovale commentando la sua prima sconfitta legislativa come se la colpa non fosse affatto del suo partito ma di quello avversario, dei democratici. Bernie Sanders, il candidato che ha dato del filo da torcere a Hillary Clinton nella corsa verso la conquista della nomination democratica, ha teso la mano a Trump in una trasmissione domenicale di CNN: “Uniamoci, lavoriamo insieme”, gli ha detto indirettamente riferendosi alla necessità di abbassare i costi della sanità e dei farmaci. “Idealmente”, ha aggiunto Sanders 67