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PROTAGONISTI

Barack Hussein Obama junior

è un politico statunitense, partito Democratico, 44º presidente degli Stati Uniti d’America dal 2009 al 2017, primo afroamericano a ricoprire tale carica.

Nato il 4 agosto 1961 (Leone) a Honolulu (Hawai)

Altezza: 1 metro e 85

Coniuge: Michelle Obama (sposata nel 1992)

Genitori: Barack Hussein Obama (padre), keniota agnostico ed ex pastore, emigrato negli Stati Uniti per studiare; Ann Dunham (madre) di Wichita, Kansas. La coppia frequenta ancora l’università quando il piccolo Barack nasce.

Istruzione: Dopo il liceo studia all’Occidental College prima di spostarsi al Columbia College della Columbia University. Qui consegue una laurea in scienze politiche con una specializzazione in relazioni internazionali. Inizia quindi a lavorare per la “Business International Corporation” (poi diverrà parte del “The Economist Group”), agenzia fornitrice di notizie economiche di carattere internazionale.

Michelle LaVaughn Robinson Obama

è un avvocato statunitense ed ex First Lady degli Stati Uniti d’America, moglie del 44º presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, nonché prima donna afroamericana a ricoprire il ruolo di First Lady. Nata il 17 gennaio 1964 (Capricorno) a Chicago Altezza: 1 metro e 80 Figlie: Natasha Obama, Malia Ann Obama Istruzione: Università di Princeton, Harvard Law School (19851988), Whitney M. Young Magnet High School Genitori: Marian Shields Robinson (Madre); Fraser C. Robin- son III (Padre)

LA MISSIONE DI MICHELLE

Una vera e propria missione quella di Michelle Obama, che puntava al cuore di un problema molto avvertito dalla popolazione afroamericana ed ispanica nella consapevolezza che gli Stati Uniti non erano l’unico Paese ad affrontare questi problemi, ma la politica socio-sanitaria statunitense in quel periodo aveva davanti dati veramente allarmanti. L’obesità infantile è un fenomeno in preoccupante aumento negli Stati Uniti. Stando ai numeri divulgati dalle associazioni mediche coinvolge tra il 16 e il 33% di adolescenti e bambini. L’80% dei quali diventerà un adulto obeso, con tutte le conseguenze che questa malattia comporta in termini sociali ed economici: ogni anno nei soli Stati Uniti l’obesità causa la morte di circa 300.000 persone e costi che si aggirano attorno ai 100 miliardi di dollari. Inoltre dal 2007 al 2008 la percentuale di adulti obesi negli Usa era aumentata dal 25,6% al 26,1% e in alcuni Stati (Alabama, Mississippi, Oklahoma, South Carolina e West Virginia) era superiore al 30%. Sono dati raccolti dal Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss) dei ‘Centers for Disease Control and Prevention’ – CdC americani, un sistema di sorveglianza dei singoli Stati basato su sondaggi telefonici, che ha coinvolto più di 400 mila adulti e rappresenta il più grande sondaggio sanitario mai effettuato al mondo per monitorare le condizioni di salute della popolazione americana sopra i 18 anni. L’analisi dei dati era impietosa e non

poteva essere ignorata. Nessuno dei 50 Stati (più il District of Columbia) aveva raggiunto gli obiettivi dell’Healthy People 2010 che si proponeva di ridurre il tasso di obesità al 15%. “Gli ultimi dati mostrano che il problema dell’obesità nel Paese sta peggiorando», spiegò Liping Pan, epidemiologo dei Cdc, «se questo trend continuerà, i costi sanitari cresceranno”. Un successivo comunicato dei Cdc del 16 luglio 2009 (“New Obesity Data Shows Blacks Have the Highest Rates of Obesity”), sempre basato sui dati del (Brfss), evidenziò come i tassi di obesità erano distribuiti in modo sproporzionato tra le diverse comunità della popolazione. Rispetto ai bianchi, i neri hanno una prevalenza dell’obesità superiore del 51%, e gli ispanici del 21%. In generale sul territorio si registrava una maggiore diffusione dell’obesità (sia tra bianchi, sia tra neri) nel Sud e nel Midwest rispetto all’Ovest e al Nordest. I tassi più alti di obesità per gli ispanici si registravano invece nel Midwest, nel Sud e nell’Ovest. «Questo studio», commentò William Dietz, Direttore del Redstone Global Center on Prevention and Wellness della George Washington University “evidenzia che negli Usa l’obesità colpisce in modo diverso bianchi, neri e ispanici”. Liping Pan spiegò che l’unico modo per ridurre l’obesità in tutti i gruppi sociali o etnici, è quello di “mettere in atto una combinazione di interventi politici e ambientali che possano creare opportunità per una vita più sana”. Tutti gli studi evidenziavano chiaramente che le persone obese erano a rischio per la pressione, per il diabete, gli infarti e le malattie cardiovascolari. Gli individui obesi mediamente costavano, dal punto di vista sanitario, il 77% in più delle persone con un peso equilibrato. Ma inoltre “l’obesità ha un impatto importante non solo sui costi sanitari”, spiegava Janet Collins, direttore del Centro nazionale per

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