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INTRODUZIONE
from L'orto di Michelle
di Mario Pappagallo e Federico Serra
Molti osservatori si chiedono cosa sarà con l’avvento di Donald Trump dell’orto che Michelle Obama ha impiantato alla Casa Bianca. Michelle Obama inaugurò il 20 marzo 2009 il White House Kitchen Garden e negli anni l’impegno della First Lady è diventato un vero e proprio manifesto politico, anche a sostegno della riforma sanitaria voluta dal Presidente Obama. L’orto della Casa Bianca ha assunto con il trascorrere del tempo un significato profondo, già evidenziato nella scritta posta sotto il pergolato del Garden Presidenziale, che recita “GIARDINO DELLA CASA BIANCA creato nel 2009 dalla First Lady Michelle Obama con la speranza di aiutare a far crescere una nazione più sana per i nostri figli”. Un messaggio chiaro che evidenzia l’intento politico che Michelle ha voluto costruire sin dall’inizio del suo ingresso come First Lady alla Casa Bianca, avvenuto solo tre mesi prima dell’inaugurazione del White House Kitchen Garden. Se per Eleanor Roosevelt l’orto Presidenziale, denominato Victory Garden, era uno stimolo alla popolazione americana a promuovere coltivazioni proprie nel periodo di grande difficoltà di rifornimenti alimentari dovuto al secondo conflitto mondiale e se Hillary Clinton dovette accontentarsi, per non alterare la rappresentatività istituzionale dell’edificio, di un modesto orto personale sul terrazzo
della Casa Bianca, la scelta di Michelle Obama è stata parte di una precisa strategia politica. Un orto biologico, creato in collaborazione con uno staff di esperti e con il cuoco degli Obama Sam Kass, situato nel South Lawn vicino ai Campi di tennis al 1600 di Pennsylvania Avenue, nella parte più decentrata della Casa Bianca. Per promuovere la scelta di cibi salutari e dare il buon esempio, Michelle si mette in gioco e comincia a coltivare personalmente il piccolo appezzamento, facendosi aiutare dalle figlie Malia e Sasha. “Prima di vivere alla Casa Bianca, ero una mamma indaffarata che lavorava, cercando come un giocoliere di conciliare le esigenze del mio impiego con le necessità della mia famiglia. Siccome eravamo entrambi così impegnati, mio marito e io non facevamo sempre le scelte migliori su come mangiavamo a casa. Alla fine, il nostro pediatra ci consigliò di cambiare. Perciò cominciammo a mangiare più frutta e vegetali, bere più acqua, fare attenzione alle dimensioni delle porzioni, e consumare meno cibo da asporto comprato fuori casa. Ben presto, iniziammo a sentirci più in salute e pieni di energia. Perciò io so di prima mano che il modo in cui ci alimentiamo può avere un effetto significativo sulla nostra salute. Per questo motivo, l’obesità infantile per me non è solo una preoccupazione in quanto First Lady, ma anche come madre. E qui sta davvero l’approccio che uso per affrontare questo tema”, dichiarò all’epoca Michelle Obama. Un orto che ospita 55 varietà di ortaggi e oltre 10 tipi diversi di erbe e i cui prodotti solo in misura minima finiscono sul tavolo degli Obama, ma che per la gran parte sono destinati alle mense dei poveri, un orto che negli anni ha accolto giovani studenti, esperti di alimentazione e nutrizione, giornalisti e anche altre First Lady,
come fu il caso di Agnese Renzi, moglie dell’allora Presidente del Consiglio italiano. Un laboratorio dove era possibile parlare di politica attraverso il buon esempio. Michelle Obama del resto non ha mai nascosto che il “suo orto” portasse in sé un messaggio sociale e politico, legato soprattutto a un problema di grande criticità sociale e a un impegno personale su uno dei temi più sentiti dalla popolazione afroamericana: l’obesità. Concetto che l’ex First Lady ha espresso spesso, ad esempio nell’intervista rilasciata a Paolo Mastrolilli, inviato della Stampa a New York, alla vigilia del viaggio presidenziale in occasione di EXPO 2015: “Il modo in cui viviamo e ci alimentiamo negli Stati Uniti e in altri Paesi sviluppati è cambiato drasticamente negli ultimi trenta anni – ebbe modo di dichiarare Michelle Obama- per esempio, il numero di pasti cucinati in casa è diminuito notevolmente, mentre le porzioni sono diventate sempre più grandi. Abbiamo notato un aumento dell’obesità e di tutte le malattie che fanno capo all’obesità, quali il diabete e le malattie coronariche. Oggi come oggi, uno su tre bambini negli Stati Uniti è sovrappeso o obeso - per i bambini afroamericani e ispanici, il tasso si aggira intorno al quaranta per cento - e l’obesità è diventata una delle cause principali di mortalità e di malattie prevenibili negli Stati Uniti”.