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PERICOLOSA TRANSIZIONE POLITICA
from L'orto di Michelle
Eppure, come promesso in campagna elettorale, appena insediato alla Casa Bianca Donald Trump ha firmato il decreto contro la riforma sanitaria di Obama. Poche ore dopo il giuramento simbolicamente ha dato un segnale forte a chi lo ha votato e a chi lo ha finanziato. Le agenzie federali potranno usare questo decreto per smettere di obbligare gli americani ad acquistare un’assicurazione. Primo effetto: la semplice abolizione della normativa lascerà milioni di persone senza un’assicurazione sanitaria. Potrebbe essere un boomerang. Trump avrebbe dovuto elaborare un’alternativa prima di attivare le ruspe. Circa un terzo degli statunitensi ha un qualche tipo di assicurazione sanitaria pubblica e la metà della popolazione dispone di un’assicurazione attraverso il posto di lavoro o il mercato privato. Il governo di Obama era riuscito a fare in modo che gran parte degli statunitensi che si trovavano senza alcuna protezione riuscisse a contrarre un’assicurazione medica. E ora? Si torna indietro o si cerca un’alternativa Repubblicana? Tutto da vedere. Ma la temuta mina sociale rischia di essere nuovamente innescata. La riforma repubblicana studiata per distruggere l’Obamacare e bocciata alla Camera fino a essere ritirata (ne parleremo dopo) prende il nomignolo di “Ryancare” perché è stata studiata dallo speaker repubblicano Paul Ryan, che ci sta lavorando da mesi e mesi e ha trovato l’appoggio di Donald Trump e della sua amministrazione.
Nei fatti è Tom Price il consigliere di Trump. Price è chirurgo ortopedico, già presidente della commissione Bilancio della Camera, sostenitore del tycoon già dai primi giorni della sua candidatura. Ha sempre guidato l’opposizione dei Repubblicani all’Obamacare, proponendo anche diverse leggi per cambiare e sostituire la riforma. “La sfida ora è la sua – sottolineano i media americani, –da mediare tra le sue idee conservatrici e il populismo di Trump, che nei suoi comizi ha sempre sottolineato come la sanità negli Usa è avanzatissima sul piano della ricerca e delle scoperte scientifiche, ma volutamente primitiva in quanto a erogazione dei servizi: medici costosi, tariffe ospedaliere molto più care di quelle degli altri Paesi avanzati, farmaci e qualunque esame di laboratorio, da un’ecografia alle analisi del sangue, che possono facilmente costare cinque volte il prezzo in Europa”. A Price la Ryancare andava bene, alla Camera invece no. Anche a parte del partito Repubblicano. Anzi, si sta allargando una fronda repubblicana che difende l’Obamacare. Prima del voto alla Camera è diventato virale sui social e sui media il messaggio a favore dell’Obamacare di Jeff Jeans, un repubblicano che ha aperto una sua pagina Facebook seguitissima chiamata: “Obamacare mi ha salvato la vita”. Lui malato di cancro e guarito grazie alla possibilità di accedere a cure che con il Sistema sanitario precedente alla riforma Obama non si sarebbe potuto permettere. Jeff Jeans ha parlato anche in un seguitissimo programma CNN ribadendo tutto il suo appoggio al modello sanitario avviato dal presidente democratico. “Ho lavorato con Ronald Reagan e alle campagne di George Bush. I miei nonni sono stati anche invitati all’inaugurazione di Reagan. Mi sono opposto con veemenza all’Obamacare quando divenne legge…. Ma poi questa legge mi ha salvato la vita. Che è suc-
cesso? Avevo cambiato lavoro e città, il mio nuovo datore di lavoro non poteva offrirmi una copertura sanitaria ma pensavo che con i contanti avrei risolto tutto. Ho cominciato ad avere un calo della voce, ma non me ne sono preoccupato più di tanto pensando ad un’allergia. Ma la mia voce non è più tornata e anzi ho cominciato ad avere difficoltà di respirare. Mia moglie ha preso l’appuntamento con un medico. Esami vari e diagnosi: cancro delle corde vocali stadio III-IV. Sei settimane di vita senza cure. Non avevo l’assicurazione sanitaria, ma mi sono detto dò un anticipo in contanti per cominciare i trattamenti. Mi è stato negato più e più volte. Avevo sempre pensato che avendo i soldi si potevano avere i trattamenti. Sbagliavo. L’Obamacare mi ha dato accesso a una tessera di assicurazione, così ho iniziato a ricevere i trattamenti salva-vita dal giorno in cui il mio piano di assicurazione ha avuto effetto. Sarei morto se non fosse stato per l’Obamacare, la stessa legge che avevo tanto odiato. Ora la difendo. E tante persone come me in tutto il Paese hanno ricevuto cure salva-vita grazie alla riforma Obama. Perciò io repubblicano difendo questa legge”. E Jeff è ora un attivista con social e blog. Il suo messaggio per raccogliere firme: “Unisciti a migliaia di americani che sostengono la qualità della sanità, la copertura a prezzi accessibili per tutti. Aggiungi il tuo nome ora per impedire che venga abrogate l’Obamacare. L’accesso a cure tempestive, a farmaci a prezzi accessibili, a visite mediche regolari, a screening di prevenzione, sono un diritto essenziale per ogni americano”. E non solo Jeff Jeans. Negli incontri politici repubblicani, le town hall, la sanità sta diventando una spina nel fianco per il partito Repubblicano. Obama vince sotto ogni punto di vista. “Senza la misura che ora impone alle assicurazioni di coprire anche chi ha malattie pregresse, io morirò”. Con questo intervento
di una 25enne affetta dalla sindrome Ehlers-Danlos, che è stata accolta da una standing ovation dalle duemila persone che hanno partecipato alla town hall a Springdale, cittadina dell’Arkansas, è partito un fuoco di fila di domande e proteste contro il senatore Tom Cotton. “Lei si impegna oggi ad avere nel sistema che sostituirà l’Obamacare le protezioni per i cittadini dell’Arkansas che, altrimenti, come me moriranno o perderanno la qualità della vita e non potranno cercare di avere la loro parte di sogno americano?”, lo ha incalzato ancora la donna, mentre dal pubblico veniva scandito lo slogan “do your job”, fai il tuo lavoro, contro il repubblicano che ha evitato di dare una risposta vera alla domanda. Cotton si è trovato in difficoltà anche a rispondere ad un’altra donna che ha parlato del marito malato terminale: “lei si aspetta che noi rimaniamo qui calmi e tranquilli, ma che tipo di assicurazioni è venuto a darci?”. La rabbia degli elettori della cittadina dell’Arkansas – Stato dove Trump a novembre ha vinto con il 60% dei voti, il doppio di quelli ottenuti da Hillary Clinton che è stata first lady dello stato tradizionalmente ‘rosso’ – non si è concentrata solo sulla sanità, ma anche sul sessismo del presidente, il suo impero economico e le sue posizioni anti-immigrati. A Springdale si è così ripetuto il copione registrato in molte altre ‘town hall’: anche il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, è stato messo in difficoltà da un’elettrice che contestava che, nonostante la propaganda di Trump, “i posti di lavoro nelle miniere non stanno tornando in Kentucky” mentre chi vi ha lavorato un tempo ora “è malato e troppo povero per avere l’as-
sicurazione”. È andata peggio a Jeni Ernest, senatrice dell’Iowa, che ha lasciato dopo appena 45 minuti l’incontro, con i cittadini che scandivano la minaccia “Your last term”, il tuo ultimo mandato. Mentre Leonard Lance, deputato del New Jersey, ha trovato l’auditorium del community college straripante di oltre mille persone, con altre centinaia rimaste fuori a protestare. “Mettete il Paese prima del partito”, è stato urlato. Che farà ora Trump? Come smantellare l’Obamacare e al tempo stesso i meccanismi malati di una sanità costosa e non per tutti? Per ora è stato bocciato ogni suo tentative e in due anni (il momento della valutazione popolare di metà mandato, va sempre ricordato) dovrà fare i salti mortali per abbozzare qualcosa che non sconfessi le sue promesse elettorali e al tempo stesso sia meglio dell’Obamacare. C’è chi ipotizza un semplice ritocco alla legge del suo predecessore con buona pace delle lobby che volevano riportare la sanità Americana ai tempi pre Obama. E forse quell’orto di Michelle potrebbe fare comodo, a un certo punto, anche al biondo Donald.

Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo.
Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare.
”
Ippocrate di Kos