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GRASSO METROPOLITANO
from L'orto di Michelle
pensare che la salute dei propri figli comincia sin dalla prima ecografia, dai primi passi e dal primo giorno di scuola.
“In the end, as First Lady, this isn’t just a policy issue for me. This is a passion. This is my mission. I am determined to work with folks across this country to change the way a generation of kids thinks about food and nutrition.”
First Lady Michelle Obama
Ecco le sue parole, il suo pensiero: “Dalle ecografie ai primi passi, al primo giorno di scuola. Sappiamo bene che per costruire un futuro sano per un bambino bisogna iniziare dai primissimi giorni, addirittura da prima della nascita. Quindi, quando abbiamo lanciato la campagna Let’sMove! e iniziato a concentrare i nostri sforzi per porre fine all’epidemia di obesità infantile nell’arco di una generazione, durante il primo anno ci siamo focalizzati sulla salute durante la prima infanzia. Con problematiche relative alla salute comparse molto tempo prima – a sei anni un bambino su cinque è sovrappeso o obeso e più della metà degli obesi è sovrappeso prima dei due anni di età – eravamo coscienti che non c’era tempo da perdere. Quindi ci siamo messi al lavoro, aiutando le madri in attesa ed enfatizzando l’importanza di un corretto aumento di peso durante la gravidanza. Abbiamo incoraggiato l’assistenza prenatale e l’allattamento al seno, una componente importante nella salute del neonato e supportato milioni di neomamme attraverso l’Affordable Care Act. Quando questi bambini crescono, sappiamo che l’alimentazione e le sane abitudini che apprendono quando sono molto piccoli sono
fondamentali per il loro sviluppo. Per questo, abbiamo collaborato con esperti in assistenza infantile e professionisti del settore sanitario per annunciare nuovi standard nazionali riguardo ad alimentazione, attività fisica e tempo da passare di fronte allo schermo per aiutare centri diurni e scuole materne. Inoltre, sono stati coinvolti molti altri soggetti facenti parte del programma Head Start, costruendo e migliorando centinaia di nuovi parchi gioco all’interno dei centri medici, suggerendo in forma scritta abitudini salutari e impegnandoci a misurare l’indice di massa corporea ad ogni visita di controllo del bambino. Abbiamo compiuto dei veri passi in avanti, ma sappiamo benissimo che il nostro lavoro è tutt’altro che finito. Durante il secondo anno, la necessità era quella di fare affidamento sul consiglio e la partecipazione di un maggior numero di medici, genitori e pediatri. Perché so che solo con l’aiuto e il supporto di tutti gli americani possiamo affrontare bene il problema e dare ai nostri figli il futuro luminoso e sano che meritano”. Ed è proprio nel momento del commiato che Michelle Obama si rende conto che tutto questo può essere smantellato dal nuovo inquilino della Casa Bianca, certamente meno propenso e attento ai temi sociali come la lotta all’obesità e alla fragilità sociale degli afroamericani e degli ispanici. Per Michelle il sogno che l’orto continui a vivere come simbolo delle speranze e dei sogni che tutti gli americani coltivano, quello di far crescere una nazione più salutare per i propri figli. Sa che l’orto è un simbolo di un nuovo che deve continuare e lo dice chiaramente quando si augura che le prossime famiglie presidenziali lo curino come ha fatto la sua famiglia. Un appello che lancia anche durante il discorso conclusivo al White House Kitchen Garden il 5 ottobre 2016.
“Six and a half years later, when we step back and think about the impact we’ve made through Let’s Move!, well, the numbers speak for themselves”
First Lady Michelle Obama
“Che emozione! Probabilmente anche voi siete emozionati quanto me, in questo giorno di inaugurazione ufficiale del White House Kitchen Garden. Devo ammettere che stando qui con tutti voi, affacciata su questo magnifico orto, sento salire un po’ di commozione. Ultimamente le occasioni per commuoversi non mancano, perché è arrivato il momento di salutarci. Ma questa è proprio la mia creatura… tutto ha avuto inizio da quest’orto. È un cerchio che si chiude. La gente guarda le mie figlie, e vede come il tempo è volato. Come ben sapete, l’idea dell’orto è nata in realtà molto prima che Barack entrasse alla Casa Bianca e tutti noi mettessimo piede qui. È nata nella cucina di casa nostra, a Chicago, quando Barack era in corsa per il primo mandato. Ricordo che una sera ero seduta a tavola con Sam (Kass, lo chef di Obama), sforzandomi di immaginare cosa avremmo fatto se mio marito avesse vinto: che tipo di First Lady sarei stata, su quali temi mi sarei concentrata. Insomma, le domande martellanti che tutti mi rivolgevano. Tante volte mi sono chiesta dove diavolo Barack ci stesse portando. Poi, dopo qualche respiro profondo, abbiamo cominciato a pensare alle sfide che tante famiglie si trovavano ad affrontare, a partire da quella che vedeva impegnati noi: cercare di crescere figli sani. Ecco, molti di noi non si rendevano conto dell’impatto dell’alimentazione sul nostro corpo, sul corpo dei nostri figli. Forse non avevamo le informazioni giuste, o magari ci mancava solo il tempo necessario per comprare
e preparare cibo sano. E così mi è venuta la folle idea di coltivare un orto sui prati della Casa Bianca, come punto di partenza di un dibattito sull’origine del cibo che mangiamo e sul suo impatto sulla salute dei nostri figli. Ora, all’inizio c’era chi sosteneva che non fosse una grande idea. Più d’uno si domandava: perché Michelle Obama vuole distruggere il prato della Casa Bianca? E molti temevano che il tema dell’obesità infantile fosse in realtà troppo leggero, troppo da First Lady. Immagino che il sottinteso fosse: per una come me. Altri, invece, hanno avuto la reazione opposta, convinti che questo problema fosse troppo grande e complesso per una First Lady, e forse per una come me. Temevano che il messaggio fosse: lo stato interventista ordina alla gente come sfamare i propri figli. Onestamente, anch’io avevo parecchi dubbi. Se avessimo messo su un orto e poi non fosse cresciuto nulla? Non sapevamo nulla del terreno o dell’esposizione solare. Eravamo terrorizzati a quel pensiero. Fortunatamente, nessuno di quei timori si è materializzato. Gli amici del National Park Service si sono presi cura di questo orto. Abbiamo aperto le porte a tantissimi ragazzini venuti qui, stagione dopo stagione, a piantare e raccogliere ortaggi. Poi c’è stato lo staff della Casa Bianca. Pensate a chi, dopo aver trascorso un’intera giornata nella West Wing a occuparsi di Dio sa cosa, ha la possibilità di venire qui per raccogliere un po’ di erbetta. Ottimo per meditare. Gli alimenti prodotti qui hanno sfamato migliaia di persone grazie a un’organizzazione impegnata nell’assistenza ai bisognosi. Dirò di più: mio marito potrà confermarvi che una delle domande che gli vengono poste di frequente dai leader di altri Paesi è: “Come va l’orto di tua moglie?”. Questo splendido orto ci ha dunque aiutato ad aprire un dibattito nazionale sul modo in cui viviamo e mangiamo. Un dibattito che ha poi portato alla nascita della prima Task Force della Casa Bianca sull’Obesità infantile, che ha
revisionato ogni programma federale riguardante l’attività fisica e la nutrizione infantile. E mi riempie d’orgoglio la consapevolezza che questo orticello continuerà a esistere come simbolo della speranza di veder fiorire una nazione più sana per i nostri figli –un’ambizione che trova in questo spazio all’esterno della casa degli americani, la sua sede più appropriata. Mi riempie d’orgoglio la consapevolezza che quest’orto servirà a ricordare il processo che abbiamo avviato, ma anche il lavoro che noi tutti dobbiamo completare. E in questa giornata di inaugurazione la mia speranza è che le future famiglie presidenziali lo ameranno come noi, e che diventi un’istituzione della Casa Bianca.

Un giorno mi è venuta la folle idea di coltivare un orto sui prati della Casa Bianca, come punto di partenza di un dibattito sull’origine del cibo che mangiamo e sul suo impatto sulla salute dei nostri figli.”
Michelle Obama