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LA BATTAGLIA SUL SISTEMA SANITARIO USA
from L'orto di Michelle
Al di là del destino dell’orto di Michelle (forse Melania Trump potrebbe salvarlo per non incappare in un’impopolarità al momento inevitabile), le ruspe di Trump hanno già aggredito un altro orto non meno fondamentale per la salute degli americani: la rivoluzione sanitaria voluta e in parte a fatica attuata da Barack Obama. L’Obamacare è in via di smantellamento, a dimostrazione della visione diametralmente opposta tra due modi di vedere il futuro generazionale dei cittadini americani. Il boicottaggio politico e amministrativo della sanità ipotizzata da Obama decreta di fatto il passaggio fra l’America eco-friendly e salutista di Barack e quella ricca, amante dell’ostentazione, eccessiva e classista di Donald Trump. E vi è anche lo smantellamento di una concezione della salute diametralmente opposta tra i due, anche perché gli orti di Michelle erano parte integrante del programma del marito presidente su come affrontare le problematiche sanitarie negli Stati Uniti. All’inizio del suo primo mandato presidenziale, coerentemente con quanto annunciato nel corso della campagna presidenziale, Barack Obama vuole eliminare alcune fragilità e disparità presenti nel sistema sanitario del Paese. Vuole passare alla storia degli Stati Uniti come il presidente che garantisce a tutti la copertura sanitaria. Nella storia come Kennedy, che avviò il sistema sanitario che si basa su due programmi assistenziali pubblici chiamati Medicare
e Medicaid. Il primo è il programma nazionale di assistenza agli anziani, indipendente dal reddito, il secondo invece è gestito dai singoli Stati, con un programma federale che copre il 60% delle spese ed è rivolto solo ad alcune fasce della popolazione (famiglie con bambini, anziani, disabili, donne in gravidanza). È un modello di sistema sanitario istituito nel 1965, con l’approvazione da parte del Congresso dei due piani Medicare e Medicaid, portando così a compimento il Medical Sistem Act, approvato la prima volta dal Congresso nel 1960, che prevedeva finanziamenti federali agli Stati che avessero erogato l’assistenza sanitaria agli anziani e ad alcune categorie di invalidi. È una legge rivoluzionaria ed innovativa che però rimane in gran parte inapplicata per carenza di finanziamenti e fu poi bloccata dalla morte di Kennedy, che della riforma era stato grande sostenitore. Obama vede un Paese che anche a causa della crisi economica non è più in grado di offrire una assistenza adeguata alle persone fragili e vara una riforma (ispirandosi anche al servizio sanitario italiano) che complessivamente costerà allo Stato 1900 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni, cifra che secondo Obama: “È meno di quello che sono costate le guerre in Afghanistan e Iraq”. Questo è un vero messaggio politico, che va a scontrarsi con parte dell’establishment dello Stato, con le lobby delle assicurazioni sanitarie private, con gran parte delle classi più ricche e con la mid-class degli Stati Uniti. La parte più controversa del progetto sanitario Obama è l’istituzione di un’assicurazione pubblica sulla salute, che competa con quelle private in modo da ridurre le eccessive tariffe sanitarie e mediche spinte alle stelle da un sistema quasi esclusivamente privato. Le persone a reddito medio-basso, molte afroamericane, che non sono in grado di permettersi un’assicurazione, con la
riforma Obama possono chiedere un sussidio al governo federale che negozierà polizze complete con i privati o offrirà in alternativa “polizze statali”. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire entro il 2019 la copertura sanitaria a oltre 36 milioni di americani, rimanendo comunque esclusa la gran parte degli immigrati illegali che in America rappresentano una popolazione di oltre 18 milioni di persone. Consapevole che il Paese della ricerca medica più evoluta è anche quello con un’aspettativa di vita media più bassa tra i Paesi ricchi e con un parterre di giovani obesi (non arruolabili, come detto, nemmeno nell’esercito) già malati all’età del college. Di dismetabolismo pre-diabetico se non già di diabete, cosiddetto senile, a 20 anni. Con costi sociali non indifferenti per un sistema sanitario riservato ai ricchi e un disagio pericoloso tra le classi meno abbienti, pronto a scoppiare come mina vagante. Obama ha cercato di porre un rimedio a tutto questo, la moglie ha compreso come la principale causa di questa società malata sia culturale e basata, come il mercato delle armi, sul profitto di colossi economici dediti alla produzione di cibo spazzatura e di soft drink. Non a caso Donald Trump ha subito messo in chiaro che lui ama il cibo spazzatura e le bevande simbolo di quegli Stati Uniti che ora rischiano la caduta dell’impero più per il grasso in eccesso che per le armi di storici nemici. Situazione che ha proprio nei cattivi stili di vita e in una sanità a pagamento le principali cause. Gli Obama hanno capito e avviato fin da subito un tentativo di rivoluzionare proprio questi aspetti della società americana, inaspriti ai tempi dell’inizio del primo mandato dalla grave crisi economica. Una miccia non indifferente per la bomba sanità. Una bomba interna per certi aspetti più pericolosa del terrorismo, uno
dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Trump. La sicurezza dai nemici esterni, compresi gli immigrati clandestini, probabilmente non è meno importante della sicurezza da un nemico interno come una società malata. Ecco allora che il destino dell’orto di Michelle ha più implicazioni di quanto non si possa pensare superficialmente. Certo le lobby del cibo spazzatura si fregano le mani, ma smantellare il simbolo salutista della first lady che ha appena lasciato la Casa Bianca potrebbe diventare presto una vittoria di Pirro. Un popolo malandato già da giovane e collocato in basso nelle classifiche della longevità nonostante la super medicina di cui dispone non è proprio da “America da primato”.