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L’IDEA DI SANITÀ DI OBAMA
from L'orto di Michelle
Quindi, a parte le proteste già forti di chef e mamme americane verso il probabile smantellamento dell’orto biologico, Trump ha cominciato a smantellare la sanità voluta da Obama. Ma non sarà facile, cercando di fare meglio. Obama è stato attivissimo, rarità in politica, nonostante non avesse la maggioranza che gli avrebbe consentito di fare anche di più. Pietre miliari, al di là dall’essere d’accordo o meno con le sue scelte: la riforma sanitaria (più di venti milioni di americani adesso hanno l’assistenza medica che non hanno mai avuto e dovevano diventare oltre 36 milioni nel 2019), quella sull’immigrazione, la legislazione che ha aumentato il salario minimo fortemente sostenuta dal presidente, i passi in avanti sui problemi ambientali, il supporto appassionato alla decisione della Corte Suprema di rendere legali i matrimoni gay, la chiusura di Guantanamo, la riapertura dei rapporti con Cuba, lo stop al riarmo nucleare dell’Iran, la decapitazione di Al Qaida attraverso l’uccisione di Osama bin Laden. Per non parlare dei suoi tentativi (odiati da altre potenti lobby che hanno poi appoggiato Trump) di regolamentare l’uso e l’abuso delle armi. La sua presidenza si è contraddistinta inoltre per l’assenza di scandali e di macchinazioni occulte. Cosa rara. Parte dell’Obamacare, come l’obbligo delle assicurazioni sul lavoro per le aziende e la riqualificazione della sanità pubblica, non era arrivato in porto e quindi è saltato subito, ma sarà difficile ormai togliere a milioni di americani un diritto che prima non
avevano e verso cui erano scettici. Ma che hanno finito per apprezzare. Non a caso Trump ripristinando il passato ha però sottolineato che vuole che le aziende abbassino i costi e che l’assicurazione sia obbligatoria. Resta da vedere chi paga per chi non se la può permettere. Obama l’aveva accollata allo Stato per i non abbienti. Il costo dei medicinali è problema politico ancora non risolto negli Stati Uniti. Durante gli anni Novanta, l’aumento fu esponenziale e i cittadini-elettori scoprirono che né il governo né le compagnie private avevano intenzione di coprire il costo di queste medicine. Con l’automatica conseguenza di un menu di cura e di possibilità di guarigione legata alle possibilità di spesa, al reddito, alla concessione di mutui per affrontare un cancro con farmaci di ultima generazione dai costi inaffrontabili da buona parte delle famiglie a medio reddito. Allo stato attuale, gli Stati Uniti sono il Paese che spende di più per i propri medicinali. Nel 2003 il servizio sanitario nazionale copriva in media solamente il 17,7% delle spese totali. Nel febbraio 2007 il governo statunitense prese posizione affermando che il prezzo delle medicine è alto perché in altri paesi il costo effettivo viene in maggior parte coperto dallo Stato, mentre in America è a totale carico del cliente. Inoltre, all’estero le compagnie si possono accordare, per questo motivo, con il governo, mentre negli Stati Uniti gli accordi sul prezzo dei medicinali sono proibiti per legge. Complessivamente, soltanto il 20% dei medicinali in vendita ha svolto per intero l’iter di approvazione del farmaco. Il problema resta e ora si aggraverà a causa dello scontro ObamaTrump proprio sull’idea di sanità. Una riforma disattivata dalla
non attivazione completa e quella che dovrebbe subentrare bocciata alla Camera, ma soprattutto né innovativa né correttiva. Pericolosa transizione che potrebbe durare anni. Prima della fine 2013, circa 41,3 milioni di americani erano privi di copertura sanitaria. Una quota abbattuta, in meno di due anni, a circa 28,9 milioni di cittadini statunitensi scoperti: in oltre 11,7 milioni hanno aderito al programma e, tra questi, circa 9 milioni ricevono dallo Stato 272 dollari al mese di sovvenzione per pagarsi il pacchetto assistenziale. Le assicurazioni agevolate della riforma sono infatti di natura privata, ma costano meno delle precedenti, perché l’Amministrazione Usa ha imposto vincoli alle compagnie, che devono garantire l’accesso alle coperture calmierate anche ai malati cronici onerosi e ai meno abbienti morosi. L’obiettivo era dare a «decine di milioni di americani a basso e medio reddito un’assistenza di qualità», non pubblica ma universale, fornendo loro «sconti», con vari tipi di sussidi, legati agli stipendi e al reddito, quali il «Medicaid». E anche «esenzioni temporanee», per gli indigenti, dall’obbligo di pagarsi l’assicurazione pena una multa fiscale, spiega il sito di promozione del programma Obamacarefacts.com. «Nessuno può più essere scaricato per motivi di salute o di genere, l’Obamacare elimina le discriminazioni», dice il sito, invitando i cittadini a sottoscrivere i pacchetti, «le cure sanitarie non sono più nelle mani delle compagnie di assicurazione». Sul cosiddetto «mandato individuale», ossia l’obbligo di polizza per tutti, si è consumata, fino al 2012, la prima aspra battaglia legale contro l’Obamacare che ne ha ritardato l’avvio.
Che cosa andava ancora fatto e che Trump ha fatto saltare: imporre ai datori di lavoro l’obbligo di copertura sanitaria per gli impiegati a tempo pieno; allargare i sussidi del Medicaid; applicare sconti e rimborsi sui farmaci del Medicare; garantire la sanità universale per gli over 65; eliminare gli sprechi della sanità pubblica; reinvestire miliardi di dollari per migliorarla. Obama ha anche stretto collaborazione con i migliori centri di ricerca medica europei, cinesi e di Cuba. Trump rivedrà tutto. In particolare quanto era previsto dal 2018, cioè tassare del 40% le assicurazioni dei più ricchi. Di certo sarà difficile cancellare l’Obamacare dalla storia degli Usa. Interessante è il dato relativo ai sondaggi. La maggioranza degli americani (51%) ancora refrattaria, nel 2013, alla riforma sanitaria si è rapidamente convinta che con più Stato si sta meglio e si vive più a lungo. E quel 51% è sceso nei successivi due anni al 36%. Il resto è maggioranza non silente.
E poi c’è la sanità pre Obama, che oggi nessuno vorrebbe più così com’era. Nel 2000, il “Journal of the American Medical Association” (JAMA) elevava la critica nei confronti del sistema sanitario fino a renderla vera e propria denuncia sociale. Secondo una ricerca, nell’ultimo ventennio, il malfunzionamento dello stesso sistema, con la bipartizione capitalistica tra statale e privato, ha portato alla morte di quasi 230.000 persone. E 45.000 persone decedute, nel 2008, solo perché sprovviste di assicurazione. La terza causa di morte al mondo, dopo le malattie incurabili del cuore e le agonie senza
luce dei tumori. A rimpolpare il numero ci pensava anche il sistema nazionale: circa 15.000 pazienti sono deceduti in seguito a cure od operazioni non necessarie... In altre parole: tu entri in un ospedale, pubblico o privato che sia, hai male magari a un braccio e ti operano al cuore senza motivo. Questione di rimborsi. Negli Usa la motivazione che porta all’intervento inutile (e fatalmente alla morte) è diverso: più interventi o visite effettui, più alto sarà il rimborso concesso alle strutture dallo Stato, oppure, maggiore sarà la spesa che il non assicurato si troverà a dover sborsare. Infatti, in gran parte la spesa è a carico esclusivo degli utenti, che in svariate modalità, riconducono denaro nelle casse dello Stato o in quelle strabordanti delle compagnie di assicurazioni. Settore che, insieme a quello della previdenza e a quello dell’assistenza sociale, è il primo occupazionale degli Stati Uniti, con 15,5 milioni di lavoratori. Magie del denaro. Favorevole a molte lobby ma non alla popolazione. Già Bill Clinton tentò inutilmente di ammorbidirlo, Obama in otto anni ci è quasi riuscito. E ora sono gli americani a capire che non si può tornare indietro.

Oggi noi iniziamo con serietà il lavoro di accertarci che il mondo che lasciamo ai nostri bambini sia migliore di quello che abitiamo oggi. Barack Obama ”