Produzione & Igiene Alimenti n.1/2020 - Rivista Ufficiale Ordine Tecnologi alimentari

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Speciale / COLD CHAIN & ENERGY / Industria alimentare

Obiettivo efficienza energetica

Industria alimentare Ripartizione dei consumi e degli investimenti Nell’industria alimentare i consumi energetici si dividono quasi equamente tra processo e altri servizi. La fetta di investimenti riservata al processo produttivo è l’11%, contro l’89% investito su servizi ausiliari e generali.

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ell’ambito delle azioni volte a contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici, la riduzione dei consumi energetici riveste chiaramente un ruolo strategico. Ma quando si tratta di produzione industriale, l’auspicato impegno di contenere i consumi energetici deve inevitabilmente coniugarsi con l’obiettivo della competitività delle imprese. Su questi temi, l’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano ha fatto un’analisi accurata relativa alle esigenze energetiche e alle peculiarità dell’industria di trasformazione alimentare. Riportiamo di seguito i dati emersi con le indicazioni che Edoardo Bosco, del Politecnico di Milano e consulente del Comitato Scientifico di MCE - Mostra Convegno Expocomfort, ha rilasciato in esclusiva per Igiene Alimenti.

I consumi energetici L’industria alimentare rappresenta, all’interno dei principali settori manifatturieri italiani, il terzo maggior comparto industriale in termini di consumi energetici dietro solamente al settore metallurgico e al chimico. Particolarmente elevata è la richiesta di energia termica, pari a quasi 20 TWh annui, mentre più contenuti i consumi di energia elettrica che si attestano sui 12,5 TWh all’anno.

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Industria alimentare

Processo produttivo

Il comparto alimentare Il comparto che comprende oltre 56.000 aziende, di gran lunga il settore industriale con il maggior numero di imprese, suddivise in 9 macro-categorie. Di queste, oltre 35.000 (circa il 62%) sono addette alla produzione di prodotti da forno e farinacei. Sopra le 3.000 unità le imprese che si occupano della lavorazione e conservazione della carne, l’industria lattierocasearia e le imprese che producono oli e grassi di origine animale e/o vegetale. Poco meno di 2.000 le aziende che si occupano della lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi mentre si attestano sulle 1.000 unità le imprese che si occupano della lavorazione di granaglie. Sotto le 1.000 unità le imprese per la produzione di prodotti per l’alimentazione animale e quelle afferenti al settore ittico.

La ripartizione dei consumi e gli investimenti Più della meta del fabbisogno energetico (56%) è indirizzato verso i processi produttivi. Percentuale in linea con la

Servizi ausiliari e generali

media del comparto industriale italiano che si attesta al 62%. Il restante 44% di consumi è associato per la maggior parte ai servizi ausiliari al processo produttivo, i quali includono tecnologie come la cogenerazione, motori elettrici ed inverter, refrigerazione e molti altri, mentre una piccola parte è allocata ai servizi generali (illuminazione e sistemi HVAC). Tuttavia, nonostante più del 50% dei consumi energetici siano associati al processo produttivo, solamente l’11% degli investimenti in efficienza energetica effettuati nel 2018 nel comparto alimentare sono legati al processo produttivo. Le ragioni che spiegano il basso livello di investimenti nell’efficientamento energetico dei processi produttivi sono principalmente due: §§ rispetto agli altri comparti, il livello medio di efficienza energetica è più basso perché solitamente le aziende effettuano prima interventi sui servizi ausiliari e generali e solo successivamente si occupano dell’efficientamento dei processi;

Produzione & Igiene

Gennaio/Febbraio 2020


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