PANORAMA
DALLA CRISI DELL’EX ILVA A QUELLA DEL COVID-19, EUROGROUP LAMINATIONS PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN CASO ESEMPLARE DI COME UNA GRANDE AZIENDA ITALIANA È RIUSCITA NEL TEMPO AD INNOVARSI, CREANDO SOLIDE BASI PER AFFRONTARE LE CRITICITÀ MAGGIORI Di Cristina Gualdoni
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LA CAPACITÀ DI RINNOVARSI
a sede storica dell’azienda è a Baranzate, alle porte di Milano, dove vengono prodotti i due componenti che costituiscono la base nella costruzione di ogni motore o generatore elettrico: lo statore ed il rotore. Dalla produzione di componenti per l’industria degli elettrodomestici al mondo dell’auto, in oltre 50 anni di attività l’azienda fondata e tuttora presieduta da Sergio Iori è sempre riuscita a crescere globalmente senza delocalizzare. Tanto che a Baranzate nasce la piattaforma su cui viene realizzato il cuore dei motori dei veicoli elettrici e ibridi del Gruppo Volkswagen. I rotori e gli statori vengono utilizzati in qualsiasi genere di motore elettrico, per automobili, treni, elettrodomestici, a elettroutensili, pompe, ventilazione, gruppi frigoriferi e di condizionamento, l’automazione domestica (domotica), motori industriali standardizzati e - nell’utilizzo come generatori – all’interno di turbine eoliche e di gruppi elettrogeni. Con un organico di quasi 2000 dipendenti, sette impianti produttivi in Italia e cinque all’estero (Messico, Stati Uniti, Cina, Russia e Tunisia) ed un fatturato annuo che supera i 400 milioni di euro, Eurogroup Laminations rappresenta oggi una delle realtà italiane più dinamiche. Fondata nel 1967, l’attività è stata avviata da Sergio Iori, tuttora presidente del gruppo, con due cugini e sei operai, sempre garantendo autonomia e indipendenza da gruppi multinazionali. L’azienda è tuttora controllata dalla famiglia Iori, con la partecipazione però anche delle altre famiglie di cugini da cui nacque oltre mezzo secolo fa, le famiglie Garibaldi e Bacchin. I sei dipendenti iniziali oggi sono diventati oltre 2000 e l’azienda è cresciuta 34
M &A | GIUGNO/LUGLIO 2020
all’estero, irrobustendosi sotto il profilo manageriale. Il management è composto dal presidente Sergio Iori, dall’amministratore delegato Marco Arduini e dal vicepresidente e cfo Isidoro Guardalà. “Noi siamo un gruppo che ha puntato il proprio sviluppo sulla globalizzazione – dichiara l’Amministratore Delegato, Marco Arduini – perché da leader europeo nella produzione di componenti per motori elettrici e generatori ci siamo trovati nella necessità di essere presenti in altri contesti. Sicuramente, la crisi innescata dal Covid-19 è stata per noi molto sfidante, avendo dovuto prima chiudere e riaprire lo stabilimento in Cina, per poi fronteggiare la situazione in Italia e nei nostri stabilimenti americani”. Elemento fondamentale per lo sviluppo della società è stata la capacità di saper coniugare le innovazioni derivanti da partnership con aziende leader nei rispettivi settori di riferimento con la tradizione e le competenze sviluppate internamente. La strategia di globalizzazione del Gruppo - basata sul concetto di local-to-local prevede infatti la presenza di stabilimenti produttivi collocati vicino ai maggiori insediamenti produttivi della propria clientela al fine di garantire efficienza e tempestività delle consegne, oltre ad un livello qualitativo di eccellenza dei propri prodotti. Con 12 società controllate in Italia e all’estero, Eurogroup Laminations garantisce una presenza capillare ed un efficace supporto logistico in tutti i principali mercati mondiali. Porsche, Volkswagen, Bosch, Siemens, Marelli, ABB, Regal Beloit, Cummins, sono tra i marchi che hanno premiato Eurogroup con la propria fiducia. “Il settore automobilistico è certamente
quello più impattato da questa condizione – specifica Arduini – e per la complessità di questo tipo di produzioni, il settore automotive è stato uno dei primi ad essere messo in lockdown. Ciononostante, i nostri stabilimenti italiani hanno saputo reagire ottimamente alla situazione. Abbiamo lavorato assieme al sindacato, ai medici, a tutte le forze impegnate con noi nella produzione, di cui abbiamo solo rallentato un po’i ritmi. Abbiamo capito che la presenza di un sistema sanitario efficiente impatta enormemente anche sulla vita delle aziende. Lo abbiamo visto, purtroppo in negativo, con altri nostri stabilimenti in giro per il mondo. Da noi, in Italia, il problema è soprattutto la burocrazia”. Le commesse acquisite sono nell’ordine di 1,5 miliardi di euro da evadere nei prossimi sei anni, per la metà legate ai volumi in arrivo da Volkswagen, che sulla sua piattaforma prevede di superare i cinque milioni di veicoli elettrici da qui al 2026. È il motivo per cui il gruppo continua ad investire, mettendo sul piatto 125 milioni nei prossimi cinque anni, dopo averne investiti più di 100 dal 2015 per ampliare la capacità produttiva all’estero e in Italia. Accanto allo stabilimento di Baranzate sono programmate nuove aree produttive per 90 mila metri quadri, dei quali i primi 3500 in costruzione dal 2021. L’approccio dell’azienda è il cosiddetto “local to local”, con i sette siti italiani impegnati nell’export in Europa (l’Italia vale il 12%) e gli impianti di Messico, Usa, Tunisia, Russia e Cina al servizio dei mercati di prossimità, seguendo i clienti in loco, con l’obiettivo di mantenere una quota del 20% del mercato mondiale.