Mediaterraneo News 1-15 febbraio 2023

Page 1

1-15 febbraio 2023 Autonomia? Autonomia? Macché Macché manco morti manco morti Anno 13 - N. 105 1-15 febbraio 2023 Distribuzione gratuita MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007 Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: master@apfg.it Premio Giornalisti del Mediterraneo 2016 - Premio Mare Nostrum Awards 2022 Luise a pagg. 2 e 3 Luise a pagg. 2 e 3 Intelligenza meglio naturale Palma a pagg. 4 e 5 Manzari a pagg. 6 e 7 La matematica adesso è donna Saponieri a pagg. 8 e 9 Baby gang troppo poco baby 1

No, non passerà Sud contro l’«Autonomia»

IL PARLAMENTO

Il primo sì al disegno di legge proposto dal ministro Calderoli è stato dato dal Consiglio dei Ministri, il 3 febbraio

Sanità, scuola e trasporti del Mezzogiorno tremano. Dopo l’approvazione unanime il 2 febbraio 2023, da parte del Consiglio dei Ministri, del disegno di legge sull’Autonomia differenziata, proposta dal ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, saranno proprio loro a subirne le peggiori conseguenze. La proposta del ministro prevede un decentramento di diverse competenze, 27 compresa la gestione della Sanità, attualmente dello Stato verso alcune regioni del Nord Italia: Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Tale decreto aprirebbe di fatto la strada a più sistemi sanitari, a diversa efficacia e sicurezza, a scapito del Servizio sanitario nazionale.

Per capire meglio la logica, aiuta l’analisi fatta dal giudice Falcone e pubblicata su Quotidianoesanità.it. Seguendo i soldi, si vede che le Regioni del Nord danno allo Stato più di quanto ricevono, a differenza di quelle del Sud. Il saldo è negativo per Lombardia (-5090 pro capite), Emilia Romagna (2811), Veneto (-2680) e positivo per tutto il Sud (Campania + 1380, Calabria + 3086, Puglia +2440, Sicilia +2969) (CGIA, 2019). La possibilità di trattenere più gettito fiscale si potrebbe tradurre per alcune Regioni in prestazioni sanitarie aggiuntive per i propri cittadini, una sorta di LEPs di prima categoria. La bozza è ancora al centro di accesi dibattici politici e cittadini. Ma vediamo cosa possa significare una possibile attuazione del Ddl

per il Sud e in generale, per l’Italia. Secondo l’esperto dei problemi del Sud, ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Lino Patruno: “L’attuazione dell’Autonomia differenziata non farebbe altro che cristallizzare e rendere addirittura costituzionale questo abuso ai danni del Sud”.

Il rischio è che l’Italia ritorni ad essere divisa e che l’antico sogno leghista si realizzi. Andare verso l’attuazione di un simile progetto significa, per il meridione, essere sempre più affossato e non in grado di poter competere con le risorse e i servizi destinati al Nord, proprio perché la gestione delle risorse passerebbe dalle mani dello Stato alle singole regioni richiedenti, in questo caso tutte del Nord. Meno risorse da destinare al Sud significa meno servizi pubblici di qualità, meno istruzione e soprattutto meno progresso.

In poche parole, significa creare uno svantaggio incolmabile e voluto che non consentirebbe una stessa qualità di vita e di dignità delle persone che vivono nel Mezzogiorno. Tuttavia, si lederebbe anche uno dei 12 principi fondamentali della Costituzione Italiana, sancito dall’art 3 che cita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Ritornando alle implicazioni possibili, oltre alla sua “incostituzionalità” sottolineata da

1-15 febbraio 2023
Il disegno di legge proposto dal ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, agita il Meridione. L’Italia potrebbe tornare ad essere divisa
2

Patruno, ci sarebbero anche i problemi legati allo scarso coinvolgimento dell’Aula parlamentare al nodo dei Lep, Livello Essenziale nelle Prestazioni, (per i quali è prevista l’individuazione ma non il finanziamento), passando poi per l’opportunità di trasferire materie che, per la loro importanza, dovrebbero essere gestite dallo Stato.

Un altro esperto del Meridione, il parlamentare pentastellato, Gianmauro Dell’Olio, vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera, ha sottolineato in una conferenza sul tema tenutasi a Bari che: “La riforma del Titolo V (La legge costituzionale n. 3/2001) ha già trasferito molte competenze alle regioni, specialmente in ambito sanitario”. Quello che, però, maggiormente fa preoccupare l’esperto è il fatto che oggi, per quanto riguarda la Legge di Bilancio, la maggioranza ha fatto approvare un emendamento che sottrae al Parlamento la determinazione dei Lep affidandoli a una “cabina di regia”. Non solo. Rimanendo sulla linea del pentastellato, la cabina di regia, per cui è prevista l’assunzione di personale a tempo indeterminato, andrebbe a ledere il principio stesso della cabina che, per natura, ha un tempo determinato per svolgere le sue funzioni.

Si sta giocando una partita decisiva per il futuro del nostro Paese. Pensare a un decentramento delle funzioni, senza che nemmeno esistano evidenze, come rilevato

dalla Corte dei conti, per far sì che ulteriori gradi di autonomia nelle disponibilità economiche e nella gestione delle risorse aumentino il grado di efficienza dei servizi erogati, significa legittimare il divario NordSud. Un’opzione che è stata definita da molti “un suicidio sociale”. La situazione pre-avvento dell’Autonomia differenziata è questa. I cittadini del Sud Italia sembrano essere inascoltati dalle forze politiche al potere e quello che preoccupa più di tutto è che, senza dubbio, se ci sarà l’approvazione a pagare saremo noi. (Rosanna

Il progetto Calderoli

L’ITALIA DIVISA

Una delle implicazioni dell’attuazione dell’Autonomia differenziata è la divisione dell’italia in tanti stati indipendenti

Due voci pugliesi: Cgil e Capone

“Per spiegare l’assurdità di un progetto di autonomia differenziata come quello del Ministro Calderoli, basta dire che su un tema fondamentale come quello dell’istruzione l’associazione Roars in una simulazione circa i costi standard il Sud subirebbe un taglio di 1,4 miliardi di euro, a vantaggio delle regioni del Nord.

Questo perché, per una serie di specificità demografiche e sociali, la scuola nel Mezzogiorno è più costosa”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, sul sito del sindacato. “Il disegno di legge del ministro Roberto Calderoli - scrive su Facebook, la presidente del consiglio regionale pugliese, Loredana Capone - è stato approvato ieri in Consiglio dei Ministri. Adesso chi ha più soldi e più servizi potrà averne ancora di più e chi, invece, ne ha di meno è destinato a restare ancora più indietro”.

(R.

1-15 febbraio 2023 3
Primopiano

E alla fine arriva l’IA

ChatGPT: allarme o no?

Rispetto agli altri modelli, questa Intelligenza Artificiale offre risposte più dettagliate. Che futuro per la stampa?

Parla l’esperto Giuseppe Pirlo

“SCRIVI UN ARTICOLO” Accanto, un esempio di “conversazione” con ChatGPT. Basta dare un comando e il gioco (gratis) è fatto

Negli ultimi due anni, l’umanità ha raccolto più dati di quanti ne abbia collezionati dalla preistoria. Ed è grazie a questi dati che le intelligenze artificiali imparano a parlare, pensare, agire come gli esseri umani. Non è da meno ChatGPT, acronimo di Generative Pretrained Transformer: questo strumento di elaborazione del linguaggio naturale utilizza algoritmi avanzati di machine learning e ha, fin da subito, attirato l’attenzione per le sue risposte dettagliate e articolate, pur non essendo sempre accurate. Per dirla in parole povere, come ogni IA memorizza ed emula le risposte che gli utenti danno nel corso delle interazioni. Sta imparando, poco a poco, ed è difficile immaginare il livello di precisione che raggiungerà con il tempo.

“Di sicuro questi sistemi cresceranno, dobbiamo prenderne atto”: a dirlo è il professor Giuseppe Pirlo, professore ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni dell’Università di Bari “Aldo Moro”.

E proprio la loro capacità di crescere e migliorare, rielaborando in maniera sempre

più ottimale ciò che galleggia nella rete, pone nuove sfide per tutte quelle professioni che potrebbero, in futuro, subire una trasformazione radicale a causa loro.

Il mondo del giornalismo non è esente da questo fenomeno, e qualcosa già si muove. L’amministratore delegato di BuzzFeed, Jonah Peretti, ha dichiarato che quest’anno l’IA avrà un ruolo maggiori nelle operazioni

editoriali e commerciali dell’azienda. E questo mentre la testata, così come altri colossi americani quali Washington Post, Vox Media e Cnn, licenziano in massa i giornalisti. Secondo Peretti, nei prossimi 15 anni l’Intelligenza Artificiale sarà decisiva per “creare, personalizzare, animare i contenuti stessi”.

Più IA meno giornalisti? È troppo presto per dirlo, nonostante alcune operazioni volte al suo contrasto siano già arrivate. Ad esempio, le scuole nello Stato di New York l'hanno messa al bando.

“Credo che a ChatGPT manchi una qualità: i testi che elabora - sostiene il professor Pirlo - sono vuoti, mancano cioè di un indirizzo che solo un tecnico può dare. Descrive i fatti, ma non li interpreta”.

“Tuttavia - aggiunge - è chiaro che con questi nuovi strumenti l’asticella del giornalismo deve alzarsi”.

C’è poi la questione della privacy: che fine fanno i dati che le IA raccolgono? “Sono in atto studi e ricerche per capire quanto gli algoritmi siano in contrasto con il Gdpr (Regolamento generale sulla protezione dei dati)”, racconta Pirlo. È possibile fare questa domanda a ChatGPT stesso (un po’ come in un romanzo di George Orwell), e la sua risposta è la seguente: “Non presento alcun rischio diretto per la sicurezza informatica. Tuttavia, potrebbe esserci il rischio che informazioni sensibili vengano condivise con me durante le interazioni, quindi è importante essere

1-15 febbraio 2023
4

consapevoli delle proprie azioni e prendere le precauzioni appropriate per proteggere i propri dati. Inoltre, quando si utilizza una tecnologia basata su intelligenza artificiale, è importante considerare anche i rischi associati alla sua impiegabilità o alla sua eventuale utilizzo improprio” (l’errore grammaticale alla fine è incluso nella risposta).

Al di là di tutto, resta un fatto incontrovertibile, e cioè che la tecnologia avanza e non si può sfuggirla. Che fare, quindi? Adattarsi, saper riconoscere i cambiamenti quando avvengono e non quando è troppo tardi (cosa che la stampa, soprattutto quella locale, non sempre è riuscita fare in campo digitale).

A tal proposito, racconta Pirlo, è importante l’educazione digitale nelle scuole, e in questo ambito l’Italia è fanalino di coda in Europa. Il Bel Paese è infatti penultimo nella classifica Ocse per le competenze telematiche: un dato che non sorprende, visto che si posiziona al 20° posto della classifica europea DESI (l’indice di digitalizzazione ed economia della società).

Secondo una ricerca effettuata dall’Osservatorio scientifico del Movimento Etico Digitale, 2 ragazzi italiani su 3 non sanno cosa sono tali competenze. Il 70% dei ragazzi è convinto di sapere cosa significhi essere cittadino digitale, ma il 68% ne dà una definizione sbagliata o parzialmente sbagliata. Il 75% segnala di non aver mai ricevuto forma-

Ilfenomeno

zione riguardo la cittadinanza digitale. Conoscere come funzionano gli algoritmi e le IA è il primo passo per imparare a sfruttare al meglio questi strumenti e, al tempo stesso, a difenderci da essi. La rete, è risaputo, è un mezzo tanto potente quanto pericoloso, l’importante è saperlo usare con cognizione di causa. Dal momento che Google sta facendo di tutto per migliorare i suoi sistemi IA (ed emulare ChatGPT), è chiaro che sarà, sempre di più, un “compagno di viaggio” da saper maneggiare con cura

L’IA esiste da 70 anni

ChatGPT offre molti vantaggi ma ha anche dei limiti: è importante utilizzarlo in mondo responsabile ed etico

Umani e pc in dialogo da sempre

Quella dell’Intelligenza Artificiale è una storia più vecchia di quanto si pensi. Già nel 1950, Alan Turing parlava di “Computing machinery and intelligence”. Il termine “Artificial Intelligence”, invece, è stato coniato nel 1956 da John McCarthy. In ambito commerciale, l’IA fu applicata per la prima volta nel 1982: si chiamava R1 e fu sviluppata da un’azienda per configurare gli ordini di nuovi computer. L’antenato vero e proprio di ChatGPT si chiama “Eliza”, un chatbot sviluppato nel 1966 da Joseph Weizenbaum, scienziato informatico del MIT. Uno dei primi esempi di conversazione artificiale, fu creato per simulare il dialogo di un terapeuta psicoanalitico. Il nome deriva dalla protagonista della pièce di George Bernard Shaw, "Pygmalion", che ha anche ispirato il musical "My Fair Lady". Eliza dimostrò, per la prima volta, che la conversazione artificiale è possibile, ma soprattutto che le persone sono disposte a interagire con essa.

1-15 febbraio 2023 5
IL DILEMMA

Cittadino in guardia baby gang in azione

AGGRESSIONE

Calci, pugni, minacce, aggressioni immotivate nei confronti dei propri coetanei da parte di gruppi di ragazzi

Camminare per strada ed essere aggrediti senza senso ma per pura goliardia da un gruppo di ragazzi: non sono anarchici, neanche black-bloc, sono le baby gang. Un problema sociale in continua espansione. Per baby gang si intende un fenomeno di microcriminalità organizzata, generalmente diffuso nelle grandi città, per il quale i minorenni, in gruppo, assumono comportamenti aggressivi ai danni di cose o persone. Una realtà diffusa in tutto il mondo ma che è in continuo aumento in Italia.

L’identikit della baby gang è la fotografia di gruppi composti da circa 10 ragazzi. L’età è compresa tra i 15 e i 17 anni, sono spesso italiani, senza un'organizzazione strutturata e senza neanche la distinzione di ruoli all'interno. Analizzando questo fenomeno, sorgono spontanee alcune domande: cosa c’è alla base di questo? C’è il fallimento della società e dell’eduzione ricevuto? Oppure è un segno di ribellione?

Le motivazioni di questi episodi di aggressione potrebbero essere legate a problemi

1-15 febbraio 2023
Il fenomeno dei minorenni sviluppato nei centri urbani. Ragazzi con problemi sociali che commettono aggressioni e rapine in tutta Italia
6

Sisto e Decaro

Bari, sicurezza anche in periferia

Il 13 febbraio, per quanto riguarda le baby gang, il vice ministro della Giustizi, il barese Francesco Paolo Sisto, ha avuto un incontro sulla sicurezza. Il vertice si è tenuto a Bari in Prefettura alla presenza dei vertici delle forze dell’ordine, del Prefetto di Bari, Antonella Bellomo, e del sindaco Antonio Decaro.

“Dalle forze dell’ordine e dal sindaco c'è stata una presa d’atto che la città ha bisogno di più sul piano della sicurezza.- ha detto il vice ministro- . Se i reati crescono, con spaccate e fenomeni di baby gang che aumentano, si deve cercare un rimedio. Siamo preoccupati della recrudescenza dei fenomeni a Bari, motivo per il quale ci siamo incontrati oggi in maniera sinergica. Quello che mi sono permesso di suggerire - ha aggiunto -è dare la percezione al cittadino che c'è una sicurezza presente in tutta la città, compresi i quartieri periferici”

sociali e personali.

Molti ragazzi vengono spinti a far parte delle baby gang per il bisogno di crearsi un’identità, e quindi dall’esigenza di fare parte di qualcosa di più grande che porta il ragazzo a identificarsi all’interno dei gruppi. Farne parte può colmare il senso di solitudine e suscitare nel giovane il desiderio di appartenenza e attaccamento con lo stesso, rendendo possibile la condivisione di interessi comuni ed esperienze di vita. Espressioni di un disagio derivante, il più delle volte, da una mancata inclusione o assenza di modelli di riferimento all'interno della propria famiglia, più che da una vera e propria volontà criminogena.

Il fenomeno interessa tutta l’Italia, senza grandi distinzioni, ma solo con zone in cui è più sviluppato come nel centro-nord dove i gruppi si ispirano a gang criminali estere, composte prevalentemente da ragazzi stranieri, di prima o seconda generazione, non integrati a livello sociale. Insieme compiono azioni violente, senza motivi particolari. Originata prevalentemente da situazioni di disagio familiare o sociale, la diffusione delle baby gang potrebbe essere anche frutto di una mancata integrazione piuttosto che da legami con la criminalità. Un fenomeno che si esprime con azioni violente e reati, spesso contro altri coetanei o persone adulte, che richiedono strategie di intervento basate su un'attenta analisi e comprensione del pro-

blema.

Tra gli episodi proprio il 13 febbraio una baby gang ha rapinato due ragazzi e picchiato il padre, di 49 anni di uno dei due a Chivasso, a Torino. I membri del gruppo, una decina, tutti probabilmente minorenni, sono denunciati dai carabinieri per lesioni e rapina. A Bari un gruppo di ragazzi ha aggredito, in pieno centro, un avvocato di 60 anni mentre rincasava. Il 20 gennaio invece a Vicenza, nella centralissima piazza di San Lorenzo, un gruppo di ragazzi hanno rapinato e minacciato con la pistola quattro minorenni. Gli episodi, in particolare, ci mostrano che le baby gang non si muovono nei ghetti o nelle vie disperse della città ma, al contrario, agiscono in pieno centro.

Da parte delle istituzioni si richiede la necessità di un approccio integrato alla devianza di cui le baby-gang sono espressione, che tenga conto di molteplici aspetti: familiari, sociali, psicopatologici.

Nelle grandi città metropolitane sono state assunte dai prefetti mirate iniziative di contrasto in raccordo con la magistratura minorile. Per tale motivo risulta essenziale mettere in atto un lavoro di squadra volto a sensibilizzare il tema delle bande giovanili per poter entrare in relazione con esse e agire prontamente al fine di non abbandonare i giovani a loro stessi.

IIN TUTTA ITALIA

Da Milano a Catania, le notti italiane tornano a essere segnate dalle azioni violente delle cosiddette ‘baby gang

1-15 febbraio 2023 7
Ilproblema

All’università di Bari la matematica si chiama Rosa o Pia

Determinante per l’aumento di immatricolazioni femminili la copertura del 75 per cento delle tasse per le studentesse con Isee sotto i 30mila euro

La matematica è donna all’università di Bari. Con buona pace di chi pensa che alcuni mestieri siano ancora una prerogativa esclusiva di un unico sesso, aumentano sempre più le donne che si iscrivono a matematica e ai percorsi Stem (acronimo inglese che sta per scienze, tecnologia, ingegneria e, appunto, matematica, più in generale). Lo si legge sulla pagina Facebook del dipartimento di Matematica della “Aldo Moro”, che riprende un’inchiesta di “Repubblica Bari”, i cui dati mostrano come sia cresciuto dal 51,1% dello scorso anno al 57% il numero di studentesse iscritte al corso di laurea.

A favorire l’aumento di immatricolazioni femminili nell’università del capoluogo regionale influiscono in maniera determinante le agevolazioni studiate e introdotte per questi percorsi. Tra le principali misure, spicca in modo particolare la copertura del 75% delle tasse per le studentesse con un Isee inferiore ai 30mila euro.

duzione delle tasse per le donne che avrebbero optato per i percorsi Stem, l’università “Aldo Moro” ha voluto sottolineare altre iniziative volte a raggiungere questo obiettivo. Sul tema delle politiche “Gender equality”, infatti, è stato ribadito ancora una volta l’impegno nel regolamento per la concessione del logo e del patrocinio soltanto negli eventi che garantiscono la parità di genere. Questo anche attraverso provvedimenti regolamentari destinati a potenziare le opportunità di accesso per le donne alle cariche elettive e con la modifica, introdotta lo scorso anno.

L’UNIVERSITÀ DI BARI

In alto alla pagina, l’Ateneo del capoluogo regionale. Qui sopra, una ripresa del dipartimento di matematica

«Un risultato incoraggiante che mostra segni di crescita anche nelle altre discipline correlate», si legge ancora sulla pagina social del dipartimento, a dimostrazione di come la decisione dell’università barese si sia rivelata azzeccata. L’Ateneo del capoluogo regionale si conferma in prima linea nella battaglia per ridurre il gender gap nel mondo accademico in generale e nelle discipline scientifiche più in particolare.

Proprio in occasione dell’annuncio della ri-

Ma non è tutto, perché l’università barese, in collaborazione con altri istituti, ha creato anche un percorso di studi interamente dedicato al tema. Nel capoluogo pugliese è stato varato, infatti, il primo dottorato di ricerca in tutta Italia sui “Gender studies”, insieme all’università di Macerata e alla scuola universitaria superiore “Sant’Anna” di Pisa, ma anche con la “Humboldt-Universität” di Berlino e con la “Bergische Universität” di Wuppertal.

Come se non bastasse, proprio in questi giorni, l’11 febbraio, si è celebrata l’ottava “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”. Anche in questo caso l’università di Bari ha offerto il proprio supporto. In vista della ricorrenza, infatti, il dipartimento di “Scienze della terra e geoambientali” di UniBa ha organizzato un

1-15 febbraio 2023
8

evento dal titolo “Geologia e innovazione: dalle pioniere ai giorni nostri”, un vero e proprio viaggio dal passato al presente, con l’obiettivo di ricordare le geoscienziate che, con le proprie ricerche pioneristiche, hanno contribuito al progresso scientifico in ambito geologico.

Inoltre, tra le altre iniziative mirate a promuovere le carriere scientifiche, in particolare tra le ragazze, con cui l’università di Bari collabora, ci sono “Next-Land”, “STE@M” della Regione Puglia, “STEAMiamoci” di Assolombarda e “NERD? Non È Roba per Donne”.Il primo progetto, in particolare, proprio in questi giorni ha organizzato due appuntamenti di attività laboratoriali nelle scuole secondarie di primo grado “G. Verga”, “G. Carducci” e “C. Levi” organizzate da docenti dei dipartimenti di Matematica, Scienze della terra e geoambientali, Informatica e Ricerca e innovazione umanistica dell’università di Bari, in collaborazione con il MuMa (Museo della Matematica) e con in SiMA (Sistema Museale di Ateneo). L’iniziativa, di respiro nazionale, per la città di Bari è stata co-progettata con l’università “Aldo Moro” e si propone di far conoscere le discipline Stem attraverso un approccio artistico, creativo e culturale, favorendo lo sviluppo della persona e dei talenti. Le attività laboratoriali coinvolgono adolescenti provenienti dai contesti più difficili della città.

«Accanto a quella finanziaria, abbiamo organizzato una politica di orientamento sul tema delle iscrizioni femminili ai percorsi Stem. Per noi è importante seguire una linea di coerenza sulle politiche di genere». Ad affermarlo è il rettore dell’università degli studi di Bari “Aldo Moro”, Stefano Bronzini.

Rettore Bronzini, come commenta l’aumento delle iscrizioni femminili a matematica?

«Innanzitutto vorrei sottolineare che c’è stato un incremento anche per il corso di chimica. Questo è dovuto anche alle politiche finanziarie dell’università, che ha favorito le iscrizioni al femminile con dei benefit sul sistema di tassazione».

Quanto hanno influito queste misure?

«Credo abbiano influito, ma non in maniera caratterizzante. Noi abbiamo anche organizzato una politica di orientamento al riguardo, che si somma a quella finanziaria della tassazione. Pensiamo di procedere così anche nei prossimi anni, perché sono ambiti disciplinari di primaria importanza, che possono avvalersi di personale al femminile che poi trova allocazione anche nelle grandi aziende, molto interessate a questo fenomeno dell’aumento delle iscrizioni. È una delle politiche di genere che abbiamo perseguito».

In questo senso l’università di Bari vuol confermarsi in prima linea?

«Per noi era prioritario seguire una linea di coerenza su tutto. La prorettrice è donna e sono aumentate le donne nelle posizioni di vertice all’interno dei vari dipartimenti. Inoltre, stiamo favorendo le iscrizioni nelle lauree Stem e abbiamo anche varato il regolamento alias. Quello dell’identità di genere è un tema molto complesso e articolato, per cui abbiamo investito tanto sul counseling psicologico, accompagnando studentesse e studenti anche in questo percorso. È la prima università che assume psicologi».

Obiettivi per i prossimi anni?

«Sicuramente confermeremo queste linee sulla tassazione, ma io, se i bilanci lo consentiranno, vorrei anche incrementarle. Il mio obiettivo è vedere una continuità nelle iscrizioni femminili alle lauree triennali, alle magistrali e ai dottorati di ricerca anche in altri ambiti».

Lanovità

IN PRIMA LINEA

Nelle due foto, in alto e a sinistra, il rettore dell’università degli studi di Bari “Aldo Moro”, Stefano Bronzini

1-15 febbraio 2023 9
«Adesso continuità nelle iscrizioni»
Il rettore Bronzini

Omero non tira più ma in Puglia è diverso

I DATI

In foto a destra, le percentuali raccolte dal Mur sulle iscrizioni degli studenti pugliesi che hanno scelto i licei

Il 30 gennaio si sono chiuse le iscrizioni per l’anno scolastico 2023/2024. Secondo i dati raccolti e condivisi dal Mur (Ministero dell’università e della ricerca) in testa alle preferenze delle famiglie italiane ci sono i licei nei loro vari indirizzi: 57,1% di nuovi iscritti contro il 56,6 dello scorso anno. I tecnici recuperano lo 0,2 (30,9 rispetto a 30,7) e i professionali scendono ancora dal 12,7 al 12,1. Ma il dato che più preoccupa è che se sono sempre elevate le percentuali di chi decide di continuare gli studi al liceo, sono in calo i ragazzi che hanno scelto il classico. Lo scorso anno, del totale degli studenti delle medie che sarebbero passati al liceo l’anno successivo, aveva scelto il liceo classico il 6,2%. Quest’anno, lo stesso dato, è sceso al 5,8.

“Credo sia necessario attivarsi per far comprendere che lo studio delle lingue classiche induce lo studente a stimolare la logica, così come un problema di matematica, e che sia necessario ridare il giusto spazio allo studio della storia antica, fin dalle scuole primarie”, ha dichiarato in un comunicato stampa il sottosegretario all’Istruzione e al Merito Paola Frassinetti, che ha aggiunto: “Esistono alcune correnti di pensiero che, con una sottile strategia, tendono a sminuire l’importanza della cultura classica, definendola inutile e superata. Va invece rilanciata l’importanza degli studi umanistici, vero e proprio pilastro della nostra cultura e delle

nostre tradizioni”.

Analizzando nello specifico i dati, emergono numerose differenze da regione a regione: in Lombardia si registra il crollo più netto per il classico, ormai lo sceglie solo il 3,7% dei quattordicenni, mentre lo scientifico tradizionale perde consensi (11,7%) a favore di quello con l’informatica al posto del latino (9,9%). Mentre in Lazio il classico va ancora alla grande (9,2%) così come lo scientifico tradizionale (22% contro l’8,2 dell’opzione senza il latino). Da segnalare l’avanzata costante, da un lato del liceo linguistico che raccoglie sempre più consensi fra le ragazze (passando dal 7,4 al 7,7), dall’altro del liceo delle Scienze umane, che grazie all’opzione economico-sociale attrae sempre più ragazzi che pensano poi di proseguire gli studi in ambito economico o giuridico (11,2% contro il 10,3 dell’anno scorso).

Ma qual è la situazione nella nostra Puglia? I licei continuano a essere preferiti per il 56,6%, poco meno della media nazionale. I tecnici dal 30,2% e i professionali, conquistando il 13,2% del totale di iscrizioni, superano di oltre un punto la media nazionale ma perdono due punti percentuali rispetto a un anno fa (15%), distribuiti invece quest’anno tra i licei e i tecnici.Nello specifico, i licei classici vengono scelti dal 6,8%, un punto in più della media nazionale e il 27,3% opta per i licei scientifici.

I buoni risultati della Puglia possono deri-

1-15 febbraio 2023
La maggioranza degli studenti itiliani ha scelto i licei, ma la percentuale di chi decide gli istituti classici è in calo in confronto allo scorso anno
10

vare dalla condizione dei licei classici locali. A riguardo, ne abbiamo parlato con Alida Palmieri, vice-preside del Liceo Classico Statale Quinto Orazio Flacco di Bari, uno degli istituti più antichi della nostra regione che proprio quest’anno compie 90 anni di storia. “La nostra scuola, seguendo un trend che parte dagli ultimi due anni, ha avuto un gran successo nelle iscrizioni: vediamo un rimpolparsi notevole dei nostri studenti e ne siamo contenti. La discussione sul liceo classico va avanti da tempo, noi non solo ci avvantaggiamo di una qualità del nostro lavoro che cresce e di una comunità scolastica che ritrova identità dopo gli anni terribili del Covid-19, ma anche di tanta intelligentia locale che ci sostiene con i suoi interventi”. Uno dei punti di forza dell’istituto è stato anche l’approccio didattico nel pre e post pandemia: “Ci siamo applicati tutti seriamente e fruttuosamente nell’esercizio della didattica a distanza, ma didattica a distanza era, e la scuola è vita, non solo formativa, ma sociale. Il Covid-19 ha dato uno scossone incredibile, però è bastato riprendere con la frequenza in presenza che la crescita e la voglia di imparare degli studenti si è vista”. Complici anche della buona riuscita delle iscrizioni, sono stati proprio gli stessi studenti: “Da novembre a gennaio facciamo un’attività di orientamento in entrata per i ragazzi delle medie. I veri protagonisti oltre a noi docenti che abbiamo guidato labora-

tori e alimentato la curiosità in chi avrebbe voluto probabilmente iscriversi sono stati i nostri alunni che, spontaneamente, hanno veicolato un orgoglio di appartenenza e di scelta molto forte. Noi riteniamo che il successo delle iscrizioni di quest’anno sia dovuto in buona misura a questo, cioè la comunicazione da alunni che ci sono agli alunni che ci saranno e ha funzionato, quindi la passione è forte. Il quadriennale di indirizzo internazionale (tipologia in cui gli alunni studiano una lingua straniera in più, coadiuvata a materie come la storia o la filosofia) si è riconfermato e il corso continua con i numeri soliti: riusciamo a formare due classi in più di quanto non ne avessimo prima e passare da 7 a 9 non è poco per noi”.

Sul liceo classico restano però i soliti luoghi comuni. Chi vi scrive lo ha frequentato e può affermare che non ti spiega “come” funziona il mondo, ma in compenso ti abitua a chiederti “perché”. Come detto da Massimo Gramellini in uno dei suoi ultimi “Caffè”, “il classico è come la cyclette: mentre ci stai sopra, fai fatica e ti sembra che non porti da nessuna parte. Ma quando scendi, scopri che ti ha fornito i muscoli per andare dappertutto”.

L’ISTITUTO

Veduta esterna dell’ingresso monumentale del Liceo Classico Statale Quinto Orazio Flacco di Bari

1-15 febbraio 2023 11
Francesco Maria Ventrella
Lascuola

Di cultura si mangia, parola di castello!

LUCI E OMBRE

I castelli di Lucera e quello di Ugento, esempi opposti di come fare cultura e usarla come attrattore turistico

Tra le attrazioni pugliesi non mancano i castelli, alcuni fiori all’occhiello di piccole cittadine, altre enormi roccaforti decadenti o mal gestite.

Quest’ultimo è il caso del castello “Carlo V” di Lecce. Un patrimonio importante, purtroppo snobbato dal giro turistico della città barocca preso dalle bellezze di chiese e palazzi. Ormai da qualche giorno il castello è passato, nella sua totalità, nelle mani della Sovrintendenza per le province di Brindisi e Lecce, dopo che già a dicembre era passato

al demanio pubblico. Questo dopo due giorni di chiusura forzata per favorire il passaggio di consegne della parte che era gestita dal 2016 insieme al Comune. Una scelta costretta dal fatto che per visitare il castello erano necessari due biglietti con prezzi differenti, con due visite guidate, che però non è piaciuta ai cittadini ed evidentemente neanche alle opposizioni. A detta del sindaco Salvemini, però, ora l’intera struttura sarà riportata ad una completa valorizzazione, nella speranza che passi sotto

1-15 febbraio 2023
Alcune fortezze pugliesi, scrigni di storia e cultura, si trascinano anni di incuria e malgoverno. Non sempre un lustro per la nostra Regione
12

l’occhio attento della Direzione Musei di Puglia che gestisce già l’anfiteatro leccese. Un obiettivo che porterebbe il castello, secondo il sindaco, ai livelli record di quello del capoluogo di regione.

Il castello normanno-svevo nella città vecchia di Bari è l’esempio di un rinnovamento graduale che sta portando frutti, soprattutto negli ultimi anni. Lo sottolinea il successo della mostra “Antichi popoli di Puglia. L’archeologia racconta”, vista al momento da oltre 13mila visitatori in due mesi e prorogata fino al prossimo 14 maggio. Una mostra prodotta interamente dal Ministero della Cultura, allestita dal 6 dicembre scorso. Anche la fortezza barese ha vissuto vari periodi di incuria, trascurata dai pochi turisti che giungevano a Bari Vecchia e visitabile soltanto in alcune parti. Con il graduale restyling in chiave marketing della città, dal 2014 il castello è entrato a far parte della Direzione Musei Puglia e nel 2017 ha ospitato tra le sue antiche stanze il G7 finanziario e ha accolto le delegazioni del G20 nel 2021. Dopo anni di restauro e messa in sicurezza ora è possibile visitarlo, in buona parte.

Al di là dei castelli di Lecce e Bari, fortezze e manieri sul territorio pugliese abbondano, dal più visitato Castel del Monte, nel territorio di Andria, ad altri sparsi per tutto il territorio, a volte anche nascosti.

Dal castello di Acaya e Copertino, nel Salento, fino a quello di Monopoli, Conversano e Mola di Bari, nel Sud Est Barese, per arrivare a quelli di Barletta, Manfredonia e Monte Sant’Angelo.

Tra i castelli pugliesi quelli di Lucera e Ugento rappresentano due realtà non soltanto agli antipodi della Regione, ma anche dal punto di vista della gestione, prima, e del recupero, dopo.

La fortezza svevo-angioina di Lucera, storicamente nota per aver ospitato il palazzo dell’imperatore Federico II, oltre a un importante insediamento musulmano, versa però in condizioni precarie. Soltanto nel 2016, dopo anni di attesa, la Regione Puglia ha stanziato 3 milioni di euro per il dissesto idrogeologico che interessa il versante collinare. Un anno dopo, nel 2017, anche dal Ministero sono arrivati altri 2 milioni di euro per il restauro e la valorizzazione, anche se i lavori, a dire il vero, al momento non stanno portando a nulla. Il risultato è il degrado all’interno delle mura, miracolosamente ancora in piedi, e della torre della Leonessa, esempio mirabile dell’epoca angioina. Caso diverso è il “castello” di Ugento, tra i più imponenti della zona di Otranto. La città in cui sorge è al quinto posto tra le città più visitate la scorsa estate in Puglia ed ha inaugurato il 22 gennaio scorso il nuovo sistema culturale cittadino, che comprende oltre alla fortezza anche il rinnovato museo archeologico, la biblioteca di comunità e l’ex chiesa di Santa Filomena. Un risultato dovuto alla

Turismo

sinergia tra istituzioni e associazioni locali, che ha portato il castello al lustro dovuto. Soprattutto grazie a un lavoro di restauro che ha riportato alla luce gli affreschi che abbellivano le sale in cui la famiglia d’Amore, proprietaria della struttura dal 1653, intratteneva i suoi ospiti. Il castello è visitabile soltanto dal 2005.

Senza ripetere l’infelice uscita dell’allora ministro dell’economia, Giulio Tremonti, di cultura si mangia (eccome!) soltanto se c’è una visione comune per un bene pubblico. Le amministrazioni comunali hanno il dovere di riallacciare i legami dei cittadini con la loro storia, in particolar modo se a tenere le redini è il ministero competente. I casi ultimi di Monte Sant’Angelo, tra le dieci finaliste a capitale italiana della cultura per il 2025 e di Mesagne, nel Brindisino, nominata dalla Giunta regionale “capitale cultura di Puglia”, sono gli esempi più brillanti. Alla città messapica arriveranno nel corso dell’anno 300mila euro.

Ma non basta, nel castello normanno-svevo della città sarà allestita dal 16 luglio all’8 dicembre di quest’anno una mostra, tutta made in Puglia, sul grande artista Caravaggio. Un colpo grosso per la città, ma anche per la cultura pugliese in generale, nell’ottica di un rilancio a 360 gradi delle bellezze storiche, artistiche e architettoniche che contraddistinguono il nostro territorio.

DUE CASTELLI

Sorti diverse per le fortezze di Bari, sopra, e Lecce, a destra. Top sulle presenze il primo, arranca il secondo

1-15 febbraio 2023 13

Fedez-Chemical Bacio di troppo Furia di FdI: out vertici Rai?

Porte girevoli in viale Mazzini. Il Governo sembra deciso a rivoluzionare i vertici Rai dopo l’ultima serata del festival di Sanremo. Il cantante Rosa Chemical ha prima simulato un rapporto sessuale con Fedez e poi l’ha baciato al termine dell’esibizione.

A Palazzo Chigi il gesto non è andato giù. Il bacio ha superato i limiti della sopportazione del centrodestra. Un’escalation partita con l’esibizione di Fedez sulla nave Costa Smeralda della seconda serata. Il rapper ha criticato l’intervento della deputata di FdI, Maddalena Mor-

Dalla Cina con i bug

i test sono un flop

La Cina continua a cercare un modo per aggirare l’embrago tecnologico che gli Stati Uniti stanno portando avanti da mesi. Sul mercato cinese ha fatto capolino l’ultima novità per il settore gaming: la prima scheda grafica totalmente realizzata nella Terra di Mezzo, la Mtt S80. Secondo la scheda tecnica pubblicata dal produttore, la gpu supporterebbe architetture in Dx9 e Dx11, con ottime prestazioni su 60 titoli provati. Un influencer tedesco ha però contestato quanto dichiarato e ha pubblicato i benchmark test (provesotto sforzo della componente). Dei 60 giochi supportati, solo undici funzionavano in maniera discreta a settaggi medio-bassi. Gli altri o non si avviavano affatto o si interrompevano appena avviati. La Cina ha voluto dare prova di non essere dipendente dalle tecnologie di produzione occidentali, eppure questo dimostra quanto non ne siano capaci. (11 febbraio)

gante: “Rendere il festival di Sanremo nell’appuntamento più gender fluid di sempre è inopportuno”. Ha poi strappato la foto del viceministro Bignami vestito da nazista. Infine il bacio della discordia, goccia che fa traboccare il vaso.

Potrebbero cadere l’amministratore delegato, Fuortes, forte però dei numeri ottenuti dalla kermesse, e il direttore di Rai 1, Coletta. Probabili saluti anche per Amadeus che ha dichiarato: “Se mi mandano via me ne andrò con le mie idee”. (12 febbraio)

Il couturier futurista

Addio a Paco Rabanne, lo stilista spagnolo definito da Coco Chanel ‘Il Metallurgico della moda’. Si è spento nella sua casa in Francia, aveva 88 anni. A dare la notizia è stato il gruppo spagnolo Puig, che gestisce oggi la maison e i suoi noti profumi. Fin dalla sua prima collezione nel 1966, è stata sempre chiara la ispirazione futuristica delle sue creazioni. Una passione e uno slancio verso il modernismo della Space Age. Rabanne ha iniziato la sua carriera negli anni Sessanta, creando gioielli per Givenchy, Dior e Balenciaga. L’essere stato un designer di gioielli gli ha poi permesso di lavorare su materiali insoliti come il metallo che ha introdotto nella sue collezioni di alta moda e nei suoi lavori per il cinema. Suoi i costumi di Jane Fonda in Barbarella. Un’intuizione vincente come l’introduzione della musica nelle sfilate. (3 febbraio)

1-15 febbraio 2023 14
Addio a Paco Rabanne, stilista spagnolo celebre “Metallurgico della moda”del ‘900
Arriva la prima Gpu ma

In vista dell’udienza definitiva

Il pg della Cassazione chiede la revoca del 41bis per l’anarchico Cospito

Il procuratore generale della Cassazione, Pietro Gaeta, ha chiesto alla Suprema Corte di annullare, con rinvio, l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma con cui è stata confermata la misura del 41bis per l’anarchico 55enne Alfredo Cospito. Questa la sintesi della requisitoria presentata l’8 febbraio scorso, in vista dell’udienza del prossimo 24 febbraio, quando i giudici del “palazzaccio” dovranno pronunciarsi sul ricorso presentato dai difensori di Cospito contro il regime carcerario duro. Secondo Gaeta, il 41bis non si può giustificare, se non in presenza di contatti del detenuto accertati e mirati a commettere «ulteriori reati o attività dell’associazione esterna». Intanto si aggravano le condizioni di salute di Cospito, che sta continuando lo sciopero della fame iniziato lo scorso ottobre e che oggi è tornato ad assumere gli integratori, rifiutati per settimane. Dopo 115 giorni

Al via da luglio

Ok Australia uso medico

Ecstasy terapeutica

di digiuno, è arrivato a pesare 71 chili. Nei giorni scorsi, è stato trasferito dal centro clinico del carcere di Opera all’ospedale San Paolo di Milano, nel reparto di medicina penitenziaria. Il medico di parte è preoccupato e ha avvisato il legale di Cospito dei rischi a cui l’anarchico va incontro: edema cerebrale e aritmie cardiache potenzialmente fatali. (13 febbraio)

L’ecstasy terapeutica è ora realtà. L’australia è il primo Paese al mondo ad autorizzarne l'utilizzo medico. La Therapeutic Goods Administration di Canberra ha annunciato che dal prossimo luglio gli psichiatri autorizzati potranno prescrivere Mdma e psilocibina, rispettivi principi attivi di ecstasy e funghetti allucinogeni, per la cura del disturbo post-traumatico da stress e per il

Nuzzaco

Emanuele Palumbo

Antonietta Pasanisi

Fabio Pengo

Luca Scattarella

Cesare Zampa

trattamento di alcune forme di depressione. Secondo la Tga, un uso controllato delle sostanze può avere effetti su condizioni particolarmente resistenti. L'ecstasy è nata come soppressore dell'appetito nel 1912 e negli anni '70 iniziò ad essere utilizzata nella psichiatria, specie negli Usa. L'esplosione negli anni '80 dell'uso ricreativo dell'Mdma, però, ne causò la proibizione (3 febbraio)

Svelata a Maranello la SF-23, Leclerc: “Adesso voglio

Rossa, sempre più affusolata e con quel tocco di nero carbonio che la fanno sembrare ancora più cattiva, ma soprattutto (sperano i tifosi) veloce e vincente. Nel giorno di San Valentino la Ferrari ha fatto il regalo che tutti i tifosi aspettavano, svelando nel quartier generale di Maranello la nuova SF-23 che sarà guidata da Charles Leclerc e Carlos Sainz nel mondiale di Formula 1 che scatterà il prossimo 5 marzo sul circuito del Bahrain. Come ampiamente anticipato nei mesi precedenti, la SF-23 è stata una innovazione e non una rivoluzione rispetto alla F1-75, che lo scorso anno aveva fatto sognare i tifosi nelle prime gare del campionato, e che fu anche definita “La bestia” da Leclerc dopo la vittoria sul circuito di Melbourne. Allora c’era Binotto nel ruolo di Team Principal. Oggi il suo posto è stato invece preso da Fred Vasseur, ex capo dell’Alfa Romeo che lanciò proprio un giovanissimo Leclerc in formula 1. Adesso sarà la pista a dire qualcosa sulla nuova SF-23. Intanto i fan sognano. (14 febbraio)

1-15 febbraio 2023 15
PAGINA A CURA DI: Serena
15giorni
solo vincere”
La nuova ‘Rossa’
1-15 febbraio 2023 16
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.