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Ilfenomeno
zione riguardo la cittadinanza digitale. Conoscere come funzionano gli algoritmi e le IA è il primo passo per imparare a sfruttare al meglio questi strumenti e, al tempo stesso, a difenderci da essi. La rete, è risaputo, è un mezzo tanto potente quanto pericoloso, l’importante è saperlo usare con cognizione di causa. Dal momento che Google sta facendo di tutto per migliorare i suoi sistemi IA (ed emulare ChatGPT), è chiaro che sarà, sempre di più, un “compagno di viaggio” da saper maneggiare con cura
Carmen Palma
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L’IA esiste da 70 anni
ChatGPT offre molti vantaggi ma ha anche dei limiti: è importante utilizzarlo in mondo responsabile ed etico
Umani e pc in dialogo da sempre
Quella dell’Intelligenza Artificiale è una storia più vecchia di quanto si pensi. Già nel 1950, Alan Turing parlava di “Computing machinery and intelligence”. Il termine “Artificial Intelligence”, invece, è stato coniato nel 1956 da John McCarthy. In ambito commerciale, l’IA fu applicata per la prima volta nel 1982: si chiamava R1 e fu sviluppata da un’azienda per configurare gli ordini di nuovi computer. L’antenato vero e proprio di ChatGPT si chiama “Eliza”, un chatbot sviluppato nel 1966 da Joseph Weizenbaum, scienziato informatico del MIT. Uno dei primi esempi di conversazione artificiale, fu creato per simulare il dialogo di un terapeuta psicoanalitico. Il nome deriva dalla protagonista della pièce di George Bernard Shaw, "Pygmalion", che ha anche ispirato il musical "My Fair Lady". Eliza dimostrò, per la prima volta, che la conversazione artificiale è possibile, ma soprattutto che le persone sono disposte a interagire con essa.