Mediaterraneo News 1-20 dicembre 2022

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1-20 dicembre 2022 Cellulare Cellulare espulso espulso dalla classe dalla classe Anno 12 - N. 103 1-20 dicembre 2022 Distribuzione gratuita MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007 Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: master@apfg.it Premio Giornalisti del Mediterraneo 2016 Troppo cemento dove c’era l’erba Se non senti impari lo stesso Manfredonia che sia sgassata Parla il muro a te passante Ventrella a pagg. 12 e 13 Manzari a pagg. 24 e 25 Detoma a pagg. 8 e 9 Luise a pagg. 10 e 11 Palma a pagg. 18 e 19 1 Riecco Checco Teatri scoppiati Controcopertina Zampa a pagg. 2 e 3 Zampa a pagg. 2 e 3

Cellulare in classe il “no” del ministro (e voi che ne dite?)

ROBERTO

Dal 2018 è il presidente regionale dell’Associazione nazionale prèsidi Nel 2021 è stato rieletto per un altro triennio

A volte ritornano. Ma in contesti diversi. A quindici anni dalla Direttiva del ministro Fioroni per la messa al bando dei cellulari nelle scuole, la questione si è ripresentata. A rispolverarla è stato il neoministro alla Pubblica istruzione, Giuseppe Valditara. «Non si deve entrare in classe con il cellulare – ha detto l’esponente del Governo durante una trasmissione Rai – Lo si può lasciare all’ingresso o comunque fuori dalla lezione: a scuola si va per studiare non per chattare». Certo, rispetto al 2007 i cellulari hanno accresciuto le loro funzioni, diventando più

Il sindacato dei dirigenti scolastici ANP,

la scheda

L’Associazione nazionale dei dirigenti pubblici e delle alte professionalità della scuola fu fondata a Roma nel 1987, con il nome di Associazione nazionale prèsidi (acronimo ANP). È la principale organizzazione sindacale dei dirigenti delle istituzioni scolastiche, che, dal 2022, raccoglie adesioni anche dalle Alte Professionalità Docenti e, dal 2014, possono aderirvi tutte le categorie dei dirigenti pubblici. L’attività principale è quella legata alla rappresentanza e alla tutela dei soci, puntando inoltre a promuovere l’innovazione e a migliorare le politiche educative e socio-economiche del Paese, con uno sguardo attento alla dimensione europea. L’organizzazione ha all’attivo partnership e protocolli d’intesa e di collaborazione con università, enti qualificati, fondazioni e aziende con cui organizza corsi e iniziative. Lo scorso anno l’Anp ha costituito la Fondazione ANP E.T.S. per perseguire finalità solidaristiche, culturali e di sociali. (C.Z.)

pervasivi. La perenne connessione alla rete, inoltre, non è un fattore che aiuta la concentrazione. Anzi. In questo modo si sono spalancati agli stimoli esterni. Non tutti i mali, però, vengono per nuocere: dalle moltepèlici funzionalità offerte dai nuovi dispositivi mobili potrebbero derivare diverse potenzialità; alcune anche in supporto della didattica tradizionale. Potrebbe essere questa la risposta all’obbligo della digitalizzazione per le scuole italiane. Tuttavia, data l’impossibilità di controllare l’attività dei ragazzi alle prese con gli smartphone, secondo Roberto Romito, presidente regionale dell’Associazione nazionale prèsidi, la soluzione ideale sarebbe l’utilizzo, in classe, dei tablet, messi a disposizione dagli stessi istituti o acquistati dalle famiglie (prevedendo sussidi per quelle in difficoltà).

«I tablet sono strumenti anche più comodi, che durano nel tempo – ha detto Romito a Mediaterraneonews – Possono praticamente sostituire lo zaino, fungendo da libri e quaderno, dal momento che sono muniti anche di penna. Inoltre, sono adottati già in diverse scuole pugliesi». Secondo il parere del presidente regionale dell’Anp, è importante che i genitori capiscano l’importanza di questi device e le potenzialità che possono riservare anche al mondo dell’istruzione e a una metodologia di studio al passo con i tempi. Con questi dispositivi si può accedere alla rete internet delle scuole con

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Un primo provvedimento fu adottato nel 2007, ma la realtà è cambiata. Roberto Romito, presidente regionale dell’Anp, propone l’utilizzo dei tablet
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opportune restrizioni, magari per i siti controindicati o estranei all’attività didattica. Così facendo, il ricorso al cellulare da parte degli studenti sarebbe superfluo e consentito soltanto in caso di emergenza, per comunicare con i genitori. Riguardo le violazioni sull’utilizzo del cellulare, ogni scuola può prevedere specifiche sanzioni. Ma farsi carico della custodia degli smartphone all’ingresso dei ragazzi, così come ipotizzato dal ministro Valditara, potrebbe non essere cosa semplice e sfociare, addirittura, in «argomento di discussione in

Il sondaggio

Ilproblema

sede legale», secondo le parole di Romito. Dunque, al momento, la via d’uscita ideale sarebbe il «ricorso massiccio a investimenti in tecnologie nella didattica» ha aggiunto il presidente dell’Anp-Puglia. «È difficile farlo quando scarseggiano i fondi – ha concluso –ma ora, grazie a quelli stanziati nell’ambito del Pnnr, le scuole potrebbero pensare di investire in tal senso, oltre che sull’educazione delle nuove generazioni a un uso corretto e consapevole di questi strumenti».

UN’ALTERNATIVA C’È

Secondo Romito, con l’introduzione dei tablet nelle classi si potrebbe risolvere la questione sull’uso dei cellulari

Valido supporto o causa di distrazione

Docenti “apocalittici o integrati”. La storica frase del sociologo Umberto Eco “riecheggia” ancora ai giorni nostri, catapultandosi sulle nuove tecnologie digitali: gli smartphone. Negli ultimi anni, l’impiego di questi strumenti nelle attività didattiche è aumentato. Nel 2020, il sito Skuola.net ha condotto un sondaggio - il più recente a disposizionein collaborazione con il brand di telefonia franco-cinese Wiko. L’indagine ha coinvolto 12mila ragazzi, di età compresa tra i 10 e i 20 anni. Dai dati è emerso come il 13% degli intervistati abbia un corpo docente che considera gli smartphone dei validi supporti alle spiegazioni. Un dato che si innalza assieme all’età dei soggetti. I ragazzi prossimi al diploma o freschi di esame di maturità, per esempio, hanno dichiarato di averlo utilizzato costantemente: il 20% degli intervistati ha infatti dichiarato di averlo adoperato con tutti gli insegnanti. Stando ai risultati, il corpo docente pare propendere per la parte degli “integrati”. La maggior parte del campione ha infatti dichiarato di aver incontrato professori al passo coi tempi o proiettati al futuro; mentre il 29% ha affermato di essere costretto a lasciare il cellulare lontano dal banco durante le ore di lezione. Nello zaino di nove studenti su dieci, assieme a libri, penne e quaderni, spunta anche lo smartphone nella strumentazione di base: ciò accade soprattutto nell’ultimo biennio delle scuole superiori. La finestra tascabile sul mondo viene “spalancata” soprattutto per approfondire i concetti (59%), prendere appunti (20%) e usare applicazioni in linea con le esercitazioni richieste (19%).

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Il Natale si accende in Valle d’Itria di musica, luci, arte

LA MUSICA

Un momento della presentazione del festival, con un “assaggio” di suoni e divertimento nel locale barese “Honèst”

Tra dj set, musica dal vivo e installazioni artistiche, che si aggiungono alle decorazioni natalizie che illuminano i borghi di Fasano e Locorotondo nel periodo delle festività, il festival d’inverno “MusicaLucis” accende il Natale in Valle d’Itria. Un mese di eventi gratuiti, spettacoli e proposte artistiche che iniziano il 7 dicembre, alla vigilia dell’Immacolata, e finiscono l’8 gennaio, in coincidenza con la fine delle festività. “MusicaLucis”, che animerà le province di Brindisi e di Bari, è nato lo scorso anno da

istituzioni/1

Palmariggi: «È un festival innovativo»

un’idea dell’associazione “Itriae Culturae” e giunge, dunque, alla sua seconda edizione. Fondamentale nella realizzazione del festival invernale il contributo fornito dalla Bcc di Locorotondo, che ha fortemente creduto nell’iniziativa.

Tanti gli artisti che animeranno le vie della Valle d’Itria, a cominciare dal salentino Hermes Mangialardo, che ha illuminato alcuni tra i più importanti edifici d’Europa (il Colosseo, la Reggia di Caserta e la Cattedrale di Pecs, in Ungheria) e che il 7 dicembre inaugura il festival a Fasano con l’accensione dell’installazione “MadreTerra”, un’opera in cui si mescolano la maestosità e la fragilità del pianeta. Nello stesso giorno anche l’inaugurazione della mostra dell’artista visivo salentino Charlie Davoli, “Nuovo Antropocene”, con immagini di spazi comuni antropizzati di cui la natura si riappropria e, in serata, il dj set con Keedoman e Bassi Maestro.

L’11 dicembre, poi, “MusicaLucis” esordisce anche a Locorotondo, con l’inaugurazione della mostra “C’S’Disc?, istruzioni per l’uso”, grazie al progetto “Testi Manifesti” sul lungomare di via Nardelli, con cui si invitano i visitatori stranieri a familiarizzare con la magia del dialetto pugliese. Nello stesso giorno, prende il via anche “Intreccio”, un’altra mostra di Hermes Mangialardo che ricorda il rapporto indissolubile tra l’uomo e la natura, così come il borgo antico si accende con “Luminarie Sospese”, l’installa-

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“Musica Lucis”: un mese di eventi gratuiti tra Fasano e Locorotondo con dj set, installazioni e ambiente grazie alla kermesse d’inverno
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Soddisfatto l’assessore al Turismo di Fasano, Pierfrancesco Palmariggi: «È un festival che nasce dalla co-progettazione, per ideare qualcosa che potesse allietare il periodo più coinvolgente dell’anno, distaccandoci dai tradizionalismi del Natale e abbinando a luminarie e altri elementi tipici un festival innovativo», ha sottolineato. «“MusicaLucis” abbraccia i temi dell’arte contemporanea, della musica elettronica e, soprattutto, una nuova generazione che ha bisogno di prendersi la “rivincita” - ha proseguito Palmariggi - Credere in essa, per gli amministratori pubblici e gli organizzatori di eventi, è un fattore fortemente stimolante, con la sperimentazione di nuove iniziative che creano, allo stesso tempo, un importante indotto per il territorio. Oggi la Puglia, tra l’altro, sta muovendo i primi passi verso una destagionalizzazione importante, con un turismo votato al rispetto per i luoghi e per le bellezze del territorio», ha concluso. (E.S.) Le

Festività

zione a cura di Genera Festival, mentre in serata la cittadina si anima a ritmo di danza, ballando sulle note della musica itinerante dei Vagaband Street.

E, poi, ancora, in entrambi i borghi pugliesi spazio per le performance del circo contemporaneo, con gli show che fanno brillare gli occhi di grandi e piccini. Non manca, fino all’8 gennaio, data di conclusione del festival d’inverno della Valle d’Itria, ancora tanta musica, con i dj set di Ciappy e Bob Marcialledda, di “Ciao! Discoteca italiana” e di Dj Gruff & Alice Pasquini che renderanno danzanti le vie di Fasano, mentre a far trascorrere delle serate all’insegna della musica agli abitanti e ai visitatori di Locorotondo saranno il live di Marianne Mirage e il dj set di Marquis.

«Itriae Culturae ha la mission di portare contenuti culturali di alto livello fruibili per tutti, in maniera totalmente gratuita - afferma Roberto Ditano, presidente dell’associazione ideatrice di “MusicaLucis” - Le caratteristiche sono installazioni di arte contemporanea ed eventi musicali, con dj set e performance di circo contemporaneo. È una possibilità di offrire contenuti alternativi ai conservatorismi tipici natalizi e di vivere momenti di sana aggregazione».

Tanta soddisfazione è stata espressa anche dalla curatrice delle sezioni artistiche di “MusicaLucis”, Laura Tota: «Il festival quest’anno propone anche una selezione di arti-

sti pugliesi, che con un linguaggio innovativo e contemporaneo cercano di veicolare messaggi relativi alla tematica ambientale, attraverso installazioni d’effetto».

La direttrice artistica del festival, Veronica Palmisano, sottolinea che il festival «è un contenitore d’arte a 360 gradi. Abbiamo puntato tantissimo su party all’aperto e dj set, con espressioni artistiche differenti». Insomma, anche quest’anno “MusicaLucis” accende il Natale della Valle d’Itria.

LA CONFERENZA

Un altro momento della presentazione del festival con gli organizzatori e con le istituzioni che l’hanno sostenuto

«Tanti anni fa in Puglia avevamo soltanto il Gargano e il Salento - ha commentato il sindaco di Locorotondo, Antonio Bufano - Da qualche decennio, grazie a una serie di investimenti, anche la Valle d’Itria è diventata una meta ambita». Un festival itinerante, per le vie cittadine, come elemento di novità: «Portare la cultura nelle strade e nelle piazze è qualcosa di davvero innovativo, nonché di molto importante - ha aggiunto il primo cittadino - Dobbiamo essere sempre uniti, inoltre, nel valorizzare i nostri patrimoni culturali e paesaggistici, rispettano l’ambiente», ha concluso. Il presidente del Duc di Locorotondo, Vito Speciale, ha aggiunto: «Siamo stati subito entusiasti di ospitare anche quest’anno, quando ci è stato prospettato, il festival nel periodo natalizio. L’obiettivo della nostra associazione è quello di valorizzare le attività commerciali del territorio». (E.S.)

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Bufano: «Ora siamo una meta ambita» Le istituzioni/2

Freddo o caldo coi senzatetto l’aiuto Pis tutto l’anno

Sono oltre 6400, secondo gli ultimi dati Istat, i senzatetto nelle regioni del Sud Italia che si sono rivolti a enti e associazioni di volontariato, nell’ultimo anno, per ottenere un pasto e un riparo per la notte.

I dati però tengono conto solo di quelli che ‘risiedono’ in pianta stabile in determinate zone, escludendo quelli ‘di passaggio’ che si spostano subito dopo aver perso il loro bivacco. Molti di loro hanno alle spalle storie difficili, segnate da abusi e divisioni in famiglia. Altri hanno intrapreso fughe rocambolesche dalla società, molto simili alle storie degli ultimi fuorilegge americani del XIX secolo, resistenti al sistema che li aveva etichettati come scarti di un’epoca ormai passata. A Trani, secondo un recente censimento delle associazioni che fanno parte del Pis – Pronto Intervento Sociale – sono cinque i senzatetto che trovano riparo in pianta stabile in città. La loro età è compresa tra i 50 e i 75 anni.

di vivere per strada è una loro scelta e ogni nostro intervento è visto come un tentativo di interferire con la loro libertà”. Le associazioni che fanno parte della galassia del Pis si occupano di rispondere a situazioni di particolare gravità al di fuori dell'orario di servizio degli uffici competenti. Sono circa una dozzina quelle più attive e sulle quali la comunità fa spesso affidamento. Le amministrazioni bandiscono una gara d’appalto per affidare i diversi servizi di intervento sociale ai vari enti territoriali che utilizzano i fondi messi a disposizione per allestire dormitori, mense e persino ambulatori.

Uno dei mezzi a disposizione del Pis. Tra i servizi forniti alla comunità quello della gestione delle ambulanze

Alcuni di loro si sono rifugiati in una roulotte in campagna, altri si nascondono in piena vista nei giardini pubblici, dove le palme e i pini marittimi creano un riparo naturale. Altri ancora sotto dei balconi, circondati da quel poco che rimane. “Molti di loro non chiedono aiuto e non si fanno avvicinare – ci racconta Andrea Fasciano, presidente di Trani Soccorso, uno delle tante associazioni attive nel territorio – rifiutano persino un pasto caldo quando li distribuiamo. Quella

Non ultima l’assistenza domiciliare, essenziale per gli anziani rimasti soli in casa e che non hanno parenti sui quali fare affidamento. Negli ultimi anni Trani Soccorso si è occupato della prima assistenza ai senzatetto, cercando di convincerli ad essere ospitati in dormitori e strutture convenzionate. “Non è facile trovare quelli disposti a farsi aiutare – racconta Andrea - Ancor più difficile è inserirli nelle strutture convenzionate: per combattere il freddo molti di loro bevono molto alcol e questo rende difficile l’inserimento nei dormitori. In passato ci sono stati diversi casi di aggressioni e violenze nelle strutture; non di meno le fughe, nel cuore della notte, causate dalla paura di non poter tornare per strada. Antonio aveva 33 anni e si era ammalato di cirrosi epatica. Il suo rifiuto di essere ospedalizzato ha cau-

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Il Pronto Intervento Sociale, e tutte le associazioni che ne fanno parte, si occupa di fornire servizi di assistenza alle persone più in difficoltà
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sato l’aggravarsi della sua condizione”. I volontari hanno provato in tutti i modi a convincerlo ma non ha mai sentito ragioni. “Lo abbiamo trovato morto tra i suoi averi”. Chi decide, invece, di farsi aiutare si accontenta di poco. Pane, pasta, acqua, persino un pasto caldo e qualche coperta nei periodi più freddi. A volte basta una semplice chiacchierata con i volontari. Particolare attenzione è posta anche alle donne senza fissa dimora. Sebbene meno aggressive degli uomini, sono ancora più diffidenti. “Non accettano neanche di seguirci per permettere loro di fare una doccia. Durante la pandemia non hanno persino accettato di farsi vaccinare”. Con l’ultima gara d’appalto Trani Soccorso si è aggiudicata la gestione dell’’Unità di strada’. “Si tratta di un’unità operativa – spiega il presidente dell’associazione – in grado di garantire per due ore al giorno, dalle 20 alle 22, una prima assistenza in tutto il territorio”. A bordo del mezzo l’autista, un operatore socio sanitario, un dottore e un avvocato di strada, vera novità introdotta nel servizio. “Una figura che fino ad ora non pensavo esistesse. I nostri assistiti, in molti casi, non hanno documenti e l’avvocato di strada si attiva a farglieli ottenere. Inoltre è un ottimo supporto legale”.

Solidarietà

VOLONTARIATO

Due momenti diversi della giornata di un volontario. In basso la mensa, attiva anche durante le festività

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Fabio Pengo

La lingua dei segni nelle medie la Puglia fa scuola

La Regione con questa legge è la prima in Italia a rendere obbligatorio l’insegnamento della LIS e

La lingua italiana dei segni è nata soltanto alla fine degli anni ‘80. È usata anche a San Marino, CIttà del Vaticano e Svizzera

La Puglia continua la sua strada verso l’inclusione. Sarà, infatti, la prima regione italiana a rendere obbligatorio l’insegnamento della lingua dei segni (LIS) e della lingua dei segni tattile (LIST) nelle scuole secondarie di primo grado. Un progetto sperimentale nato dalla proposta di legge regionale del 30 dicembre scorso firmata dal consigliere Giuseppe Tuppudi, capogruppo della lista “Con Emiliano”.

L’obiettivo è quello di favorire la piena partecipazione alla vita sociale di tutti i ragazzi

I segni comunicano

Una vera lingua a tutti gli effetti

La lingua italiana dei segni (Lis) non è una forma abbreviata dell’italiano, ma un’altra lingua, con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali. I primi studi e ricerche sulla LIS risalgono alla fine degli anni ‘80, ma è indubbio come la lingua venisse usata forse in forme diverse fin dall’antichità. La LIS, fino al 19 maggio 2021, non era ancora riconosciuta come lingua ufficiale della comunità sorda italiana. Un percorso arduo che ha inserito anche la LIST, lingua italiana dei segni tattile, tra quelle riconosciute per le persone sordocieche e da quelli che interagiscono con loro. A differenza delle lingue dei segni che sono essenzialmente visive, quelle tattili sono legate al contatto tra le mani degli interlocutori. Per la Lis esiste anche l’alfabeto manuale, che viene utilizzato per “scrivere nello spazio” le parole di una lingua scritta o parlata straniera o non ha un corrispettivo in segni. (S.D.)

con disabilità uditiva. Appunto, l’inclusività. Una parola di cui molti si riempiono la bocca e che in poco realizzano con i fatti, ma non è il caso della Puglia.

Ci penserà l’ufficio scolastico regionale a fare da supporto scientifico alla progettazione, oltre a monitorare e curare la diffusione dell’iniziativa all’interno delle scuole medie pugliesi. Dall’altra parte l’ente nazionale sordi regionale (Ens Puglia), che fornirà i formatori esperti nella lingua dei segni.

Primo passo, a cura dell’assessorato al Welfare capeggiato da Rosa Barone, sarà l’attivazione di servizi di interpretariato Lis e List in alcuni luoghi chiave come strutture sociosanitarie e pubbliche amministrazioni. Seguirà l’organizzazione di corsi d’insegnamento delle due lingue nelle scuole medie a cura dell’assessorato all’istruzione.

Un segnale importante per le 5 mila persone sorde che vivono sul territorio pugliese arrivato nella Giornata internazionale delle persone con disabilità, celebrata il 3 dicembre. Secondo quanto emerso dall’indagine Open Polis #coniBambini soltanto una scuola italiana su tre è pienamente accessibile, nonostante il numero degli alunni con disabilità certificata sia in crescita, attualmente intorno al 3,6%. Nello scorso anno scolastico 2021-22 il 97% degli alunni certificati aveva una disabilità psicofisica, di cui quasi il 70 per cento con disabilità intellettiva. L’1,3% presentava una disabilità visiva e

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LIST negli istituti secondari di primo grado
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Apprendimento

La didattica dell’inclusione

La lingua dei segni è lo strumento principe per la comunicazione nella comunità sorda, ma non basta. È considerato importante anche l’apprendimento del linguaggio verbale, tramite metodologie che utilizzano i segni e l’oralità. Una pratica è il bilinguismo in classe, in quanto integra Lis e lingua parlata come prima e seconda lingua. Un’opportunità di conoscenza per gli udenti, un’opportunità di inclusione per i sordi.

Per una didattica pienamente inclusiva spetta ai docenti creare le condizioni ottimali per rendere il bambino sordo più autonomo possibile nell’apprendimento. Per esempio, pensando alla disposizione dei banchi nelle aule, predisponendo una buona illuminazione, fare ricorso a materiale illustrativo e grafico, ricorrere a modelli multisensoriali e multidisciplinari, utilizzare i supporti tecnologici e multimediali. (S.D.)

l’1,9% una uditiva. Il problema, però, resta il sistema della scuola italiana. Stando agli ultimi dati Istat sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità più del 30% dei 207mila docenti di sostegno nelle scuole italiane non ha una formazione specifica. La selezione avviene infatti dalle liste curriculari per far fronte alla carenza di figure specializzate, anche se da qualche anno è in corso un’inversione di tendenza con l’aumento di docenti altamente professionali dopo un percorso formativo universitario.

Una rivoluzione per i ragazzi della comunità sorda pugliese che finalmente potranno sentirsi parte integrante del gruppo classe. Si spera che già dal prossimo anno la possibilità sia estesa alle scuole elementari e superiori pugliesi. Ciò che ancora non è chiaro è come l’insegnamento della lingua dei segni riuscirà a integrarsi all’interno del percorso scolastico e se la formazione degli insegnanti andrà a pari passo con l’aggiunta di nuove attrezzatture per sordi nelle scuole medie.

Solidarietà

APPLAUSI

Un momento della presentazione della legge regionale al Consiglio della Regione Puglia (Fonte: Press Regione)

Era il 3 dicembre 1992 quando l’organizzazione delle Nazioni Unite, istituì la giornata internazionale delle persone con disabilità. Sono passati 40 anni è l’obiettivo iniziale resta lo stesso: promuovere i diritti dei disabili al fine di proteggerli. La giornata ha però una storia alle spalle. Già da dicembre 1975 l’Assemblea generale dell’Onu affermava che “tutte le persone con disabilità accedono ai diritti stipulati, senza riguardo a razza, colore, sesso, lingua, religione, opinioni politiche o altro tipo”. Il 1881 fu proclamato anno internazionale delle persone con disabilità e venne stabilito un fondo fiduciario come contributo a tutti gli Stati membri affinché si impegnassero per la piena integrazione nella società dei disabili, incoraggiando progetti di ricerca. Il percorso per ottenere un posto nella società per le persone disabili arriva dopo la prima sfilata dell’orgoglio a Boston, nel 1990, a seguito della firma del presidente Bush dell’”Americans with Disabilities Act”. In Italia il “disabilty pride”, invece, arriva soltanto nel 2015 grazie al presidente del Movimento Vita Indipendente Sicilia, Carmelo Comisi. Lo scorso 3 luglio la marcia è partita dalla stazione centrale di Milano. I disabili, dal 2017, possono fregiarsi anche di una bandiera, denominata del superamento. Di colori oro, argento e bronzo, è stata ideata dal ballerino valenciano Eros Recio. I colori rappresentano i tre tipi di disabilità: fisica, mentale e sensoriale. (S.D.)

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3 settembre
Una giornata per tutte le persone con disabilità

Io, il muro ti parlo di diritti e di libertà

Gli spazi in stato di degrado del sottopasso Duca degli Abruzzi a Bari diventano vetrina di messaggi positivi di pace e di uguaglianza sociale

Le note del singolo della Carrà e la citazione pasoliniana, simbolo di libertà giovanile (foto: Rosanna Luise)

Gino Strada, fondatore di Emergency, Pier Paolo Pasolini, scrittore e regista e Raffaella Carrà, donna rivoluzionaria della musica e della televisione in prima linea per lanciare messaggi positivi su pace, parità di genere e sostenibilità ambientale.

Ecco chi sono i tre volti noti che, mesi dopo mesi, sono comparsi su tutto il murale del sottopasso di Duca degli Abruzzi di Bari.

Sono loro le opere d’arte parlanti a cui è stato affidato il difficile compito di diffondere messaggi che mirano alla sensibilizza-

zione dei diritti umani e civili. I loro sguardi, i colori e la scelta delle frasi, li caricano di valore e aumentano l’importanza dei messaggi trasmessi. Sono occhi che non giudicano, ma che al contrario sembrano capire chi li guarda senza pregiudizi e si sforzano di dare consigli e proporre soluzioni. Sul lato destro del murale si apre un trittico di tre “affreschi” realizzati con bomboletta spray che citano una frase di Pier Paolo Pasolini: “Ti diranno di non splendere. E tu splendi invece”. Con queste parole, il poeta

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e regista, nell’anno del centenario della sua nascita, ci dice che chiunque deve credere in sé stesso e non curarsi di chi invece vuole oscurare la sua bellezza fisica e intellettuale. È una frase diventata un manifesto non solo intellettuale, ma anche sociale, perché è stato ripreso dalle nuove generazioni come motto di libertà per esprimere sé stessi. Al centro invece, uno dei dipinti più complessi, quello dedicato a Gino Strada. Complesso come il tema che affronta: la guerra.Dal murale, la preghiera al “cessate le armi” e la provocazione delle conseguenze della guerra raccontate attraverso varie scene, quasi a voler sottolineare l’orrore che ci aspetta. Poi, affianco alle opere di maggior impatto visivo, ecco che si vede chiara la soluzione: una colomba tra le mani di un’infermiera è la chiave di tutto. La chiave che può smettere di alimentare questa carneficina.

Dall’altro lato, il volto di Gino Strada, fondatore di Emergency, sorride guardando un vaso contenente un fiore, simbolo di speranza e di rinascita. Il messaggio è chiaro: Basta guerre, possiamo creare un futuro migliore.

Di tutt’altro impatto è invece, il murale dedicato a Raffaella Carrà, realizzato da Giuseppe D’Asta e i ragazzi che frequentano i centri socio-educativi della città. Un’ammaliante donna dal caschetto biondo e labbra rosse, non lasciano dubbi sull’identità chi si cela sotto una nuvola rosa che le copre parte del volto: è Raffaella Carrà. L’icona indiscussa del mondo musicale italiano è il simbolo della lotta per le comunità LGBTQI+ (acronimo italiano di: Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender).

L’opera, promossa da Retake Bari e dal Centro comunale antidiscriminazioni del comune di Bari, nasce dall’esigenza di sostenere le persone vittime di discriminazioni e violenze o che si trovino in condizioni di difficoltà per l’orientamento sessuale. La Carrà lancia il messaggio cantando un pezzo della sua canzone più conosciuta: “L’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu!”

Il singolo più conosciuto si fa motto per rivendicare diritti sociali e riflettere sulle diversità.

Tra i quattro murales che abbelliscono il sottopasso del Duca degli Abruzzi, c’è uno che si differenzia leggermente dagli altri, perché non mette al centro l’essere umano, ma la Natura. L’obiettivo è preciso: puntare alla salvaguardia della biodiversità mettendo in luce la bellezza del pianeta terra. Così, l’artista Le Spleen lancia l’allarme sulla biodiversità e su quanto sia importante preservarla. “Biodiversità essenza della vita”, questo è il titolo dell’opera che raffigura un bosco pugliese con le sue colorate upupe, ghiandaie e cinciallegre.

Tutti i murales, realizzati nel tempo dai gruppi di volontari e da Retake hanno chiari

obiettivi di sensibilizzazione e di miglioramento sociale come ha spiegato il direttore dell’Associazione barese, Fabrizio Milone: “Prendersi cura dei luoghi, ripulire le zone vandalizzate e coprire le brutture con la street art significa svolgere una doppia funzione: trasformare i non luoghi in luoghi d’incontro e lanciare messaggi sociali che catturino il pubblico grazie all’impatto visivo”. Ma l’epoca dei murales non è finita e si prevedono altre sorpre.

L’iniziativa

BIODIVERSITÀ E PACE

Gino Strada con un fiore simbolo di rinascita. In basso un murale a tema biodiversità (foto: Rosanna Luise)

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Non dobbiamo piangere sul cemento versato

Il consumo eccessivo di suolo nel Belpaese sembra non voler rallentare. A Bari il primato di città più compromessa in Puglia dall’utilizzo di superficie

I CANTIERI BARESI

Palazzo in costruzione nei pressi del quartiere Carrassi, uno dei più soggetti al consumo di suolo comunale

Il consumo di suolo è un problema che attanaglia l’Italia da tempo. Se in Brasile qualcuno ha esultato per la sconfitta di Bolsonaro, e quindi per la fine delle sue politiche di deforestazione (le più massicce degli ultimi 10 anni), nel Belpaese facciamo a gara a chi cola più cemento. A far luce su questa situazione è proprio il Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) presentato lo scorso luglio.

È importante specificare che per consumo di suolo si intende l’incremento della copertura artificiale, di solito elaborato su base annuale. Il suolo consumato è la quantità complessiva di suolo con copertura artificiale esistente nell’anno considerato. Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 m² al secondo, il consumo di suolo torna a crescere e nel 2021 ha sfiorato i 70 km² di nuove coperture artificiali in un solo anno.

Il cemento ricopre ormai 21.500 km² di suolo nazionale. Di questi, 5.400 riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato. Un territorio grande quanto la Liguria. Tra il 2006 e il 2021 l’Italia ha inoltre perso 1.153 km² di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km² per un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro l’anno.

La copertura artificiale del suolo è ormai arrivata al 7,13% (7,02% nel 2015, 6,76% nel 2006) rispetto alla media UE del 4,2%.

Anche la Puglia non è per nulla estranea a questo problema. Nell’ultimo anno è infatti la quinta regione per incrementi di consumo di suolo netto con 499 ettari in più. In prima posizione la Lombardia, con 883 ettari, seguita da Veneto (+684 ettari), Emilia Romagna (+658) e Piemonte (+630).

Secondo il rapporto, il consumo di suolo è più intenso nelle aree già molto compromesse. Nelle città a più alta densità, dove gli spazi aperti residui sono spesso molto limitati, si sono persi 27 metri quadrati per ogni ettaro di aree a verde nell’ultimo anno. Tale incremento contribuisce a far diventare sempre più calde le nostre città con il fenomeno delle isole di calore. Inoltre la differenza di temperatura estiva tra aree a copertura artificiale densa o diffusa, rispetto a quelle rurali, raggiunge spesso valori superiori a 3°C nelle città più grandi. In Puglia il triste primato di suolo comunale consumato in termini percentuali appartiene a Bari con il 43,1%. Seguono Modugno (BA) con il 42% e Aradeo con il 28% (LE).

In circa dieci anni, da quando cioè il Piano Casa è entrata in vigore, la città di Bari è stata ridisegnata completamente. In tutto il capoluogo sono nati quartieri residenziali, soprattutto in risposta alla mancanza di immobili nelle zone più centrali. Il Covid, grazie

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Ilfenomeno

ai bonus, ha solamente accelerato questo processo. Nello specifico, in tutta la città sono stati innalzati più di un milione e 666 mila metri quadri, corrispondenti più o meno a un totale di appartamenti in grado di ospitare tra le 15mila e il 17mila persone. In pratica la popolazione di un comune come Adelfia o Valenzano. In quanto a costruzioni primeggia il Municipio 2 (Picone, Poggiofranco, Carrassi, San Pasquale, Mungivacca), con il quartiere San Pasquale in testa. Segue il Municipio 1 (Murat, San Nicola, Libertà, Japigia). Eppure, le zone interessate dalla crescita sono anche quelle con gli abitanti in diminuzione.

Questa situazione sottolinea un ritmo non sostenibile, dipeso dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese e dalla mancata definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale.

Questa perdita di suolo comporta naturalmente anche diversi problemi. In particolare l’impermeabilizzazione (quali asfalto o calcestruzzo), aumenta il rischio di inondazioni, contribuisce ai cambiamenti climatici e minaccia la biodiversità. Questa pratica provoca inoltre la perdita di terreni agricoli fertili e aree naturali e compromette la capacità di regolazione dei cicli naturali. Sembra essere anche tra quelle più difficili da ridurre nonostante l’evidente calo demografico in atto ormai da molti anni. Sono tutti valori molto lontani dagli obiettivi

dell’Agenda 2030, il piano di sviluppo sostenibile varato nel 2015 dalle Nazioni Unite volto ad allineare il consumo di suolo alla reale crescita demografica. Ciò significa che, a partire dal 2030, la “sostenibilità” dello sviluppo richiederebbe un aumento netto delle aree naturali di 269 km² o addirittura di 888 km² in cui si volesse anticipare tale obiettivo a partire da oggi. Se non si agirà in fretta, in pochi anni ci ritroveremo a discutere di un mare diverso: freddo, grigio e di cemento.

Due cantieri nelle vicinanze di Via Fanelli, quartiere San Pasquale, primo per presenza di nuove costruzioni

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Andrea Purgator Andrea Purgator

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Gli allievi del Master in Giornalismo di Bari hanno incontrato il giornalista all’Ateneo di Bari, a margine di un incontro sulla tragedia aerea di Ustica. Purgatori ha raccontato la sua esperienza di cronista e le difficoltà incontrate tra bugie, depistaggi e omertà.

Nella foto, da sinistra verso destra: Antonietta Pasanisi, Luca Scattarella, Emanuele Palumbo, Andrea Purgatori, Cesare Zampa, Fabio Pengo, Serena Nuzzaco ed Emanuele Saponieri.

ri all’Università ri all’Università

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LA FOTO

Beatles, Harry e Superman Spazio Murat li “Lego” tutti

Visitare luoghi reali o fantastici in tutta comodità e all’interno del medesimo spazio, attraversando epoche storiche in pochi minuti. Oltre mezzo milione di mattoncini comporranno, fino al 19 marzo 2023, la mostra “I Love Lego” dentro Spazio Murat, nel centro di Bari. L’esposizione è organizzata dalla società Piuma, in collaborazione con l’azienda promotrice di eventi artistici, Arthemisia, e patrocinata dal Comune. La mostra non è sponsorizzata direttamente dal colosso dei mattoncini, ma riunisce alcuni dei più grandi collezionisti al mondo.

I protagonisti della mostra sono i diorami, le fedelissime riproduzioni in miniatura create con i mattoncini. Il più grande è il diorama “Castello”, composto da circa 250mila pezzi. Creato nel 2011, riprende gli scenari medievali e viene aggiornato di anno in anno di nuovi particolari. La superficie espositiva è di 13 metri quadri, ma in alcune mostre ne ha raggiunti 35.

Il diorama “Villaggio tirolese”, con i suoi 90mila mattoncini, ha richiesto due anni di lavoro per la sua realizzazione, a causa della difficoltà nel reperire i pezzi. Non si ispira a nessun paese in particolare, ma rappresenta l’atmosfera che si respira nelle vie di quei luoghi di montagna.

Il “Winter village” è il risultato di cinque anni di lavoro. Il paesaggio e gli edifici del diorama sono frutto dell’immaginazione dell’autore, derivanti da alcuni episodi e luoghi della sua infanzia.

Il diorama “Classic space” è composto da pezzi della collezione omonima degli anni ’80 della Lego e riproduce un insediamento minerario lunare. Anche questa costruzione si aggiorna di continuo.

Infine i due trulli, un piccolo spazio di Puglia in un universo sconfinato.

I pupazzetti raffiguranti i Beatles sulle strisce di Abbey Road. Non sono le uniche celebrità presenti tra i mattoncini

I diorami “City” e “Operazione nakam” sono composti da circa 160mila pezzi ciascuno. Il primo è la massima espressione del tema cittadino: si delineano così i quartieri del centro storico, moderni grattacieli, la stazione e le tratte ferroviarie. Il secondo, invece, ricostruisce l’avvenimento del 1945 in Friuli-Venezia Giulia, con la vendetta (“nakam” in ebraico) delle brigate antinaziste nei confronti dei civili tedeschi ed ex-nazisti.

Non sono presenti solo costruzioni fatte dei celebri mattoncini. In esposizione ci sono anche le tele di Stefano Bolcato, l’artista che rivisita in chiave Lego alcune delle più grandi opere d’arte. Ad accogliere i curiosi ci sono, infatti, la Gioconda e Dante Alighieri “leghizzati”, a fianco dell’“Autoritratto” di Van Gogh.

Particolare divertente è la ricerca di personaggi famosi, reali e fantastici, nascosti nelle costruzioni: tutti possono impegnarsi nella ricerca di Harry Potter, i Beatles, Superman, Batman e Indiana Jones. Tra di loro c’è un ricercato speciale. Si tratta di Ugo Legozzi, pu-

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L’evento arricchisce l’offerta culturale di Bari. Oltre mezzo milione di mattoncini per un viaggio tra storia, luoghi fantastici e i nostri trulli
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pazzetto reso celebre dal canale social “Legolize”, da oltre due milioni di follower. Con “I Love Lego” aumenta l’offerta culturale della città di Bari, come sottolineato dal sindaco, Antonio Decaro: “In questo periodo al Museo archeologico di Santa Scolastica, al Teatro Margherita, al Castello Svevo e al Museo Civico sono in corso una serie di mostre pensate per i pubblici più diversi. A questa offerta si aggiunge anche “I Love Lego” a Spazio Murat, che richiamerà gli appassionati di ogni età e sarà una festa specie per i più piccoli, ai quali abbiamo voluto dedicare idealmente questo Natale a Bari, con il Villaggio di Babbo Natale e la giostra dei cavalli a due piani in piazza Umberto, e il grande l'Albero di Natale in piazza del Ferrarese, proprio a un passo da qui. Il mio augurio è che questo Natale possa rappresentare un momento di gioia per i bambini della città e per tutti quelli che verranno a trovarci da fuori, e di serenità, anche per i commercianti baresi”.

L’assessora alle Culture, Ines Pierucci, ha ribadito la soddisfazione per la quantità e la qualità degli eventi culturali presenti in città: “La mostra si inserisce nel percorso delle esposizioni che abbracciano un pubblico trasversale e per questo Natale riunisce la comunità di tanti curiosi e numerosi appassionati senza età”.

Lamostra

LE COSTRUZIONI

Alcune delle opere esposte: il diorama “City” (in alto), le tele di Stefano Bolcato (al centro) e i trulli (in basso)

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Energas sì, anzi no Manfredonia contro Roma

IL REFERENDUM

Il 13 novembre 2016, 24.449 manfredoniani hanno detto 'no’ al deposito costiero gpl voluto da Energas SpA

Il governo Meloni sembrava pronto a dare l’ok all’impianto, ma la destra cittadina conferma il dissenso sul deposito gpl sulle coste daune

Come un serpente che si morde la coda, il caso Energas di Manfredonia torna sul tavolo delle eterne questioni irrisolte. Ad un mese dall’insediamento del nuovo governo, il Consiglio dei Ministri sembrava pronto a superare la mancata intesa della Regione Puglia con Energas SpA, che da più di dieci anni cerca di portare sulle coste daune un deposito gpl. Nello specifico, la società intendeva (o forse intende ancora) installare 12 serbatoi contenenti 60 mila metri cubi di gas, più un gasdotto esterno lungo circa 10 chilometri (di cui 5 sottomarini e 5 su terra ferma).

La questione, però, sarebbe rimasta all’ordine del giorno per pochissimo. Appena trenta minuti, ad essere precisi. Nel decreto legge di novembre che introduceva misure urgenti in materia di energia elettrica, gas naturale e carburanti (approvato su proposta di Giorgetti), la delibera di ok all’impianto è stata eliminata dopo mezz’ora dalla sua pubblicazione. Quei 30 minuti, in ogni caso, sono bastati a scombussolare la comunità sipontina. Sulla carta nessuna forza politica manfredoniana, da destra a sinistra, vuole quello che, se realizzato, diventerebbe il più grande impianto d’Europa. Gli occhi però erano puntati soprattutto alla coalizione di centro-destra, attualmente forza di maggioranza sotto la guida del sindaco Gianni Rotice. Dalla destra nazionale, voci di consenso sul deposito

erano già arrivate in passato, le ultime durante il governo giallo-verde (proprio dal lato leghista). Ma Manfredonia non è Roma, e le voci locali hanno ribadito il no ad Energas. In particolare, è stato chiamato in causa l’onorevole Giandiego Gatta (FI), che in caso di approvazione si troverebbe in conflitto con il suo stesso governo: “Ero, sono e sarò sempre dalla parte della mia terra e, perciò, sempre sarò contrario alla allocazione del deposito di Gpl 'Energas' a Manfredonia. Annuncio già il mio voto contrario a qualunque provvedimento che preveda l’ubicazione di questo impianto .Manfredonia ha già pagato un prezzo altissimo per l’ex Enichem, con un processo di bonifica del sottosuolo ancora in fase di stallo e di cui si sa sempre poco. Per non parlare poi dello pseudo processo di industrializzazione, fortemente voluto dagli antenati di chi oggi mi chiede "spiegazioni", che ha lasciato macerie e feriti sul campo. A quelli che oggi puntano il dito contro il governo e che si scoprono ambientalisti, però, vorrei porgere due domande: cosa hanno fatto in questi anni per il completamento delle bonifiche dell’ex Enichem?”

L’Enichem a cui Gatta fa riferimento, è il vecchio stabilimento petrochilmico costruito a 2 chilometri dal centro abitato che, il 26 settembre 1976, causò il riversamento di circa venti tonnellate di anidride arseniosa sulla città, a causa di un’esplosione di una

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Dati in peggioramento

Tumori e malattie Il fantasma Enichem

La nube nera che invase Manfredonia nell’agosto del 1976 è ancora impressa nella memoria di quanti, all’epoca, furono testimoni dell’incidente dell’Enichem. Le conseguenze di quell’evento furono disastrose: gli operai cominciarono ad ammalarsi, alcuni di loro morirono per neoplasie polmonari o intestinali. Per la morte degli operai e per l’incidente non c’è alcun colpevole, ma dal 1989 Manfredonia è catalogato come “area ad alto rischio di crisi ambientale” perché contaminato da benzene, toluene, xilene, arsenico, caprolattame, mercurio, piombo e azoto ammoniacale.

Secondo una ricerca dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dagli anni ‘70 nel territorio sono cresciuti i casi di tumori polmonari (patologia associata ad esposizione ad arsenico), così come i casi cancro allo stomaco e al pancreas. Stessa sorte per i tumori femminili.

colonna di lavaggio dell’anidride carbonica. Le consuguenze furono disastrose per Manfredonia, che ancora oggi è inserita tra i “siti di bonifica di interesse nazionale”. Un’operazione che non è mai stata completata e che, di fatto, indica solo una cosa: la città è ancora avvelenata e la salute dei cittadini ne risente. Con l’Enichem, i manfredoniani hanno maturato una coscienza ambientalista i cui frutti si sono visti nel referendum consultativo del 2016, quando il 96% dei cittadini hanno espresso parere sfavorevole sul nuoov impianto gpl.

La questione, al momento, non è né rinviata, né approvata o respinta: è semplicemente congelata.

Già ad aprile qualcosa si era mosso: l’allora ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, in risposta all’interrogazione del deputato Gruppo Misto-Maie Antonio Tasso, aveva riconsiderato i pro del gpl (oltre ai vari contro), sottolinenando che “non si può asserire che non serva”.

Riaperto lo spauracchio Energas, le associazioni cittadine si sono nuovamente messe in allerta, ma anche in quel caso il Consiglio dei Ministri non è intervenuto sulla mancata intesa tra Regione Puglia, Comune di Manfredonia e Adspmam (Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, contraria all’insediamento). L’impianto solleva anche altri timori da parte delle forze politiche, e cioè l’interessamento dei clan

mafiosi alle attività connesse al deposito (emerso dalle indagini dell’inchiesta «Omnia Nostra»).

Certo, i cittadini sono abituati al ritorno della questione Energas, soprattutto in campagna elettorale. Del resto, la società ha mostrato interesse per l’area per circa 20 anni, da quando, cioè, a inizi 2000 partì un tentativo di reindustrializzazione di Manfredonia da parte dell’allora amministrazione comunale di sinistra (all’epoca, il progetto era ancora dell’Isosar). Quest’anno, però, la sua rimessa in discussione ha suscitato più clamore del solito, perché la contesa sembrava definitivamente chiusa nel 2020: due anni fa, infatti, il patron dell’Energas Diamante Menale ha confessato che il gruppo aveva perso ogni attrattiva per il territorio. Non tanto per i problemi burocratici, quanto pe l’inconciliabile avversione della comunità di Manfredonia.

Per adesso, resta il grande, ennesimo punto interrogativo. Il cambio di governo potrebbe cambiare le carte in tavola, ed è difficile dire quale sarà l’esito. L’unica cosa certa, da sette anni a questa parte, è che le amministrazioni comunali che si sono avvicendate (tre, considerando il bis dell’ex sindaco Angelo Riccardi) continuano a dire no all’impianto. Sarà interessante capire cosa succederà con il neonato comune di destra, se il governo centrale dovesse cambiare idea.

(Carmen Palma)

Lapolemica

LE VEDOVE ENICHEM

In alto, scatti del “Movimento delle donne”, che nel 1988 presentò il caso della contaminazione da arsenico all’UE

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Pirelli vota Puglia: 50 posti di lavoro per i talenti del sud

LA PRESENTAZIONE

L’inaugurazione del nuovo spazio. In foto, tra gli altri, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano

Pirelli investe sulla Puglia e sul talento dei suoi giovani e Bari si conferma come uno dei punti di riferimento in Italia nell’ambito dell’innovazione digitale oltre che eccellenza nella formazione accademica. Dopo essere stato annunciato lo scorso maggio, il 3 dicembre è stato infatti inaugurato il Digital Solutions Center di Pirelli nel capoluogo pugliese.

La presentazione in grande stile ha visto l’intervento dei nomi più illustri della multinazionale come Marco Tronchetti Provera (Vice presidente esecutivo e ceo) e Andrea Casaluci (general manager operations).

L’Academy, situata nel quartiere Poggiofranco in via Mazzitelli, avrà come obiettivo lo sviluppo delle competenze interne tramite l’ideazione di software e algoritmi che per Pirelli, specializzata nella produzione degli pneumatici per strada e competizioni automobilistiche (vedi la Formula 1), si traduce in maggiore efficienza, performance e affidabilità del prodotto stesso.

Ciò che però dà ancor più lustro al nuovo Digital Solutions Center di Bari è la sua ambizione e soprattutto le opportunità lavorative che creerà per i giovani studenti dell’Università e del Politecnico del capoluogo pugliese.

Il progetto infatti prevede un investimento pari a 9 milioni di euro tra il 2022 e il giugno 2024, di cui una parte finanziata dalla Regione Puglia in base ai progetti che Pirelli realizzerà.

L’aspetto più importante per la regione riguarderà però le nuove assunzioni che andranno a valorizzare i giovani del capoluogo pugliese, diventato in breve tempo una fucina di talenti nell’ambito delle competenze legate a discipline innovative come Data Science, Intelligenza Artificiale e Cyber Security.

L’azienda ha al momento uno staff composto da 11 dipendenti, con l’obiettivo però di diventare almeno 50 entro il 2025 fra neolaureati e manager specializzati nello sviluppo di software. L’intento è anche invertire la spiacevole tendenza radicata da anni nel territorio pugliese, che vede una vera e propria ‘fuga di cervelli’ al nord o all'estero a causa dell’assenza di aziende sul territorio che possano dare stabilità e futuro ai giovani pugliesi.

“L’investimento fatto da Pirelli – ha detto a tal proposito il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – testimonia la capacità della Regione di guardare al futuro e di puntare su settori innovativi, dando la possibilità ai nostri giovani studenti di rafforzare le proprie competenze e costruire nella loro terra un progetto di vita”.

Per far questo, inizierà dunque una lunga ed intensa collaborazione tra il DSC, l’Università e il Politecnico di Bari. Porterà alla realizzazione di due progetti aventi come obiettivo l’ottimizzazione dei processi produttivi nelle fabbriche attraverso lo sviluppo di sistemi di

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Il nuovo Digital Solution Center inaugurato il 3 dicembre a Bari collaborerà con l’Università e il Politecnico garantendo le nuove assunzioni entro il 2025
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In pista

L’azienda e Formula 1 insieme fino

al 2024

La mitica ‘P’ allungata del marchio Pirelli è diventata ormai una costante presenza nella classe regina del mondo del motorsport delle quattro ruote: la Formula 1. Dal 2011 (e da contratto almeno fino al 2024), Pirelli è la fornitrice ufficiale ed esclusiva degli pneumatici delle dieci scuderie che competono per il titolo di F1. L’azienda italiana fornisce infatti ben 5 tipologie di mescole contraddistinte da una diverso livello in termini di performance in pista e di colore: ‘soft’ (rosse, le più performanti), ‘medium’ (gialle e più resistenti), ‘hard’ (bianche, sono la mescola più resistente), ‘wet’ (verdi e usate sul bagnato) e infine le ‘full wet’ (blu, utilizzate solo quando la pista è in condizioni proibitive). Fino al 2007 però, la fornitura degli pneumatici in F1 era affidata a più fornitori creando problemi in termini di competitività ed equità in pista. (L.S.)

‘smart manufactoring’ e l’implementazione dell’intelligenza artificiale nelle varie fasi della progettazione degli pneumatici. La collaborazione con i due atenei, che avranno nel DCS un’area destinata ad ospitare i team di lavoro dei due poli universitari, prevederà inoltre corsi di formazione condotti dai manager Pirelli, iniziative di career day, seminari, programmi di stage, tirocini e finanziamenti di dottorati di ricerca. Esattamente come avviene in altre prestigiose università italiane come Bocconi e Cattolica per citare le più rinomate.

“La bellezza di questa iniziativa - ha detto Tronchetti Provera - è che si sviluppa nel Sud dove la gentilezza delle persone, la creatività e la capacità di innovare sono nel dna della gente – ha detto Tronchetti Provera – Per tanti decenni il sud non è stato messo nelle condizioni di poter esprimersi e per noi avere la testa a Bari e Milano è motivo di orgoglio”.

L’apertura del Digital Solutions Center conferma dunque un’inversione di tendenza nel territorio pugliese che ha visto diverse aziende puntare su questo territorio.

“Si conferma il trend di crescita delle imprese nel settore dell'innovazione che decidono di investire in Puglia e di posizionare qui da noi i loro hub strategici più importanti” ha sottolineato l'assessore regionale allo sviluppo economico. Difficile non concordare con Delli Noci, dato

che Pirelli si aggiunge a Fincons, Exprivia, Ernst & Young, BurdaForward, Atos, Lutech, Ntt data, Deloitte, Nexi e Lottomatica, solo per citarne alcuni.

Tra i progetti chiave che si svilupperanno nel Digital Solutions Center Pirelli vi è l’ulteriore potenziamento della piattaforma di Big Data per la raccolta, la trasformazione e l’analisi di tutti i dati dell’ecosistema aziendale. Tale strumento consentirà l’elaborazione di algoritmi per accelerare i tempi di sviluppo degli pneumatici, migliorarne ulteriormente la qualità, massimizzare l’efficienza dei macchinari, ottimizzare l’efficacia commerciale e realizzare nuovi servizi digitali.

Inoltre, grazie a nuovi algoritmi – a supporto di tutte le funzioni aziendali e delle fabbriche – Pirelli sarà in grado di condurre studi direttamente sul “Digital Twin” del pneumatico, la replica digitale del prodotto fisico che consente la progettazione e lo sviluppo di nuove analisi di performance su prototipi virtuali.

Inoltre, grazie all’Industrial Internet of Things sarà possibile ottimizzare la supply chain attraverso modelli predittivi della domanda e migliorare i processi produttivi, prevedendo gli interventi di manutenzione dei macchinari con benefici in termini di costi e dei tempi di sviluppo.

Economia

PNEUMATICI AL TOP

L’azienda Pirelli nasce nel 1972 a Milano per la fabbricazione di articoli in gomma elastica per pneumatici per carrozze

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Tra street art e sostenibilità il porto di Bari punta in alto

mirati

sistema di Cold ironing

L’ESPERTO

Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Mediterraneo (AdSPMAM)

Il porto di Bari cambia rotta e punta all’eccellenza. Tra opere d’arte, investimenti innovativi e un futuro sempre più green, per il Molo San Cataldo ora si pensa in grande. Ad assicurarlo è Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale (AdSPMAM): «Abbiamo realizzato diversi interventi, e alcuni sono davvero molto complessi. Abbiamo provveduto con infrastrutture materiali e una serie di investimenti nel porto di Bari».

Si tratta di una serie di interventi mirati, che seguono di pari passo il progresso dei traffici e l’evoluzione del naviglio perché, come ha spiegato Patroni Griffi, le navi sono sempre più grandi e, di conseguenza, anche le modalità di propulsione cambiano nel tempo. In cantiere, dunque, ci sarebbe sia un piano di potenziamento degli impianti, che la rea-

lizzazione di nuove infrastrutture a servizio del traffico di passeggeri: «Una per tutte la nuova stazione marittima in fase di appalto, i varchi che abbiamo realizzato, anche in previsione di un approdo turistico, e una banchina per le nuove pattuglie della guardia Costiera».

In collaborazione con il Comune di Bari, inoltre, l’AdSPMAM ha in programma diversi progetti, uno dei quali riguarda la realizzazione dell’approdo turistico all’altezza del molo di San Cataldo. Un altro aspetto importante, che rappresenterebbe un’opportunità di interazione tra porto e città, comprende invece la creazione di un vero e proprio parco, il Parco del Castello: un’area attraverso la quale la città si riappropria degli spazi portuali.

E se per la città si stanno adottando strate-

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Interventi
e un futuro sempre più green per il Molo San Cataldo. In programma una nuova stazione marittima e un
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gie sempre più ecosostenibili, anche per il porto di Bari sono in cantiere una serie di interventi a favore della transizione energetica e della sostenibilità ambientale. Tanti i progetti che vanno dalla riduzione delle esigenze energivore del porto, alla sostituzione dei corpi illuminanti del Molo con illuminazione a led. «Abbiamo implementato dei sistemi molto avanzati di prevenzione di incidenti – sottolinea ancora il presidenteSiamo stati i primi a sperimentare nuove tecnologie tipo il 5G e abbiamo implementato un sistema informatico performante, che ci permette una totale digitalizzazione dei processi amministrativi ed evita il deposito di documentazioni in cartaceo».

E, sempre in un’ottica green, sono stati installati impianti fotovoltaici e diverse pale eoliche. È inoltre in fase di realizzazione un moderno sistema di Cold ironing che permetterà alle navi di essere alimentate quando sono all’ormeggio, così da ridurre l’utilizzo dei motori ausiliari di bordo per l’autoproduzione dell’energia elettrica e diminuire sensibilmente le emissioni di CO2, ossidi di azoto e polveri sottili, nonché l’impatto acustico.

Ma il progetto di modernizzazione del porto di Bari non è limitato solamente alle infrastrutture e ai servizi. In ballo ci sono anche elementi di riqualificazione urbana del terminal, fra cui una serie di opere pensate per rendere più gradevole lo scalo ai passeggeri.

«Abbiamo lavorato nell’ambito del Prix Italia – ha aggiunto Patroni Griffi – a una prima opera, un primo murales. Abbiamo già realizzato un’installazione visiva, e ora completiamo l’opera realizzando sui silos un murales con uno dei più grandi artisti contemporanei». La riqualificazione delle pareti dei silos, infatti, porta la firma dell’australiano Guido van Helten, tra i più importanti esponenti mondiali del settore nonché autore di un grande murales foto realistico. «Se le infrastrutture vengono realizzate, è da prevedere che aumentino anche i traffici», ha infine dichiarato Ugo Patroni Griffi. Secondo quanto comunicato dalla Regione Puglia nella conferenza sul tema “Nautica in Puglia: dati e prospettive”, il bilancio dei primi nove mesi dell’anno ha evidenziato un sistema in costante crescita. L’analisi dei singoli porti vede Bari distinguersi per numero di accosti (1.710) e per un aumento delle tonnellate movimentate, +3,6% rispetto al 2021. Per il flusso dei passeggeri, sono circa 900mila le persone che hanno viaggiato a bordo di traghetti (+35,6% rispetto al 2021). Il comparto crociere, invece, ha contato con 330mila passeggeri transitati sino a settembre. Secondo la classifica redatta da Risposte e Turismo, infatti, il porto adriatico è il terzo in classifica in Italia, dopo Genova e Civitavecchia.

IL PROGETTO

Molo San Cataldo, rendering del piano di riqualificazione per il potenziamento delle infrastrutture

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Lanovità

Checco Zalone torna in teatro risate da morire

Già sold out il suo “Amore + Iva”. Esordio a Firenze, l’8 novembre al Palazzo Wanny e poi in giro per 19 città d’Italia.

Lo show è tutto da ridere

LOCANDINA

Amore + Iva è lo spettacolo che sta spopolando l’Italia. Ideato con altri due pugliesi: Rubino e Immarino

Checco Zalone torna a far sorridere in tanti teatri della penisola. Dopo il grande successo riscontrato con tutti i suoi film, il comico pugliese non si smentisce e sbarca anche sui palchi italiani, dove il pienone è d’obbligo. Con Checco Zalone il successo è garantito. È tornato in teatro undici anni dopo il “Resto Umile World Tour” con il suo nuovo spettacolo “Amore + Iva”, tutto made in Puglia. Lo spettacolo infatti lo ha scritto insieme a Sergio Maria Rubino, autore di diverse trasmissioni nazionale, originario di

Iammarino, compositore di musica di Foggia. Lo show è totalmente inedito in cui musica, racconti e parodie sono messi in scena da uno degli artisti più amati di tutta la nazione.

Dalla durata di due ore con tanti 'bis', tra canzoni e imitazioni, come quelle di Celentano, del maestro Riccardo Muti, di Vasco Rossi, e altri artisti. Impossibile non amare le sue imitazioni.

Semplice, geniale e libero, Luca Medici, in arte Checco Zalone, porta da anni nelle

Checco Zalone, comico, showman, carabettista e musicista

Luca Pasquale Medici nasce a Capurso, un paese in provincia di Bari. Dopo essersi diplomato al liceo scientifico di Conversano, consegue la laurea in Giurisprudenza, indirizzato e sprontato dalla zia Lina polizziotta. Dopo la laurea, fa un concorso da ispettore di polizia, senza successo. Lavora anche come rappresentante di medicinali. Essendo molto appassionato di musica inizialmente, con il suo gruppo, suona nelle sale ricevimentoi ai matrimoni. Il suo esordio nel 2004 nei locali della Puglia e nelle tv locali in cui ha presenta il concorso di bellezza “Ragazza Cinema Ok”. Fu a Telenorba il suo vero e proprio esordio con il personaggio che lo rende celebre, Checco Zalone, prima di approdare a Zelig e farsi conoscere al grande pubblico con “Siamo una squadra fortissimi”, l’inno dedicato alla Nazionale Italiana di calcio che in quell’anno vince il Mondiale. Nel 2009 esce il suo primo film, Cado dalle nubi,diretto da Gennaro Nunziante. Nel 2011 è protagonista del Resto Umile World Tour,a cui segue l’omonimo programma televisivo. Nello stesso anno, Checco Zalone torna al cinema con un altro super record al botteghino con Che bella giornata, superati da Sole a catinelle (2013), che risulta il film più visto dell’anno, e da Quo vado? (2016). Zalone esordisce alla regia con Tolo Tolo (2020) che fa registrare il maggior incasso nella storia del cinema italiano nel primo giorno di programmazione.

Castellana Grotte, e Antonio
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STAGIONE ESTIVA VIA A MAGGIO

Lo show dal nome “Amore + Iva” durerà un anno e, dopo il debutto di Firenze l’8 novembre 2022, nel periodo natalizio lo spettacolo approderà agli Arcimboldi di Milano. Il tour dello show attraverserà tutta la nazione, ben 19 città, e si concluderà nell’ottobre 2023.

Il programma estivo si aprirà ufficialmente il 5 e il 6 maggio sull’iconico palcoscenico dell’Arena di Verona che ospiterà le prime date della stagione all’aperto.

Lo spettacolo è totalmente inedito e unico, un mix di ironia, musica, racconti, imitazioni e parodie. Comicità insieme alla musica, tanto amata da Checco, che si fonano e mixano nel suo nuovo show che sta facendo impazzire l’Italia intera. Un occasione per ascolate la sua nuova canzone “Sulla Barca dell’Oligarca“.

case, nei teatri e nei cinema italiani, una comicità unica. Un mix di idee geniali frutto di un’ironia basata sui temi attuali, sui problemi di una società, di un sistema, quello dell’Italia e sulle politiche di genere, sugli stereotipi e sulle teorie classiste. Una comicità espressiva: può anche non parlare ma gran parte del suo successo e della simpatia che stimola, sono dovuti anche alle sue comiche espressioni facciali, spratutto lo guardo smarrito, sorpreso e ingenuo “da italiano medio”.

Canta, suona, compone, parla e diverte, Checco Zalone, si è affermato nell’immaginario collettivo come un vero e proprio fenomeno della comicità. “Amore + Iva”, non è un semplice spettacolo ironico, ma una vera e propria performance di un artista a tuttotondo.

Tante le gag finora, l’ultima, a sorpresa mentre imitava Riccardo Muti, il maestro della musica italiana, che si è palesato tra gli spettatori. “Lo spettacolo Amore + Iva è divertente soprattutto senza maledire il giorno in cui hai comprato il biglietto” questa è una delle sue frasi ironiche riferite sullo show. Il comico pugliese cerca di mettere sempre l’ironia ovunque, anche nelle interviste senza mai essere banale, e diverte anche in un’aula universitaria, mettendo al centro sempre temi interessanti. Porta alla conoscenza di un target molto ampio, attraverso l’ironia e la parodia, tantissimi temi sociali,

come già detto, con una prospettiva sociologica molto grande.

Alla base della sua ironia c’è sempre il prendere in giro la grammatica italiana parlando e facendo battute appropriatamente sgrammaticate e piene di errori con il menefreghismo che a tratti potremmo definire ingenuo e piacevole. Oltre ad essere un comico, Luca Medici, è un grande musicista. E’ infatti proprio dalla musica che inizia il suo percorso artistico.

Lo show è completo di tante canzoni autoprodotte, scritte e cantate dal comico insieme alla suo gruppo. Non gli basta essere simpatico in un monologo, in un parlato o in una imitazione, lui si siede e inizia a suonare il pianoforte imitando egregiamente i maggiori cantanti e artisti italiani.

La sua ironia è da definire dissacrante perché va a smontare stereotipi e soprattutto lo fa in maniera intelligente smontando e ironizzando sulle sovrastrutture.

In questa esperienza dello show in teatro, Checco Zalone ha scelto di mettersi difronte agli spettatori, guardandogli negli occhi e sopratutto vedere e “toccare”le reazioni di ognuno. Dopo anni di sold out nelle sale cinematrografie è tornato a illuminare di ironia tutti i teatri italiani per regalare momenti di gioia e divertendismo a tutti gli spettatori. Viva Checco Zalone.

Ilpersonaggio

CHE SHOWMAN

Uno spettacolo completo di musiche, parodie e tante risate. Sul palco, scherza, ride e suona il pianoforte

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AMORE + IVA

Moda in lutto (ora veste molto meno e intrattiene)

Addio a Franca Fendi, memorie di maison dinastiche unite nel creare grandi imperi di lusso e stile. Stagioni irripetibili in un settore che cambia ogni giorno

LA MAISON

Le sorelle Fendi a Roma insieme a Karl Lagerfeld A destra Franca Fendi. La sfilata di alta moda al Colosseo con 54 abiti

Ad ottobre è scomparsa Franca Fendi, una delle quattro sorelle che ha portato la maison romana di famiglia al grande successo mondiale. Per anni si è occupata dello sviluppo dei negozi del marchio doppia Effe fondato dai genitori Edoardo Fendi e Adele Casagrande nel 1925. Una storia scritta al femminile, un matriarcato, che prosegue ancora oggi con le loro figlie e nipoti. Terza delle cinque sorelle Fendi, si definiva Franca di nome e di fatto. Personalità e caratteri diversi ma unite ‘come le cinque dita

delle mani’ usava dire. Mentre lei gestiva lo sviluppo dei punti vendita, le altre sorelle si dedicavano alla ricerca dei materiali Paola, allo stile Anna, alle pubbliche relazioni Carla e alla pellicceria Alda.

Educazione stoica con una mamma di ferro, che dopo la morte prematura del marito Edoardo si è rimboccata le maniche cercando di non perdere ciò che con sacrificio e passione stavano costruendo. Da subito coinvolse le figlie, in un passaggio iniziatico che le ha viste non più ragazze spensierate,

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ma giovani donne creative e imprenditrici. Fatale per la crescita del marchio l’incontro con il talentuoso stilista francese Karl Lagerfeld. Fu lui insieme alla forza di queste donne a trasformare Fendi in uno dei marchi più prestigiosi al mondo, grazie alla straordinaria qualità e design della sua pelletteria e pellicceria.

Altri passaggi furono fondamentali: nel 1964 quando aprirono un atelier in via Borgognona, una delle strade più esclusive dello shopping romano e nel 1968 quando Bloomingdale, grande magazzino americano, comprò l'intera collezione di borse Fendi, decretandone così il successo anche oltreoceano.

Queste personalità lasciano un vero vuoto nelle loro famiglie, in un mondo della moda italiana che sta cambiando forma. La stessa Fendi, come altre maison italiane, ha dovuto cedere ai grandi gruppi finanziari per poter restare all’apice del lusso. Nel 1999 Fendi si è unita ai partner commerciali LVMH e Prada, la cui quota è stata successivamente rilevata dalla stessa LVMH. Negli ultimi anni Fendi ha riacquisito maggior sicurezza e successo grazie alla collaborazione di Karl Lagerfeld che insieme a Silvia Venturini Fendi, figlia di Anna, hanno ristabilito il punto cardine dell’azienda. Oggi è lei a continuare quel filo con la memoria a capo della linea maschile. Insieme a sua figlia Delfina Delettrez Fendi nella direzione creativa della gioielleria. Anche se il gruppo LVMH ha affidato la collezione donna allo stilista Kim Jones. Resta infatti la realtà di una moda italiana ‘denaturata’, vittima e intrappolata nella gabbia dorata chiamata oggi ‘fast fashion’ Giorgio Armani durante il periodo di crisi, a causa della chiusura dovuta alla pandemia da Covid-19, ha detto che la moda necessita di un rallentamento attento e intelligente, che per lui è la sola via d’uscita. A sostenerlo un giovane talento della moda di oggi, forse il più importante degli ultimi tempi dopo Tom Ford, Alessandro Michele, ormai ex direttore creativo di Gucci. Per lui la moda deve essere più vicina ai consumatori e all’ambiente. Non può più esistere l’idea compulsiva di shopping come forma di intrattenimento. Secondo entrambi gli stilisti, vanno rivisti quei ritmi forsennati di progettazione, produzione e distribuzione per soddisfare le domande. Tutto questo è una minaccia per la qualità e la vera creatività che ha bisogno invece di tempo per essere espressa e diventare unica. Non può essere il mercato da solo a dettare le regole. Eppure nel tempo ‘fast’ che tutto dimentica, anche questi pensieri che facevano ben sperare in un possibile cambiamento sono stati macinati. Lo dimostra la recente vicenda proprio di Alessandro Michele. Lo stilista, dopo sette anni si è visto chiudere le porte di Gucci per decisione di un’altra multinazionale: la francese Kering.

Cambiamento

PRESENTE E FUTURO

Silvia Venturini Fendi, figlia di Anna, qui con le figlie. Sua l’idea delle borse di successo quali Baguette e Peekaboo

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