Mediaterraneo News 16-31 marzo 2023

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Premio Giornalisti del Mediterraneo 2016 - Premio Mare Nostrum Awards 2022

Anno 13 - N. 108

16-31 marzo 2023

Distribuzione gratuita

MEDI@TERRANEO news - Periodico del Master di Giornalismo di Bari

Ordine Giornalisti di Puglia - Università degli Studi ‘Aldo Moro’ di Bari

Editore: Apfg - Bari Direttore Responsabile: Lino Patruno Registrazione Tribunale di Bari numero 20/07 del 12/04/2007

Redazione: Palazzo Chiaia-Napolitano via Crisanzio, 42 - Bari email: master@apfg.it

CIAO CIAO

MARCELLO MARCELLO

Zampa a pagg. 2 e 3

Zampa a pagg. 2 e 3

Chiama Ryanair

Giorgia ed Elly l’Italia è donna

16-31 marzo 2023
“MaBasta”: bulli per voi è finita
Palumbo a pagg. 4 e 5 Pasanisi a pagg. 8 e 9
darà
ci
l’Europa
Nuzzaco a pagg. 6 e 7
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Marcello Carrozzo addio a un grande partigiano della foto

SULL’ELICOTTERO

Marcello aveva lavorato anche sui mezzi militari della Guardia di finanza

In basso, il selfie a Kiev con Mastrogiovanni

«Una fotografia ha molto da raccontare». Questa la massima che ha accompagnato la vita del fotoreporter Marcello Carrozzo, scomparso il 16 marzo scorso all’età di 73 anni, dopo un ictus che lo aveva colpito alcune settimane prima. Una doccia fredda, anzi ghiacciata, per gli studenti e i colleghi docenti del master in Giornalismo di Bari, dove il professionista dell’obiettivo teneva il suo laboratorio di fotografia. Una passione, quella per i soggetti e le inquadrature, che lo accompagnava da sempre e nei luoghi più remoti e più pericolosi del pianeta.

Sul campo di guerra

A Kiev per raccontare la vita sotto le bombe

Acerrimo nemico del comfort, non viaggiava per riposarsi. Girava il mondo per raccontarlo nel linguaggio a cui più era abituato: quello dello “scatto”.

Era nato nel 1950 a Ostuni, dove viveva. Come ogni suo soggetto, anche lui era stato catturato dall’obiettivo, ma per stare dall’altra parte della macchina. Si era trasferito a Milano dopo i 20 anni per frequentare l’Istituto di Ottica e Scienze Optometriche. Al centro delle sue opere fotografiche c’erano soprattutto gli ultimi, gli emarginati e gli invisibili. Ed era lui a mostrare quei volti sorri-

Una guerra in atto. C’è chi soffre, chi resta senza casa. C’è un Paese invaso e c’è un invasore. C’è tanto da fotografare e altrettanto da denunciare. Per lui, Marcello, sarebbe stato impossibile non volare nella capitale dell’Ucraina, a Kiev, per raccontare quei luoghi, quegli sguardi e quei silenzi. Ci è andato con la giornalista Marilù Mastrogiovanni, che del collega fotoreporter porta con sé diversi ricordi. «Marcello aveva un taccuino, vezzosamente Moleskine, dove appuntava tutto. Nomi, luoghi, dichiarazioni, suggestioni - racconta Marilù - Un giorno devi farmeli vedere i tuoi block notes e dobbiamo fare un libro insieme, gli ho detto». Entrambi avevano già pensato a un titolo: “Appunti di un fotoreporter”. «Ci divertivamo a sognare. Ma mica tanto, poi - aggiunge la giornalista - Come quando in Ucraina, nel bunker antiaereo, abbiamo immaginato una rubrica, che doveva diventare un libro. Foto sue, poesie mie. Anche questi lavori, nel cassetto. E abbiamo progettato di ritornare in Ucraina per un secondo reportage, che non siamo riusciti a realizzare». (C.Z.)

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Il reporter si è spento a 73 anni nella sua Ostuni. Col suo lavoro in tutto il mondo ha raccontato gli ultimi: emarginati e invisibili Aveva messo a fuoco l’empatia
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denti, anche se provati dall’isolamento, dai soprusi e dalle sofferenze.

Grazie alla sua inseparabile amica – la macchina fotografica – aveva realizzato reportage in Siria, Libano, Giordania, Iraq, Kenya, Congo, Thailandia, Vietnam, India, Argentina, Mongolia e nella striscia di Gaza. Il suo impegno lo aveva portato fino agli Stati indiani di Karnataka, Uttar Pradesh, Andrha Pradesh, Maharastra, Jharkhand. In più di un’occasione aveva esposto i suoi lavori al pubblico, organizzando mostre fotografiche sempre molto apprezzate. Alcune di esse hanno anche visto il patrocinio dell’Onu o del Ministero degli Esteri. Sempre a Milano era stato docente di "Personal Security Management" e "Media & Communication" per l’ISPI (l’Istituto per gli studi di politica internazionale). Per l’Ordine dei Giornalisti, inoltre, aveva svolto diversi corsi di formazione. Negli gli ultimi anni, invece, si era dedicato ai migranti e alla narrazione, sempre in chiave fotografica, delle loro condizioni. Nel 2009, la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) lo aveva insignito dell’onorificenza di “Artista della fotografia italiana”, un riconoscimento di cui andava fiero. La sua voglia di schierarsi sempre dalla parte degli ultimi e dei perseguitati lo aveva portato a definirsi un “partigiano” della fotografia. «Le ingiustizie iniziano a renderti le notti insonni e, a quel punto, scegli da che parte stare e in che maniera», diceva con il tono si-

Ilsaluto

curo di chi, pur svolgendo una professione che impone una certa distanza dai fatti, aveva fatto dell’empatia il suo principale strumento di lavoro. E proprio grazie all’amore per l’altro riusciva a trasmettere la passione per le immagini, estrapolando poesia e inconsci significati anche dal particolare apparentemente più irrilevante.

E ora, da lassù, forse continua a osservarci e a puntare su di noi la sua terza lente: quella dell’obiettivo. Regalandoci la sua ultima, magistrale inquadratura.

Cesare Zampa

IL FOTOREPORTER

Abbracci e sorrisi con i bambini della Savana

Subsahariana, in Kenya Fu riconosciuto “Artista della fotografia italiana”

Docente al Master, la mia testimonianza

Con noi, in viaggio per Barcellona

Conobbi Marcello lo scorso anno, qualche mese prima dell’avvio del laboratorio di fotografia. Eravamo in partenza per Barcellona, per partecipare al premio Mare Nostrum Awards, che vincemmo. A primo impatto mi diede l’impressione di essere timido. Si guardava intorno e parlava poco, solo se necessario. In realtà, rifletteva e analizzava con gli occhi ciò che lo circondava. Poi, quando meno te lo aspettavi, ecco che lo vedevi con l’obiettivo puntato su qualcosa o qualcuno. Magari, proprio su di te. Ricordo che una sera, a bordo del traghetto, mi prese sotto braccio mentre stavo riprendendo la sala del bar. Mi accompagnò in giro, dirottando l’obiettivo su chi dormiva o su chi sorseggiava un caffè. Iniziò a parlare di cose insensate (infatti non ricordo nemmeno l’argomento), tirandomi di qua e di la. In un attimo capii: iniziava con anticipo a essere il mio maestro, insegnandomi la disinvoltura per captare la spontaneità dei volti. (C.Z.)

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“MaBasta” ai bulli Un aiuto per oltre 40mila adolescenti

La startup ha presentato il “Modello MaBasta”. Sul palco la dirigente, Mazzotta (fonte: Facebook)

Bullismo? Ma basta! Su questo dettame, nel 2016, è nato il Movimento anti bullismo animato da studenti adolescenti, una start up creata da una classe dell’Istituto “GalileiCosta” di Lecce. Come è spiegato sul sito ufficiale, MaBasta è nata dopo aver parlato in aula del caso della ragazza di Pordenone che aveva tentato di farla finita perché non ce la faceva più a sopportare le azioni di bullismo da parte dei compagni. “Siccome il nostro prof di informatica, Daniele Manni, ci diceva sempre che è molto meglio fare qualcosa anziché semplicemente parlarne, allora ci siamo chiesti cosa potessimo fare di concreto per almeno tentare di frenare questo bruttissimo fenomeno. Ci è venuto allora in mente di creare una specie di associazione di giovani e giovanissimi che, come noi, vogliono fermare il bullismo, per dimostrare alle bulle e ai bulli che quelli contrari sono molto più numerosi”.

L’associazione ha ottenuto un successo sempre crescente. La pagina Facebook conta oltre 40mila “mi piace” e quella Instagram oltre 4300 follower. La notorietà, però, non è esplosa solo sul web. Poche settimane dopo la nascita, infatti, gli studenti leccesi sono finiti su “Striscia – La notizia”. Oltre all’improvvisa impennata di seguaci, lo scoop del servizio fu l’annuncio del progetto “Classe debullizzata”, con lo scopo di scovare in tutta Italia le classi, appunto, “debullizzate”, ossia che non presentano alcun fenomeno di bullismo al loro interno. L’idea era quella di dimostrare al Paese intero che sono molto più numerose le classi, e quindi gli alunni, immuni al fenomeno che quelle invece in cui sono presenti casi di bullismo. Ironia della sorte, i bulli che si sentono messi all’angolo.

Nel 2017, ad appena un anno dalla genesi dell’associazione, “MaBasta” è stata invitata per la sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo. Il teatro Ariston è da sempre palcoscenico per campagne di sensibilizzazione ed è forse il luogo ideale per parlare di bullismo nelle scuole, visto anche l'enorme bacino di spettatori che coinvolge. Sul palco Giorgio Armillis e Francesca Bulizziotti, studenti dell’allora 1^ A del Galilei-Costa, hanno parlato dell'importanza di denunciare gli atti di bullismo e del loro lavoro che, tra le altre cose, ha dato vita al Bullibox, ossia scatole in cui possono esserci segnalazioni 16-31

Così è nato uno dei movimenti che ha ottenuto i maggiori riscontri a livello nazionale. L’associazione ha raggiunto 42mila studenti, aiutato 6mila vittime e visitato 1543 classi. Ha, inoltre, offerto supporto e un percorso di “riabilitazione” per oltre 500 bulli. Gli ideatori del movimento “MaBasta” hanno le idee molto chiare: vogliono creare una sorta di associazione informale di tutti quegli adolescenti italiani (la stragrande maggioranza) che non accettano e non sopportano le azioni da “bulle” e da “bulli”.

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L’associazione è nata a Lecce nel 2016 e in pochi anni ha ottenuto riscontri in tutta Italia. Si contano 6mila vittime sostenute e oltre 1500 classi visitate
A BARI NEL 2019
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anonime, perché c'è ancora paura di denunciare. E così, Carlo Conti, allora direttore artistico del Festival, ha chiesto di denunciare: "Non abbiate paura e anche alle autorità, come la Polizia Postale”, mentre i ragazzi hanno voluto dare anche tre messaggi: “Alle vittime del bullismo, le incitiamo a parlare con qualcuno, anche il miglior amico; ai genitori e docenti chiediamo di stare accanto alle vittime e agli spettatori, tutti quelli che non prendono una posizione".

Nel 2021, il 20enne Mirko Cazzato, co-fondatore e team leader della giovane startup, è stato eletto studente dell’anno da YeaYour Edu Action per il suo "grande impegno sociale e impatto positivo nella lotta al bullismo con il progetto MaBasta". Ha ideato un innovativo protocollo di sei azioni che rendono, per la prima volta, gli studenti stessi protagonisti nella prevenzione e lotta ad ogni forma di bullismo, cyberbullismo e bodyshaming in età scolare: “Modello MaBasta”. È composto da sei consigli per prevenire atti di bullismo all’interno degli istituti scolastici. È basato su due principi: non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te e, viceversa, fai agli altri quello che vorresti sia fatto a te. Una nota del riconoscimento Yea sottolineava: "Si desidera mettere in luce lo studente, l'insegnante e il preside che hanno svolto il proprio ruolo con grande animosità, mettendoci una forte componente passionale e personale".

Ilfenomeno

Mirko ha ricevuto anche un riconoscimento internazionale, è stato selezionato nella Top 10 mondiale del "Global Student Prize", meglio conosciuto come il premio "Nobel" degli studenti. È risultato tra i dieci alunni più impattanti al mondo non per i voti conseguiti a scuola, ma per l'impegno sociale. Il progetto continua a crescere e a influenzare le scuole e gli studenti di tutta Italia, con un solo obiettivo: bullismo? Ma basta!

MABASTA A SCUOLA

I ragazzi dell’associazione in visita in una scuola a San Ferdinando di Puglia (fonte: Facebook)

Il modello è composto da sei consigli. La prima azione consiste nello scegliere in ogni classe un “MabaProf”, ossia un docente referente per il bullismo. La seconda è la compilazione da parte di tutti gli alunni della classe del “MabaTest”, un questionario anonimo utile al referente per sondare la situazione presente. La terza azione consiste nell’eleggere un “bulliziotto” e una “bulliziotta” di classe, studenti incaricati di scoprire eventuali focolai. La quarta prevede l’installazione nella classe (o nella scuola) di una “BulliBox”, cioè una scatola dove chiunque può imbucare segnalazioni. La quinta azione è il Digital Antibullying Desk, una scatola virtuale che si trova sul sito www.mabasta.org/segnala e permette a chiunque di effettuare segnalazioni, inoltrate al personale responsabile della scuola o agli esperti. Infine la sesta azione è il raggiungimento dell’obiettivo di diventare “Classe debullizzata”, ossia priva di ogni forma di sopruso. (E.P.)

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Emanuele Palumbo
Le sei strade per “debullizzare” le classi
“Modello MaBasta”

La Puglia vola alto e Ryanair fa 72 in Europa

Con l’arrivo dell’estate e la Pasqua dietro l’angolo, in Puglia il settore turistico sta vivendo un periodo d’oro. E nell’immediato futuro le cose potrebbero cambiare ancora. Ryanair ha infatti presentato un nuovo piano operativo in vista della bella stagione: 72 nuove rotte e più di 770 voli settimanali da/per Bari e Brindisi che collegheranno il sud Italia al resto del Paese e all’Europa. La compagnia low cost irlandese, con un investimento da 500 milioni di dollari, baserà cinque nuovi aerei in Puglia per l’estate 2023, portando 150 posti di lavoro per piloti, personale di cabina e ingegneri, con un indotto di oltre 4.200 posti complessivi. Secondo le stime aziendali, rispetto al periodo pre-pandemia, in Puglia sarebbe prevista una crescita superiore al 60% e 5 milioni e mezzo di passeggeri in entrata e in uscita. Non dimentichiamo che il bilancio pugliese del 2022, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio turistico della Regione Puglia, con quattro milioni di arrivi e cinque milioni di

presenze ha visto un’importante ripresa del turismo internazionale, raggiungendo il +8,5% degli arrivi e un +11% delle presenze rispetto ai flussi rilevati nel 2019.

In merito il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha dichiarato che «i vettori low cost hanno contribuito in modo straordinario alla crescita della rete aeroportuale pugliese e, con essa, all’affermazione del brand Puglia sul mercato turistico internazionale».

«Superando il primato del 2019, i passeggeri movimentati dai nostri aeroporti sono stati oltre 9 milioni nel 2022, con un aumento di circa 12,5 punti percentuali – ha spiegato l’assessore regionale al Turismo, Gianfranco Lopane - La crescita ha caratterizzato anche i flussi internazionali con un incremento complessivo dell’8% sul pre-pandemia». E sarebbero stati proprio gli arrivi dall’estero ad aver dettato la ripresa del settore: nei mesi di maggio e ottobre scorsi, ha aggiunto l’assessore, i turisti stranieri in Puglia sono stati il 52% del totale, superando quelli italiani. Il direttore del Commerciale di Ryanair, Jason McGuinness, ha voluto sottolineare come, «in qualità di compagnia aerea n. 1 in Italia, Ryanair è lieta di annunciare il più grande operativo di sempre per la Puglia per l'estate 2023» con 6 nuove rotte verso destinazioni interessanti, tra cui Breslavia, Dublino, Kaunas, Poznán, Skiathos e Venezia, offrendo ai pugliesi un’ampia scelta per le

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La compagnia low cost ha presentato un piano operativo in vista dell’estate: nuove rotte e più di 770 voli a settimana da/per Bari e Brindisi
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loro vacanze estive alle tariffe più basse d'Europa.

Dovrebbe inoltre partire dai primi di aprile il nuovo collegamento di Volotea tra Bari e Firenze, una nuova tratta con tre voli a settimana che collegherebbe direttamente la Toscana al capoluogo pugliese. «L’avvio del collegamento con Firenze – ha dichiarato il presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Maria Vasile – rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo del network dell’aeroporto di Bari». Aeroporti di Puglia ha poi comunicato che sono stati quasi 600 mila i passeggeri transitati a Bari e Brindisi nel solo mese di marzo, ovvero +3,7% rispetto al dato dello stesso mese del 2022. Nei prossimi mesi si vedrà se le previsioni confermeranno le aspettative e se avrà ripercussioni la decisione della compagnia Wizz Air che, dallo scorso febbraio, ha deciso di chiudere la sua base all'aeroporto di Bari-Palese. Quel che è certo è che per i turisti che arrivano in Puglia oggi, rispetto al passato, non esistono più soltanto il mare cristallino e il buon cibo. Negli ultimi anni si è riscoperta anche bellezza dei paesaggi di campagna e delle masserie, dei profumi della terra e dei vicoli stretti dei centri storici. La forza della Puglia è proprio quel “turismo lento” che, se ora è diventato una moda, qui è sempre stato un modo di intendere la vita.

Turismo

Aeroporti di Puglia a oltre nove milioni

Per gli aeroporti Pugliesi il 2022 si è chiuso in positivo, con numeri che hanno superato ogni aspettativa: oltre 9 milioni di passeggeri, rispettivamente 6.190,490 nel capoluogo e 3.058.999 a Brindisi. Complessivamente su Bari e Brindisi, i passeggeri in arrivo e partenza, sono stati 9.249.489, con un incremento del 12,45% rispetto a quanto registrato nel 2019. Su base annua, invece, il traffico di linea nazionale, tra Bari e Brindisi, è cresciuto del +17,06%; quello di linea internazionale ha segnato un +8,12% rispetto al 2019.

L’aeroporto internazionale di Bari “Karol Wojtyla” ha superato un traguardo storico: nel 2022, infatti, i passeggeri in arrivo e partenza sono stati 6.190.490, ovvero il +11,91% rispetto al totale 2019. Di questi 3.503.774 (+16,57%) si riferiscono ai voli di linea internazionali.

LE NUOVE TRATTE

Ryanair ha in programma l’aggiunta di sei nuovi collegamenti diretti con Breslavia, Dublino, Kaunas, Poznán, Skiathos e Venezia

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I dati

Eva vs Eva: due leader una storia femminile

RITRATTI

Giorgia Meloni è l’attuale presidente del Consiglio. Elly Schlein prima donna segretaria del Partito democratico

Due donne guidano oggi l’Italia: Giorgia Meloni e Elly Schlein. Nel resto del mondo le donne sono arrivate al vertice da tempo: Margaret Thatcher, Hillary Clinton, Angela Merkel sono un esempio. In Finlandia in questi giorni due donne si sono sfidate alle elezioni. In altri Paesi già si registrano le prime dimissioni, quelle di Jacinta Ardern, prima ministra neozelandese e quelle di Nicola Sturgeon, prima ministra scozzese. L’Italia fino a pochi mesi fa era fanalino di coda per le politiche di genere. A sorpresa

nel giro di un anno tutto è stato stravolto. Giorgia Meloni, prima donna presidente del Consiglio e Elly Schlein prima donna a capo dell’opposizione. Scelte più dagli elettori che dalla classe politica. Appassionate e convincenti, entrambe militanti fin da piccole. Determinate, ma diverse. Meloni, minuta, cresciuta nel matriarcato della Garbatella, quartiere popolare di Roma. Considerata “l’underdog”, la sfavorita, in un partito conservatore, sotto l’ombra della grande svolta di Gianfranco Fini che cercò di moderare

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con un nuovo nome e simbolo un partito erede del fascismo.

Le uniche donne presenti che avevano un peso erano comunque le mogli e le figlie di qualcuno. Due esempi, donna Assunta Almirante e Isabella Rauti.

Diverso il contesto in cui è cresciuta Elly Schlein. Nata in Svizzera da due professori universitari, l’italiana Maria Paola Viviani, ex preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Insubria a Como, e lo statunitense Melvin Schlein, docente emerito di Scienze politiche, già assistant director nella sede bolognese della Johns Hopkins University. La famiglia del padre è d’origine ebraica aschenazita. Il nonno materno è invece l’avvocato antifascista Agostino Viviani, che fu senatore del Partito Socialista italiano e presidente della Commissione Giustizia del Senato.

Schlein è cresciuta a Lugano e a Bologna per poi volare negli Usa volontaria nella campagna di sostegno per le elezioni di Barack Obama. Per lei la politica italiana è arrivata nel 2013 con Pippo Civati.

“Ancora una volta non ci hanno visto arrivare” queste le sue parole nella recente vittoria. Due donne coraggiose, pronte a correre da sole fondando un partito o una lista senza dover chiedere il permesso ai compagni maschi. Tenaci.

Meloni con Fratelli d’Italia partiva nel 2002 dal 3 %, Schlein con la lista “coraggiosa” non superava il 4 % nel 2019. Preparate, chiare, concrete, coerenti. Due giovani leader diversamente carismatiche che hanno riproposto in poco tempo il vecchio schema bipolare. Si inviano messaggi, dialogano, il loro canale è diretto e non filtrato, come si addice a donne diffidenti per carattere. Puntano entrambe ad un disegno comune, cioè la polarizzazione del dibattito per non lasciare spazio ai rispettivi alleati. Il metodo usato è quello di cannibalizzare la scena per creare fidelizzazione negli elettori, già schierati, per poi togliere consensi ai partiti limitrofi e recuperare voti dal bacino dell’astensione. Si legittimano a vicenda per asfissiare le altre forze, in modo da aprire un ciclo, ognuna nel proprio campo. Entrambe hanno lo sguardo rivolto a Bruxelles. Meloni conta di cambiare gli equilibri di maggioranza con un accordo tra Conservatori e Popolari, mentre Schlein sembra ambire a un risultato che faccia del Partito democratico la prima forza del gruppo Socialista a Strasburgo. Sono due donne diverse che difendono valori opposti, ma hanno entrambe due identità visibili che esibiscono e difendono.

Meloni parla ai delegati della Cgil, Schlein non rinnega la vicinanza agli Stati Uniti e alla Nato. Collocate a destra e a sinistra chiudono ogni spazio al centro. Salvini, Conte, Berlusconi sono diventati comprimari. Hanno poche speranze anche Renzi e Calenda che sperano ancora di raccogliere e accogliere pezzi di moderatismo espulso dalla radicalizzazione della politica attuale.

L’attenzione nei loro confronti è alta, talvolta morbosa da parte dei media, perché sono la novità. Il conformismo del momento le ha già classificate nel privato perché non ‘mogli canoniche’ ma convivente con figlia la Meloni e con ‘compagna’ l’altra. Contraddittoria la prima che va in piazza a urlare slogan di propaganda virale: ‘Io sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana, genitore uno’, come se essere madre fosse un trofeo da esibire. Di certo ama sua figlia e questo la rende simpatica agli elettori.

Sulla Schlein sicuramente c’è un’attenzione maggiore per la sua vita privata. Da una parte si tende a renderla bandiera, dall’altra si intuisce un’Italia ancora piccola, provinciale, che non legittima del tutto la realtà moderna. Come anti Meloni con queste parole ha infiammato piazza del Popolo quando dal palco nella chiusura della campagna elettorale ha detto: “Sono una donna. Amo un’altra donna e non sono una madre, ma non per questo sono meno donna. Non siamo uteri viventi, ma persone coi loro diritti”.

Sono figlie di due culture diverse, due forze contrarie che neutralizzano quelle intermedie e forse di questo avevano nostalgia gli elettori. Un bisogno di polarizzazione dopo anni di coalizioni di forze centripete verso il Centro, senza identità. Vedremo se il tempo le renderà ‘consuetudine’ o resteranno una parentesi ‘rosa’. (Antonietta Pasanisi)

IDENTITÀ

Due donne giovani militanti entrambe fin da piccole. Meloni nel Fronte della Gioventù e Schlein nei Dem Usa

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Personaggi 16-31 marzo 2023

Per un pugno di dollari: il calcio in periferia

Il calcio di periferia non è quello degli stadi pieni di tifosi in festa, di sponsor multimilionari, di strutture super attrezzate. Il calcio di periferia non è neanche quello delle società con budget elevati e con personale competente, quello dei campi da gioco curati ogni giorno e delle maglie con i nomi. Il calcio di periferia è fatto di ristrettezze economiche, accordi volatili e sponsor che fanno da padri padroni.

La poca collaborazione delle amministrazioni comunali di certo non aiuta: consiglieri

e assessori usano le società come trampolino per le loro campagne elettorali, volte alla ‘valorizzazione’ della comunità. Non bisogna dimenticare la scarsa competenza dei dirigenti che si improvvisano presidenti-direttori sportivi-allenatori senza averne la qualifica, accentuando ogni disfunzione e difetto fino al collasso.

Una società sportiva che pratica calcio in periferia, anche la più virtuosa, è spesso la ‘mosca bianca’ in un ambiente non ideale alla propria crescita, dove a prevalere è

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una squadra calcistica dovrebbero essere i giovani atleti a fare le fortune, o le sfortune del club.
Tra raccomandazioni e mancanza di infrastrutture adeguate, ecco cosa bisogna fare per non avere un club funzionale e senza debiti
I NON PROTAGONISTI In
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quella che ha maggiori capacità di intrecciare legami politici ed economici, al di là dei risultati sportivi. Charles Darwin lo avrebbe chiamato ‘determinismo ambientale’. Molti pensano che per allestire una piccola compagine basti coinvolgere molti giovani e adulti che desiderano divertirsi, creare un senso di appartenenza e coesione tra i partecipanti al progetto.Non basta.

Così come per le realtà professionistiche, non si parte senza un capitale che deve affrontare parecchi capitoli di spesa. A partire dal compenso degli atleti e dirigenti, fino alle spese di manutenzione delle attrezzature, l’affitto delle strutture sportive (se non di proprietà) e il trasporto. Non di rado le società delle categorie più basse vanno in debito con i giocatori che, più volte a stagione, si ritrovano con stipendi arretrati da ricevere.

Debiti che si aggiungono a quelli contratti con le strutture convenzionate come i centri sportivi, dove si svolgono partite ufficiali e di allenamento. Strutture che molto spesso sono sovra prezzate rispetto a quello che hanno da offrire: spesso non sono allestiti con gli standard di sicurezza richiesti, come ad esempio recinzioni o illuminazione adeguata. Di particolare interesse un impianto sportivo del nord barese che attende la realizzazione dei ‘fari’ da ormai trent’anni. Una banale, per quanto non lo sia, mancanza di questo tipo preclude l’utilizzo del campo di calcio nelle ore serali, riducendone la capacità di sfruttarlo per eventi in grado di generare entrate. Capitolo a parte va dedicato alle trasferte. In base all’importanza dei campionati, i club devono farsi carico di mezzi e spese accessorie degli spostamenti che variano dai pochi chilometri delle leghe meno importanti (Promozione ed Eccellenza), ad arrivare ai campionati nazionali. Una società di Serie B femminile, specifica importante per capire la caratura del torneo e la capacità monetaria della società) è arrivata a spendere oltre 100mila euro in questo capitolo di spesa.

Ancora una volta il ‘determinismo ambientale’ sfavorisce le società del Sud che sono costrette a movimenti più lunghi: su 18 squadre, 16 hanno sede nel centro-nord. La cifra spesa riduce all’osso la possibilità di investire nell’ampliamento della rosa. Infine, ma non meno importante, è la competenza della dirigenza, un valore che sembra essere sopravvalutato.

Le società più piccole e povere non hanno necessità di un organigramma sviluppato; nella maggior parte delle realtà il presidente, per forza di cose o per vanesia, copre più posizioni. Un difetto strutturale che non permette ai giovani tecnici di poter fare esperienza ed emergere. Altro male è quello molto sviluppato delle raccomandazioni degli sponsor che, in cambio di un lauto bonifico, ‘suggeriscono’ zii, cugini e parenti che inseguono il loro sogno nel cassetto. E

Ilcaso

quando ci sono figli che sognano di fare i calciatori? Presto fatto: basta una mazzetta e si risolve con un posto da titolare garantito fino alla prossima mensilità. Quello raccontato sui social non è il vero calcio di periferia. Bisogna diffidare di tutti coloro che lo vedono come una realtà bucolica, vera espressione dello sport, alla quale si anela ritornare. Quando il pesce puzza, lo fa dalla testa.

LE OPPORTUNITA’

Tra impianti non adeguati e trasferte costose le società si arrangiano con quello che hanno a disposizione

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Fabio Antonio Pengo

Angela Forcina la predestinata del volley ora fa muro alle truffe

PREDESTINATA

Da piccola aveva iniziato con l’atletica a Bari, poi dalle medie il volley e una carriera di successi con l’Altamura

Una vita passata nei palazzetti di tutta Europa. Angela Forcina era semplicemente una predestinata della pallavolo. Dopo 27 anni di carriera ai massimi livelli, tra schiacciate e bagher, adesso ha deciso di dedicarsi alla botanica e alla tutela dei consumatori. Riavvolgiamo il nastro. Com’è iniziata la sua carriera?

“Ho iniziato a fare sport all'età di nove anni però con l'atletica leggera. Mi allenavo a Bari, alla caserma Rossani. Poi,alle medie, cominciai a giocare con la squadra di pallavolo delle scuola e lì mi feci notare. Ero in prima e giocavo già con le compagne di terza media. Dopo qualche mese, fui notata da una squadra di Serie C: la Caaf Bari. Ma dopo poco tempo passai in serie A, con l’Amatori volley del presidente Mimmo Magisto, al quale devo tanto . Avevo solo 13 anni, e mi dissero che avrei dovuto aspettare i 18 anni per entrare in prima squadra..” E invece le cose andarono diversamente... “Esatto. L’esordio arrivò subito. Per una strana serie di coincidenze. Era estate e dovevo solo allenarmi, ma per infortuni e assenze di tante giocatrici che erano impegnate nei campionati europei, toccò a me scendere in campo per inaugurare il palazzetto contro l’Isernia. Eravamo contate e scesi in campo. Sarà stata l’adrenalina, la paura di fare una brutta figura, ma feci un partitone. E quel giorno l’allenatore, Donato Radonia, mi disse che sarei entrata in prima

squadra dove ovviamente ero la più piccola e giocavo con 30enni provenienti da tutto il mondo, tutte campionesse con le loro nazioni. Io invece ero una ragazzina, l’ultima arrivata”.

Quali sono i momenti che ricorda con più gioia? Ci racconti qualche aneddoto. “Una delle esperienze più belle che ho vissuto nella mia carriera l’ho vissuta ai tempi della Victor Village Bari. Vincemmo la Coppa Confederale a Stoccarda nel 1984, il 24 febbraio, è qualcosa di indelebile nella mia testa. Oltre a noi, c’erano altre tre squadre a contendersi la coppa e noi riuscimmo a vincere la finale contro lo Stoccarda che giocava in casa. Fu pazzesco. Nessuna squadra italiana aveva mai vinto una Coppa Europea prima di allora. Mi sono trovata dall'età di 13 anni a vivere esperienze all'estero incredibili che mi hanno sempre fatto sentire una privilegiata, anche se poi il giorno successivo tornavo dietro i banchi di scuola e mi facevo interrogare come un’alunna qualsiasi”.

È riuscita a non montarsi la testa mentre frequentava ancora la scuola?

“No, ho avuto una gran fortuna: avere dentro di me, e per questo ringrazierò sempre i miei genitori, dei valori molto forti. Non mi sentivo diversa dagli altri compagni di scuola, anche se sentivo la diversità nella tipologia di vita. Per esempio non sono mai andata in discoteca. Ho sempre amato stu-

All’età di soli 13 anni aveva già debuttato con la V. Village Bari, poi la consacrazione dopo il passaggio all’ Altamura: “Che brividi quando c’era il derby...”
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diare. Tante volte ritornavo dalle trasferte alle 6 e il giorno dopo dovevo andare a scuola. Era pesante ma, allo stesso tempo, talmente bello che lo rifarei”.

Ha rimpianti nel non poter essere mai andata in discoteca con i suoi coetanei?

“No! Nella maniera più assoluta. Io mi reputo una privilegiata. Ero fiera di me stessa. Fare ciò che ami ti da motivazioni, ti fa superare ogni ostacolo. Io riconosco subito chi ha fatto sport, perché ha dei valori che rimangono per sempre. Sembra retorica, ma lo sport è una palestra di vita”.

Il suo cuore però l’ha lasciato ad Altamura...

“È stato un grande amore.Tante volte mi fermano ancora per strada. Mi manca un po', mi sentivo un simbolo di quella città. Però quando mi fermano per strada mi fa davvero piacere, perché capisco che ho lasciato un bel ricordo. Ed era un affetto reciproco. Quando arrivai ad Altamura, dal Bari, mi accolsero con una grande festa per la mia presentazione a Piazza Castello. Sono diventata il perno della squadra, non ero più l’ultima arrivata come a Bari. Che emozioni durante la cavalcata dalla serie C alla Serie A1. Mi ricordo che in occasione del derby, ci scortavano con il pullman, per arrivare al palazzetto c’era un chilometro da percorrere e già si sentivano i cori e il supporto degli altamurani. È una sensazione che mi fa venire ancora i brividi”.

Dopo 27 anni è stato difficile ritirarsi?

“Devo essere sincera. Non è stato difficile. Verso i 36/37 anni mi ero stancata. Avevo deciso di lasciare. Ma i tifosi volevano che rimanessi. Ho lasciato a 40 anni che ero nauseata. Però per anni non ho più guardato una partita. Solo recentemente ho visto i mondiali. La pallavolo è stata un grande amore per me. Quando vedo gli altri giocare è come vedere il mio ex che sta con un’altra. Mi chiesero di fare una rimpatriata guardando una partita dell’Altamura. A pochi metri dal palazzetto sono tornata indietro. Non ce la facevo. Troppe emozioni nel tornare lì”.

Dal difendere a rete, adesso difende i consumatori...

“Ogni grazie ricevuto, equivale ad un punto fatto con una schiacciata. Tutto iniziò quando mi rivolsi ad un’assoziazione che invece di aiutarmi mi truffò. Ho iniziato una lotta e ho conosciuto la Lega Consumatori, che poi mi ha proposto di lavorare con loro. Da ìi ho aperto un piccolo sportello e in 7 anni ho incredibilmente raggiunto 7 mila tesserati”.

Cosa consiglia ai giovani di oggi?

“Seguire le proprie passioni. Mi intristisce che si stiano allontanando dallo sport.

I social sono pericolosi perché danno l’idea che facendo poco si possa essere importanti. Serve impegno per i grandi traguardi”.

Appassionata di botanica, ha conseguito la laurea in biologia: poi l’inizio dell’avventura con Lega Consumatori

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Protagonista 16-31 marzo 2023

L’Ue all’Italia sono valide le adozioni omogenitoriali

Il Parlamento europeo ha “condannato” il Governo italiano per aver bloccato le registrazioni all'anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. La decisione del governo italiano è il frutto della recente circolare del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Per l’Eurocamera il provvedimento italiano porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli", e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione. Tutti i bambini hanno diritto agli stessi diritti, a prescin-

Dietrofront

dere da come sono stati concepiti”, ha avvertito la commissaria per l’inclusione e l’uguaglianza Helena Dalli. Quasi in tutta l’Europa i figli di coppie omogenitoriali sono riconosciuti fin dalla nascita. La censura al governo Meloni è stata presentata dal Renew Europe, ed è stato votata da Socialisti e Democratici, Verdi e dalla Sinistra. La maggioranza è stata raggiunta grazie all'appoggio delle delegazioni dei Popolari dei Paesi nordici e del Portogallo.

(30 marzo)

Il tycoon presto in Tribunale

ChatGpt bloccato in Italia:

Stop a ChatGpt in Italia. È quanto stabilito dal Grarante per la privacy, che ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani da parte di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce il software di intelligenza artificiale. Il Garante ha inoltre sottolineato l’assenza di una informativa agli utenti i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto “la mancanza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali”. Infine, il Garante ha fatto notare che, nonostante OpenAI non abbia una sede nell’Ue, ma solo un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro 20 giorni le misure da attuare in base a quanto richiesto dal Garante. In caso di mancato adempimento, la società statunitense va incontro a una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo. (31 marzo)

Pagamenti falsificati all’amante Donald Trump verso l’arresto?

Per la prima volta nella storia, un Presidente degli Stati Uniti si ritrova ad essere incriminato. Il prossimo 4 aprile, Donald Trump dovrà rispondere dell’accusa di aver pagato 130mila dollari all’ex pornostar Stormy Daniels. Una cifra per pagare il suo silenzio.

I fatti risalirebbero al 2016: Trump e la sua azienda sono accusati di aver falsificato i documenti per nascondere i pagamenti alla donna, oggi 44enne. L’ex Presidente, che apparirà davanti alle autorità di New York, sarebbe accusato di 30 capi d’accusa per frode aziendale. Lui, però, nega tutto. Sia la presunta relazione con Stormy Daniels (pseudonimo di Stephanie A. Gregory Clifford), sia i pagamenti.

Lo scorso 18 marzo, Trump ha profetizzato sui social il suo imminente arresto e ha aizzato i suoi alle proteste. Non si ferma la sua campagna elettorale per le prossime elezioni, neanche sotto processo. (30 marzo)

16-31 marzo 2023 14
“Dati personali a rischio”
sull’IA

Il

Bari International Film&Tv Festival

Bif&st: la magia del cinema invade i teatri e la festa si diffonde tra i negozi e le strade

L’edizione 2023 del Bif&st, Bari International Film&Tv Festival, in programma dal 24 marzo fino al 1°aprile, si apre alla città e coinvolge non solo i teatri ma anche le attività commerciali e gli spazi pubblici. Ѐ un festival a 360° quello della 14^edizione che vede protagonisti anche i lavoratori baresi con una serie di iniziative. Così il capoluogo pugliese diventa palcoscenico per oltre 100 appuntamenti organizzati da più di 70 attività commerciali, 20 organizzazioni culturali e cinque cinema di quartiere che abbracceranno tutti i cinque Municipi.

Con Fuori Bif& st, giunto al secondo anno, i film non sono solo proiettati nei teatri, ma si possono leggere e replicare, bere e persino mangiare: Gasperini e la Gelateria Gentile, per esempio, propongono gusti di gelato a tema, 98orto Osteria contemporanea inserisce nel menu 15 ricette “che hanno fatto la storia della settima arte”, e lo stesso farà Il Polpettificio. Non solo, grazie all’iniziativa proposta

Al castello di Conversano 60 opere d’arte di Ligabue

La convocazione

Il

dall’architetta Maria Piccarreta, ci saranno proiezioni di filmati e foto storiche della città, ritratta negli anni ‘30 e ‘40 del’900, che vestiranno i palazzi simbolo di Bari come il castello Svevo e la biblioteca nazionale. Tra i tanti appuntamenti, il festival di Felice Laudadio proporrà dialoghi con autori e scrittori con incontri e ospiti fra cui le scrittrici Lucia Tozzi e Sara Gainsforth. ..................... ......(23 marzo)

Autentica, fin troppo vera, primitiva. Arriva al castello aragonese di Conversano l’arte di Antonio Ligabue, in mostra dal 25 marzo all’8 ottobre. Nelle 60 opere esposte il racconto della vita dell’artista e della sua voglia insaziabile di riscatto. Come in una seduta dallo psicologo, emergono dai suoi numerosi autoritratti le complicanze e i traumi della vita, dalla Svizzera all’Emilia, ai

Si è tinto d’azzurro il sogno del portiere del Lecce, Wladimiro Falcone (a destra, foto Lega Serie A). L’estremo difensore dei salentini è stato inserito dal ct della Nazionale italiana, Roberto Mancini, tra i convocati per le sfide contro Inghilterra e Malta, che si sono concluse, rispettivamente, con una sconfitta e una vittoria. Non è riuscito a esordire, tuttavia, perché davanti a sé c’è un gigante come Donnarumma. La convocazione nell’Italia, però, rappresenta un grande traguardo per il portiere e per il club. È, infatti, soltanto il quarto calciatore del Lecce a essere chiamato a indossare la maglia della Nazionale. Prima di lui, ci erano riusciti, mentre giocavano in Salento, il terzino destro Marco Cassetti, il portiere Vincenzo Sicignano e il difensore Andrea Esposito. Di questi, l’ultimo, convocato da Marcello Lippi, è stato proprio il centrale salentino doc quattordici anni fa, nel 2009, mentre l’unico che è riuscito a esordire è stato Cassetti, che ha collezionato due presenze. (26 marzo)

PAGINA A CURA DI: Silvio Detoma

Rosanna Luise

Giancarla Manzari

Carmen Palma

Emanuele Saponieri

Francesco Ventrella

suoi problemi psichiatrici. La sua arte è lontana dalle accademie e dalle scuole di pittura, il suo è un tratto elementare, quasi infantile, ma incredibilmente personale. Erroneamente definito “pittore naif”, sarebbe meglio descriverlo come un “outsider”, rimasto troppo tempo fuori dai circoli artistici. La mostra è curata da Francesca Villanti ed è prodotta e organizzata da Arthemisia (25 marzo)

16-31 marzo 2023 15
15giorni
Arte e dintorni
sogno azzurro di Falcone, il quarto “salentino” della Nazionale
16-31 marzo 2023 16

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