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Cittadino in guardia baby gang in azione

AGGRESSIONE

Calci, pugni, minacce, aggressioni immotivate nei confronti dei propri coetanei da parte di gruppi di ragazzi

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Camminare per strada ed essere aggrediti senza senso ma per pura goliardia da un gruppo di ragazzi: non sono anarchici, neanche black-bloc, sono le baby gang. Un problema sociale in continua espansione. Per baby gang si intende un fenomeno di microcriminalità organizzata, generalmente diffuso nelle grandi città, per il quale i minorenni, in gruppo, assumono comportamenti aggressivi ai danni di cose o persone. Una realtà diffusa in tutto il mondo ma che è in continuo aumento in Italia.

L’identikit della baby gang è la fotografia di gruppi composti da circa 10 ragazzi. L’età è compresa tra i 15 e i 17 anni, sono spesso italiani, senza un'organizzazione strutturata e senza neanche la distinzione di ruoli all'interno. Analizzando questo fenomeno, sorgono spontanee alcune domande: cosa c’è alla base di questo? C’è il fallimento della società e dell’eduzione ricevuto? Oppure è un segno di ribellione?

Le motivazioni di questi episodi di aggressione potrebbero essere legate a problemi

Sisto e Decaro

Bari, sicurezza anche in periferia

Il 13 febbraio, per quanto riguarda le baby gang, il vice ministro della Giustizi, il barese Francesco Paolo Sisto, ha avuto un incontro sulla sicurezza. Il vertice si è tenuto a Bari in Prefettura alla presenza dei vertici delle forze dell’ordine, del Prefetto di Bari, Antonella Bellomo, e del sindaco Antonio Decaro.

“Dalle forze dell’ordine e dal sindaco c'è stata una presa d’atto che la città ha bisogno di più sul piano della sicurezza.- ha detto il vice ministro- . Se i reati crescono, con spaccate e fenomeni di baby gang che aumentano, si deve cercare un rimedio. Siamo preoccupati della recrudescenza dei fenomeni a Bari, motivo per il quale ci siamo incontrati oggi in maniera sinergica. Quello che mi sono permesso di suggerire - ha aggiunto -è dare la percezione al cittadino che c'è una sicurezza presente in tutta la città, compresi i quartieri periferici” sociali e personali.

Molti ragazzi vengono spinti a far parte delle baby gang per il bisogno di crearsi un’identità, e quindi dall’esigenza di fare parte di qualcosa di più grande che porta il ragazzo a identificarsi all’interno dei gruppi. Farne parte può colmare il senso di solitudine e suscitare nel giovane il desiderio di appartenenza e attaccamento con lo stesso, rendendo possibile la condivisione di interessi comuni ed esperienze di vita. Espressioni di un disagio derivante, il più delle volte, da una mancata inclusione o assenza di modelli di riferimento all'interno della propria famiglia, più che da una vera e propria volontà criminogena.

Il fenomeno interessa tutta l’Italia, senza grandi distinzioni, ma solo con zone in cui è più sviluppato come nel centro-nord dove i gruppi si ispirano a gang criminali estere, composte prevalentemente da ragazzi stranieri, di prima o seconda generazione, non integrati a livello sociale. Insieme compiono azioni violente, senza motivi particolari. Originata prevalentemente da situazioni di disagio familiare o sociale, la diffusione delle baby gang potrebbe essere anche frutto di una mancata integrazione piuttosto che da legami con la criminalità. Un fenomeno che si esprime con azioni violente e reati, spesso contro altri coetanei o persone adulte, che richiedono strategie di intervento basate su un'attenta analisi e comprensione del pro- blema.

Tra gli episodi proprio il 13 febbraio una baby gang ha rapinato due ragazzi e picchiato il padre, di 49 anni di uno dei due a Chivasso, a Torino. I membri del gruppo, una decina, tutti probabilmente minorenni, sono denunciati dai carabinieri per lesioni e rapina. A Bari un gruppo di ragazzi ha aggredito, in pieno centro, un avvocato di 60 anni mentre rincasava. Il 20 gennaio invece a Vicenza, nella centralissima piazza di San Lorenzo, un gruppo di ragazzi hanno rapinato e minacciato con la pistola quattro minorenni. Gli episodi, in particolare, ci mostrano che le baby gang non si muovono nei ghetti o nelle vie disperse della città ma, al contrario, agiscono in pieno centro.

Da parte delle istituzioni si richiede la necessità di un approccio integrato alla devianza di cui le baby-gang sono espressione, che tenga conto di molteplici aspetti: familiari, sociali, psicopatologici.

Nelle grandi città metropolitane sono state assunte dai prefetti mirate iniziative di contrasto in raccordo con la magistratura minorile. Per tale motivo risulta essenziale mettere in atto un lavoro di squadra volto a sensibilizzare il tema delle bande giovanili per poter entrare in relazione con esse e agire prontamente al fine di non abbandonare i giovani a loro stessi.

Giancarla Manzari

Iin Tutta Italia

Da Milano a Catania, le notti italiane tornano a essere segnate dalle azioni violente delle cosiddette ‘baby gang