CHI E' D'ACCORDO CI SCRIVA.
Umberto AGNELLI, AGNELLI, Paolo BARILE, Giorgio BASSANI, Alessandro BERETTA ANGUISSOLA, Carlo BO, L g CALIGARrS, Mario COLOMBO, Alberto FALCK, Domenico FISICHELLA, Serio GALEOTTI, Massimo Severo GIANNINI, Vincenzo GIUSTINO, Franzo GRANDE STEVENS, Franco GRASSINI, Rita LEVI MONTALCINI, Roberto MAZZOTTA, Vittorio MERLONI, Luca di MONTEZEMOLO, Alberto MONTICONE, Franco MORGANTI, Franco NOBILI, Livio PALADIN, Franco PECCI, Luigi PEDRAZZI, Carlo SCOGNAMIGLIO, Pietro SCOPPOLA, Mario SEGNI, Giuseppe TAMBURRANO, Mario UNNIA, Salvatore VALITUTTI, Antonio ZICHICHI hanno lanciato un. manifesto (il testo a pag.3) per nuove istituzioni che ristabiliscano i legami tra la Repubblica e i cittadini.
NELLA PAGINE INTERNE ANCHE: UN VERBALE SU FURTI AL COMUNE DI MILANO - COSTITUZIONE, I SUOI PRIMI QUARANT'ANNI - PORTELLO E DINTORNI, STORIE DI VARI PASTICCI - LE GIUNTE CAMBIANO GLI INTRALLAZZI NO - TIGRI E LEONI IN ZONA.
IL
SEMPIONE
mensile della zona 6 (Magenta-Sempione) di Milano - direttore: G. Palermo-Patera
ANNO 11° - n. 1 - Milano 20154 - via Cesariano 8 - sped.abb.post.gr.III/70% - FEBBRAIO 1988
MILANO NON E' FRANCOFORTE
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Mentre l'amministrazione comunale di Milano è fermata dalle farsacce recitate dai partiti della proporzionale, il lato davvero grave della questione è che i problemi dell'area metropolitana marciscono. Da un lato un similparlamento impotente è in ritardo di parecchi decenni dal dare assetto normativo adeguato alla realtà delle aree metropolitane, cosa -questa- che danneggia in primo luogo il centinaio di comuni che formano l'area metropolitana di Milano. Dall'altra, la politica spettacolo che è resa necessaria dalle buffonate della proporzionale ha privilegiato, appunto, tutto ciò che è appariscente ed effimero. Si interviene sulla realtà urbana per fare soldi subito da distribuire alle clientele. Si fanno quelle iniziative, magari prive di conseguenze utili di fondo, ma che sono riconoscibili e saltano all'occhio del pubblico. Restano indietro quegli interventi di lungo respiro, risanatori dell'assetto urbanistico, delle nostre condizioni di vita. L'inquinamento atmosferico attorno alla Fiera non si vuole rilevarlo perchè si teme di trovare un problema che è molto meglio ignorare, la rete fognaria di Milano non dispone di neanche un (non uno) impianto di depurazione. Da questo punto di vista Milano è come Kinshasa. Si meditano colate di cemento magari con la scusa delle case per i lavoratori. Quando è più che evidente che nell'area urbana di Milano gli insediamenti vanno fermati, non promosssi. Ci sono quelli che continuano a dire che a Milano la Fiera deve stare nell'area urbana come a Francoforte. Ebbene, ecco, qui sopra, le cifre della realtà urbana di Milano paragonata a quella di Francoforte. E' lampante la differenza tra una città saggiamente amministrata e la realtà sudamericana di Milano. Gli insediamenti a Francoforte sono molto più equilibrati rispetto al territorio, tanto che ogni singolo cittadino ha una disponibilità di verde sessanta (diciamo sessanta) volte maggiore che non a Milano. E lo straordinario è che questo non avviene certo a scapito della intensità delle attività di Francofortul• dato che, molto significativamente, il traffico aeroportuale a Francoforte è nettamente mar y; ...„J",` CP quello di Milano pur ripartito su due aeroporti.
I LEADER DELLA PRIMA REPUBBLICA
L'Italia ha bisogno di due grandi riforme: un governo e un parlamento. Per ottenerli:
1 - elezione popolare diretta del primo ministro;
2 - un parlamento con veri rappresentanti eletti in collegi uninominali (nei quali l'eletto sia - nel collegio ha preso
del settembre 1980, rnale riportava, trada Le Monde diploi articolo dell'urbaniRedaelli. Nello sa - a-lavano le prospettive dell'area lombarda ipotizzando, per gli fa, una "multicitta" ?sse equilibratamenorio regionale (inte) diverso da quello ivo tradizionale) il lelle attività umane oni sociali. sgoccioli degli anni forse, è il caso di ,me si sono messe ,duo le cose rispetto a ciò che era ritanuto fattibile e auspicabile. Questo interrogarsi ha tanto più valore in quanto e»
tra gli studiosi sta diffondendosi iiiibf.a. fortune (lel "modello veneto" Io ruolo agi„
la convinzione che le recenti dipendo», ila neta, dal fat, che n si presenti L "multicittà". Auna Ebbene, ci pàa siaskpa dire che le ipotesi di tanti anni fa risultano confermate per quanto riguarda il ridursi della propensione a risiedere nella città-metropoli; tant'è che, da allora Milano ha perduto il 14 per cento (più o meno) della sua popolazione. Ha continuato a mutarsi la localizzazione delle attività del secondario (industrie), anch'esse in emigrazione rispetto al baricentro dell'area regionale. Tuttavia, questa parte dei fenomeni riguarda le scelte degli operatori privati e qualche frangia di quell'operatore ibrido
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Francoforte 191.8 20,5 milioni 60,2+155,6 615.000 1.000.000 311.000 191.8 Milano 3.2 8,6 milioni (L+M) 56(10 in costruzione) 1.500.000 3.290.000 780.000 3.2_ fr
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(dati de IL GIORNALE)
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che è il settore delle partecipazioni statali. Il settore pubblico continua, invece, nella pervicace applicazione del 'modello metropoli". Si/ discuteva del trasferimento del Politecnico a Gorgonzola, ora si resiste. Si discuteva del trasferimento del Policlinico, ma non se ne fa nulla. (Qui, per vero, c'è un incidenza "privata": l'interesse dei clinici a restare nei pressi delle cliniche private). Del pari si insegue un (falso) modello Francoforte per tenere la Fiera all'interno "delle mura". Così come in centro congressi non pare possa essere pensato altrimenti che "in città'. Il risultato è che Milano è una trappola mortale da molti punti di vista.
Soprattutto Milano continua a essere gestita con una mentalità urbanistica del tutto fuori tempo. Giunte rosse, rosso-verdi o pentapartite in questa fondamentale dimensione non fanno davvero differenza alcuna.
La spiegazione è, ancora una volta, nella dimensione istituzionale: il regime della proporzionale, la conseguente esigenza di furto che spinge la classe politica feudale che ne consegue, la sua incapacità a trovare le giuste dimensioni territoriali del governo locale, l'esigenza che si determina di attuare valorizzazioni dei suoli laddove è più facile l'appropriazione partitica.
Le giunte cambiano gli intrallazzi no
Titolammo così, per buoni motivi, anche al precedente cambio di giunta comunale a Milano.
Fino a questo punto, la magistratura si è prospettata soltanto singole azioni criminose dell'imprenditore Salvatore Ligresti e di alcuni amministratori comunali e non quella che potrebbe essere un'unica, vasta, protratta e insistita azione delinquenziale. Ha ragione l'Unità a dire che tra le due cose c'è gran differenza.
Tuttavia, che la prima giunta "di sinistra" possa dar luogo al sospetto di una fondatezza dell'ipotesi della più vasta azione criminosa ci pare più che certo. La manovra, di per sè con tutti i crismi del losco, delle "controdeduzioni", l'entità delle aree e delle volumetrie interessate, la quantità dei casi sono cose tutte che indicano una stessa direzione. Noi non amiamo nessuno dei partiti dell'attuale sistema politico che, tra l'altro, riteniamo fazioni di un'unica classe politica feudale. Nella fattispecie, tuttavia, si possono fare delle distinzioni.
Che qualcuno ora, che in Italia è quasi scomparsa la prole, possa definirsi demoproletario ci
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fa sorridere, ma, non conoscendolo, abbiamo rispetto per il demoproletario Basilio Rizzo (di cui non condividiamo, quasi non occorre dirlo, le idee politiche generali) il quale da anni avverte i milanesi dell'esistenza di un partito di Ligresti fortissimo e che ora si vede benissimo. Questo partito era (o è) tanto forte che i suoi condottieri hanno perso la testa e ogni senso della misura. Tant'è l'avv. Cutrera, ora senatore del partito socialista, dopo essere stato a lungo avvocato di Ligresti, ha ritenuto pericoloso continuare a esserlo e lo ha abbandonato.
E' di fronte a questo fatto che viene da chiedersi quali mai vincoli e compromissioni leghino i Craxi, i Tognoli, i Pillitteri e, a quanto pare, il partito socialista tutto e quello comunista a Ligresti tanto che non solo non riescano, più che evidentemente, a svincolarsene e a vedersi costretti a offrirgli un tentativo di rivincita, riproducendo quella giunta di malaffare che fu la giunta "di sinistra".
Che i verdi si prestino non ci sorprende. Diffidavamo sin dall'inizio di questi reduci dalle lotte a tempo indeterminato e non ci sorprende affatto che, per un paio di poltrone, abbiano già deglutito l'alluvione di cemento previsto per il Portello. La trovata del 50 per cento delle aree dismesse dalle industrie destinate a verde è, sin troppo evidentemente, l'espediente per accettare tutto quello che è stato progettato sin qui. Ci sarà poi modo, quando sarà tempo, di fare tutto ciò che occorrerà fare per fare altri e nuovi affari per celi imprenditori avventurieri e i famelici partiti della proporzionale.
Come il lettore attento sa, non siamo acquiescenti nè con la Fiat nè con Ligresti. Ma ci pare giusto rilevare che tra Agnelli e Ligresti c'è una diversa rilevanza penale. Ora i comunisti su l'Unità fanno bene a dirci che in consiglio comunale a Milano ci sono altri partiti edificatorii (ma non sembra, però, che vogliano fermarli) oltre a quello di Ligresti, fanno malissimo -però- a pro-spettare l'inevitabilità di riammettere Ligresti a nifovi affari se le società di cui si avvale sono in regola. Cosa, questa, che sembra confermare i pessimi segnali che già derivano dall'accantonamento di Quercioli, che era vicesindaco nella precedente giunta "di sinistra" e che risulterebbe essere l'unico dirigente comunista che si si a rifiutato costantemente di avere a che fare con Ligresti. (Si parla anche della mancata partecipazione a una cena della quale Ligresti era anfitrione e dove altri dirigenti comunisti si erano, invece, regolarmente presentati).
Basilio Rizzo ha soprattuto molta ragione a ricordare che se De Angelis e Radice Fossati sono le vittime predestinate della svolta politica, le cause prime vanno ricercate all'interno dei loro stessi partiti che sottoscrissero, nel novembre del 1986, un documento politico in cui si affermava la correttezza di tutto l'operato delle precedenti amministrazioni".
Ed è questa la logica dannata della democrazia consociativa legata alla proporzionale e alla centralità del parlamento (o, nel caso del governo locale, del consiglio): i nuovi governi non possono fare piazza pulita delle porcherie dei governi passati perchè nella contradanza del
farsi e disfarsi delle maggioranze sono sempre gli stessi rottami che si compongono e scompongono. Ripetiamo, noi non ci facciamo illusioni su nessuno. A proposito dei repubblicani, ci ricordiamo di quando Ugo La Malfa disse che i petrolieri avevano dato soldi al partito repubblicano (e a tutti gli altri) senza chiedere contropartite. E ci ricordiamo anche di Aristide Gunnella. (E ci ricordiamo che, con gravissime responsabilità date le sue possibilità, che il partito repubblicano continua a non capire nulla del problema istituzionale). Ma qui, a Milano, il partito repubblicano, per merito dell'assessore De Angelis, si è comportato bene. La sinistra gli ha rimproverato di voler fare l'inquisitore. E un rimprovero davvero strano. Per parte nostra, ci auguriamo che quando la Prima Repubblica sarà crollata sotto il peso della sua corruzione e della sua inefficienza, vengano fuori molti inquisitori che consentano, con tutti i crismi della legalità, di trasferire i corrotti nelle patrie galere. Nella democrazia cristiana c'è Radice Fossati. Certo queste colonne non sono mai state tenere con la democrazia cristiana e neanche con Radice Fossati, ma facciamo le dovute differenze. Senza illusioni soverchie dato che certamente è nel ruolo di chi fa affari, ma il capitalismo non è più demonizzabile di per sè. Egli è un fautore di affari come quello del Portello e, quindi, non siamo d'accordo con lui. Ma il codice penale è ancora una discriminante che va tenuta presente, anche se il partito unico della proporzionale cerca di farcelo dimenticare.
E ci pare importante notare come lo stesso Radice Fosatti nell'interessante intervista a L'Europeo (numero datato 19 dicembre) adombri il fatto che la DC di per sè avrebbe accettato tutto, ma si è trovata di fronte alla resistenza di "politici impropri" prestati dalla società civile e alla sconsiderata arroganza dei socialisti.
Dice Radice Fossati: "Questa giunta rossa è una 'ligrestata', cioè una cosa fatta in maniera rozza come le ha sempre fatte Ligresti".
E' da notare che la rozzezza era la cosa che a Ligresti rimproverava il sen.avv. Cutrera quando decise di non patrocinarlo più.
,Il partito liberale ha preso troppi elogi da Pillitteri. Può essere ancora considerato un partito per gente per bene?
Qualcuno ricorda il tempo di "Capitale corrotta, nazione infetta"? Quando a Roma l'Immobiliare vaticana imperversava, sindaco Cioccetti. Bene, Milano ha superato. Se non altro, tra quella Immobiliare e quella di qui c'è un diverso modo di stare a tavola.
chiodini
STILE - Il 19 dicembre, a proposito del piano-casa, Tognoli al consiglio comunale di Milano ha detto: "Tutti sapevano...a quali cooperative bianche, rosse e verdi sarebbero state assegnate le aree". Come dire, con tatto, naturalmente: "C'era pappa per tutti e voi qui neí Palazzo lo sapevate; ora perchè rompete le scatole ?".
E' lo stile di questa Prima Repubblica.
2 .11 SEMPIONE FEBBRAIO 1988
APPELLO AL PAESE
Dopo una lunga fase di progresso economico e civile, l'Italia vive una grave crisi del sistema politico, alla quale può far fronte solo una grande riforma istituzionale.
Il governo e il parlamento riescono sempre meno ad affrontare tempestivamente i temi sui quali si decide il futuro del paese.
Sono entrati in crisi profonda i partiti, sempre più staccati dalla società civile e sempre meno in grado di svolgere la loro essenziale funzione di strumenti di raccordo tra i cittadini e i rappresentanti politici.
Il cittadino si sente lontano da una vita politica estranea al suo controllo, in cui la scelta dei governi e delle maggioranze non è espressione diretta del suo voto, ma è affidata alle mediazioni successive dei partiti.
Il paese, che rischia un pericoloso declino, può invece avviarsi verso una nuova fase di progresso se riesce a darsi un assetto politico in grado di affrontare i grandi problemi del domani. Occorre quindi una grande mobilitazione morale, una nuova partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Ma contemporaneamente occorre correggere, con una riforma istituzionale, i meccanismi che hanno spinto alla situazione attuale. Il punto centrale di questa riforma sta nella modifica della legge elettorale, basata su un proporzionalismo che ha svolto in passato una funzione positiva, ma che oggi contribuisce alla frammentazione politica, alla instabilità dei governi, allo strapotere degli apparati di partito, all'affievolirsi dei rapporti tra eletto ed elettore..
L'Italia ha oggi bisogno di un sistema politico più simile a quello delle altre maggiori democrazie. Una riforma elettorale ispirata al collegio uninominale, che consenta la stabilità dei governi, dia ai cittadini il potere di scegliere la maggioranza e vincolare il partito prescelto a una determinata coalizione, crei, un rapporto diretto tra eletto ed elettore, valorizzi le caratteristiche personali 'del candidato, è quindi l'elemento fondamentale della "grande riforma" di cui avvertiamo l'improrogabile necessità.
Convinti che una vera riforma istituzionale sarà impossibile senza una forte spinta- società civile, noi intendiamo, aderendo a questo manifesto, dar vita a un movimento di opinione che mobiliti il Paese verso un grande obbiettivo, e che spinga la classe politica a procedere su una strada di progresso e di rinnovamento dell'Italia.
Umberto AGNELLI, Paolo BARILE, Giorgio BASSANI, Alessandro BERETTA ANGUISSOLA, Carlo BO, Luigi CALIGARIS, Mario COLOMBO, Alberto FALCK, Domenico FISTCHELLA, Serio GALEOTTI, Massimo Severo GIANNINI, Vincenzo GIUSTINO, Franzo GRANDE STEVENS, Franco GRASSINI, Rita LEVI MONTALCINI, Roberto MAZZOTTA, Vittorio MERLONI, Luca di MONTEZEMOLO, Alberto MONTICONE, Franco MORGANTI, Franco NOBILI, Livio PALADIN, Franco PECCI, Luigi PEDRAZZI, Carlo SCOGNAMIGLIO, Pietro SCOPPOLA, Mario SEGNI, Giuseppe TAMBURRANO, Mario UNNIA, Salvatore VALITUTTI, Antonio ZICHICHI.
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IL SEMPIONE aderisce con entusiasmo a questo appello, non solo perche corrisponde ad aspetti essenziali delta sua linea, ma anche perche e certo che corrisponde alle intezioni coscienti della maggioranza dei cittadini della zona; i quali -non a caso- quando furono a essi rivolte domande di natura istituzionale che andavgno, nella sostanza, ben al di la del puro oggetto del quesito, risposero con una maggioranza del 75 % dei voti espressi in favore dell'elezione popolare del sindaco e del presidente del consiglio di zona. Questo impostazione che implica la volonta di un rapporto chiaro tra mandanti ed eletto corrisponde al volere di una maggioranza nettissima di italiani rilevata da molteplici sondaggi, ma mai s da un pubplico quesito, perchf dopo piu di cent'anni d'unita d'Italia, gli Italiani vengono ritenuti, per precisi loschi motivi: dalla classe politica, immaturi per decidere dei loro propri assetti istituzionali.
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FEBBRAIO 1988 IL SEMPIONE. 3
POSTA CICLO E PORTELLO
Caro Direttore, approfittando della sua cortese ospitalità, mi permetto di inviarLe delle riflessioni scaturite anche in seguito all'ultima assemblea della Vivere meglio nella nostra zona.
FIERA - Sul grande e minaccioso progetto per una mega Fiera lungo il chilometro e mezzo di strada che porta a piazzale Kennedy non desidero spendere più di tanto: l'arch. Simonis ha presentato tutti gli aspetti indotti da non necessitare al momento aggiornamenti. Resta un commento, dunque. Ciò che stupiva nel corso dell'assemblea era l'assenza dei partiti nei pensieri dei cittadini. Ora, per intenderci, non che il fatto sia in sè del tutto deplorevole, anzi, ma in questa occasione il non guardarsi ingiro è quanto meno ingiusto. Infatti partiti hanno quasi tutti rapporti diretti con l'Ente Fiera. Basti la candidatura unanime per Im'sx prefetto Vicari a testimoniarlo.
Prendendo in esame i singoli partiti, infattio, è interessante 'notare come le posizioni non brillino per gli occhi dei cittadini della nostra zona. I partiti DC, PLI, PRI e PSDI non si segnalano per una particolare attività anti-colosso Fiera. Non vi sono recenti dichiarazioni a proposito e comunque non credo che la gente si aspetti da tali partiti posizioni fortemente critiche nei confronti della Fiera. Interessante, ci arda re alla sinistra che ovre be, almeno credo, cercare di salvare la faccia. Tralasciate le scarse prese di posizione di DP, anche a livello zonale, comunque antimprenditoriali ma non particolarmente pro-cittadini della zona e comunque rispetto per coerenza, veniamo ai due grandi partiti della sinistra.
Su la Repubblica del 26/9/87, nelle pagine di cronaca romana (non lette a Milano) il neo-ministro per le aree urbane, Carlo Tognoli, dichiarava: "La Fiera di Milano, ente autonomo, in 60 anni di vita non ha mai dato nulla al Comune in cambio di strutture, di servizi che sono stato messi a sua disposizione. E oggi 30.000 persone che vivono nel quartiere residenziale attorno alla Fiera sono in una situazione di estremo disagio per sei mesi all'anno".
Una dichiarazione non certo leggera, ma che non può che far sorridere al pensiero che chi l'ha fatta per più di dieci anni è stato sindaco di Milano. Dov'era Tognoli quando questi fatti avvenivano? E il PSI?
Passando al PCI, direi che due numeri del periodico di zona comunista, L'Arco della Pace, danno un'idea ben chiara della compartecipazione di questo grande partito, anche dai banchi dell'opposizione, alla politica morbida nei confronti della Fiera violenta. Il capogruppo PCI
Zona 6 dichiarava nel numero del maggio/giugno 1986: "La presenza del recinto fieristico nel territorio della zona 6 viene dal PCI considerato come un fatto positivo", con relativa sproloquiata sull'alta qualificazione, la spinta economica, il tessuto produttivo, il terziario, ecc.
In un numero più recente si intervistava il presidente Boselli con condimento di gran panegi-
rico. Sullo stesso numero compariva, peraltro, una bella pubblicità dell'Ente Fiera. Giusto la ciliegina sul gelato. Allora che aspettarsi ancora da questi partiti? Finchè i cittadini della zona continueranno a votarli non potranno poi lamentarsi della situazione di caos crescente attorno al recinto fierist i co.
PISTE CICLABILI - Come i suoi lettori già sanno, parte di responsabilità nella realizzazione delle piste l'ha il sottoscritto. Non vedendo ancora in esercizio dette piste mi permetto di esprimere alcune opinioni. Anzi, trarrò spunto da un fatto di cronaca. Sul Corsera del 23/ 11/87 il giornalista Alberto Trivulzio descrive in termini deamicisiani l'inaugurazione della Mostra sulla bicicletta all'Ansaldo in via Tortona. E', a suo dire, l'"atto di amore" che Milano dedica alla bicicletta. Cerco ancora una volta i politici presenzialisti di turno. Taglia il nastro Tognoli senza portafoglio che promette finanziamenti pubblici da Roma per la creazioni di reti di piste ciclabili nelle città della penisola. Indi Pillitteri, il neo "coniato" Gattai (che tra l'altro abita proprio lungo il tragitto della pista ciclabile della zona 6) e Cannavò, della "rosea", che ha fornito il materiale iconografico. nella mostra si parla di tutto, fuorchè del reale. C'è la bicicletta di Leonardo, ma non v'è traccia delle note "bici gialle". Vero che neppure Schemmari s'è fatto vedere. Nulla sulle piste. Non a caso: chi si recasse a vederle in questi giorni di fine novembre resterebbe deluso: asfaltatura di scarso valore, sbrecciature di muri, rifiniture scadenti, protezioni inesistenti. Con la pioggia l'aspetto si fa tetro. In via Alberto da Giussano gli incidenti d'auto sono triplicati poichè nessuno si è ancora accorto che la pista richiederebbe una variazione dei sensi unici. E dire che, se il comune si fosse limitato al progetto approvato dal consiglio di zona, oggi avremmo piste sicure senza eliminazione di posti macchina, come invece accade nel tratto, per sempio, di piazza Giulio Cesare. I socialisti di recente hanno evocato lo spirito di Bava Beccaris e i fatti del '98 per inneggiare a quei veri martiri di fine secolo. Eppure oggi sembrano avere in comune col generale delle cannonate uno scarso amore per la bicicletta. allora servivano per compiere attentati. Non escluderei a priori che, oggi, episodi simili possano verificarsi contro il palazzo (Marino). Sembra, anzi, quasi inevitabile, visto l'andazzo.
CORSO SEMPIONE
Egregio Diretttore, ho avuto il suo intelligente giornale. Le scrivo perché noto la continua degradazione di corso Sempione, dove abito da 50 anni. L'unica cosa che doveva essere un abbellimento, è costato una barca di miliardi e non se ne comprende la necessità. Ha interessato l'ultima parte di corso Sempione e serve solo a portare i cani a fare i loro bisognini e a qualche bambino ad andare in bicicletta. Quando c'è il sole la domenica mattina, vado a fare due passi fin là e m'è venuta un'idea che servirebbe almeno
CI ACCUSA
Egregio direttore, questa mia lettera e queste mie foto che mi permetto di inviarle sono un modesto sostegno all'azione de IL SEMPIONE.
Se il più delle volte mancano realmente e Milano è molto in ritardo rispetto ad altre città (vedi la Francia con parcheggi automatizzati sotterranei con sistemi di pagamento tipo Bancomat) e se il vigile è un fanta-
sma è anche vero che Parcheggio Selvaggio è anche -il più delle volte- pigro. Infatti tutta la zona del centro, grazie a Dio, è straservita dai più svariati mezzi pubblici (Diamo a Cesare Cel che è suo).
ome è pigrizia da parte dei bravi cittadini di questa zona, non contenti così ben descritto da IL SEMPIONE a pag.7 del numero di dicembre, non insegnano ai cani di non sporcare nel bel mezzo dei marciapiedi (alcuni sinceramente lavati solo dalla pioggia che Dio ogni tanto continua a mandarci), anche quando sono perfettamente a conoscenza del calibro dell'escremento in questione e senza contare, nei periodi di caldo intenso, al pericolo di infezione che i cittadini più piccoli (come mio figlio: due anni e mezzo) possono riscontrare.
Poichè infatti i suddetti escrementi invadono per Riorni e settimane, e a volte plu, le nostre strade e aiuole attorno alle quali si svolge, ben due volte alla settimana, un mercatino ambulante di generi prevalentemente alimentari, a volte c'è da chiedersi veramente in quale razza di città arcaica (inquinata di più non si può) e disorganizzata siamo costretti a•vivere.
ad allietare i milanesi. la domenica si potrebbero invitare le fanfare militari a tenere dei concerti sul piazzale davanti al Monumento; così la scalinata servirebbe a qualche cosa. Ci sarebbe così una scusante a tanto spreco. Un'altra cosa che manca in corso Sempione è un posteggio fisso di taxi. Non si sa percliè hanno tolto quello che c'era davanti alla Fiat, che era così comodo e serviva tanto le continue fiere, come alla gente che viene da fuori, e non può circolare in centro con la macchina. Ho chiesto a qualche tassista, ma sono stati tutti molto evasivi in proposito. Ci deve essere una ragione particolare. A Lei fare le ricerche... Distintamente.
Senza poi parlare del tempo libero dei più piccini. Cioè di quei bambini in età pre-asilo, con madri che per disgrazia loro, non lavorano per cui non possono usufruire del servizio asilo prima dei fatidici tre anni. Se non si vuole fare camminare i figli a modo di gimkana, per i disagi ben noti, e far loro respirare i gas di scarico delle auto, dei bus, diesel e non, e cercare di farli socializzare, andare a vedere il "recinto" al Parco Sempione. Per i più piccoli: non esiste un contenitore con sabbia per lavarsi le mani, devono attraversare soprattutto col pericolo di finire investiti dalle biciclette dei più grandi non c'è nessun tipo di toeletta la maggior parte delle panchine sono rotte e comunque vicino all'unico scivolone per i bambini più piccoli non ci sono panchine la recinzione e sfondata in più parti non esiste nessun tipo di sorveglianza oltre l'abituale sporcizia, abbondano anche i profilattici maschili colmi di "contenuto". Siamo cittadini di una zona popolosa e dobbiamo darci da fare. lo sono cittadina straniera, e vivo qui da circa un anno, ho vissuto anche neipaesi così detti del Terzo Mondo, ma cose del genere, sinceramente, non mi erano mai capitate.
Se mi posso permettere un giudizio sul caos di questa nostra zona, non me ne vogliate, ma mi pare proprio che sia dovuto alla mancanza di sensibilità verso la qualità della vita, che il cittadino residente e non, non riesce a sentire dentro di lui, come facendo parte, nella sua piccola unità, di un insieme che forma a sua volta, la cittadinanza di un paese civile ancor prima che democratico.
Per non fare solo critica ma proporre:
spostare verso piazza del cannone il mercato e ridurlo a una sola volta la settimana, magari potenziandolo, e soprattutto disinfettando a lavoro ultimato parchimetri lungo tutta la via Cesariano sino a piazza del cannone sotto le aiuole di piazza SS.Trinità e attorno all'Arena parcheggi completamente automatici con presa in consegna da speciali ascensori delle vetture e pagamenti con carta di credito. Naturalmente questo sistema può essreecostru:to in Italia, creando posti di lavoro.
Geneviéve Adou Makdachi
4 SEMPIONE FEBBRAIO 1988
Due esempi del Sig.Parcheggio Selvaggio
Paolo Andrea Natta consigliere indip. zona 6
Mietta Tavola via Poliziano
POSTA Seiverde
Passa il tempo e nulla si muove, da parte dell'amministrazione comunale, nella direzione di creare nuove isole pedonali. Nel giugno scorso SEIVERDE, associazione ambientalista della nostra zona, inviava al sindaco e al presidente della zona 6 una petizione firmata da oltre 300 cittadini nel corso di una nostra manifestazione, l'"Operazione Belfiore".
Con tale petizione si chiedeva di intraprendere i primi passi nella direzione della pedonalizzazione di questa caratteristica arteria commerciale della nostra zona, via Belfiore.
Poichè detta petizione non è mai stata ripresa dagli organi di stampa ci permettiamo di proporla a IL SEMPIONE affinchè tutti possano conoscere i motivi della nostra richiesta. Un cordiale saluto.
Per SEIVERDE Pietro
Armuzzi
Noi sottoscritti cittadini milanesi, convinti che nelle metropoli la creazione di isole pedonali possa favorire un miglioramento della qualità della vita degli abitanti, ritenendo che là dove sia possibile gli amministratori comunali debbano muoversi nella direzione della realizzazione di dette isole, identificando nella via Belfiore una possibile arteria commerciale da sottoporre a pedonalizzazione in considerazione: della sua vicinanza al parcheggio Pagano/MM dei mezzi pubblici che la servono eccellentemente (MM1, autobus 63, 67, 60, 18, tram 24) della quasi totale assenza di passi carrai della sua brevità (poco più di cento metri) dell'assenza di "funzionalità veicolatoria" (non serve a smaltire il traffico da corso Vercelli) del parere favorevole espresso da 10.274 cittadini residenti in zona 6 in occasione della consultazione popolare svoltasi il 16 dicembre 1984 (contrari 2.712)
CHIEDIAMO al Comune di Milanoe pertanto ai suoi amministratori di voler predisporre un progetto di pedonalizzazione della via Belfiore che, pur in tempi non immediati, consenta di giungere alla sua realizzazione per l'anno 1990. Il tempo intermedio dovrà essere utilizzato nel dirimere le attuali forti perplessità corporative dei commercianti e pertanto nel trovare soluzioni che consentano ai medesimi di evitare i (da loro) temuti tracolli finanziari.
SUGGERIAMO a tal fine di voler attuare sin dal prossimo autunno una sperimentazione consistente nella chiusura temporanea della via nei sabati pomeridiani. Pensiamo, infatti,che soluzioni quali quelle inerenti alla pedonalizzazione vadano affrontate con la dovuta gradualità.
LEONI E TIGRI IN ZONA
"La più popolosa di Milano, pressochè priva di verde, e fra le più quotate del mercato immobiliare, la zona 6 è quella parte di suburbio, ormai città consolidata, situata immediatamente fuori le Porte Magenta, Sempione e Volta. Vecchi caseggiati operai, ad esempio a De Angeli o in via Canonica, interrompono qua e là un assortimento di residenze per borghesi d'ogni taglia: dalle ville di via Telesio (primi del secolo) agli attualissimi condomini di corso Sempione, a certi alveari umani di via Washington. L'altezza degli edifici in complesso non è opprimente, e qua e là, di tanto in tanto, fabbriche, in parte smobilitate o in corso di ridimensionamento. Al passato più remoto -di cui si possono reperire, cercandoli, preziosi cimeli- si è sovrapposta una ricchissima gamma di architetture e di modi di vivere (dal liberty al futurismo). Disparate le fonti di richiamo: fra di esse il quartiere italocinese; la Rai Tv; un'università (Io IULM); la Fiera Campionaria, il Cimitero Monumentale..." Sotto il titolo tra parentesi come lo riscriviamo "(De Angeli-Fiera-Sempione)", questo è l'inizio del capitolo dedicato alla zona 6 di un libro di fresco in libreria: MILANO FUORI MILANO di Luca Sarzi Amadè (pagg. 400, lire 45.000, editore MUSIA). Noi diciamo Magenta-Fiera-Sempione, ma Sarzi Amadè ha le sue ragioni per preferire il riferimento a De Angeli. Perchè mai Milano fuori Milano? Perchè vi si prende in considerazione quella più parte di Milano sulla quale meno si sofferma l'attenzione dei più. La Milano al di fuori delta zona centrale concepita in senso stretto, il nucleo storico attorno al Duomo, che amministrativamente si ricomprende nella zona 1 del decentramento. Il libro di Sarzi Amadè si occupa, così, minutamente, delle altre zone del decentramento amministrativo, quelle che vanno dal 2 al 20.
Sarzi Amadè lo fa collezionando sistematicamente notizie storiche su ogni zona, annotazioni su come essa si presenta, notizie su ciò che è in atto. Come dire? Quasi, se fosse umanamente possibile: tutto quello che volete sapere su ognuna di quelle zone.
C'è già di che fare leccare i baffi a tanti, come ben sappiamo proprio in zona 6, dove abbiamo visto sparire ben due edizioni del libro sul quartiere Sempione curato dal consiglio di zona 6: Dal borgo degli ortolani a porta volta di Tullo Montanari. E anche questa volta crediamo che non andranno per- niente affatto delusi coloro che sono giustamente golosi di questo genere di letture che appagano tante doverose curiosità sul passato il presente dei luoghi in cui viviamo.
Per quello, poi, che riguarda la nostra zona si va dalle ghiotte notizie sul "barcho" il parco dei Visconti, oltre trecento ettari che andavano sino alle attuali zone 19 e 20, completo di praterie, boschi, frutteti, orti giardini, con copiosissima selvaggina. Ci si cacciava il cinghia-le. C'erano anche, per doni acquisti destinati o fatti dai Visconti e dagli Sforza, animali esotici: leoni,pantere, tigri e anche un elefante.
Il campanile del Corpus Domini fotografato da Sarzi Amadè dal chiostro dei carmelitani.
Tante altre notizie si possono intravedere dietro i titoli che spezzano il capitolo dedicato alla zona 6: La pila e la "schiena d'asino", I cavalieri di Malta a Milano, La più grande pala
d'altare contemporanea?, Un esercito di 24 milioni di sveglie, Dalla Berta Filava alla Maddalena, Un fazzoletto attorno al mondo, La più bella opera di Verdi, La spericolata avventura che trascinò il mondo, Dopo la grande guerra, Il "tempio dei primati", L'ultrasessantenne compagna degli italiani, Un boulevard milanese, Cento lampade e un'università, Un ciclo di affreschi sopra il tempio di Bacco, Medioevo da riscoprire sotto casa, Una città nella città, Pozzanghere d'arte, Il museo in cantina, Un'eco che tace, Il più grande museo italiano di scultura. E questo soltanto per titoli soltanto per la nostra zona e nel libro di zone ve ne sono altre diciotto; anche se la nostra zona è certo mediamente di maggior rilievo della maggior parte delle altre.
Queste altre diciotto zone certo ci interessano egualmente dato che la zona 6 non è un'isola, ma parte viva di quella complessa cosa che è l'area metropolitana di Milano.
Mi pare che ce ne sia a sufficienza per invogliare alla lettura di questo libro edito dalla casa editrice milanese Mursia, come Sarzi Amadè c'informa fondata da Ugo Mursia (in zona 3), siciliano. Sarzi Amadè è per il maggior numero d'esse anche l'autore delle belle fotografie che abbondantemente illustrano il volume e di cui diamo un solo esempio per la nostra zona.
VETRINE
PEPE' E PAPUSNello scarno e ormai desueto repertorio delle canzoni meneghine ce n'è una che, nel 1944, venne presentata da Fausto Tommei e dalla bellissima soubrette Marisa Maresca nella rivista di Bracchi e Dansi con musica di Giovanni Danzi al Teatro Mediolanum. Si intitolava, appunto, Pepè e papus, vale a dire Scarpette e scarponi. Scarpette erano quelle di lei, scarponi quelli di lui. Poi, a causa della moda che aveva lanciato le calzature ortopediche con altissima suola in sughero, la situazione si capovolse: i papus li calzò lei, mentre lui infilava i pepè di vernice per andare a ballare. Ma la sopraggiunta guerra tornò a capovolgere la situazione e, infine, venne il tempo di calzare le scarpacce autarchiche con le
suole di cartone ricoperte di copertone pneumatico e rinforzate da salvapunte e salvatacco in ferro. Scarpacce per lei e scarponi da soldato per lui. E, intanto che lui era al fronte, venne il tempo dei "pepè" per il figlio dell'amore. Il ritornello di questa canzone milanese diceva: "Le la rideva e mì seri tutt russ - le coi pepè - mi coi papus...".
Poesia fatta di niente, però con tanto sentimento di cui oggi non si trova più traccia e non soltanto nelle canzonette. Dalla memoria in cui era custodito assieme alle prime emozioni giovanile delle grandi riviste teatrali legate al fascino delle soubrette dell'epoca, dalla splendida Marisa Maresca a Vera Roll, da Aziza Azaia a Lucy D'Albert e Wanda Osiris; dalla
PAOLO SARPI
ESAMI DELLA VISTA
APPLICAZIONE LENTI A CONTATTO CONSEGNE RAPIDE
foto ottica Scaccabarozzi
via Paolo Sarpi 63
tel. 38E1917
un
FEBBRAIO 1988 IL SEMPIONE. 5
memoria quel ritornello è riemerso improvvisamente, quasi d'incanto, davanti alle vetrine di un negozio di calzature di via Costanza dove i "pepè" si sovrappongono ai "papus" mischiando le elegantissime -e costosissime-scarpe del più raffinato made in Italy con le pesantissime scarpe da marine, da boscaiolo canadese, da scalatore o da contadino cinese. Analoga suggestione ha suscitato una piccola vetrina di via Paolo Serpi traboccante sotto il peso di scarpe provenienti da oltreoceano e ispirate alle esigenze più diverse da quelle di un normale passeggio.
Basta, poi, guardarsi attorno per vedere ai piedi, specialmente dei giovani, scarpe da cowboy, da yacht o da astronauta. Mentre per i "pepè" in zona, quasi a ogni angolo di strada, c'è una boutique di scarpe che sembra fare concorrenza alle gioiellerie. Da Mortarotti a Luca, da Divarese a Vergelio a Nica le scarpe sono diventate uno "status simbol", quasi un'opera d'arte. Altro che: "Le la rideva e mi seri tutt russ -lè coi pepè e mi cunt i i papus...".
FACCIAMO CLIC ? - Spesso gli hobby diventano vere e proprie passioni, a volte manie o addirittura malattie. Uno degli hobby che va più soggetto a queste trasformazioni è quello della fotografia. Gli appassionati del "clic" sono un esercito, un mondo in continua espansione, dove le novità fioriscono più fantasiose che in un giardino magico. Tic o mania che sia, fatto sta che se il piccolo negozio di foto-ottica di via Cherubini inalbera l'insegna Malattia è solo perchè questo è il nome del titolare. Il compLto, però, di accogliere e assistere i foto-amatori spetta al giovane perito ottico ed esperto fotografo Armando Storchi. Storchi, a tempo libero, è valente collaboratore de IL SEMPIONE come altri due ottimi fotografi della zona: Massimo Riva (via Canonica) e Andrea Scaccabarozzi (sia Paolo Serpi). In occasione della Rassegna d'auto d'epoca, svoltasi recentemente a corso Vercelli, per iniziativa eegli esercenti locali, Armando Storchi ha fatto un reportage dal quale abbiamo tratto la fotografia pubblicata sul numero di dicqmbre.
RECLAME OVVERO PUBBLICITA', CIOE' ADVERTISING -
Quando i manifesti affermavano "chi beve birra campa cent'anni" o "a dir le mie virtù basta un sorriso" o "Apri l'occhio, per la salute bevi Giommi"; quando le "cinquemila lire per un sorriso" messe in palio dalla Gi. Vi. Emme per il suo dentifricio per l'Italia poveretta d'allora valevano piu di molti premi in "gettoni d'oro" d'oggidì; quando il sogno dell'italiano era "se potessi avere mille lire al mese", la pubblicità si chiamava "reclame". Adesso si chiama "advertising". Come che sia, la pubblicità resta l'anima del commercio e, nonostante tutte le esagerazioni, condizionamenti, i suoi lati belli e brutti, quelli intelligenti e quelli volgari, fa parte della vita moderna. Vi immaginate cosa sarebbe la nostra vita se, improvvisamente, non ci fosse più la. pubblicità sulla stampa, in televisione, alla radio, al cinema, nei negozi, sulle strade? Calma, non corriamo nessun pericolo di essere privati di caroselli, spot, show e promotion. A maggior ragione noi della zona 6 che, stando almeno alle indicazioni fornite
dagli elenchi telefonici, è la zona di Milano nella quale c'è la maggior concentrazione di operatori pubblicitari: agenzie, studi, imprese, laboratori, consulenti, esperti, artisti, disegnatori, redattori, fotografi, impaginatori, grafici, allestitori, promotori, costruttori, modelli, attori. I nomi di ditte e di professionisti che, in zona 6, si occupano di pubblicità riempiono pagine intere, si contano a centinaia, Non c'è quasi via che non abbia il cuo bravo pubblicitario. E non mancano nomi di grande prestigio a fianco di altri che non dicono nulla al profano, epperò magari corrispondono ad autori di trovate pubblicitarie note a tutti. La pubblicità, insomma, è un'altro campo che registra il rilievo di una zona, come la nostra, che ha una portata che va al di là anche della dimensione statistico-demogra-
fica (neanch'essa trascurabile) dei suoi centomila abitanti.
IL PANE DI DON GIOVANNI - Già segnalato in questa rubricaper la sua immagine di caratteristico negozio di panetteria con strutture in legno naturale, il Fornaiodi via San Michele del Carso ci ritorna per merito delle sue vetrine in cui la signora Maria Marinoni, di volta in volta, ambienta il pane e i dolci in un'atmosfera di circostanza o di pura fantasia. Così la vetrinetta d'ingresso per Sant'Ambrogio, in occasione dell'apertura della stagione operistica al Teatro alla Scala con le avventure del Don Giovanni di Mozart, era ispirata a questo avvenimento di fama internazionale. Ovvero, michette, sfilatini e pagnottelle in versione lirica.
Wurstel dì Milano zona 6
WURSTEL - Ultima parola della lettera "W" del Dizionario Garzanti della lingua italiana, il wurstel è "salsiccia lunga e sottile di carne bovina, solitamenta affumicata: è prodotto tipico della Germania e dell'Austrai". Ma quandoporta il marchio "W.K." è prodotto italianissimo, milanese, anzi proprio di zona 6. W.K. sta per Wurstel Kuh. In tedesco Kuh vuoi dire vacca. Nel caso specifico fa coincidere il prodotto con il nome dei fabbricanti originari, appunto i signori Kuh che, per sfuggire alle persecuzioni antisemite dei nazisti nel 1934 abbandonarono la Germania e una fiorente attività di salumeria per trasferirsi a Milano. Allora andarono in via Carlo Pisacane dove impiantarono la prima bottega italiana di preparazione e insaccamento di wurstel e altre specialità affumicate tipiche della gastronomia germanica. L'attività dei signori Kuh ebbe successo e in aiuto fecero venire il giovane salumiere "alto-atesino" Enrico Mayer che, col tempo, assunse la direzione dell'azienda e, poi, la rilevò. Nel 1961 la ditta W.K. di
Mayer E C. si trasferì in via Castelvetro conservando intatte le caratteristiche artigianali e familiari. Oltre al signor Enrico lavorano tuttora in azienda la moglie Carla Zaini (milanese di Porta Cicca) e i figli Francesco e Carlo, oltre a sei gastronomi e un'impiegata.
Il catalogo W.K. è rigorosamente circoscritto alle specialità tedesche degli insaccati (il budello naturale con le spezie provenienti dalla Germania): servelat, kreinerwust, kilomerwurst, leber wurst, landjager, wurstel, frankfuster, bratwurst, carrè e pancetta affumicata, prosciutto di Praga...
La capacità produttiva della ditta W.K. è volutamente mantenuta a livello artigianale e perciò le sue specialità tedesco-meneghine sono riservate ai negozi dove la qualità prevale sul prezzo. In zona, ad esempio, si possono trovare in via Pier della Francesca dalla gastronomia Poma o dalla salumeria Sacchi, in corso Vercelli da Campagnoli e in piazza Wagner da Raineri.
Leo Gravina
24 ORE parla del Portello e strane storie all'Istituto Padre Beccaro
Il 29 dicembre, alla fine, un giornale ha parlato del Progetto Portello nella sua reale dimensione. A fini informativi non abbiamo nulla da aggiungere a quanto i nostri lettori già sanno; perchè -malgrado la verificata e protratta congiura del silenzio, o, meglio, proprio grazie a essa- il nostro modesto foglio è arrivato non poche settimane prima di tutte le testate della "grande" stampa nazionale e cittadina. Un episodio, questo, che la dice lunga sullo stato miserando della libertà di stampa nel nostro paese.
E' accaduto così che solo il 29 dicembre, appunto, IL SOLE/24 ORE ha detto ai suoi lettori ciò che il nostro lettore attento sapeva già da un po'.
Altro elemento grave è che il 24 ORE è giornale che si stampa nella nostra zona. E, quindi, per quanto intellettualmente impediti possano essere i suoi redattori alla partita, dovrebbe
rendersi conto di che disastro urbanistico è il Progetto Portello per la zona, per la città e l'area metropolitana tutta. Invece, non c'erano particolari peana, ma certamente neanche un parola di riprovazione per un piano tanto urbanisticamente criminale.
Ma bisogna rendersi ben conto: il 24 ORE è un giornale della Confindustria. Nell'affare Portello ci sono dentro tutti. Addirittura assieme Craxi e Agnelli, la Fiat, i partiti, l'I RI; ci si può mettere a dare un giudizio in un caso come questo avendo occhio ai reali problemi della collettività mentre si hanno sulle spalle i condizionamenti che un giornale della Confindustria può avere? Sperare d'avere in questo paese un giornale vero continua a essere una speranza folle.
Nel frattempo il Portello sembra coinvolgere anche realtà marginali e calpestare gli inte-
ressi dei cittadini anche in modi assai indiretti. Ne sanno qualcosa i genitori degli allievi dell'Istituto Padre Beccaro che è insediato tra via M.A.Colonna e viale Teodorico, dove ne stanno succedendo di tutti i colori.
Il "Padre Beccaro" è una IPAB,, come si dice con una delle tante bizzarre sigle che la nostra burocrazia riesce a inventare. E', cioè, un "istituto pubblico di assistenza e beneficenza". Dio ci scampi. Per giunta è in mano a un commissario democristiano protetto, pare, dalla Curia.
AI "Padre Beccaro" succedono cose strane, il direttore didattico viene licenziato, ma il provvedimento viene revocato dalla Commissione regionale di controllo (Coreco). Lo stesso Coreco richiede tutta la documentazione contabile per controlli che sembrano necessari.
Il corpo docente si era dichiarato solidale con il direttore didattico, minacciando un esodo in massa dall'istituto. Con quanta soddisfazione per i genitori degli scolari è facile immaginare. Mossi a chiedere spiegazioni, si sono sentiti dire cose strane dal commissario: il direttore metteva i vermi nei pasti degli scolari, due scolari erano stati scoperti a masturbarsi al cesso. Uno dei genitori ha chiesto se era presente il direttore didattico. Si è risposto che non era presente, ma doveva sorvegliare. (A noi questo genere di bugie ricorda la panzane che i gesuiti hanno inventato sulla morte di Voltaire o quelle che inventavano gli stalinisti sulla morte di Trockij).
E' più probabile che il direttore debba pagare l'insofferenza verso strane manovre che sembrano volte allo smantellamento dell'istituto. Sembra proprio che i si vogliano scoraggiare genitori dall'indirizzare al "Padre Beccaro" i propri figli. Per esempio si fissa una somma mensile di 200.000 lire per la frequenza e dopo soli tre mesi si comunica l'aumento sino a 300.000.
Forse tutte queste stranezze potrebbero spiegarsi se si pensa che l'insediamento dell'istituto è nella zona del Portello e che potrebbe essere appetitoso partecipare all'affare.
Lasciate che i pargoli vengano; epperò cercate di cacciarli se ostacolano una buona speculazione. Amen.
chiodini
FASCISTI - I fascisti, se sono rimasti tali, non si vede in virtù di che cosa debbano essere riaccreditati. Il dramma per le prospettive democratiche di questo paese non è affatto che i fascisti possano in qualche modo essere fuori gioco (ammesso che lo siano) quanto che in gioco siano tanti partiti antifascisti tra i quali non ve n'è uno solo che dimostri di sapere cosa davvero è la democrazia.
SUL SERIO - Su "7" supplemento illustrato del Corriere della sera del 19 dicembre si ammira una fotografia di Pillitteri. Nella didascalia si legge: "Nessuno lo avrebbe ritenuto capace di rompere con il pentapartito milanese ed essere protagonista di una nuova alleanza con Pci, Psdi e Verdi. Nell'articolo di Claudio Schirinzi che è illustrato' dalla fotografia si legge: "Forse questa volta l'errore è stato di chi non l'ha preso sul serio". Forse.
6 .IL SEMPIONE FEBBRAIO 1988
CINA CINA CINA CINA
PITTURA CINESE CAPODANNO CINESE
In Cina, in occasione della festa del Capodanno lunare, le finestre e le porte delle case vengono decorate con figurine di carta finemente ritagliate e con stampe che riproducono soggetti dell'antica mitologia popolare.
Gli autori di queste opere, allievi delle celebri scuole dei dipinti del nuovo anno, eccellono anche nella produzione di raffinati acquarelli che ripropongono soggetti legati alla natura: piante, fiori, pesci, uccelli.
Una delle piu valide e accreditate scuole di dipinti del nuovo anno si trova a Yangliuqing, un villaggio a pochi chilometri da Tieniin.
Le delicate pitture raccolte nell'esposizione allestita a cura dell'Associazione Italia-Cina presso il Centro Lavoro Arte di via Canonica, sono l'espressione più genuina della recente froduzione artistica di questa amosa scuola.
La mostra richiama, anche nel titolo, la festa del capodanno cinese che si terrà verso la metà di febbraio.
L'occasione quindi costituisce un significativo e affascinante prologo che ci consente di allargare le nostre conoscenze nel vastissimo e poco noto panorama artistico cinese.
L'esposizione dei dipinti del
nuovo anno, patrocinata dal Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese, rimane aperta dal 21 gennaio al 3 febbraio con orario 17.30/9.30, presso il Centro Lavoro Arte di via Canonica angolo via Cesariano. Quest'iniziativa rientra nella nutrita serie di attività che l'Associazione Italia-Cina promuove da tempo nella nostra zona così particolarmente caratterizzata dalla presenza della numerosa comunità cinese.
Le quattro conferenze presso la Biblioteca del Parco Sempione nel 1986, vennero seguite l'anno scorso da un'esposizione di acquarelli di Lo Mei Hing e dalla mostra fotografica Cina oggi entrambe ospitate dal Circolo •Carducci di via Bertini e organizzate in collaborazione con il consiglio di zona 6. Ma l'avvenimento che attirò di più la curiosità dei milanesi .(oltre centomila persone!) fu la prima festa del capodanno cinese svoltasi nel gennaio del 1987. Un'inizativa destinata a entrare nella tradizione della nostra zona che i cinesi della comunità di Milano stanno preparando con entusiasmo per riproporcela, lungo le vie Canonica e Sarpi, fra qualche settimana.
Roberto Borgonovi
L'ASSOCIAZIONE ITALIA-CINA
Da anni l'attività dell'Associazione Italia-Cina privilegia, giustamente, !a zona 6 dove risiede lapiù numerosa comunità cinese d'Italia. ll 1988 si apre con due iniziative promosse e curate da questa associazione: la mostra dei dipinti del nuovo anno della scuola Yangliuqing (presso il Centro Lavoro Arte di via Canonica, angolo via Cesariano, dal 21 gennaio al 3 febbraio) e la seconda festa del capodanno lunare cinese (14 febbraio). Inoltre l'Associazione Italia-Cina ha avviato un articolato intervento a livello scolastico presso la scuola media Panzini per favorire il corretto inserimento dei venti alunni cinesi che la frequentano. Ma in programma c'è dell'altro, ovviamente. Al responsabile milanese dell'Associazione, Roberto Borgonovi, abbiamo chiesto di illustrarci il ruolo e le attività di questa organizzazione. Ed ecco, qui di seguito, quanto ci è parso rimarchevole annotare dal colloquio. L'Associazione Italia-Cina ha iniziato la sua attività nel 1962 per favorire e migliorare i rapporti culturali e di amicizia con la Repubblica popolare cinese. Aperta a tutti coloro che, indipendentemente dalle personali opinioni politiche, ispirati da sentimenti amichevoli, desiderano conoscere o approfondire la conoscenza della Cina, da allora sino a oggi si è mossa con
la convinzione che la conoscenza giovi all'amicizia e con la consapevolezza che l'amicizia tra i popoli sia utile alla causa della pace e del progresso dell'umanità. Partendo da questa convinzione e da questa consapevolezza l'Associazione ha operato per contribuire alla creazione di condizioni favorevoli all'allacciamento delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Repubblica popolare cinese. Ha inoltre operato, e opera tuttora, per contribuire allo sviluppo di buone relazioni e scambi fra i due Paesi in tutti i settori, nel rispetto del principio della non ingerenza nei rispettivi affari interni.
Ha così guadagnato prestigio e influenza in Italia, ottenendo apprezzamenti e incoraggia-menti lusinghieri anche da parte cinese. Per l'opera svolta e i risultati conseguiti, l'Associazione Italia-Cina gode di una lunga consuetudine di rapporti con autorità, istituzioni, enti e organismi cinesi della cui collaborazione si avvantaggia per il successo di tutte le sue attività.
E' organizzata su base nazionale e agisce attraverso circoli dislocati in numerose città italiane.
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una biblioteca specializzata, un servizio abbonamenti per centinaia di riviste e giornali cinesi un centro studi e ricerche che si occupa di consulenze, traduzioni, interpretariato, corsi di lingua cucina e cultura cinesi nonchè dell'organizzazione di iniziative culturali di vario genere.
Direttamente o in collaborazione con altri organismi promuove, spesso con il patrocinio di enti e istituzioni italiani e cinesi, confrenze, dibattiti, convegni, seminari, mostre, proiezioni di film, audiovisivi diapositive, manifestazioni varie che trattano i molteplici aspetti della realtà cinese.
Il Circolo di Milano sviluppa la sua attività tenendo a disposizione i propri esperti e collaboratori e il proprio materiale, sforzandosi sempre di fornire un'informazione documentata aggiornata. Tramite la sede nazionale, cura. l'organizzazione di viaggi in tutta la Cina, offrendo un servizio di alta qualità, con possibilità di scegliere fra decine di itinerari diversi fornendo un'assistenza complessiva e specifica sia nelle fasi di preparazione dei viaggi che durante i soggiorni in territorio cinese.
Dallo scorso anno è responsabile del coordinamento organizzativo della festa del capodanno lunare che vede coinvolta tutta la comunità cinese di Milano, la più numerosa in Italia, e che, in zona 6, sembra destinata a diventare un appuntamento fisso con la tradizione popolare cinese.
Presente in quasi tutte le occasioni che nella città di Milano vedono protagonisti la Cina, il suo popolo e la sua plurimillenaria storia, il circolo milanese dell'Associazione Italia-Cina tende ad ampliare il proprio raggio d'azione verso altre città dell'area lombarda, realizzando annualmente un numero crescente di iniziative di rilievo che superano spesso i confini locali, assumendo non di rado una valenza e una risonanza molto più ampie.
Circolo di Milano dell'Associazione Italia - Cina, via Bagutta 24, tel. 705827, aperto dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00.
Tutti possono aderire all'Associazione Italia-Cina; coloro che vogliono dare un personale contributo per le sue finalità, così come coloro che, più semplicemente, desiderano soddisfare il proprio interesse per la Cina o solo per particolari aspetti di questo grande Paese. La quota individuale di iscrizione è di lire 30.000 (trentamila) all'anno.
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COSTITUZIONE, I SUOI PRIMI QUARANT'ANNI
23 anni fa il direttore di questo foglio, sulla base di sue personali esperienze nell'opera di governo di questo paese, pensava una serie di cose in ordine all'assetto istituzionale dell'Italia e alla necessità cogente di introdurvi forti mutamenti per consentire uno sviluppo degno delle potenzialità del paese.
In questi 23 anni da allora trascorsi si è discusso infinite volte con uomini di vari partiti incontrando una sordità, inizialmente totale, poi decrescente dopo ancora una crescente attenzione. Anche se, pare, siano ancora non moltissimi coloro che hanno capito la situazione sino in fondo.
Molti degli "incontri" sono avvenuti con comunisti. E con dirigenti e con organismi di base. Ho discusso in varie sezioni. Accolto, di volta in volta, con ostilità, con insofferenza, con sbigottimento, senza mai un briciolo di comprensione. Ricordo un'interminabile fila di volti per lo più inespressivi. Ancora di recente, come abbiamo raccontato su IL SEMPIONE, nel centro-zona comunista della nostra zona, incontro col sen. Taramelli e l'avv.Maris che, con tetraggine e totale assenza di una qualsiasi vivacità, ci ripetevano che le nostre istituzioni vanno benissimo.
Ci siamo egualmente affannati a spiegare, anche se avremmo dovuto arrenderci al fatto che appunto le deficienze istituzionali sono tali che un burocrate come Taramelli fa il senatore, probabilmente pensando (al massimo) alla pensione.
Per 23 anni siamo stati ossessionati dal ritornello comunista "La Repubblica non si tocca". Sapevamo, in Italia, della mamma. Ma una bella ritoccatina alla Repubblica ci pareva ci pare il modo migliore per salvarla. Oramai non sono pochi quelli che si accorgono di quanto sia più funzionale e democratica la monarchia spagnola della repubblica italiana.
Di recente è arrivato, bel bello, al comitato centrale del partito comunista il giovane leader Occhetto è ha scoperto, con un quarto di secolo di ritardo, e solo per metà, ciò che a noi da tempo pare ovvio.
Ora che dovremmo pretendere? che Taramelli e Maris vengano a chiederci scusa? Non ci pensiamo affatto, la sola idea ci fa già sbadigliare.
Ci basterebbe non dovere attendere altri 23 anni per la scoperta del resto. Anche perchè, alla lunga, come diceva un noto governatore della Banca d'Inghilterra, siamo tutti morti.
Dopo le buffonate dei decaloghi, dopo la catastrofe della commissione Bozzi, la classe politica ci riprova con le riforme istituzionali. Ora addirittura sembra consapevole che la pretesa d'essere democratici comporta la necessità di coinvolgere i cittadini (dopo più di un secolo di unità nazionale trascorso invano). E' possibile che la classe politica riesca a superare la sua collaudata impotenza? La sua voglia di proseguire nel saccheggio feudale del reddito nazionale?
QUINN E LA DEMOCRAZIAAnthony Quinn abita da 27 anni a Cecchina in provincia di Roma. Il Corriere della sera (numero del 6 dicembre) gli ha chiesto se ha rimpianti per l'America. Ha risposto: "Proprio nessuno". Strada facendo tra l'Italia e l'America ha perso qualche diritto? "Nessun diritto, ma forse ho perso il senso della democrazia. Negli Stati Uniti il diritto di voto fa di ogni cittadino un re: perchè con quel voto si contribuisce a eleggere il presidente e si può davvero cambiare tutto. In Italia è diverso...".
DIFESA DELL'INESISTENTEC'è chi sostiene che la nostra costituzione (fatta alle spalle del popolo) abbia difeso la democrazia. E strano dato che avrebbe dovuto difendere ciò che ciò non c'è mai stato. Al massimo avrà difeso i gradi di libertà che ci sono di una libera società civile. Noi propendiamo a credere che la società si è più difesa da sola. La democrazia, invece, è la possibilità del popolo di determinare il governo dello Stato. Questa possibilità non c'è mai stata data. Significativamente, nè prima nè dopo il fascismo i cittadini hanno potuto votare sulla legge fondamentale. Non a caso Nilde Jotti (su l'Unità del 27 dicembre) cerca di promuovere a questo ruolo il re-
chiodini
IL VERO DUCE - Non c'è dubbio che nella controversia tra Almirante e Rauti abbia ragione quest'ultimo. Come Duce, Fini è molto meno credibile di Craxi.
MONTEDISON - Ligresti è entrato nel consiglio di amministrazione della Montedison, società onorata.
CELENTANO - Celentano pare goda dell'appoggio e della comprensione di Comunione e Liberazione. E chi se no? •
GARDINI - noto collega di Ligresti.
RITI - Si è scoperto che "Pilli", sindaco della Milano europea proiettata oltre il 2000, svolge in famiglia riti selvaticipropri delle tribù palestinesi di duemila anni fa. Fa impressione anche senza mettersi a discutere del con chi lo fa.
RITI 2 - Forse è meglio non meravigliarsi dato che tutta la società cosiddetta civile celebra la domenica e anche il solstizio d'inverno.
ferendum istituzionale del 1946, che al massimo offriva una scelta preliminare.
REPUBBLICA - Il riferimento delta Jotti al referendum istituzionale del 1946 funziona in senso contrario a quello voluto. Il fatto che nel 1946 i cittadini scegliessero "repubblica" dimostra che aspiravano alla democrazia. Avere impedito loro di esprimersi sulla costituzione imposta dall'alto, nel 1947, dai partiti e avere elaborato meccanismi istituzionaliper un governo oligarchico affidato ai cacicchi dei partiti fu una risposta in senso contrario all'espressa volontà dei cittadini.
PARTITI SENZA DEMOCRAZIA - Tutto è aggravato dal fatto che progressivamente in tutti i partiti è scomparsa ogni traccia di democrazia interna e che è stata impedita ogni pubblica tutela dei diritti dei cittadini iscritti ai partiti.
C'E' ANCORA chi invoca l'applicazione della Costituzione. Una applicazione resa impossibile dalla inconsistenza dei meccanismi nati dalla costituzione stessa.
C'E' ancora chi esalta la nobiltà dei principi espressi dalla nostra carta costituzionale. Se la Costituzione fosse priva delle dichiarazioni di principio, ma prevedesse più solide e democratiche strutture, l'Italia sarebbe un paese più ricco, più ordinato e più
E' PIU' VECCHIA la nostra costituzione con i suoi quarant'anni che non quella americana con i suoi duecento.
QUARANT'ANNI di Costituzione, quarant'anni di insanabile illegittimità.
LO STILE del Corriere della sera è questo: in terza pagina ci spiega qual è la buona urbanistica che si pratica all'estero, contrapposta giustamente ai nostri obbrobbriosi pasticci; mentre in pagina di cronaca propaganda il progetto per piazzale Cadorna, quello del Portello, Tecno-cuty, il Politecnico alla Bovisa e tutti gli altri propositi di affollare l'area centrale della regione, area -proprio in base a quanto ci si spiega in terza pagina- sin troppo affollata.
RETROSPETTIVA - Pi I I itteri si è pronunziato contro la politica fatta guardando alla retrospettiva. Ha ragione: è guardando indietro che si scoprono i ladri.
PASQUINO INSISTE (Repubblica del 19/1) nel prospettare un collegio uninominale che permette il trionfo delle lobby. L'Italia è l'unico paese al mondo che ha fatto la politica del "tut— to petrolio" quando il petrolio era più caro è attraversato da lobby di tutte le specie e Pasquino è ancora convinto che sono i partiti cosi come li abbiamo che ci garantiscono contro le lobby.
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8 AL SEMPIONE FEBBRAIO 1988
23 ANNI
DIBATTITO
A via Mascheroni, sedazione cosciente per fare amicizia col dentista
Non che il dentista faccia sempre proprio paura, però un sottile senso di ansia è innegabile quando ci si siede sulla sua poltrona. Per non parlare, poi, dei bambini, che rifiutano o sopportano malvolentieri le cure odontoiatriche, al punto che si può calcolare che, mentre il 90 % dei bambinipresenta denti cariati sin dall'età prescolare, la maggior parte di questi sono classificati come "odontofobici" perchè rifiutano qualunque intervento, o come "ansiosi" perchè si sottopongono agli interventi, ma non riescono a controllare
DIABETE
In una cittadina di 100 mila abitanti ve ne sono almeno 4 mila; in una metropoli di due milioni ne troverete 80 mila. Chi sono? I diabetici. O, per essere più precisi, sia i diabetici che sanno di essere tali, sia coloro che lo ignorano, ma hanno già cominciato a esserlo o Io saranno nel giro di qualche anno. Nonostante sia difficile stilare statistiche precise, si calcola che i diabetici reali o potenziali (le persone a rischio) rappresentino una percentuale compresa tra il 3.5 e il 5 per cento della popólazione italiana: un italiano ogni 17-20, dai 2 ai 3 milioni in cifra assoluta. Sono tanti, troppi. Eppure, nonostante l'imponenza del fenomeno, del diabete si parla poco, perlomeno sulla stampa. C'è una spiegazione, in un certo senso: al diabete siamo ormai abituati, con lui conviviamo da tropi p secoli perchè possa ancora fare notizia". Il diabete consiste in un'alterazione del ricambio organico, cioè del complesso delle molteplici trasformazioni biochimiche che i cibi ingeriti subiscono nel nostro organismo. Disordine del ricambio che interessa primitivamente il solo settore degli idrati di carbonio (carboidrati) ma che in fase avanzata della malattia finisce col coinvolgere anche il ricambio lipidico (dei grassi), proteico, idrico (dell'acqua). E' noto che il diabete è causato da una carenza di insulina nell'organismo. L'insulina, il cui nome deriva dal latino "insula" (isola) e significa che viene prodotta dalle "isole di Langerhans", è un ormone pancreatico che ha una funzione precisa: aiutare il glucosio (gli zuccheri) a passare dal sangue ai tessuti. Se non c'è insulina, questo passaggio non avviene e il glucosio si accumula nel sangue, raggiungendo concetrazioni elevate (iperglicemia). L'organismo, però, non sopporta tassi troppo elevati di glucosio nel sangue e provvede a suo modo ad abbassarli: attraverso i reni, mediante emissioni frequenti e abbondanti di urina (poliuria). La poliuria, però, comporta disadratazione dell'organismo con conseguente dimagramento e assillante sete.
Io stato d'ansia e creano difficoltà notevoli all'odontoiatra. Quale l'alternativa?
Sino a ieri, e per la stragrande maggioranza dei dentisti ancora oggi, l'anestesia generale, una tecnica complessa, costosa e in fondo sproporzionata. Perchè un'anestesia generale possa essere eseguita, è necessaria una serie di esami clinici e una visita preanestetica. Inoltre con la narcosi si ha la perdita di coscienza e naturalmente di riflessi di difesa e al termine il paziente deve essere trattenuto alcune ore sino a che non è in grado di riprendere un'autono-
Il diabete tende a manifestarsi con la mezza età, in media dopo i quarant'anni, anche se può comparire a ogni età;Le prime avvisaglie consistono di solito in un senso di debolezza generale (astenia), in un lento e progressivo dimagramento, in un molesto e continuo prurito, in frequenti e recidivanti foruncolosi e altri sfoghi di pelle, in nevralgie ribelli alle comuni cure.
All'esame delle urine si mette in evidenza la glicosuria, ossia la presenza di zucchero e all'esame del sangue l'iperglicemia, cioè l'aumento più o meno notevole del tasso zuccherino. Gli esami sulle urine e sul sangue devono, quindi, essere ovviamente fatti ai primi sintomi del male.
Il diabete, di per sè, non è drammatico: drammatiche possono esserne le conseguenze, complicanze, che colpiscono soprattutto i piccoli vasi della retina e del rene e i grandi vasi, causando allora patologie a carico del cuore, del cervello e degli arti inferiori.
Per quanto riguarda la cura, due sono i cardini essenziali della terapia del diabete: dieta e insulina. La dieta ha un'importanza fondamentale poichè è ovvio che , per non aggravare la malattia, il diabetico deve introdurre una quantità di zuccheri che il suo organismo è ancora capace di utilizzare, cioè bruciare. Perciò, caso per caso, il medico deve stabilire l'alimentazione adatta a ogni paziente indicando il contenuto percentuale in idrati di carbonio. Ecco, quindi, la necessità di una dieta restrittiva a basso contenuto di calorie, con pochi zuccheri e pochi grassi, meglio quelli vegetali di quelli animali. L'insulina è l'altro cardine della terapia antidiabetica, rappresentando una cura ormonica sostitutiva. Per la cura insulinica occorrono la prescrizione e la sorveglianza continua del medico che deve assicurare i giusti dosaggi per evitare l'insorgere del corna ipoglicemico.
Chi ha il diabete può, quindi, accettare con serenità la sua condizione nella misura in cui riesce a diventare consapevole che l'adesione attiva alle prescrizioni terapeutiche e a determinate regole di comportamento ig•ienico-dietetico è in grado dìermettergli una normale qualità della vita.
Dott. Paolo De Micheli
mia deambulatoriale. Tutto questo, naturalmente, deve essere giustificato da interventi, stomatologici complessi, mentre è assurdo affrontarlo solo perchè il paziente dimostra un certo grado di ansia e paura verso le cure. Ecco allora la novità di un trattamento di desensibilizzazione che aiuta i pazienti a su-' perare la loro fobia ed è assai meno impegnativo di un'anestesia generale.
Lo studio •219i dottori Paglia ,e Darmi?, in via Mascheroni 31, è all'avanguardia, uno dei pochi. in Italia a praticare la sedazio ne cosciente, una tecnica che negli Stati Uniti d'America e in Danimarca, invece, è utilizzata abitualmente.
La tecnica Si attua facendo respirare al paziente, prima dell'inizio delle cure, ossigeno al 100 C 7D• Si somministra, poi, una miscela mista N2 0/02; la percentuale di N2 O viene progressivamente aumentata sino al livello ottimale che dà una sensazione psichica e un effetto analgesico di media entità., La mascherina nasale per la somministrazione, è leggera, deve essere solo posata sulla faccia, senza- legacci che
potrebbero infastidire il bambino, e mentre il sedativo comincia a fare effetto il dentista parla al paziente, lo aiuta a rilassarsi sino a quando abbassa le difese, è sveglio ma un po' assente, e si offre tranquillo alle cure. Anche l'ambiente circostante ha, naturalmente, la sua importanza: infatti non deve sembrare la spelonca del lupo cattivo l'ambulatorio serissimo e asettico del medico, ma, come nel caso dello studio di via Mascheroni, ci si dovrebbero trovare luci soffuse, musica di sottofondo e per i bambini, mille poster alle pareti, tanti disegni colorati, giocattoli sparsi, una meravigliosa, grossissima bambola che in sala d'aspetto ti riceve come sulla porta d'una fiaba.
Il protossido d'azoto, che viene inspirato in dose ottimale grazie a un meccanismo che ne fissa perfettamente il dosaggio si chiama anche gas esilarante e, così, in assoluto buon umore, insegnano i dottori Paglia e Damia, si possono curare le carie senza maledire la poltrona del dentista.
Giovanna Ferrante
NON SOLO PANE d i pane e farin a lunga storia sil a o e dG Pa farina 1,k#‘ "Pei a aued 0‘1 dd O -• MILANO VIA SOLFERINO, 5 TEL. 8053096 VIA S.MICHELE DEL CARSO, 1 TEL. 464067 VIA PAOLO SARPI, 46 TEL. 33101256 CORSO S.GOTTARDO, 12 TEL.8372697 dei FEBBRAIO 1988 IL SEMPIONE. 9 LA SALUTE
DIBATTITO DEMOC RAZZA?
Bisogna essere, paradossalmente, grati alle vicende di Palazzo Marino perchè sono, nella loro assurdita, perfettamente educative. Se qualcuno avesse avuto il dubbio, stando a Milano, che il sistema politico italiano è poco più che una grottesca imitazione della democrazia, ora dovrebbe avere conseguito tutte le necessarie certezze.
I cittadini votano, di tanto in tanto, credono persino di potere scegliere tra tanti partiti diversi, e -in realtà-distribuiscono, oltretutto nell'ambito di inevitabili costrizioni obbiettive, le carte per una partita che sarà giocata del tutto a loro insaputa.
RIMEDI : Elezione popolare diretta del sindaco del comune metropolitano con compiti dl governo dell'area metropolitana; elezione popolare diretta. dei presidenti delle municipalità dell'area metropolitana per il governo zonale; elezione del consiglio metropolitano e di quelli di municipalità sulla base di collegi uninominali o molto ristretti.
ACCENDERE E SPEGNERE
Quando abbiamo letto che Celentano è riuscito a fare spegnere 5 milioni di televisori non ci siamo meravigliati. Strano sarebbe stato che li avesse fatti accendere.
FORZA ECONOMICA
O DELINQUENTE ?
Secondo la Repubblica del 10 dicembre, il comunista Corbani in consiglio comunale ha citato, assieme alla FIAT e Berlusconi," Ligresti tra le forze economiche della città. E' un pessimo indizio sugli indirizzi della "nuova" giunta.
UN MILIARDO
Pillitteri vanta -a evidente scusante- il miliardo di danni chiesto dal Comune di Milano a Ligresti. II magistrato, dopo, ne ha dati allo stesso Comune 300 espropriando Ligresti degli edifici abusivi di via dei Missaglia. Pillitteri crede davvero che tutti i milanesi siano così sprovveduti da non comprendere la diversa dimensione delle cifre tra quelle dei pubblici affari e quelle del privato comune cittadino?
COMPLICI
CENTRO STORICO
Nell'ultima contradanza delle camarille di Palazzo Marino c'è almeno il vantaggio che procede la scelta della chiusura del centro storico. Si tratta, in fondo, anche di un "mea culpa" di coloro che hanno stravolto il senso del centro storico per esempio moltiplicandovi l'insediamento di banche. Si tratta anche di una giusta punizione della DC che è stata a sentire le voci più stupide nell'ambito degli ambienti commerciali. Certo soluzioni adeguate dei problemi della mobilità collettiva comporterebbero un vero sistema metropolitano di trasporti. In questo caso si tratta, però, ovviamente di scelte che vanno molto al di là delle "potenzialità." della impotente Prima Repubblica.
I SERVIZI PUBBLICI resi negli Stati Uniti da società private sono meno costosi e più pubblicamente trasperenti di quelli resi in Italia dalle imprese pubbliche. Non è la natura dell'impresa che conta, ma la solidità dello Stato che le fronteggia.
Al Ristorante TRA DI NOI in pizzeria via Piero della Francesca 2 tel 347163 chiuso il lunedì
PRIMA REPUBBLICA - Pagina dei commenti de l'Unità del 30 dicembre: in apertura un articolo di Zangheri secondo il quale coloro che vogliono la Seconda Repubblica, vogliono che, questa, delle. Prima cancelli "alcuni essenziali tratti democratici". Nella stessa pagina, Massimo Paci parla di "una riforma istituzionale che restituisca al cittadino la possibilità di orientare le decisioni politiche". Sembrerebbe che, anche a giudizio di un collaboratore de l'Unità, nella Prima Repubblica del più essenziale tratto della democrazia non ci sia traccia.
MERZAGORA ha espresso il suo disgusto per la corruzione della classe politica. La risposta è stata l'accusa per il suo assenteismo dai lavcri del Senato. Un accusa rivolta a un vecchio. Quante volte è presente CaMilla Ravera?
Quando i comunisti, per giustificare il nullismo della giunta "di sinistra" a Milano, dicono dei limiti delle leggi entro cui si muovono i governi locali, non si rendono conto di citare una situazione della quale essi stessi sono complici. Anche se non sono stati ''al governo", come si dice grossolanamente, sono stati partecipi del potere e -di più- hanno sino a ieri con incosciente costanza difeso le istituzioni di questa Repubblica tanto inefficiente quanto corrotta.
NON C'E' - l'Unità e la Repubblica si ostinano a parlare di un "Foro Bonaparte" che sarebbe a Milano e, invece, proprio non c'è.
Liceo Linguistico Internazionale
RITRATTO DI UN CAPO - Su l'Unità del 6 gennaio, in apertura della pagina dei commenti, un articolo di Antonio Bronda. Vi si tratteggia un personaggio pieno di difetti. Si è impadronito del partito con un colpo di forza, ha battuto e progressivamente annientato i "molli", alla fine si è circondato solo di uomini consenzienti, controlla il potere dello stato appoggiandosi a una minoranza nel paese, il dibattito nel governo non c'è, si ode una sola voce, ecc. Attenzione non è nè di Lenin, nè di Stalin che si parla, ma della Thatcher.
Una Scuola per l'Europa
Il Liceo Linguistico Internazionale, fondato a Milano nell'anno 1954 e successivamente estesosi nelle città di Bologna, Firenze, Prato, Roma Napoli, legalmente riconosciuto, è una Scuola Secondaria Superiore, quinquennale, che non ha corrispondente in alcun Istituto di 2° grado di Stato.
Essa nasce dall'esigenza di superare il tradizionale schema degli studi e, soprattutto, per far fronte alle numerose e rinnovate necessità della vita moderna.
Attraverso l'utilizzo di moderne attrezzature metodologie didattiche il Liceo Linguistico Internazionale fornisce una alta preparazione qualificazione ai suoi allievi, i quali, alla ffine del - quinto anno sostengono l'esame di maturità
linguistica in sede, davanti a una commissione di Stato. Dei 595 candidati presentati dalla Scuola, nelle varie sedi, all'esame di maturità -linguistica, nell'anno scolastico 1986/87, ne sono stati dichiarati maturi 592. La sezione sperimentale del Liceo Linguistico Internazionale di Milano ha ottenuto il 100 96 dei promossi.
In base alla legge 11 Dicembre 1969, n°. 910, il conseguimento della maturità linguistica dà accesso a tutte le facoltà Universitarie, e anche alla Scuola Superiore per Interpreti e traduttori di Milano - Roma - Napoli - Firenze e Bologna, i cui diplomi sono stati riconosciuti dallo Stato con legge 1 Aprile 1968, n°. 458.
SEDE DI MILANO : VIA, GHERARDINI, 10 - Tel. 31 29 29 / 31 29 27
10 .IL SEMPIONE FEBBRAIO 1988
GLI ARTISTI E IL SEMPIONE
L'attenzione che, attraverso la pagina dell'arte, il nostro periodico rivolge ai pittori della zona 6 ha incontrato tra i lettori e gli operatori della zona un interesse che ci sprona a stare ancor più vicino agli artisti dei quartieri Magenta, Fiera e Sempione dando, se possibile, un sostegno alle iniziative tese a favorire la diffusione e la valorizzazione delle arti nella zona.
In questo spirito segnaliamo, con interesse, (iniziativa presa dal pittore Massimo Marchesotti di aprire il proprio studio di via Paolo Sarpi 4 ai colleghi per un incontro informale in cui
FEDELTA' ALLA PITTURA
Il nostro titolo riprende quello adottato da un'importante galleria d'arte di via Brera come tema conduttore del proprio programma generale di attività per la stagione 1987/88. E in questa pagina, dedicata agli artisti della zona 6, lo spunto per parlare dell'iniziativa animata con attenta sensibilità dalla signora Fernanda Consonni, direttrice della Galleria Ponte Rosso, ci viene dalla presenza nella prima esposizione stagionale di alcuni tra i più noti artisti legati alla nostra zona, come Francesco Fedeli, Luigi Filocamo, Ezio Pastorio e Attilio Rossi. A uesti ultimi due artisti IL SEMPIONE ha già dedicato un'ampia segnalazione. Per Fedeli e Filocamo sarà provveduto quanto prima.
Informiamo, intanto, che proprio alla vigilia di Natale la parrocchia di S.Maria Segreta di via Mascheroni ha arricchito il proprio già pregevole patri-
LA PAGINA DELL'ARTE
scambiare opinioni e proposte. L'appuntamento è per domenica 28 febbraio alle ore 15.30 e sarà aperto alla fantasia e alla cooperazione dei partecipanti. Interverranno collaboratori de IL SEMPIONE.
LO studio di Marchesotti è accogliente, ma, purtroppo, di capienza limitata. Si invitano perciò gli interessati ad annunciare la propria partecipazione telefonando entro venerdì 26 febbraio allo studio di Marchesotti (te1.31.86.590). Sarà così possibile non far mancare agli ospiti nè un posto a sedere nè tanto meno un bicchiere di buon vino da gustarsi mentre si dibatte. (E' anche prevista la presentazione di diapositive di opere degli artisti della zona).
monio artistico con due grandissimi mosaici realizzati su bozzetti di Luigi Filocamo. Un vivo successo di pubblico e di critica ha riscosso la mostra di via Brera che, assieme alle opere dei quattro artisti di casa nostra, ha presentato quadri di Mario Castellani, Silvio Consadori, Piero Giunni, Dino Lanaro, Trento Longaretti, Giuseppe Motti e Ilario Rossi. Un gruppo di giovani artisti che per affinità elettiva fanno riferimento alla Galleria POnte Rosso dove è di casa solo un certo tipo di pittura. Quella, per dirai con parole di Mario Ghilardi, "intesa come difesa dell'antico e sempre valido 'mestiere' del pittore votato ad abbellire la vita, i nostri giorni umani, a suggerire pensieri sui destini dell'uomo e della natura con opere che, nella luce della pittura, esprimono il vissuto, il presente, il sogno della nostra esistenza".
A. R.
GIOXE DE MICHELE
Architetto NOEMI DURASTANTI
il salotto
VIA E. MOTTA, 6 - 20144 MILANO - TEL. 02/4695476
La precisione fotografica della pittura di Gioxe De Micheli trascende il puro reale, diventa il mezzo per costruire temi, composizioni e allusioni estraendoli dalla sfera dell'immaginazione e dell'emozione e perfino della quotidianità domestica per trasformarli in rappresentazioni di esemplareperfezione formale, ma altresì dense di intimità. Si veda il quadro-emblema della mostra promossa dalla SEA nell' aeroporto di Linate. II pittore esprime ben più di quanto saprebbe l'obiettivo di un penetrante fotografo. rivela unlinteriorità serena e tenerissima. Trasmette l'emozione sentita dall'artista. Appunto questa capacità di rendere coinvolgenti le proprie sensazioni e i propri ragionamenti dà alla pittura di Gioxe De Micheli una valenza poetica di stimolante provocazione intellettuale.
Insolito nel nome, che tuttavia è solo la versione genovese di Giuseppe, Gioxe è però nato nel 1947 a Milano dove vive e lavora in via del Caravaggio. Figlio dell'autorevole critico Mario De Nicheli, ha cominciato a dipingere a quattordici anni. La sua prima"scuola" fu il Museo di storia naturale di corso Venezia dove copiava scheletri di animali preistorici. Disegnava molto cimentandosi in figure e nell'interpretazione di avvenimenti della cronaca politica. A quegli anni risale il ciclo di disegni sulla misteriosa morte di Enrico Mattei.
La prima uscita in pubblico avvenne nel 1963 in una collettiva presso la Galleria Ciliberti di Milano con presentazione dello scultore Gianni Paganin. Ma già l'anno precedente, appena quindicenne, aveva vinto il premio per il bianco e nero del 5° Concorso Nazionale INA-Touring. Fin dagli inizi stimolò l'attenzione della critica, a cominciare da Raffaele De Grada, che, nel 1963, gli tenne a battesimo la prima esposizione personale al Centro culturale di Lecco, e da Giovanni Testori che, nel 1964, patrocinò la mostra alla Galleria Viotti di Torino. E Gianfilippo Usellini, in deroga alle norme accademiche che imponevano la maggiore età, lo volle, non ancora sedicenne, allievo al corso di studio di nudo di Brera.
Artista infaticabile, ma meditativo, ha sin qui incanalato il suo estro in cicli, passando da quelli dedicati ad argomenti di preciso impegno ideologico a quelli rivolti alla riflessione sulle condizioni esistenziali dell' uomo. Da Enrico Mattei a Thomas Milntzer rivoluzionario eretico del medioevo tedesco, dal mondo contadino a I giorni della Passione, infine ecco gli attuali cicli: sonno del giovane naturalista e vita domestica. La mostra allestita lo scorso dicembre all'aereoporto di Linate è la sua 43-t personale, ma, a differenza delle precedenti, non ha svolto una tematica, ma ha costituito un momento di riflessione sulle precedenti ricerche e di rivisitazione di emozioni già vissute. Accanto a tele già esposte alla Galleria 32 di via Brera o al Palazzo dei Diamanti di Ferrara o alla Biennale 1986 della Permanente di Milano, v'erano quadri recenti che aiutano a condividere il giudizio di Giovanni Raboni per il quale Gioxe De Micheli "ha compiuto uno di quei gesti perentori e spinti, quasi obbligati, che la dicono lunga sulla verità e laprofondità di una vocazione artistica".
La vocazione di Gioxe ha dato in venticinque anni di intensa attività culturale e artistica ampie prove di rara forza intellettuale e di profondo lirismo. La mostra di Linate, non è, però, stata una celebrazione della sua lunga "milizia" pittorica, ma ha segnato una sosta nel suo lungo e coerente percorso. Proprio questo suo essere ancora in viaggio verso mete forse solo intuite, fa sì che in certi quadri, persino tra i più precisi e definitivi, alei tuttavia un senso misterioso di attesa o traspaia una sensazione altrettanto arcana di inespresso. Anche se, come rilevava Antonello Trombadori, "è riuscito a passare indenne attraverso il fuoco distruttore delle ideologie tenendosi aperto a ben altri turbamenti che quelli derivanti dalle asfittiche contrapposizioni di astratto e figurativo o di avanguardia e restaurazione".
Angelo Riva
Marianna che dorme, 1986
Venite a trovarci, vi aspettiamo con qualità e ottimi prezzi. Siamo in via Motta 6 a Milano.
FEBBRAIO 1988 IL SEMPIONE. 11
5/12 mostra "Fedeltà alla pittura". Da sinistra i pittori: Ilario Rossi, Giuseppe Motti, Dino Lanaro, Silvio Consadori, Francesco Fedeli, il critico prof.Mario Ghilardi, e ancora i pittori Piero Giunni e Luca Crippa.
SEMMONE FEBBRAIO 1988
Anche se ha saputo costruirsi una sua propria autonomia espressiva, Gioxe De Micheli è però rimasto legato ai vincoli di cui si è nutrito fin da ragazzo. Sicchè a volte, pur se si abbandona al suo personalissimo immaginario resta condizionato dalla necessità di /trovarsi moti-
vazioni ideologiche. Tuttavia il peso di questa fedeltà a impegni lontani e dimostratisi "distruttori" non ha impedito a Gioxe De Micheli di esprimere, secondo il giudizio di Roberto Tassi, "una pittura asciutta, nitida, precisa, nella quale convergono realismo e delicatezza, forza e poesia".
DA BANGKOK A PIAZZA PIEMONTE
residenza senatoriale in prestigioso show,,room, Galileo Chini, specie nel salone centrale, quello aperto al pubblico, ha ornato soffitti, pareti, pavimenti, nicchie e androni con motivi di sicuro effetto.
Nato nel 1873 a Firenze, dove mori quasi cieco a ottantatrè anni, Galileo Chini entrò ad appena otto anni nella bottega di uno zio decoratore e restauratore di affreschi. Artista attivissimo e versatile, fu pittore, decoratore, scenografo e costumista teatrale, disegnatore di manifesti, produttore di vetrate e di ceramiche artistiche, docente accademico e organizzatore culturale, Galileo Chini conobbe presto il successo di critica e di pubblico. Già nel 1909, come s'è detto, è presente alla Biennale di Venezia; dove il sovrano siamese era rimasto incantato dai suoi affreschi sulle otto grandi vele del padiglione centrale della Mostra. Nel 1925 aggiunse ai molti riconoscimenti internazionali due Gran Prix assegnatigli all'Esposizione Mondiale di Parigi per le arti applicate. La scorsa estate gli è stata dedicata al Palazzo Mediceo di Serravezza una vasta mostra retrospettiva, prima di una serie di manifestazioni celebrative della personalissima e complessa opera di quelli eccezionale artista che è stato Galileo Chini. A.R.
AVVENIMENTI D'ARTE
Nell'accogliente show room di via Motta la sua direttrice, architetto Noemi Durastanti, ha presentato tra divani e poltrone de II Salotto le opere recenti di alcuni artisti della zona 6, tra le quali gli acquarelli di soggetto floreale del "poeta di Porta Magenta", Attilio Boggiali che i nostri lettori hanno caro per i suoi versi alla meneghina, e la produzione artistica della giovane pittrice Paola Corti che, nel suo studio di via Motta 10, dipinge anche su tessuto ed esegue stampe con torchio a mano in proprio e per conto terzi. Sono stati anche esposti gli acquarelli di Maria Galirm berti Falchi, che abita in vía Rasori.A febbraio, ci preannuncia l'architetto Noemi, sulle pareti de II Salotto sfil&.anno altri artisti della zona, tra i quali non mancheranno alcuni dei nomi apparsi nella nostra "pagina dell'arte".
Ancora una volta Dario Bozzolo, giovane artista della via Canonica, ha scelto la sala espositiva del piccolo ma autorevole Centro Lavoro Arte di via Cesariano 11, per presentare i risultati della sua nuova ricerca artistica: : "autlain", una serie di delicati pastelli in cui le immagini sono costruite con l'uso ordinato e armonioso di linee colorate. I paesaggi e i temi che sembravano disperdersi in una fuga immotivat di linee sottili si ricompongono, invece, in un'identità nuova, reale eppure evanescente e vibrante di emozioni sfuggenti.
MUSICA
Un sottile filo di magica luce d'Asia unisce Milano a una delle Riù celebrate terre di sogno del turismo mondiale: Bangkok, la "citta degli angeli" che, nel 1872, venne trasformata da villaggio di pescatori in capitale del Siam, attuale Tailandia. E' il filo dell'arte di Galileo Chini che idealmente collega gli immensi ambienti del Phra Thi Nang (il palazzo del trono dei sovrani siamesi, progettato nel 1907 dall'architetto torinese Annibale Rigotti) con e sale di rappresentanza di un palazzo milanese, quello che in piazza Piemonte si fece costruire, nel 1923, il Senatore Scalini su progetto dell'architetto Mario Borgato ritornato in Italia dopo un'intensa attività svolta a Bangkok.
Scoperto alla Biennale di Venezia del 1909 da Re Chulalongkorn Rama V, il fiorentino Galileo Chini venne chiamato ad affrescare la sala del trono siamese -da sola più grande del duomo di Siena-come l'artista scrisse in una lettera a casa subito dopo il primo sopralluogo. Impiegò più di tre anni -dal 1911 al 1914-a decorare quelle immense pareti sulle quali Galileo Chini raccontò gli episodi più significativi della storia dinastica dei Rama: il ritorno trionfale dalla guerra in Cambogia di Rama I, fondatore del reame; le virtù di Rama IV, studioso di astronomia e promotore della libertà di culto; la celebrazione di Rama V che affrancò il popolo siamese dalla schiavitù; l'incoronazione di Rama VI e altri avvenimenti della storia di quel regno asiatico. Con la sua pittura Galileo Chini trasformò le pareti del Phra Thi Nang in straordinarie
pagine miniate immettendo sull'impianto degli affreschi italiani del Cinquecento le strutture semplificate e naif dell'arte siamese.
Sulle pareti di Villa Scalini, invece, la presenza di Galileo Chini ha una funzione essenzialmente ornamentale. Eretta nel 1923, la Villa Scalini contrappone all'austerità dell'imponente struttura architettonica una decorazione in cui l'artista ha saputo filtrare le influenze orientali attraverso un personale liberty sfrondato di superflue evanescenze.
La Villa Scalini è visitabile dal pubblico per gentile concessione della società Palazzo che dal 1986 vi espone marmi, opaline e piastrelle in cotto per pavimentazione e rivestimenti di pregio.
Quasi che l'artista presentisse la futura trasformazione della
Incantesimi e fantasie di Lubecca in Santa Maria Segreta
Tra le diverse chiese cattoliche esistenti sul territorio della zona 6 o che, pur essendo collocate oltre i confini fissati per il decentramento, tuttavia esercitano funzione parrocchiale in zona, quella di Santa Maria Segreta, in via Mascheroni angolo via Ariosto richiama un interesse particolare per le attività culturali e artistiche che nelle sue navate ricche di tante pregevoli opere d'arte trovano una sede prestigiosa e accogliente. Nè è un esempio la 16f-' stagione artistico-culturale organizzata dall' associazione Amici della Musica dell'Università Cattolica di Milano che ha scelto come suo auditorium ufficiale proprio S.Maria Segreta dove, nel 1985, è stato installato un grande organo meccanico costruito dalla rinomata fabbrica or ganaria Tamburini di Crema. La prima parte della "stagione" si è conclusa a dicembre ed era dedicata alla presentazione dell'opera integrale di musiche per organo di Dietrich Buxtehude nel 350° anniversario della nascita. Attraverso sei concerti eseguiti con apprezzato virtuosismo da Alessio Corti, il giovane organista di S.Maria Segreta, il pubblico di appassionati musicofili milanesi e di parrocchiani ha .asempre affollato i concerti, ha potuto conoscere integralmente l'opera del compositore
danese Dietrich Buxtehuae che nel 1668 divenne organista della parrocchia Mairenkirche di Lubecca riuscendo a instaurare una tradizione di ascolto e di esecuziuoni musicali di grande rinomanza. "La figura di questo musicista" -riferisce Stefania Brizzolara nell'interessante programma-"godette anche, almeno fino agli inizi del 1800, di un alone di mistero e suggestione, non disgiunto e probabilmente causato da una sconfinata ammirazione per le sue doti compositive. Oltre al ben noto pellegrinaggio che Bach compì dà Arnstadt a Lubecca per ascoltare il grande maestro del Nord, un altro tedesco, assai distante da Bach nel tempo e nella sensibilità, Hermann Flesse, riuscì a descrivere, stavolta con parole, l'irresistibile attrazione della musica di Buxtehude".
Il giovane maestro Alessio Corti nel preparare la sua vibrante interpretazione delle musiche di Buxtehude avrà certamente vissuto l'irresistibile attrazione che Hermann Flesse descrive nel racconto intitolato Demian in cui il protagonista narra come la sua personalissima esperienza con la musica organistica e con la passacaglia di Buxtehude in
Galileo Chini, Capodanno cinese a Bangkok, 1913.
particolare, "suscitasse in lui un turbinio di visioni fantastiche e misteriose, gotiche e irrazionali, la cui contemplazione lo aiutava a comprendere il meccanismo della creazione intellettualee artistica umana, il rapporto di essa con la divinità".
La seconda parte della "stagione" degli Amici della Musica dell'Università Cattolica di Milano inizia il 24 febbraio con un programma di cinque , concerti che si svolgeranno con cadenza settimanale a! mercoledì alle ore 21 sempre presso la parrocchia di S. Maria Segreta e, secondo il direttore artistico, Angelo Rosso, intendono "accostare all'opera di Buxtehude, pagine del Wohltemperierte Clavier di J.S. Bach, la passacaglia di Max Reger, il grande Preludio fuga in do maggiore di Bach, le Fantasie per organo meccanico di Mozart e l'opera integrale per organo di Joahannes Brahms, seguendo il filo ispiratore sotteso alla riflessione estetica e filosofica di Thomas Mann e Hermann Flesse. "Sarà cioè presentato un programma vario e articolato che permetterà di apprezzare le eccezionali qualità del grande organo meccanico di S.Maria Segreta che, afferma Angelo Rosso, "è il migliore organo moderno attualmente disponibile a Milano, per la sua completa disposizione fonica e la bella qualità timbrica, frutti della solida tradizione organaria italiana". Alle tastiere di questo eccezionale strumento si alterneranno: il 24/2 il 9/3 Arturo Sacchetti, docente d'organo presso il Conservatorio S.Ceciclia di Roma, il 2/3 Wilhelm Krumbach, organista di Landau (Pflaz), il 16/3 Andrè Luy, organista della cattedrale di Losanna e il 23/3 Alessio Corti.
A proposito di concertisti, Angelo Rosso scrive: "L'abilità, la dedizione, la freschezza e le innate doti di un giovane interprete come Alessio Corti, insieme alla consumata esperienza e all'affermato talento di maestri di valore assoluto quali Wilhelm Krumbach, Arturo Sacchetti e André Luy, faranno di Milano una città di vera tradizione culturale europea, in campo organistico".
NATALE 1987
Dismessi i paramenti e spenti gli addobbi natalizi, le strade cittadine hanno ritrovato l'aspetto consueto. Non più distratto da giochi di luci e da decorazioni sgargianti lo sguardo può, così, tornare a volgersi verso l'addobbo più bello che sia mai stato inventato, quello naturale di piante e fiori. Quello che nasce dalla passione di tanti, tantissimi cittadini che trasfondono in vasi e zolle un impegno personale e disinteressato, meritevole di generale apprezzamento. Tra i tanti "ambrogini d'oro" che l'amministrazione distribuisce annualmente in occasione della ricorrenza di Sant'Ambrogio dovrebbero figurare, a giusta ragione, anche molti floroamatori per il prezioso contributo che essi danno all'abbellimento della città con i fiori e le piante coltivate nei propri spazi privati, dai giardini e dai davanzali, ai balconi, alle terrazze.
In quest'opera meritoria sono in prima fila gli esercenti che non solo rallegrano la città nel periodo natalizio con fantasiose illuminazioni. Diventano, infatti, sempre più numerosi i negozi che durante l'intero anno espongono davanti alle vetrine vasi di piante e fiori anche di pregio, di bell'effetto e di sicura utilità contro l'invadenza delle auto sui marciapiedi. Il Comune dovrebbe, perciò, favorire quanto più possibilequeste iniziative. E poco importa se davanti a qualche vetrina il fiore nascerà per esigenze pubblicitarie più che per un vero atto di sensibilità naturalista. Paziena perfino se in qualche caso si dovesse trattare di fiori artificiali come quelli usati da "Casa Arredo" di largo Settimio Severo alla maniera di pampini festosi e multicolori per ingentilire i soffocanti ponteggi dell'impalcatura edilizia sotto i quali altrimenti rischiava di venire esclusa dalle trionfali vendite natalizie. A pochi passi, comunque, ci pensava "Babymotta" con la sua sfilata di alberelli e con le composizioni di bacche a ristabilire il prestigio della natura vera fronteggiando, tra l'altro, il vistoso artificio della moquette rossa -però con gentili scritte augurali- stesa appena oltre le proprie vetrine, da "Actual Spotti". Restando ancora in quella che per gli abitanti del quartiere, ai tempi di Pietro Malacrida, il famoso "fabbro ferraio con Belin" era chiamata, tout court, "la piazzetta", cioè largo Settimio Severo, va citato "Luca" che al di là delle sue grandi vetrine di calzature allinea una raffinata decorazione da giardino d'inverno con autentiche fontanelle.
Saltando in via Canonica la citazione va a Francesco Albano che ha decorato le insegne del proprio negozio di abbigliamento maschile con fronde intrecciate in classici trofei. Subito accanto la Galleria Canfora ha artisticamente annodato grandi nastri rossi sui lauri cerasi messi di sentinella all'esposizione di quadri e serigrafie di pittori contemporanei.
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Nastri, lampade, palloncini cono stati utilizzati ampiamente non solo dagli esercenti, ma hanno vestito a festa ali alhererli di tanti balconi e terrazze e le piante d'alto fusto di molti giardini condominiali proiettando all'esterno le gioiose atmosfere casalinghe.
PHOENIX - Albero-emblema del presepio, la palma ha una presenza prestigiosa nelle. tradizioni della borghesia milanese che ne ha fatto un ornamento qualificato di ville e palazzi, ma anche di case civili. Ecco, così, perfino la presenza di palme isolate in cortili periferici come al n.° 38 di via Pier della Francesca. In quello di corso Vercelli 1 svetta, invece, la palma più esile fin qui vista, sottile come un fil di fumo, ma resistente e di suggestivo effetto. Rigogliose e perfettamente corrispondenti alle migliori tradizioni della borghesia milanese sono le palme che ornano il giardino interno del prestigioso edificio di largo Quinto Alpini 12. Un palazzo dalle pregevoli linee architettoniche e che ha il suo congeniale complemento decorativo proprio nello scenario naturale di palme, felci, agrifogli e cespugli sempreverdi su cui vigila con partecipe sensibilità il signor Antonio Fersini. Mentre le strutture delta facciata non consentono l'esposizione di vasi alle finestre, sul retro, che si affaccia sui binari delle Ferrovie Nord, spicca in particolar modo la folta e armoniosa macchia verde del terrazzo al terzo piano.
CASCATA VERDE - Chi da piazza Lega Lombarda si inoltra in via Bramante non manchi di spostarsi sul marciapiede di sinistra, dove, tra l'altro, potrà guardare alcune vetrine interessanti, tra cui quelle di granaglie e un'altra di piccoli oggetti d'antiquariato. Alzando, poi, lo sguardo verso il lato opposto della strada potrà scoprire una vera e propria cascata di verde formata da tralci, rami e cespugli sempreverdi che riempiono i terrazzi e i balconi dei piani alti dell'edificio di via Montello 18/2 il cui retro si affaccia, appunto, su via Bramante.
LUIQUIDAMBAR - Tra le piante d'alto fusto che impreziosiscono il vasto giardino del condominio Amendola di via Domenichino (dal 10 al 16: quattro eleganti alte costruzioni che si affacciano anche su via Mosè Bianchi e su Pelizza da Volpedo) c'è una rigogliosa Liquidambar che fa spettacolo a sè con le sue foglie palmate cangianti dall'arancio al rosso e con la corteccia argentea. Attraversato da vialetti lastricati e graziosamente illuminati di sera, il giardino Amendola si distende seguendo il percorso a cascata di una serie di grandi vasche nelle cui acque si specchiano, isolati o a macchia, alberi di betulla, magnolia, tiglio, quercia, frassino, kalikantus, liquindambar e tanti cespugli di forsythia, rododendro, prunus, acero discetum, edera...Da due anni la cura di questo fresco ed esemplare giardino è affidato a Mario Alpini, toscano di Grosseto dove ha conseguito, dopo le medie e a conclusione di un corso quinquennale, il diploma di tecnico florovivaista. Per diversi anni il signor Alpini ha fatto esperienza presso la Fumagalli, poi si è messo a coltivare in proprio. Qui in zona si occupa anche del giardino di viale Elvezia 28, piu piccolo ma ben piantumato. Nella cura di quello di via Domenichino gli è di conforto il signor Flavio Bellintani, portiere del n°.14.
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I FIORI
L'UOMO A DUE RUOTE
Milano può ben definirsi capitale del ciclismo italiano e, nell'ambito cittadino, nessun altro quartiere più del Sempione può vantare un ruolo primario nella storia del ciclismo sportivo. Nella nostra zona sorse, infatti, la prima pista per le gare di velocità su bicicletta: il Velodromo Sempione poi sostituito dal Velodromo Vigorelli. Furono partenza e traguardo finale di tanti giri d'Italia. Vi ebbero lugo grandi competizioni sportive e vi si celebrarono tanti record mondiali e grandi eventi legati alla bicicletta.
La bicicletta, veicolo fatto a misura dell'uomo, dopo essere stato umile, silenzioso strumento di lavoro e divertimento è diventato protagonista di un'interessante mostra che, partendo dalla protostoria, arriva sino alle futuristiche sperimentazioni.
Presso l'area ex Ansaldo, in via Tortona, angolo via Stendhal, è in corso la mostra L'uomo a due ruote dedicata al ciclismo e al mondo della bicicletta nella storia, nel costume, nell'economia, nella cronaca, nell'attualità e nello sport. E' la prima in Europa e richiama appassionati di generazioni vecchie e nuove: la bicicletta, infatti, è quasi patrimonio di vita di ogni famiglia.
La mostra resterà aperta sino alla fine di marzo e costituisce un avvenimento d'interesse. La rassegna offre la possibilità di ripercorrere la storia della bicicletta dal pionierismo di Leonardo da Vinci, ai velocipedi, ai bicicli sino alle sperimentazioni e ai prototipi d'oggi. L'esposizione copre uno spazio di 3.500 metri quadrati.
II nucleo centrale della mostra è l'evoluzione della bicicletta in tutti i suoi aspetti, che sono molteplici, spesso addirittura impensabili. In varie epoche le due ruote sono simbolo del tempo libero. Pennellate d'arte si esprimono in forme particolari che fanno cronaca ed esprimono le abitudini e il gusto della gente. E, naturalmente, soprattutto negli ultimi decenni, si ampliano gli orizzonti, dalla pratica sportiva alla ricerca scientifica e tecnologica, fino alle possibilità "estreme", ma altrettanto curiose dell'uso della bicicletta per grandi primati.
Accanto alle due ruote e alle trasformazioni nel tempo, la mostra mette in evidenza altri aspetti letterari e visivi che negli anni hanno cantato le "gesta" della bicicletta. Ci sono gigantografie che parlano di gloriose imprese sportive e del rapporto tra l'uomo in bicicletta e l'ambiente. Ci sono filmati che raccontano la cronaca di
"grandi duelli", ma anche il ruolo della bicicletta in manifestazioni, abitudini della gente, anni difficili e no, di "interviste" in voce con campioni che hanno appassionato e scatenato il tifo di intere folle. Ma, al di là del percorso storico della bicicletta come veicolo realizzato e finito, ecco successive evoluzioni.
E, per finire, una carrellata di cimeli, che non sono solo coppe e trofei, ma tutto ciò che direttamente richiama la vera "filosofia" della mostra: il rapporto tra uomo e bicicletta.
Un volume-catalogo edito dall'Electa, corredato da belle fotografie e da testi di esperti, può anche diventare un documento di facile consultazione che guida il visitatore attraverso le varie epoche della bicicletta e il suo molteplice impiego. Un volume insomma che, a corredo della mostra, è proprio una testimonianza di quella "avventura, storia e passione" che, da sempre, sono il distintivo dell'uomo a due ruote.
BREVE STORIA DELLA BICICLETTA
La storia della bicicletta, la cui invenzione non è attribuibile a un unico individuo, ma è il risultato di un'infinita serie di piccoli, e avolte singolarmente insignificanti, brevetti, modifiche e miglioramenti operati da molti "inventori", inizia, naturalmente, assieme a quella del suo componente basilare: la ruota.
Il vero inizio dell'interesse nei confronti della ruota e della sua utilizzazione come mezzo di trasporto, e anche come strumento bellico, (di per sè e non applicata a carri) risale all'Umanesimo anche se si tratta molto spesso di speculazioni "teoriche", non direttamente e immediatamente collegabili a una pratica progettuale. Giovanni Fontana, nel suo "Bellicorum Instrumentorum Liber" (sec.XV) attraverso una fune e degli ingranaggi era in grado di trasmettere il moto alle ruote anteriore. Nella sua scia Jacopo Martini detto Taccola con le sue ruote "motrici", Roberto Volturio, Francesco di Giorgio Martini, ma soprattutto Leonardo da Vinci. A quest'ultimo si attribuiscono, come testimoniano i fogli del Codice Atlantico, parecchie intuizioni
che precorreranno le invenzioni tecniche che sono alla base di molti mezzi di trasporto contemporanei, del volo al n,_>vimento su terra, alla bicicletta appunto.
Un disegno, datato 1482, di un suo giovane allievo mostra straordinarie intuizioni sul sistema di trasmissione del moto attraverso i pedali e una catena a denti cubici, oltre che un meccanismo simile a quello delle attuali moltipliche.
Varie sono le sperimentazioni nei secoli successivi nella direzione ipotizzata da Leonardo per un mezzo di locomozione e trazione meccanica, azionato dalla forza dell'uomo, ma bisogna apsettare la fine del secolo XVIII e i primi del XIX perchè le "invenzioni" inizino a susseguirsi una con l'altra a un ritmo incalzante.
I problemi da risolvere sono numerosi e diversi: come far muovere il veicolo, come trasmettere il movimento, come governare la direzione e, infine, come collegare fra loro le singole componenti del mezzo. In un'età ancora completamente dominata dall'uso del cavallo, molto stupore deve aver generato nel 1791 il Conte di Sivrac, che si aggirava per i giardini del Palais Royal di Parigi a bordo del celerifero, un rozzo asse di legno al quale erano fissate due ruote, che si muoveva grazie alla spinta dei piedi sul terreno. Certo non si poteva girare, in assenza di un sistema di sterzo, e il veicolo appariva pesante e goffo, ma nonostante ciò si diffuse in tutta Europa. Il barone tedesco Karl von Drais di Sauerbrun nel 1816, mantenendo l'idea del movimento con i piedi e la struttura in legno, brevettò una specvie di timone che era in grado di far mutare direzione al veicolo. La sua dfraisienne, oltre allo sterzo, aveva una lunga e comoda sella, di altezza regolabile e appoggiabraccio per il conducente.
La trasmissione del moto non più sul terreno ma direttamente sul veicolo, attraverso un complesso sistema di bielle e di rudimentali pedali, che agivano sulla ruota posteriore, fu realizzata nel velocipede dello scozzese Kirkpatrick Mac Millan, nel 1839, che irrobustì inoltre il telaio con parti in ferro. Per quanto riguarda la trasmissione del moto, che rimane il problema fondamentale di questi primi "inventori", un'altra direzione di ricerca, differente da quella di Mac Millan, sarà presa dal francese Ernest Michaux, che applica i pedali direttamente sulla ruota anteriore in modo che, subendo un movimento rotatorio, muovano il biciclo, come si chiamerà il mezzo da lui progettato fra il 1861 e il 1868, dopo molte sperimentazioni che erano avvenute nel decennio precedente. Michaux affronta inoltre il problema di come arrestare il veicolo e mette a punto un ingegnoso sistema di arresto, progenitore degli attuali freni.
La maggiorazione dimensionale della ruota anteriore, già presente, nel biciclo, viene esagerata negli anni successivi con un certo vantaggio per quanto riguarda la verecità di movimento e qualche disagio per via dell'equilibrio del conducente.
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Via So I/Bn del gtornede 22.2 1220. MILANO • Centesimi 10 11 numero._ Lo
14 .IL SEMPIONE FEBBRAIO 1988
LADOMENICADELCDRRIERE
PUBBLICA A .VICINO OGNI DOMENICA Dono agli Abbonati del " Corriere della Sera ,, 4 Wugno
teste del " Touring Club Italiano „ a Milano : le sfilata davanti alrarco del Sempione di migliaia di soci di tutta Italia. ou.g. di A. Beltrarit,
NOTE DAL CONSIGLIO DI ZONA
d i R e n a t o Grassi
ABUSIVA PREMESSSA REDAZIONALE - Prima di dare la parola al nostro collaboratore, il consigliere Grassi, nella sua rubrica, sia concesso alla redazione, facendo un piccolo abuso, dar conto qui di tre fatti di diversa portata che riguardano la zona:
Mentre scriviamo, dopo sette mesi, è ancora aperta la crisi del consiglio di zona, il quale -così- da quando è stato eletto è stato attivo (si fa per dire) Cer un tempo davvero breve. 'è chi conclude che i consigli di zona, poichè non funzionano, vanno chiusi. pericolosa conclusione in Italia dato che, così, un similparlamento che si trova di fronte al dodicesimo decreto sul condono edilizio dovrebbe esporre da tempo il cartello "chiuso per fallimento". Basterebbe copiare dai paesi democratici per fare organi più democratici e più funzionari.
Dopo anni di molti e svariati lamenti dei cittadini (e anche di questo foglio) la USSL 75/6' ha finalmente aperto, con l'anno nuovo, un servizio distaccato SAUB in via Castelvetro 22.
Nel tratto inziale di corso Sempione è stata attivata una fontanella, una cosiddetta "vedovella", tanto utile, ma sempre più rara a Milano. Una nota gradita per i frequentatori permanentemente a disagio per la sospensione dei lavori colà avviati e morti nell'incertezza dei pubblici poteri.
MEGLIO CON L'ENEL CHE
CON IL MOTO CLUB - Nell'ultima riunione del 1987 del consiglio di zona è stato rinnovato il contratto di locazione alla società ARCA (Associazione. Nazionale Ricreativa e Assistenziale Dipendenti Enel) per la gestione dei campi da tennis di via Washington angolo Caboto. Il contratto ha una durata prevista di sei anni con termine al 30/6/1993 e il canone pattuito è pari a 7 milioni di lire all'anno.
Qualcuno ricorderà, spero, che questo risultato è frutto di un duro e lungo lavoro del precedente consiglio di zona volto a svincolare i campi da tennis dal contratto col Moto Club. Ora il risultato è visibile: mentre' il Moto Club paga, da tempo immemorabile, £.200 mila annue per il suo spazio con una convenzione che scadrà nel 1991 (e, prima •dell'ultimo rinnovo, gestiva anche i campi da tennis per 200 mila), l'Enel pagava prima del rinnovo 5 milioni ora portati a 7, con vantaggi di equità per la collettività. Ci sono, però, da sottolineare anche vantaggi nella gestione delle utilizzazioni della struttura. L'art. 14 del contratto, per esempio, prevede precisi impegninei confronti della zona. Il consiglio di zona, per almeno venti giorni all'anno, può disporre utilizzazioni sportive senza limiti d'orario. L'ARCA si è anche impegnata a ospitare in ore diurne corsi di tennis per ragazzi e a garantire il libero accesso ai cittadini per un minimo di dieci ore al giorno, ripartite in tre fasce orarie (diurne, pomeridiane e serali).
A parte l'ovvia necessità di controllare l'applicazione del contratto, i vantaggi ottenuti vanno sottolineati con soddisfazione.
CENTRO SPORTIVO DI VIA GIOVANNI DA PROCIDA
Come tutti sanno il centro sportivo che corge sull'area ex Fiat di via Giovanni da Procida è stato ultimato da qualche mese. Si ricorderà, certo, anche la cerimonia di consegna da parte di Romiti al Sindaco Pillitteri, con le relative rimostranze del consiglio di zona perchè si era fatto credere che la struttura fosse stato un regalo Fiat, quando invece era un atto dovuto. Ebbene da allora tutto tace. La struttura è pronta ma non è fruibile. Mi ricordo che il consiglio di zona ebbe un incontro col Sindaco e l'allora assessore Intiglietta per sbloccare la situazione e ricordo bene il comportamento provocatorio di Intiglietta nei confronti del consiglio. Egli negava che ci fosse il centro culturale-sportivo. E ciò nonostante il C RSS di cui è presidente avesse già comunicato in un opuscolo l'esistenza dello stesso e varie inziative che vi si sarebbero dovute svolgere. Alla fine si è capito che questo comportamento voleva suonare protesta per il fatto che non si era proceduto ai collaudi che competono all'assessorato per l'edilizia popolare. Intiglietta protestava anche perchè alla riunione non si era invitato l'assessore De Angelis che, responsabile di quell'assessorato era, quindi, anche il responsabile per il fatto che i mancati collaudi impedissero la possibilità di considerare il centro acquisito al Comune.
Sono passati mesi e i collaudi non sono stati effettuati. Ritarda l'utilizzazione dell'impianto, che tanto sarebbe servita ai cittadini che non hanno altre disponibilità in zona. Spero che la nuova situazione che si è determinata interrompa le perdite di tempo per beghe interassessorili. Personalmente sono interessato anche perchè vorrei vedere valorizzati gli sforzi che i socialisti (e, se consentite, io stesso in primo luogo) hanno fatto per arrivare alla acquisizione di questo centro alla collettività cittadina.
CAMPO DI CALCIO AL LEONE
XIII - Considerati i tempi lunghi dell'amministrazione comunale, bisogna considerare non lontana la scadenza del contratto di locazione del Comune con l'Itituto Leone XIII per l'utilizzazione da parte dell'istituto stesso del campo di calcio di proprietà comunale. Pare necessario, quindi, che se il consiglio di zona non vuole essere ignorato e scavalcato debbapredisporre una proposta contrattuale credibile e di attuazione facilmente praticabile. Come è noto, in zona si sono spesi fiumi d'inchiostro e serate a non finire su questa quistione e le altre vicende del Leone. Malgrado ciò, non si è mai cavato un ragno dal buco e la situazione rimane immutata, comprese le accuse che le varie forze politiche si lanciano sulla volonta o la non-volontà di risolvere davvero la questione.
Il PCI, in particolare, ha spesso accusato la maggioranza in essere sino allo scorso giugno di avere messo la sordina al problema per non dispiacere alla DC. L'accusa gravava in particolare sul PSI.
L'accusa aveva fondamento, per qualche verso. Personaltnente ho, però, lavorato per non meritarmela. Quando ero (lo ero sino a poche settimane fa) capo-gruppo del PSI e quando la maggioranza era ancora in ?Diedi, circa un anno fa ho fatto una proposta concreta.
E' vero che non sono riuscito a far sì che la proposta arrivasse alla discussione del consiglio.
E' certo che le polemiche lasciano il tempo che trovano. Così sarà anche per le proteste che, come al solito, finiremo col fare, dopo che altri avrà fatto quel che gli pare in assenza di un lavoro del consiglio di zona.
La mia proposta partiva dalla considerazione del fatto che esiste in area limitrofa uno sterrato inutilizzato, che è in parte di proprietà comunale e in parte delle ferrovie. Da tempo ci sono pratiche per l'acquisizione per intero da parte del Comune. Mi parrebbe utile costruire su questo sterrato gli spogliatoi e i servizi necessari a rendere una struttura autonoma il campo di calcio. Una volta ottenuto questo risultato bisognerà contemperare le esigenze del Leone XIII che ha squadre impegnate in campionati e di altre squadre esistenti in zona. II complesso delle associazioni di zona potrebbe gestire il campo con la supervisione, di garanzia, del consiglio di zonà.
INCROCIO GIORGIONE/BRAMANTE - Già altre volte su queste colonne ho parlato della Gericolosità dell'incrocio tra via iorgione e via Bramante, pericolosità dovuta a più fattori.
Il primo è che in quel puinto vi è uno slargo delimitato da catenelle, ma circondato da auto in sosta, e alcune fatalmente ostacolano molto la visuale a chi percorre via Giorgione per immettersi in o attraversare via Bramante. La seconda è che il cartello che indica l'obbligo di dare la precedenza in via Giorgione è poco visibile (e attualmente è anche inclinato). La terza è la frequente spericolatezza degli automobilisti.
Fatto sta che non passa settimana che non ci sia qualche incidente. Non a caso, basta passare da via Giusti per vedere a terra vetri rotti di chiara provenienza. Un intervento, quindi, si impone e con urgenza.
Il consiglio di zona, per iniziativa di chi scrive, ha già fatto una richiesta in questo senso. Tuttavia a distanza di mesi nulla è stato ancora fatto e la serie degli incidenti è notevolmente aumentata. Hop motivo di ritenere che l'amministrazione comunale ha ricevuto anche altre segnalazioni. Spesso si sono viste pattuglie di vigili urbani rilevare dati sugli incidenti. Quindi, le conoscenze dei fatti ora ci sono, occorre leggere i rapporti e trarne le conseguenze con pronti interventi.
PISTA CICLABILE - Come è noto nasce in zona una pista ciclabile che unisce piazzale Lotto con via Olona. In molti si è rilevato che la pista dà luogo a situazioni pericolose particolarmente in via Alberto da Giussano, dove si stanno verificando non pochi incidenti, alcuni anche gravi.
Il consiglio di zona non ha mai discusso preventivamente della pista che si progettava. a posteriori ha discusso dei pericoli che si sono manifestati. Nell'ultima riunione di dicembre si sono approvate proposte di modifica che, se saranno accolte come si spera, daranno luogo a nuovi lavori, suscettibili di migliorare la situazione.
La nostra proosta è in concreto quella di lasciare la via Alberto da Giussano a senso unico da via Pallavicino verso via Mario Pagano, ma con obbligo di svolta a destra in via Pagano, evitandone l'attraversamento, che è fonte di pericolo. Inoltre si prevede che sia invertito l'attuale senso unico dell'altro lato di via Alberto da Giussano portandolo in direzione da via Guido d'Arezzo verso Mario Pagano, anche qui con obblico di svolta destra, evitando l'attraversamento di via Guido d'Arezzo, che essendo in curva è molto pericoloso. Per vero, è sempre stato pericoloso, ma ora di più perchè, come in Pagano, anche in via Guido d'Arezzo è stato rimosso lo spartitraffico centrale.
L'intervento previsto riguarda le due zone di pericolo che si sono veniute a creare e speriamo siano "corrette" al piu presto.
VIA MASSENA - Con la chiusura al traffico dell'ultimo tratto di corso Sempione, la via Massena è diventata un'arteria importante per l'attraversamento di corso Sempione e il congiungimento delle zone Fiera e Sarpi. Di fatto si tratta ora dell'unica alternativa alla via Canova, con conseguente aumento notevole del traffico.
Purtroppo, però, alla fine di via Massena quando s'incrocia corso Sempione e in modo speciale sul lato verso via Moscati, tra il corso vero e proprio e il controviale, vi sono sempre parcheggiate auto, o spesso furgoni che impediscono il facile attraversamento del controviale, dal momento che, in quel punto, il segnale verde d'attraversamento tra via Moscati verso Massena termina prima che nel senso opposto proprio per permettere la svolta a sinistra a chi arriva da via Massena. Il combinato effetto di auto parcheggiate e auto che vogliono con pieno diritto svoltare a sinistra impedisce il passo alle auto che vogliono immettersi in via Moscati. L'effetto indotto è che si creano anche ingorghi su corso Sempione. Quello che occorrerebbe, ci sembra, è, quindi, che in quel tratto di strada si imponga davvero un divieto di sosta che senza dubbio agevolerebbe di molto tutto il traffico.
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segue da pag.14, L'idea di trasmissione del movimento attraverso meccanismi indiretti -siano essi bielle o catene- riprende vigore nell'ultimo ventennio del - XIX secolo. Dapprima con il modello Kangaroo, come gli inglesi ribattezzarono la la bicicletta del francese Rousseau de11878, che però utilizzava una doppia catena con moltiplica unicamente per abbassare la posizione del movimento, sempre operato sulla ruota anteriore; ma soprattutto il tedesco Johann F. Tefz, i francesi Andrè Guilmet e Meier (1869), gli inglesi Henry J. Lawson (1876) e Thomas Shergold (1878), ricollegandosi al progetto di Mac Millan, recuperarono la catena, non più le scomode bielle e le leve, per trasmettere il movimento sulla ruota posteriore. All'insegna molte volte del puro divertimento, nel frattempo, molti dei meccanismi in grado di trasferire l'energia creata dall'uomo in lavoro meccanico, pensati originariamente per le biciclette, trovarono applicazione nei campi più svariati e curiosi, dagli alianti ai sommergibili, e anche in ambito lavorativo, basti pensare alla biciletta del muleta, dell'arrotino.
Nel periodo della ricerca e della sperimentazione sfrenata di fine secolo, vengono brevettate però anche invenzioni importanti per i futuri sviluppi e perfezionamenti della bicicletta, come quella del telaio tubolare dei cuscinetti a sfera (1877), della catena in metallo (1879).
Ma, soprattutto, nel 1888 John Boyd Dunlop per primo applica il pneumatico alle biciclette, in sostituzione delle gomme piene, anche se nel 1845 era già stato brevettato dall'ingegnere
Robert William Thomson un sistema di gomme pneumatiche da collocare su corpi rotanti. Il nome stesso bicicletta è del 1888, coniato, pare, dal britannico William Hume di Belfast, titolare dell'omonima fabbrica, corridore con i pneumatici del suo connazionale Dunlop.
I modelli Rover della ditta
John Kemp Starley, prodotti fra gli anni 1879 e il 1887, segnano il punto d'arrivo delle sperimentazioni che si sono susseguite nel corso di un secolo e conferiscono alla bicicletta la sua forma ormai quasi definitiva.
Il movimento, nella Rover, è trasmesso da una coppia di pedali che si collegano attraverso una catena dentata, alla ruota anteriore; un manubrio, su cui è collocato il meccanismo che agisce sul sistema frenante, governa e direziona il veicolo.
In Italia, oltre a ricerche parallele e contemporanee a quelle europee, si era sviluppata la sperimentazione dei veicoli mossi dalla forza delle braccia, i velocimani, a partire dal milanese Gaetano Brianza e il faentino Giuseppe Sangiorgi negli anni 1818/1819, fino all'ingegnere torinese Carra nel 1878, che lo presenterà all'Esposizione Universale di Parigi.
Nel 1884 il torinese Costantino Vianzone costruiva il bicicletto con telaio e forcella in legno, pedaliera, mozzi e meccanismi di trasmissione in metallo. Le due ruote, di uguale diametro ( non hanno la gomma piena bensì la corda.
Ma la bicicletta inizia a diffondersi, per poi affermarsi definitivamente dopo la prima guerra mondiale, dal 1885,con Fa nascita della prima farica italiana, la Edoardo Bianchi, cui seguiranno la Maino (1896) la Dei (1896), la Taurus (1906 ), la Legnano (1906) e la Atala (1907).
Se la forma della bicicletta nelle sue componenti fondamentali (manubrio, telaio, pedali, catena) alla fine del XIX secolo è da considerare definitva, le sperimentazioni attorno a questo oggetto non possono sicuramente dirsi terminate, ma continuano sotto stimoli forniti, da una parte dalle ricerche sui nuovi materiali (dall'alluminio alla plastica), dall'altra, dal fatto di essere diventata un mezzo da competizione e di gara, oltre che da record, tale da necessitare di continui perfezionamenti e miglioramenti.
CORREZIONE
Sul numero precedente alcuni spostamenti di righe hanno reso di difficile lettura due articoli. Li riproponiamo entrambi, qui di seguito.
VEDREMO PRESTO
Quando l'on.Craxi, o qualcuno dei suoi, ringhia contro la "nuova destra", noi ci guardiamo speranzosi dattorno. Non tanto commossi, ovviamente, dalla parola "destra"; quanto, pur messi in guardia dall'abuso che se ne è fatto, dall'aggettivo "nuova". Destra, sinistra, centro, rievocano tante cose fuori dalla dimensione che ci dettano i nuovi gli incalzanti mezzi di produzione. (Sono di "destra" quei missini che votano con i comunisti a referendum di sinistra i comunisti così agganciati a una costituzione di quando il paese era agricolo, o i socialisti che sfruttano la superstizione religiosa per piccoli cabotaggi?). Ma nuovo, qualunque cosa sia, ci promette il rientro in quella dimensione. A tutt'oggi invano. Da ogni sito dello schieramento politico ci vengono indicazioni che Marx avrebbe, comunque e giustamente, considerato di ottusa conservazione. Non che il vecchio Carlo sia una bussola infallibile, naturalmente, ma noi siamo convinti che sia una buona bussola. Se ne serviva anche, non certo da sprovveduto, uno studioso del calibro di Schumpeter, che si autoconsiderava un conservatore.
che in qualche modo è l'uomo di punta di questo gruppo, l'on. Mario Segni. L'occasione ci è stata offerta da un dibattito organizzato dall'Alleanza per la riforma delle istituzioni (Apri), che si è svolto presso il Circolo della stampa di Mirano il 16 novembre. Vi abbiamo riscontrato, ancora una volta, il ritardo di maturazione a livello di opinione pubblica che hanno certi temi, il fatto che ne dibattano in clima "culturale" e salottiero degli "amatori" attenti al particolare e inclini a dimenticare le grandi linee dello scontro politico prossimo venturo. Quello, cioè, che contrappone, da un lato, la grande massa dei cittadini che si autoconcepiscono come ceti medi e, dall'altro, una classe politica feudale che, sulla base della illegittima costituzione del 1947, da allora gestisce in un regime di partito unico (seppure atteggiato in quattordici fazioni) il potere in Italia con tanta tracotante sicurezza da avere perpetrato e continuare a perpetrare un saccheggio delle risor-
se nazionali tale da darci un debito pubblico pari al reddito nazionale e un deficit pari a quello degli Stati Uniti in termini assoluti e, quindi, molto più grande in termini relativi. Tutto questo senza che vi sia un corrispettivo in servizi lontanamente paragonabile alla massa di risorse che finisce nei patrimoni personali dei maggiori feudatari del regime. Ci è parso, però, molto confortante che l'on. Segni, invece, percepisce benissimo questa dimensione e, anche questo conta molto, sa che nel parlamento, nelle condizioni attuali nessun progetto di reale riforma è destinato a fare un solo passo perchè si oppone il partito unico seduto dal Msi sino a Dp, passando per i "laici", il Psi, il Pci e gli altri tutti. E ha una visione corretta di quello che occorre: un potente movimento che salga dal paese. Se i tempi sono maturi per un movimento di questa natura è cosa che vedremo presto.
SPAZI CULTURALI
SI APRANO LE SCUOLE
Benchè da molti anni in zona 6 ci si lamenti giustamente della mancanza di strutture dove poter realizzare iniziative culturali, finora non si è avuto nessun intervento pubblico in proposito.
Fa eccezione alla sclerosi dello schieramento politico, come abbiamo detto sul numero di settembre, il gruppo dei parlamentari democristiani, repubblicani e liberali che, in numero di sessantadue, hanno presentato un progetto di legge per la modifica in senso uninominale della legge elettorale vigente nel nostro paese. Anche all'interno delle peggiori classi feudali, giunte alla fine del loro percorso, si manifestano forze consapevoli che lavorano per il "dopo". Fu così in Francia al tempo della grande rivoluzione e, così, in Gran Bretagna, quando una classe feudale più consapevole gestì una transizione meno traumatica.
Per quanto Segni e gli altri dessero segnali di questo tipo, erano leciti dubbi su come essi stessi concepivano il loro ruolo nella situazione politica, sul se consideravano possibile (come ci siamo chiesti nel numero di ottobre) che il loro progetto di legge seguisse un utile iter parlamentare proficuo in assenza di una qualsivoglia spinta di potere che agisse sulle tarde e pigre assemblee del nostro similparlamento.
Abbiamo avuto modo di toglierci queste curiosità incontrando quello
Con l'unica eccezione del centro sportivo Sempione 55, al cui interno dovrebbe essere disponibile una piccola sala per mostre o altre limitate attività, centro che, peraltro, non è ancora in funzione per incomprensibili beghe interne alla amministrazione municipale, la nostra zona continua a rimanere dimenticata. Un po' di tempo fa abbiamo appreso che le previsioni di spesa per l'ampliamento dello stadio di S.Siro si aggirano attorno ai 100 miliardi. Ci sono state polemiche sui giornali e furiose liti in consiglio comunale, ma sostanzialmente questo impegno di spesa è stato confermato. E cosi Milano avrà un mega-impianto per i campionati mondiali di calcio. Molto bene, ma c'è il solito rovescio della medaglia. La città, infatti, non, potrà che scontare questa follia con un ulteriore penalizzazione a livello periferico. Il futuro delle zone con tutti i loro problemi sembra ormai proprio segnato e la speranza di atrezzare i quartieri più sprovvisti in modo adeguato alle esigenze, si fa sempre meno concreta. Tanto più che la storia, per molti versi quasi misteriosa, della costruzione della nuova sede del Piccolo Teatro, si è arricchita in questi giorni di un'altra incredibile notizia. Il costo previsto inizzialmente per quest'opera, circa 19 miliardi di !frette, si è via via gonfiato a via di revisione-prezzi e progetti sbagliati e rifatti, la spesa si è praticamente quintuplicata. Altri 100 miliardi, quindi, che peseranno enormemente sui bilanci comunali dei prossimi anni, riducendo drasticamente o annullando del tutto le possibilità di finanziare quanto servirebbe alle zone per una decente gestione dei servizi sociali essenziali. Duecento miliardi per avere uno stadio di un terzo più grande (a tanto corrisponderebbe l'ampliamento) e un teatro, certamente utile e da tanto tempo atteso, ma che per ora assomiglia solo a un bunker in cemento armato. Le richieste delle zone e pertanto anche quelle della nostra, sono dunque destinate a rimanere inevase, anche se il cittadino comune mortale che segue queste vicende, si domanderà come sia possibile che non si trovino nemmeno i modesti fondi necessari per riconvertire a uso culturale vecchie strutture inutilizzate per rendere agibili quelle già esistenti, chiuse da anni, come il Teatro Poliziano, perchè non adeguate alle norme di sicurezza.
Esiste anche, infatti, una precisa volontà politica di privilegiare i grandi progetti, gli edifici prestigiosi, le opere eccelse, a scapito dei piccoli interventi, evidentemente, poco gratificanti.
E così la zona più popolata di Milano (città che si definisce "europea" e che comunque sta ancora aspettando la ricostruzione del suo grande palazzo dello sport, crollato rovinosamente sotto una nevicata più intensa del solito) rimarrà non si sa per quanti anni ancora priva di servizi proprio in un settore, quello culturale, che viceversa avrebbe più bisogno di aiuti.
Le potenzialità culturali della nostra zona sono state messe in risalto, alcuni mesi fa, in un convegno organizzato, per conto del CdZ 6, dal Centro Lavoro-arte di via Canonica. In quell'occasione vennero evidenziate tutte le manchevolezze strutturali denunciate dai partecipanti e venne preparato un circostanziato documento sull'argomento. E' inutile dire che nessuna risposta è finora pervenuta.
La gestione attuale del consiglio di zona, in crisi da diversi mesi, ha dimostrato solo disattenzione e inerzia. Ci sembra però che la posta in geco non consenta ulteriori silenzi. Occorre concentrare tutte le forze disponibili per sbloccare una situazione diventata ormai insopportabile.
Per iniziare, l'azione del CdZ dovrebbe puntare sulla richiesta di impegnare la giunta municipale a rideterminare le competenze zonali nel settore delle manutenzioni straordinarie, con la conseguente assegnazione annuale dei fondi relativi. Poi converrebbe insistere per ottenere la definitiva agibilità della sede di via Luigi Nono al fine di una sua completa utilizzazione da parte dei cittadini e delle forze sociali. Infine bisognerebbe ritornare alla carica per l'utilizzazione diretta, da parte delle zone, di consistenti quote di oneri di urbanizzazione per destinazioni d'investimento.
La revisione delle delibere quadro attualmente in vigore e una loro riformulazione nell'ambito di maggiori e più incisive competenze zonali, rappresentano quindi gli obbiettivi piu prossimi per ottenere quanto manca da anni ai nostri quartieri. E se di quattrini se ne potranno vedere pochi, visti gli spersPeri per le grandi opere di cui s'è detto, perchè non consentire finalmente la reale apertura delle scuole? Aule, palestre, auditorium e altri spazi all'interno degli edifici scolastici pubblici, di fatto inutilizzati nelle ore extrascolastiche serali, potrebbero rappresentare una soluzione economica e facilmente raggiungibile anche se, ovviamente, transitoria, in attesa di più appropriati interventi.
Roberto Borgonovi
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SEMPIONE FEBBRAIO 1988
VERBALE SU FURTI AL COMUNE DI MILANO
L'agenzia ANIPE, numero del 12/T2/87, notizia n.87.0615 riporta quanto in appresso, fornendo un esempio molto istruttivo di come nell'amministrazione comunale di Milano si depredano le risorse del contribuente. L'eccesso di maiuscole che il lettore noterà nel testo dipende dall'abituale sgrammaticato vezzo delle pubbliche amministrazioni. Non e solo da questo punto di vista che la prosa dell'illuminante testo appare zoppicante. L'unica sottolineatura è de IL SEMPIONE.
STRALCIO DELLA REGISTRAZIONE DELLA COMMISSIONE
CONSILIARE LL. PP. DEMANIO-ECONOMATO DEL GIORNO 30.7.1987
CONS. POLOTTI: Cosa facciamo per il primo punto Assessore?, ci dà solo una informazione visto che non sono presenti tutti gli interpellati? Solo la parola all'Assessore per darci una informazione.
ASS.MAFFEIS: Se volete vi faccio un breve excursus di come sono andati gli avvenimenti. In data 19 febbraio il responsabile dell'Ufficio Elaborazione Dati presso il Servizio di Refezione scolastica ha portato al sottoscritto l'inventario al 31 dicembre 1986 e da questo inventario alla presenza del Capo Ripartizione Dr. Venezia, tant'e che noi successivamente in data 2 marzo l'abbiamo richiamato e abbiamo verbalizzato dopo i primi controlli quanto lui ci dichiarava. Era emerso che c'erano delle ragguardevoli differenze su alcuni generi alimentari nel magazzino viveri, in particolare tra la consistenza fisica di fine anno e i rispettivi dati contabili. Questa persona si riservava poi di approfondire ulteriormente questi dati e di riferire in merito al Capo Ripartizione. La Direzione del Settore Economato ravvisava senza ulteriore indugio di interessare la Civica Ragioneria perchè designasse i suoi funzionari qualificati per effettuare approfonditi controlli contabili riguardanti il carico e scarico del magazzino viveri. Infatti la Civica Ragioneria in data 27 febbraio designava il Dr. Casari Direttore del Settore 8° Servizio Ispettivo, coadiuvato da uno o più funzionari ad effettuare questo controllo. Il giorno 2 marzo presso il mio ufficio si riuniva quindi il Direttore dell'Economato Dr. Venezia, il Dr. Casari della Ragioneria e il responsabile del Centro Contabile del Servizio di Refezione e il responsabile del Centro Contabile del Servizio Refezione esponeva queste mancanze che a lui risultavano sulla base dei dati emergenti a fine anno. Frutta: a fronte di una situazione contabile che dava una giacenza di 896 quintali in realta la giacenza reale era di 192 q. con una differenza in meno di 704 q. Carne: a fronte di una situazione contabile di 455 quintali, vi era una situazione reale di giacenza di 148 q. con una differenza in meno di 307 q. Questo tenuto conto di una prassi che considerava un abbattimento sul peso della carne fresca con osso del 40 %. Peraltro, i relativi valori anche dell'abbattimento non risultavano del tutto riportati, perchè a fronte di un abbattimento del 40 % su tutti gli acquisti di 439 q. noi aveva-
mo riscontrato in contabilità solo 346 q. e mancavano quindi 93 ci. Quando tu fai il disossamento della carne hai un abbattimento del 40 % però l'abbattimento te lo devi trovare, non è che sparisce, anche su questa operazione c'era una differenza di 93 ci, per quello che vengono fuori 400 q. cioè i 307 di prima più i 93 di adesso. Sulla verdura a fronte di una situazione contabile che dava una giacenza di 751 q. la situazione reale era di 30 q. quindi una differenza in meno di 721 q. Per quanto riguarda il prosciutto cotto a fronte di una situazione contabile che avrebbe dovuto dare 54 q. di giacenza vi era in realtà una giacenza di 32 q. C'erano anche delle differenze sui formaggi e sulla polleria di una certa entità. I convenuti di fronte a cifre così rilevanti evidentemente hanno chiesto immediatamente alla Civica Ragioneria che provvedesse al controllo delle giacenze al 31 dicembre 1986 facendo tutte le verifiche contabili in modo da capire come mai ci fossero queste differenze e se per caso queste differenze non fossero dovute a cali naturali. In data 6 marzo di fronte a questa situazione venne adottato un provvedimento avente come obiettivo un maggior controllo di quanto accadeva al magazzino viveri e si davano queste misure urgenti: per tutte le merci di maggior volume e costo, il peso in entrata dovrà essere controllato su pesa pubblica e ricontrollato sulla pesa del magazzino. In realtà prima del 6 marzo veniva fatta la pesatura solo su una pesa pubblica che distava 3 km. e non veniva ricontrollato sulla pesa interna che era addirittura disattivata. Poi riapprofondiamo questo discorso.
CONS. DE C ORATO:...Se è stata disattivata è stata disattivata per iniziativa...c'è una spiegazione a questo tipo di disattivazione o meno, se non c'è, dico non c'è e prendiamo atto.
ASS. MAFFEIS: Una spiegazione in realtà c'è, abbiamo faticato a trovarla, ci è stato detto che era stata disattivata perchè non era attendibile.
DR. VENEZIA: Questa pesa non ha mai funzionato, non si può arlare di disattivazione.
CONS. POLOTTI: E' quella di
Via Quaranta, lì è stato fatto un collaudo, un appalto. ASS. MAFFEIS: Pesatura veicoli in arrivo: ecco quanto dice la società di revisione: "La pesatura è stata fatta per tutto l'86 e parte dell'87 solo con la pesa esterna menzionata che dista 3 km, dal magazzino Servizio Refezione, tale pesa non stampa automaticamente il cartellino con la pesatura, bensì i! peso è calcolato e documentato su una bolletta compilata a mano, tant'è vero che la Società di revisione dice che molte bollette di pesatura esaminate durante Fil nostro lavoro presentano anomalie quali: 1° le pesature con differenze sensibili anche oltre i 40 kg. per veicolo rispetto al peso dichiarato in bolla dal fornitore. Queste differenze lasciano pensare che la pesa pubblica abbia una precisione relativamente bassa, poi le pesature sono assolutamente identiche rispetto al peso dichiarato in bolla dal fornitore, questo caso abbastanza frequente appare difficile da giustificare logicamente in quanto pesati gli interi carichi effettuati da due diversi enti dovrebbero essere diversi per definizione. Perchè? Perchè soltanto la differenza del carburante nel serbatoio del veicoloprima e dopo deve dare delle differenze, quindi se c'è una pesatura assolutamente identica vuol dire che evidentemente...
Tali fattori lasciano pensare che la pesatura sia stata spesso fatta in maniera quanto meno approssimativa con la conseguenza che non può essere ritenuta sufficientemente attendibile per fini contabili. Rileviamo che il problema è stato risolto con la riattivazione della pesa interna e la nuova procedura è risultata correttamente applicata dal marzo 1987...ad oggi prevede la determinazione del peso netto di entrata ecc.ecc. Non solo ma le bollette di entrata venivano emesse molti giorni dopo non contemporaneamente.
C ONS. POLOTTI: Nel febbraio dell'85 era finito il magazzino viveri di Via Quaranta.
DR. VENEZIA: Subito dopo l'entrata in funzione mei marzo è stato richiesto che venisse rivista dall'Ufficio Tecnico perchè presentava qualche imprecisione... ASS. MAFFEIS: Non solo ma a
AIUTATECI A CONTINUARE LA NOSTRA OPERA D'INFORMAZIONE. BASTANO 10.000 LIRE ALL'ANNO. Inviateci questo tagliando. Metteremo in corso il vostro abbonamento e vi diremo come inviarci le diecimila lire.
Inviate a: IL SEMPIONE via Cesariano 8
20154 MILANO MI
CONSIDERATEMI ABBONATO A
SEMPIONE
NOME COGNOME INDIRIZZO TELEFONO
settembre ci dovevano essere i calcolatori elettronici che danno...ma problemi di personale—
DR. VENEZIA: Qui si vuole la botte piena e la moglie ubriaca. E' un servizio che può funzionare solo se le risorse sono disponibili anche sulla base di un contesto..
C ONS.L.BANFI: La discussione è finalizzata appunto...
CONS. POLOTTI: Lasciamo fare tutta la relazione all'Assessore.
ASS.MAFFEIS: Vado avanti e poi facciamo le osservazioni, adesso vi ho tirato fuori il secondo rapporto della società di revisione perchè vi dava le procedure seguite. Volevo completare dicendo che l'emissione delle bollette di entrata non avveniva contestualmente ma avveniva parecchi giorni dopo, non solo ma c'era un controllo di portineria da parte del personale che teneva un registro dei veicoli in entrata ed in uscita per cui alla fine anche se venivano fuori delle differenze non si capiva bene chi era...il veicolo, l'autista, il fornitore, ecc. Poi l'inventaria, questo è un nostro provvedimento del 6 marzo delle giacenze di magazzino, almeno per alcuni generi quali ad esempio la carne (quello di maggior valore) dovrà essere effettuato mensilmente, sia per un miglior controllo della movimentazione della merce che per individuare in tempi brevi e rettificare eventuali errori di carico e scarico. Fatto una volta all'anno non serve a niente, se fatto invece mensilmente si può immediatamente intervenire laddove si vedono delle anomalie o situazioni strane. Dovranno poi essere effettuati a cura del Servizio Ispettivo controlli sui mezzi in uscita adibiti al trasporto delle merci ai centri cucina, perchè noi abbiamo visto le sparizioni all'entrata, però non possiamo ancora dirvi nulla sulle sparizioni all'uscita perchè poi c'e tutta la fase successiva, cioè dal magazzino generale di Via Quaranta ai centri cucina e ai consumi finali sui quali sostanzialmente noi non siamo in grado di avere oggi un controllo. E' vero che ci sono delle rivelazioni, delle presenze nei refettori ecc., però è chiaro che un controllo di questo genere non si può effettuare soltanto attraverso dei calcolatori. Non è umanamente possibile rilevare giornalmente i consumi di 400 scuole rispetto alle presenze effettive non a quelle teoriche, non è possibile avere le giacenze in tempi reali nei , 104 centri cucina che hanno anche delle dispense dove giacciono delle quantità di merce, se non si fa un controllo capillare in questo senso.
Devo immaginare delle quantità di consumi standard per ogni utente e questo moltiplicarlo per il numero di presenze per il numero delle scuole dove ci sono i refettori, il numero centri cucina, ecc. La Ragioneria in data 20 marzo sostanzialmente ci comunicava e ci rassegnava i risultati della sua verifica (solo per la carne, era controllata solo la carne) e ci diceva sostanzialmente che aveva bisogno di ore straordinarie per completare i controlli
FEBBRAIO 1988 IL SEMPIONE. 17
DOCUMENTAZIONE
perché non era possibile soltanto sulle bolle di carico e scarico poter avere dei dati attendibili. Tant'è vero che dalle prime risultanze del controllo della Ragioneria venivano fuori indubbiamente delle anomalie che non giustificavano queste gravi differenze. Allora che cosa abbiamo fatto? Siamo andati in Giunta in data 24 marzo 1987 e abbiamo detto alla Giunta...
CONS.DE CORATO: Scusa se ti interrompo. Tu l'altra volta avevi detto che la Ragioneria aveva accettato anche Giunta.
ASS.MAFFEIS: Sì perchè facendo un controllo solo delle bollette addirittura per alcuni generi c'erano delle quantità in più anzichè in meno. Allora ci siamo resi conto con la Ragioneria che il controllo effettuato dalla Ragioneria non era sufficiente nei limiti in cui...che occorreva anche redigere degli inventari, occorreva controllare...
CONS.POLOTTI: Perchè, non si fa ogni anno l'inventario e non viene mandato..?
ASS.MAFFEIS: No, non veniva mai controllato, veniva mandato alla Ragioneria, però la Ragioneria sostanzialmente non aveva la possibilità materiale di controllarlo.
CONS.POLOTTI: Ma scusa, se la Ragioneria riceve un inventario, poi apre gli acquisti, poi l'inventario finale..?
ASS.MAFFEIS:...Sono in tre in quell'ufficio, come fai a pensare che possano controllare gli inventari di tutti i magazzini comunali, non solo, ma ci vuole anche una professionalità per effettuare un controllo di questo genere, ci vuole uno che sappia fare la revisione, sappia verificare le procedure. La Ragioneria quando noi l'abbiamo incaricata ha fatto quello che ha potuto, rispetto ai dati che ci sono stati forniti abbiamo convenuto insieme che fosse opportuno approfondire il controllo in altre direzioni per avere una possibilità di avere...
CONS.DE CORATO: Da ora in poi il controllo...
CONS.POLOTTI: No, non li fa nessuno, non si controlla niente secondo quello che dice adesso Maffeis.
ASS.MAFFEIS: D'ora in poi che cosa succede che io i miei inventari me li controllo all'esterno, quelli che dipendono da me, non tutti i magazzini dipendono dall'Economato, finchè la Ragioneria non si attrezzerà con una talsk-force (sic, nota de IL SEMPIONE) attrezzata professionalmente preparata, idonea ad effettuare questi controlli. Noi siamo andati in Giunta appunto evidenziando questa situazione, i risultati ed i controlli della Ragioneria, l'esigenza che se la Ragioneria doveva approfondire naturalmente i controlli per arrivare a delle indicazioni attendibili occorreva una certa quota di ore straordinarie, oppure, noi avevamo detto, se questo non era possibile ci indichi la Giunta che cosa dobbiamo fare, eventualmente affidarci ad una società di revisione esterna.
Per i problemi connessi alle ore straordinarie per una maggiore possibilità di avere controlli più estesi con personale attrezzato in tempi brevi per avere dei risultati certamente più attendibili su quanto accadeva la Giunta ha deciso di affidarsi alla società di revisione esterna. E' stata fatta una piccola gara invitando non so se quattro o cinque società di revisione scegliendole tra le più importanti, e la società di revisione che ha fatto il prezzo migliore è la Peat' Marwick che tra l'altro, è stata la società di revisione della, S.E.A. a suo
tempo. Abbiamo fatto passare la delibera di assegnazione...
CONS.POLOTTI: Questa società di revisione, agisce solo per l'Economato?
ASS.MAFFEIS: In questo momento solo per il magazzino economale di Via Quaranta 'e basta, per gli altri magazzini dovremo nominare altre società di revisione. La società di revisione in data 29 giugno mi trasmetteva il rapporto, noi tra l'altro alla società di revisione abbiamo indicato dei tempi molto stretti della revisione con assoluta priorità per le carni, perchè le carni erano la merce di maggior pregio, se non rispettava questi tempi aveva delle penalità. Il 29 giugno rimetteva il primo rapporto sulla carne. Il primo rapporto sulla carne era così concepito. Anzitutto fa un flash di cosa è accaduto dal primo gennaio al 31 dicembre 1986 e quello che è accaduto dal primo gennaio al 31 maggio 1987. Un inventario fatto con tutte le metodologie della società di revisione quindi indubbiamente un inventario molto convincente, ed è successo che per le carni fresche su 1098 q. acquistati nel corso del 1986, c'era una differenza di 116 q. pari al 10,56 sugli acquisti totali; per le carni congelate su un totale di acquisti di 4494 quintali c'era una differenza inventariale di 190 q. pari al 4,25 %, questo per l'86, poi le sparizioni sono continuate fino al 31 maggio 1987 quando è stato fatto l'inventarlo. Su 417 q. acquistati di carni fresche ne sono spariti 32 q. nei primi cinque, mesi, pari al 7,73 %, per le carni congelate su 2493 q. acquistati ne sono spariti 63 q. _pari al 2,56 %. La società di revisione ci ha scritto che ha fatto un ulteriore inventario al 30 giugno e ci dice che nel mese di giugno sostanzialmente non ci sono state più sparizioni. Le conclusioni, rispetto a quanto è accaduto, della società di revisione si possono così sintetizzare: l'incidenza della quantità contabile delle carni congelate su quelle presumibilmente che doveva essere la quantità fisicamente presente in cella porta alle seguenti conclusioni. Tenete conto che la società di revisione ha fatto questo tipo di lavoro, ha verificato l'organizzazione dell'inventario fisico, l'identificazione a mezzo piombatura di tutte le quantità iniziali di carni presenti al fine di identificare la base ecc., l'analisi delle varie basi di lavorazione, l'analisi delle consegne, l'elaborazione ed analisi dei dati provenienti dai punti B e C, l'esame di tutte le procedure contabili, un esame di ragionevolezza delle giacenze in magazzino, una quadratura contabile dei carichi registrati, l'identificazione di cali fisiologici, è stato fatto un lavoro complessivo. E' stato fatto il controllo inventario fisico, contabile al 31 maggio 1987, risalendo poi alle quantità dell'86, per cui in totale dall'inventario fisico e contabile le differenze inventariali sono 307 q. al 31 dicembre 1986 più 96 al 31 maggio 1987, sono 403 q. complessivi, poi fa l'esame dividendo carni fresche e congelate un test di rilevamento degli scarti e dei cali naturali, un test di rilevamento degli scarti di pesatura delle consegne, gli scarti di lavorazione, rilevazioni sulle carni fresche, rilevazioni sulle carni congelate, rilevazioni complessive, esame delle procedure contabili di carico e scarico, controllo tabulato situazione del magazzino, scarichi, consegne dirette, carichi e scarichi (poi vi dirò delle procedure nella seconda relazione) esame di ragionevolezza delle giacenze in magaz-
zino. Conclusioni: l'eccedenza delle quantità contabili da carni congelate su quelle...tenete conto che per quanto riguarda le carni congelate la società di revisione dice questo: "per altro verso gli errori di pesature delle carni congelate sono in parte compensati dall'effetto cella, in pratica un aumento di peso anzi che un calo dato dall'assorbimento di umidità che poi si congela durante gli spostamenti delle carni congelate che implicano esposizione ad aria esterna, (cioè la carne congelata per sua natura anzichè diminuire tende ad aumaentare). Conclusione: l'eccedenza della quantità contabile delle carni congelate su quella che presumibilmente doveva essere la quantità fisicamente presente in cella, porta le seguenti conclusioni: 1° gli scarti e le differenze di pesatura non giustificano l'accumularsi di grosse differenze in brevi periodi. 2° per i tre mesi, fino al marzo 1986, non potevano essersi accumulate altre differenze inventariali e l'apparente eccedenza contabile rispetto alla capacità di contenimento normale della cella frigorifera per carni congelate si possono giustificare solo con ipotesi di irregolarità nelle entrate e nelle uscite. Riteniamo altamente improbabile che possano essere state commesse significative irregolarità sulle operazioni di uscita delle carni congelate, dato il controllo esistente ed il frazionamento delle operazioni (cioè l'uscita, abbiamo tante consegne sulle scuole). Riteniamo possibile che si siano verificate irregolarità nelle operazioni in entrata anche se questo non appare dalla documentazione che è tutta regolare. L'ipotesi è basata sulla pcssibilita che intere consegne non siano pervenute, mentre sono state caricate contabilmente, ricordando che una consegna (in camion) di quintali 70 e 1000 una o più mancate consegne giustificano la differenza inventariale. Sottolineamo che si tratta solo di una ipotesi induttiva, avendo riscontrato che tutta la documentazione esiste ed è regolare".
CONS.POLOTTI: Voi avete però già inoltrato denuncia alla Magistratura, questa con tutta la documentazione!
ASS.MAFFEIS: Questo è tutto il rapporto che abbiamo mandato alla Magistratura.
CONS.POLOTTI: Solo che voi avete fatto soltanto sempre sul settore carni?
ASS.MAFFEIS: Sì, adesso stiamo procedendo...
CONS.POLOTTI: Anche per gli altri magazzeni non dell'Economato o solo per l'Economato state procedendo con i controlli?
ASS.MAFFEIS: Per il momento solo per il magazzino generale di Via Quaranta. La Giunta ci ha autorizzato ai controlli con società di revisione per tutti gli altri magazzini...
CONS.POLOTTI: Cioè quelli dell'Ufficio Tecnico, di Via A-
A.SS.MAFFEIS: No, Via Friuli, Autoparco.
CONS.DE CORATO: E i combustibili?
ASS.MAFFEIS: No, per il magazzino combustibili noi ci siamo visti questa mattina con il responsabile, c'è un problema perché in realtà il dire che noi acquistiamo dei combustibili, pero il deposito di Via Messina dipende dall'Ufficio Tecnico quindi dovrebbe dipendere teoricamente dall'Assessore Vene-
g°n N i. C OS.POLOTTI: Voi sapete che noi come Protezione Civile abbiamo proposto di chiudere Via Messina perché è pericoloso per le case che sono lì...
ASS.MAFFEIS: Noi pensavamo
che ad un certo punto le quantità potrebbero essere direttamente consegnate senza transitare da Via Messina e quindi entrare nel deposito. Volevo però. dare alcuni dati sulle procedure degli acquisti.
CONS.DE CORATO: Allora per i combustibili niente?
ASS.MAFFEIS: No, combustibili, oggi ho scritto una lettera all'Assessore Venegoni dicendo: "guarda che il magazzino combustibili essendo di tua competenza sta a te verificare, controllare gli inventari al 31 dicembre 1986. lo, ripeto, acquisto, faccio delle gare, però i controlli delle entrate e delle uscite dei carichi e scarichi dovrebbero essere di Venegoni.
CONS. POLOTTI: In tutte le Aziende c'è sempre stato un unico ente che provvede, come c'è un'unica direzione acquisti, c'è un unico organismo che provvede al controllo di tutti i magazzeni. Anche perchè vorrei sapere sul complesso degli acquisti che fa il Comune quanto è, e cosa incide Via Quaranta e cosa incidono tutti gli altri. Perchè se voi mi dite che Via Quaranta incide per il 90 è un conto, se voi mi dite che Via Quaranta incide...
ASS.MAFFEIS: No incide per il 25 noi acquistiamo per un cento miliardi, per i combustibili credo che acquistiamo per 16 miliardi circa. Credo sia o pportuno estendere il controllo con società di revisione anche al magazzino combustibili, però è una cosa...
CONS. POLOTTI: Ma poi anche a tutti gli altri magazzini del-
I'U.T.M. Basta soltanto pensare ai tubi in cui entra l'acqua potabile, sono immense delibere...
C ONS.POLOTTI:...per fortuna ho mandato sù Pilli a fare il controllo. Abbiamo mandato su in Valtellina la Protezione Civile che ha rimesso in funzione l'acquedotto, abbiamo mandato su il materiale, ad un certo momento sono ritornati e hanno lasciato sù 8 milioni di materiale che noi adesso abbiamo fatta tutta la consegna dell'acquedotto di Sondrio e glielo regaliamo, abbiamo fatto fare tutti gli inventari ecc., io non so con quanto materiale sono partiti ma ho chiesto di averlo ma è una cosa molto...poi l'acquedotto ha veramente nell'acquisto dei tubi una enorme quantità.. . Anche perchè l'acquisto dei tubi per l'acquedotto non è mai con delibere per tubi, ma sono acquisti inseriti nei progetti di opere che vengono fatte. Per cui noi quando votiamo una delibera per fare l'installazione dell'acquedotto in C.so Buenos Aires, abbiamo una parte che riguarda il costo dell'installazione e una parte che è l'acquisto di tutto il materiale per C.so Buenos Aires.
ASS.MAFFEIS: Comunque tenete conto che i 16 miliardi di acquisti carburanti transitano tutti dal deposito di Via Messina, vale a dire che se ci sono problemi, questi problemi possono essere problemi grossi. Ho detto soltanto che non è mia responsabilità ma è responsabilità...
CONS.POLOTTI: Direi che se tu Maffeis ci hai fatto questa relazione siccome prendiamo solo nota, perchè poi faremo un'altra riunione a settembre. eventualmente anche perchè al punto in cui siamo...
ASS.MAFFEIS: Volevo solo leggere le procedure rapidamente. Procedure acquisti: l'ultimo rapporto che abbiamo ricevuto, i fornitori vincenti le gare sono generalmente sempre gli stessi. Pesatura dei veicoli in arrivo, ve l'ho_già detto quello che succede. Poi rilevazione dei cali
18 .IL SEMPIONE FEBBRAIO 1988
degli scarti, l'utilizzo interno ed altre differenze, questi non sono mai stati rilevati a livello contabile. La procedura inventariale anche qui suggeriscono che vengano svolti mensilmente gli inventari, la documentazione non appare adeguata ecc..Poi c'è il problema della ristrutturazione del Centro E.D.P. anche qui si chiede una rapida ristrutturazione del Centro E.D.P. cosa sulla quale noi ci stiamo muovendo e speriamo di arrivare al dunque.
CONS.POLOTTI: Vorrei fare una proposta ai Consiglieri. Visto che andiamo in vacanza ecc. a settembre eventualmente riprendiamo l'argomento, consideriamo questa relazione, non facciamo interventi, ed andiamo a settembre...
ASS.MAFFEIS: Vi pregherei la massima rioservatezza anche perchè i documenti in questo momento sono in mano al Giudice, anche sulpiano delle interpellanze e delle interrogazioni...
CONS.L.BANFI: Vorrei fare delle proposte però. Sono d'accordo che si rinvii tutto a settembre con alcune specifiche richieste. Una prima posto che questa documentazione riservata trasmessa al Magistrato che si abbia il verbale però di questa riunione perchè di tutti i dati non abbiamo preso nota.
CONS.POLOTTI: Chiedo che questo verbale non venga distribuito. Eventuamente quando ci riuniamo in Commissione lo distribuiamo in quel momento, perchè ha ragione Maffeis essendo documenti dati al Magistrato.
CONS.L.BANFI: Scusa, ma fammi finire. Ho premesso prima, i documenti sono una cosa, la relazione di Maffeis coi dati fornitici ancorchè supponenti meno di riservatezza sono oggetto della riunione. Vorrei dire, lui ne ha scritti tanti, io non li ho scritti proprio per pigrizia, ma la relazione non è in antitesi con la riservatezza della documentazione ufficiale consegnata al Magistrato. Il parlato e il registrato, cioè la sua relazione in Commissione non è l'equivalente della documentazione ufficiale è una informazione che ci ha fornito.
Seconda richiesta: prendendo atto che un invito in tal senso è già stato rivolto, è appunto quello che l'Amministrazione, la Giunta proceda o indichi l'opportunità dell'affidamento a società di revisione del controllo in tutti i Settori o Magazzeni dell'Amministrazione Comunale Economali e non. Quindi ha scritto l'Assessore all'Economato al responsabile dell'U.T.M. perchè analogamente proceda, credo che sia opportuno un mandato della Giunta per andare su questa strada.
Terza richiesta: a settembre quando ci rincontriamo l'Assessore ci ponga in condizione, alla luce appunto delle relazioni delle società di rveisione e di uno studio specifico della Ripartizione, per formalizzare una relazione anche sugli altri due punti della nostra interpellanza, ovvero sia se si è riusciti ad individuare situazioni, procedure che possono aver favorito e in
parte è già dentro lì (a parte poi i responsabili se ci sono) ma soprattutto se nel frattempo si pensa a quali possibili misure, appunto di controllo incrociati di responsabilizzazione per eliminare queste cose. Perchè una delle cause è, ad esempio, l'assenza di una scelta di responsabilizzazioni credo, perchè se in ogni Settore ci fosse stato un responsabile del carico e dello scarico, probabilmente queste fughe non sarebbero avvenute. In realtà il fatto che non c'era neanche la portineria che controllava che cosa usciva...Chiedo che a settembre quando ci si ritrova, l'Assessore verifichi appunto la condizione...
CONS.POLOTTI: Mi permetto però di fare una proposta all'Assessore e alla Commissione. Informerò il Sindaco perchè il problema non è tanto dell'Economato ma è del complesso dei magazzeni e chiederò al Sindaco se a quella riunione della Commissione sarà presente anche lui, perchè ad un certo momento qui si stanno facendo delle proposte e se si deve fare un'opera di riorganizzazione generale, è indispensabile che ci sia la massima autorità del Comune perchè se no diventa una riunione di vari Assessori ecc..
CONS.L.BANFI: Polotti, sono perfettamente d'accordo per una ragione, quando proponeva Maffeis di portare a settembre delle proposte di misure, ovvio che in questo ambito rientra il discorso relativo anche all'assegnazione di personale di strumentazioni capaci di garantire questo.
ASS.MAFFEIS: C'è già un programma di informatizzazione che è piuttosto avanzato e che iniziò circa un anno e mezzo fa. Credo che sia iniziato anche perchè si avevano delle forti perplessità su questi inventari, sulle procedure, sulla sostanziale inaffidabilità delle procedure a mano. Intanto sono arrivati questi quattro computer collegati alla pesa elettronica in modo che ci diano tutte le garanzie. Però noi riteniamo che la parte del Settore Informatica ci possa essere...nel giro di pochi mesi. Mi raccomando però la riservatezza su tutte le notizie. Credo che sul verbale ci possono essere delle decisioni della Commissione però anche degli omissis.
CONS.POLOTTI: No, no te lo facciamo vedere.
CONS.DE C ORATO: Sul verbale credo che ci sia una relazione che l'Assessore doveva fare, che era dovuta, è chiaro che rimane nella riservatezza dei Commissari. La richiesta che volevo fare a Polotti era che prima di chiamare il Sindaco, se non è il caso di fare una lettera a nome della Commissione, tu come Presidente della Commissione al Sindaco, sollecitando a far fare questa verifica anche per i magazzini che tu dicevi della LL.PP., cioè degli Uffici Tecnici, che una sollecitazione che arrivi dalla Commissione, dalla Presidente della Commissione LL.PP. a far incaricare, da parte della Giunta, una società che controlli anche gli altri magazzini che non sono poi solo quelli economa! i.
C ONS.POLOTTI: Grazie a tutti, la seduta è tolta.
MOUSSE TEATRALE
Come avevamo preannunziato il nostro critico teatrale, Pierluigi Gentile, e la nostra collaboratrice Pia Puerari si sono sposati. Lo hanno fatto con una cerimonia riservata e...una rappresentazione teatrale. Tutti gli amici e parenti si sono trovati al Teatro Filodrammatici dove la compagnia de i rabdomanti ha rappresentato una fantasia teatrale dello sposo dal titolo Desiderio inespressso. Era una rappresentazione teatrale in piena regola tanto che in anteprima è stata data dopo le nozze, ma poi è stata replicata per il pubblico nella stessa sala in altra data. Del resto, quest' anno, Gentile è finito tra i finalisti del Premio Riccione, che è quello di maggior rilievo in fatto di teatro.
Gli amici/spettatori venivano accolti con il dono di un panierino con frutti di marzapane (vedrete dopo che c'è un motivo) con allegato un bigliettino con un testo intitolato "Ricetta del giorno: la Mousse teatrale", che vi raccomandiamo di leggere riportata integralmente più oltre.
Dopo la rappresentazione, accolta con il più vivo entusiasmo, dopo avere saziato lo spirito, gli intervenuti si sono rimpinzati al buffet che li attendeva.
Gentile è nato nel 1953 da madre svizzera e padre italiano a Trento. Ha visuuto a Bolzano e a Roma. Risiede a Milano dove si è laureato in ingegneria meccanica. Proprio durante gli studi universitari ha cominciato a evadere verso il mondo simbolico del teatro. Dal 1979 a oggi ha scritto quattordici lavori teatrali di cui quattro rappresentati. Il lavoro che lo ha portato in finale a Riccione è La nona immagine. Nel teatro di Gentile l'immagine teatrale suggerita dalla fantasia, e tradotta in espressione attraverso regole e strutture spesso puramente simboliche, è in senso freudiano il tentativo, da parte dell'inconscio, di superare le barriere che il mondo reale arreca alle aspirazioni dell'individuo.
Desiderio inespresso è una fantasia teatrale che rappresenta, nella sua stessa struttura, l'evoluzione formale dello stile dell'autore dalle prime realizzazioni esclusivamente "di parola" alle ultime più complesse "di immagine". I tre personaggi sono il comune denominatore che lega le tre scene in un meccanismo che riproduce I'apparen,te assurdità dei sogni. Nella prima scena, più marcatamente letteraria -secondo lo stile prima maniera , i personaggi vanno visti come l'uomo ancora chiuso nel suo mondo interiore alle prese con la sua stanca coscienza. Nella seconda scena, dove lo stile si fa decisamente più moderno e fantasioso, l'uomo, abbandonata la coscienza in una fuga regressiva allo stadio infantile, trova ad attenderlo, nel suo spazio mentale, la donna... Questa rappresenta appunto il desiderio inespresso, la prima oggettivazione fantastica che nella simbologia onirica assume aspetti a volte inquietanti. Qui, però, siamo sul piano di un pioco ironico dove la tensione emotiva è soggetta a discontinuità spesso assurde. Il sogno continua a occhi aperti nella terza scena ioronicamente ammiccante a una tenera storia d'amore.
LA MOUSSE TEATRALE
Prendere una dose abbondante
di Pia Puerari, lasciarla cuocere a fuoco lento (circa sette anni) fino a farla macerrare in un brodetto denso e melodrammatico. Zuccherare a piacere e lasciare raffreddare (non troppo altrimenti si inacidisce e si squaglia). Passare al setaccio eliminando gli eccessi poetici che potrete conservare in fogli da riporre in un lugo fresco, asciutto e al riparo dalla luce e..sguardi (preferibilmente in un cestino).
ATTENZIONE: non portare mai a contatto diretto di occhi e orecchie! Nel caso di contatto accidentale, risciacquare subito abbondantemente con una soluzione amorfa di tre parti di acqua di canale 5 con due parti di Buonac-cortison-cuccarin- • carrà-baudolene e consultare un bancario.
A parte far cuocere nel suo brodo un ingegnere (si consiglia la qualità Gentile Pielle con il suo retrogusto angoscioso) che avrete preventivamente tolto dal freezer e scongelato a "bagno maria-pia". Non sgelare mai direttamente sulla fiamma in quanto l'ingegnere intellettuale surgelato non tiene la cottura violenta e tende a ritirarsi. Aggiungere una coroncina d'alloro e cospargere con un fine tritato di fantasiosi problemi esistenziali e di creatività inconcludente.
Lasciar cuocere l'ingegnere (sempre a bagno maria-pia) molto a lungo, punzecchiando ogni tanto con la punta di una penna (meglio se d'oca) per saggiarne la cottura. Non appena P ingenere così preparato vi sembrerà sufficintemente ammorbidito (attenzione però a non farne uno "stufato" che risulta terribilmente pesante) lasciarlo sdrammatizzare per trentaquattro anni. Quindi frullarlo e aggiungervi la passata preparata prima. Amalgamare con cautela i due composti fino a ottenerne un "impiastro unico". Rimestare il composto esplosivo così ottenuto sempre nello stesso senso, altrimenti l'ingegnere frullato impazzisce (proprio come la ma)onnaise) (peggio) la passata di Puerari rimane inversa. Nel caso doveste incorrere in simili incidenti, l'unico rimedio è una bella girata con una frusta per dolci. Versare in uno stampo da budino lasciar lievitare un oretta in un teatro fresco e ventilato. Quindi rovesciare su un palcoscenico piano e servire subito. Attenzione a non farla diventare una pizza!
Se la mousse sul palcoscenico non vi dovesse entusiasmare provate a mandarla a quel paese (dove ne vanno matti) o farla friggere o ancora a stufarla. Nel caso poi la Mousse Teatrale vi restasse decisamente sullo stomaco, cospargetela di verdure di stagione, copritela di fischi e datela in pasto ai critici che ne faranno polpette. Troverete le verdure già pronte nella presente confezione-ricordo. Per contenere i costi di pulizia del teatro le verdure, come noterete sono molto piccole. Se invece la Mousse Teatrale vi dovesse piacere...vi suggeriamo di accompagnarla con un bicthiere di spumante e con i pasticcini che troverete nel foyer del teatro.
AVVERTENZA: L'eventuale riscontro di un colorito biancastro, dovuto a scarsa esposizione ai raggi solari dei componenti la Mousse, non pregiudica la qualità del prodotto e non altera in alcun modo lo squisito sapore della Mousse Teatrale.
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FUNEBRI
Pia & Piero
correva l'anno 1508 e nel cuore più antico di Milano - una Mediolanum che stava uscendo dalla lunga notte del Medioevo (ma ancora non lo sapeva) - s'insedia una comunità di monaci Olivetani, una Congregazione benedettina che aveva preso il nome dalla località di Monte Oliveto Maggiore. nei pressi di Siena, dove era stata fondata nel 1313.
Il luogo prescelto per il nuovo insediamento è adiacente alla Basilica di S. Vittore al Corpo, a pochi passi dalla già celebre Basilica di S. Ambrogio, e da quella Pusterla dietro la quale i fieri milanesi del Comune avevano cercato invano di fronteggiare la furia devastatrice del Barbarossa circa quattro secoli prima.
Le cronache dell'epoca non ci hanno tramandato il nome del progettista del Convento; si conosce solo il nome del capomastro, cui si deve la costruzione del primo chiostro: Mastro Giuliano, detto anche il Fra' del Castellazzo.
Di epoche più tarde sono il secondo chiostro che si aggiunge al primo nel 1598 e, gli appartamenti dell'Abate (1630), 'che si affacciano sull'attuale piazza S. Vittore, opera dell'architetto Francesco Richino, mentre il grandioso refettorio (oggi Sala del Cenacolo) affrescato da Pietro Gilardi da Cremona è degli inizi del '700.
Con la calata delle armate napoleoniche agli inizi dell'800 il complesso, fatti sloggiare i frati, viene adibito a caserma di artiglieria; e tale resta sino all'agosto del 1943, quando i massicci bombardamenti aerei degli Alleati su Milano lo riducono ad un cumulo di macerie fumanti. E su queste macerie che, passata la furia devastatrice della guerra, un gruppo di uomini di cultura appunta la sua attenzione per dare a Milano e al Paese un luogo "deputato" a raccogliere le testimonianze più significative delle conquiste della scienza e della tecnica, vere tappe del progresso umano.
Erano uomini di pace, se motivavano la richiesta di poter disporre di quel che restava dell'antico convento degli Olivetani con queste parole:
"La storia del mondo non è fatta solo di guerre, di conquiste militari, di eventi politici; la storia non è costituita solo delle sue pagine sanguinose; le
Un grande museo sempre da riscoprire
Cominciamo la rivisitazione del milanese Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica.
conquiste della scienza e della tecnica segnano le vere tappe della evoluzione sociale e dello sviluppo della civiltà".
Animatore di questo pugno di uomini illuminati era l'ingegner Guido licelli di Nemi, che sarà il primo presidente del Museo.
Ottenuta la disponibilità dell'area ed un congruo contributo dello Stato, la ricostruzione e il riadattamento a museo del vecchio convento viene affidata agli architetti Portaluppi, Griffini e Reggiori, che ne ricavano una superficie espositiva di 29.000
E finalmente il 15 febbraio del 1953, con una grandiosa mostra Leonardesca, viene inaugurato il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica "Leonardo da Vinci"
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Ma che "cosa" è stato raccolto in questo museo, unico nel suo genere in Italia e tra i più importanti al mondo?
Di tutto: dalle navi alle locomotive, dagli aerei alle carrozze, dai telai a mano ai forni delle primitive fonderie, dalle torri-sonda per ricerche petrolifere alla bicicletta di Fausto Coppi con la quale vinceva i Tours de France. Sono centinaia di migliaia i pezzi originali, i modellini, le ricostruzioni su disegni originali, organizzati secondo criteri logici e cronologici in spazi ormai troppo ristretti. Ecco, se un appunto si può fare all'attuale sistemazione del Museo, è quello dello spazio che non consente un godimento pieno delle testimonianze e dei cimeli esposti. Fa eccezione la "Galleria di Leonardo", che per l'ariosità della sistemazione espositiva veramente felice, consente una lettura più puntuale dei modelli interpretativi dei progetti del grande figlio di Vinci.
Non sfuggono a questa sensazione di angustia neppure gli edifici dove è sistemata la Sezione dei Trasporti Ferroviari (sulla quale ritorneremo con un apposito servizio) e quello assai più moderno (è del 1964) che ospita i Trasporti aeronavali. In quest'ultimo è stata rimontata integralmente. pezzo per pezzo, la navescuola "Ebe" della Marina Militare, una goletta che per le sue dimensioni (metri 51.5 di lunghezza, 9.5 di larghezza e 9 di altezza) è la più grande nave al mondo conservata in un edificio, lontano dalle vie d'acqua.
Ed ancora, nello stesso edificio è stata ricostruita con particolari tecniche la 'plancia e la controplancia, alcune cabine di la classe e il erande Salone delle feste del transatlantico "Conte Biancamano", il tutto rimontando i pezzi originali, occupando tre piani, per un'altezza complessiva di 16 metri, una larghezza di 25 ed una profondità di 21.
Questo patrimonio è di inestimabile valore, ed è certamente in Brado di "favorire la diffusione della cultura scientifica e la formazione della coscienza tecnica del Paese", come recita l'art. 2 della Legge istitutiva dell'Ente "Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci". (/ - continua)
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