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NOTE DAL CONSIGLIO DI ZONA
from Il Sempione1
d i R e n a t o Grassi
ABUSIVA PREMESSSA REDAZIONALE - Prima di dare la parola al nostro collaboratore, il consigliere Grassi, nella sua rubrica, sia concesso alla redazione, facendo un piccolo abuso, dar conto qui di tre fatti di diversa portata che riguardano la zona:
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Mentre scriviamo, dopo sette mesi, è ancora aperta la crisi del consiglio di zona, il quale -così- da quando è stato eletto è stato attivo (si fa per dire) Cer un tempo davvero breve. 'è chi conclude che i consigli di zona, poichè non funzionano, vanno chiusi. pericolosa conclusione in Italia dato che, così, un similparlamento che si trova di fronte al dodicesimo decreto sul condono edilizio dovrebbe esporre da tempo il cartello "chiuso per fallimento". Basterebbe copiare dai paesi democratici per fare organi più democratici e più funzionari.
Dopo anni di molti e svariati lamenti dei cittadini (e anche di questo foglio) la USSL 75/6' ha finalmente aperto, con l'anno nuovo, un servizio distaccato SAUB in via Castelvetro 22.
Nel tratto inziale di corso Sempione è stata attivata una fontanella, una cosiddetta "vedovella", tanto utile, ma sempre più rara a Milano. Una nota gradita per i frequentatori permanentemente a disagio per la sospensione dei lavori colà avviati e morti nell'incertezza dei pubblici poteri.
MEGLIO CON L'ENEL CHE
CON IL MOTO CLUB - Nell'ultima riunione del 1987 del consiglio di zona è stato rinnovato il contratto di locazione alla società ARCA (Associazione. Nazionale Ricreativa e Assistenziale Dipendenti Enel) per la gestione dei campi da tennis di via Washington angolo Caboto. Il contratto ha una durata prevista di sei anni con termine al 30/6/1993 e il canone pattuito è pari a 7 milioni di lire all'anno.
Qualcuno ricorderà, spero, che questo risultato è frutto di un duro e lungo lavoro del precedente consiglio di zona volto a svincolare i campi da tennis dal contratto col Moto Club. Ora il risultato è visibile: mentre' il Moto Club paga, da tempo immemorabile, £.200 mila annue per il suo spazio con una convenzione che scadrà nel 1991 (e, prima •dell'ultimo rinnovo, gestiva anche i campi da tennis per 200 mila), l'Enel pagava prima del rinnovo 5 milioni ora portati a 7, con vantaggi di equità per la collettività. Ci sono, però, da sottolineare anche vantaggi nella gestione delle utilizzazioni della struttura. L'art. 14 del contratto, per esempio, prevede precisi impegninei confronti della zona. Il consiglio di zona, per almeno venti giorni all'anno, può disporre utilizzazioni sportive senza limiti d'orario. L'ARCA si è anche impegnata a ospitare in ore diurne corsi di tennis per ragazzi e a garantire il libero accesso ai cittadini per un minimo di dieci ore al giorno, ripartite in tre fasce orarie (diurne, pomeridiane e serali).
A parte l'ovvia necessità di controllare l'applicazione del contratto, i vantaggi ottenuti vanno sottolineati con soddisfazione.
Centro Sportivo Di Via Giovanni Da Procida
Come tutti sanno il centro sportivo che corge sull'area ex Fiat di via Giovanni da Procida è stato ultimato da qualche mese. Si ricorderà, certo, anche la cerimonia di consegna da parte di Romiti al Sindaco Pillitteri, con le relative rimostranze del consiglio di zona perchè si era fatto credere che la struttura fosse stato un regalo Fiat, quando invece era un atto dovuto. Ebbene da allora tutto tace. La struttura è pronta ma non è fruibile. Mi ricordo che il consiglio di zona ebbe un incontro col Sindaco e l'allora assessore Intiglietta per sbloccare la situazione e ricordo bene il comportamento provocatorio di Intiglietta nei confronti del consiglio. Egli negava che ci fosse il centro culturale-sportivo. E ciò nonostante il C RSS di cui è presidente avesse già comunicato in un opuscolo l'esistenza dello stesso e varie inziative che vi si sarebbero dovute svolgere. Alla fine si è capito che questo comportamento voleva suonare protesta per il fatto che non si era proceduto ai collaudi che competono all'assessorato per l'edilizia popolare. Intiglietta protestava anche perchè alla riunione non si era invitato l'assessore De Angelis che, responsabile di quell'assessorato era, quindi, anche il responsabile per il fatto che i mancati collaudi impedissero la possibilità di considerare il centro acquisito al Comune.
Sono passati mesi e i collaudi non sono stati effettuati. Ritarda l'utilizzazione dell'impianto, che tanto sarebbe servita ai cittadini che non hanno altre disponibilità in zona. Spero che la nuova situazione che si è determinata interrompa le perdite di tempo per beghe interassessorili. Personalmente sono interessato anche perchè vorrei vedere valorizzati gli sforzi che i socialisti (e, se consentite, io stesso in primo luogo) hanno fatto per arrivare alla acquisizione di questo centro alla collettività cittadina.
CAMPO DI CALCIO AL LEONE segue da pag.14, L'idea di trasmissione del movimento attraverso meccanismi indiretti -siano essi bielle o catene- riprende vigore nell'ultimo ventennio del - XIX secolo. Dapprima con il modello Kangaroo, come gli inglesi ribattezzarono la la bicicletta del francese Rousseau de11878, che però utilizzava una doppia catena con moltiplica unicamente per abbassare la posizione del movimento, sempre operato sulla ruota anteriore; ma soprattutto il tedesco Johann F. Tefz, i francesi Andrè Guilmet e Meier (1869), gli inglesi Henry J. Lawson (1876) e Thomas Shergold (1878), ricollegandosi al progetto di Mac Millan, recuperarono la catena, non più le scomode bielle e le leve, per trasmettere il movimento sulla ruota posteriore. All'insegna molte volte del puro divertimento, nel frattempo, molti dei meccanismi in grado di trasferire l'energia creata dall'uomo in lavoro meccanico, pensati originariamente per le biciclette, trovarono applicazione nei campi più svariati e curiosi, dagli alianti ai sommergibili, e anche in ambito lavorativo, basti pensare alla biciletta del muleta, dell'arrotino.
XIII - Considerati i tempi lunghi dell'amministrazione comunale, bisogna considerare non lontana la scadenza del contratto di locazione del Comune con l'Itituto Leone XIII per l'utilizzazione da parte dell'istituto stesso del campo di calcio di proprietà comunale. Pare necessario, quindi, che se il consiglio di zona non vuole essere ignorato e scavalcato debbapredisporre una proposta contrattuale credibile e di attuazione facilmente praticabile. Come è noto, in zona si sono spesi fiumi d'inchiostro e serate a non finire su questa quistione e le altre vicende del Leone. Malgrado ciò, non si è mai cavato un ragno dal buco e la situazione rimane immutata, comprese le accuse che le varie forze politiche si lanciano sulla volonta o la non-volontà di risolvere davvero la questione.
Il PCI, in particolare, ha spesso accusato la maggioranza in essere sino allo scorso giugno di avere messo la sordina al problema per non dispiacere alla DC. L'accusa gravava in particolare sul PSI.
L'accusa aveva fondamento, per qualche verso. Personaltnente ho, però, lavorato per non meritarmela. Quando ero (lo ero sino a poche settimane fa) capo-gruppo del PSI e quando la maggioranza era ancora in ?Diedi, circa un anno fa ho fatto una proposta concreta.
E' vero che non sono riuscito a far sì che la proposta arrivasse alla discussione del consiglio.
E' certo che le polemiche lasciano il tempo che trovano. Così sarà anche per le proteste che, come al solito, finiremo col fare, dopo che altri avrà fatto quel che gli pare in assenza di un lavoro del consiglio di zona.
La mia proposta partiva dalla considerazione del fatto che esiste in area limitrofa uno sterrato inutilizzato, che è in parte di proprietà comunale e in parte delle ferrovie. Da tempo ci sono pratiche per l'acquisizione per intero da parte del Comune. Mi parrebbe utile costruire su questo sterrato gli spogliatoi e i servizi necessari a rendere una struttura autonoma il campo di calcio. Una volta ottenuto questo risultato bisognerà contemperare le esigenze del Leone XIII che ha squadre impegnate in campionati e di altre squadre esistenti in zona. II complesso delle associazioni di zona potrebbe gestire il campo con la supervisione, di garanzia, del consiglio di zonà.
INCROCIO GIORGIONE/BRAMANTE - Già altre volte su queste colonne ho parlato della Gericolosità dell'incrocio tra via iorgione e via Bramante, pericolosità dovuta a più fattori.
Il primo è che in quel puinto vi è uno slargo delimitato da catenelle, ma circondato da auto in sosta, e alcune fatalmente ostacolano molto la visuale a chi percorre via Giorgione per immettersi in o attraversare via Bramante. La seconda è che il cartello che indica l'obbligo di dare la precedenza in via Giorgione è poco visibile (e attualmente è anche inclinato). La terza è la frequente spericolatezza degli automobilisti.
Fatto sta che non passa settimana che non ci sia qualche incidente. Non a caso, basta passare da via Giusti per vedere a terra vetri rotti di chiara provenienza. Un intervento, quindi, si impone e con urgenza.
Il consiglio di zona, per iniziativa di chi scrive, ha già fatto una richiesta in questo senso. Tuttavia a distanza di mesi nulla è stato ancora fatto e la serie degli incidenti è notevolmente aumentata. Hop motivo di ritenere che l'amministrazione comunale ha ricevuto anche altre segnalazioni. Spesso si sono viste pattuglie di vigili urbani rilevare dati sugli incidenti. Quindi, le conoscenze dei fatti ora ci sono, occorre leggere i rapporti e trarne le conseguenze con pronti interventi.
PISTA CICLABILE - Come è noto nasce in zona una pista ciclabile che unisce piazzale Lotto con via Olona. In molti si è rilevato che la pista dà luogo a situazioni pericolose particolarmente in via Alberto da Giussano, dove si stanno verificando non pochi incidenti, alcuni anche gravi.
Il consiglio di zona non ha mai discusso preventivamente della pista che si progettava. a posteriori ha discusso dei pericoli che si sono manifestati. Nell'ultima riunione di dicembre si sono approvate proposte di modifica che, se saranno accolte come si spera, daranno luogo a nuovi lavori, suscettibili di migliorare la situazione.
La nostra proosta è in concreto quella di lasciare la via Alberto da Giussano a senso unico da via Pallavicino verso via Mario Pagano, ma con obbligo di svolta a destra in via Pagano, evitandone l'attraversamento, che è fonte di pericolo. Inoltre si prevede che sia invertito l'attuale senso unico dell'altro lato di via Alberto da Giussano portandolo in direzione da via Guido d'Arezzo verso Mario Pagano, anche qui con obblico di svolta destra, evitando l'attraversamento di via Guido d'Arezzo, che essendo in curva è molto pericoloso. Per vero, è sempre stato pericoloso, ma ora di più perchè, come in Pagano, anche in via Guido d'Arezzo è stato rimosso lo spartitraffico centrale.
L'intervento previsto riguarda le due zone di pericolo che si sono veniute a creare e speriamo siano "corrette" al piu presto.
VIA MASSENA - Con la chiusura al traffico dell'ultimo tratto di corso Sempione, la via Massena è diventata un'arteria importante per l'attraversamento di corso Sempione e il congiungimento delle zone Fiera e Sarpi. Di fatto si tratta ora dell'unica alternativa alla via Canova, con conseguente aumento notevole del traffico.
Purtroppo, però, alla fine di via Massena quando s'incrocia corso Sempione e in modo speciale sul lato verso via Moscati, tra il corso vero e proprio e il controviale, vi sono sempre parcheggiate auto, o spesso furgoni che impediscono il facile attraversamento del controviale, dal momento che, in quel punto, il segnale verde d'attraversamento tra via Moscati verso Massena termina prima che nel senso opposto proprio per permettere la svolta a sinistra a chi arriva da via Massena. Il combinato effetto di auto parcheggiate e auto che vogliono con pieno diritto svoltare a sinistra impedisce il passo alle auto che vogliono immettersi in via Moscati. L'effetto indotto è che si creano anche ingorghi su corso Sempione. Quello che occorrerebbe, ci sembra, è, quindi, che in quel tratto di strada si imponga davvero un divieto di sosta che senza dubbio agevolerebbe di molto tutto il traffico.
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Nel periodo della ricerca e della sperimentazione sfrenata di fine secolo, vengono brevettate però anche invenzioni importanti per i futuri sviluppi e perfezionamenti della bicicletta, come quella del telaio tubolare dei cuscinetti a sfera (1877), della catena in metallo (1879).
Ma, soprattutto, nel 1888 John Boyd Dunlop per primo applica il pneumatico alle biciclette, in sostituzione delle gomme piene, anche se nel 1845 era già stato brevettato dall'ingegnere
Robert William Thomson un sistema di gomme pneumatiche da collocare su corpi rotanti. Il nome stesso bicicletta è del 1888, coniato, pare, dal britannico William Hume di Belfast, titolare dell'omonima fabbrica, corridore con i pneumatici del suo connazionale Dunlop.
I modelli Rover della ditta
John Kemp Starley, prodotti fra gli anni 1879 e il 1887, segnano il punto d'arrivo delle sperimentazioni che si sono susseguite nel corso di un secolo e conferiscono alla bicicletta la sua forma ormai quasi definitiva.
Il movimento, nella Rover, è trasmesso da una coppia di pedali che si collegano attraverso una catena dentata, alla ruota anteriore; un manubrio, su cui è collocato il meccanismo che agisce sul sistema frenante, governa e direziona il veicolo.
In Italia, oltre a ricerche parallele e contemporanee a quelle europee, si era sviluppata la sperimentazione dei veicoli mossi dalla forza delle braccia, i velocimani, a partire dal milanese Gaetano Brianza e il faentino Giuseppe Sangiorgi negli anni 1818/1819, fino all'ingegnere torinese Carra nel 1878, che lo presenterà all'Esposizione Universale di Parigi.
Nel 1884 il torinese Costantino Vianzone costruiva il bicicletto con telaio e forcella in legno, pedaliera, mozzi e meccanismi di trasmissione in metallo. Le due ruote, di uguale diametro ( non hanno la gomma piena bensì la corda.
Ma la bicicletta inizia a diffondersi, per poi affermarsi definitivamente dopo la prima guerra mondiale, dal 1885,con Fa nascita della prima farica italiana, la Edoardo Bianchi, cui seguiranno la Maino (1896) la Dei (1896), la Taurus (1906 ), la Legnano (1906) e la Atala (1907).
Se la forma della bicicletta nelle sue componenti fondamentali (manubrio, telaio, pedali, catena) alla fine del XIX secolo è da considerare definitva, le sperimentazioni attorno a questo oggetto non possono sicuramente dirsi terminate, ma continuano sotto stimoli forniti, da una parte dalle ricerche sui nuovi materiali (dall'alluminio alla plastica), dall'altra, dal fatto di essere diventata un mezzo da competizione e di gara, oltre che da record, tale da necessitare di continui perfezionamenti e miglioramenti.
Correzione
Sul numero precedente alcuni spostamenti di righe hanno reso di difficile lettura due articoli. Li riproponiamo entrambi, qui di seguito.
Vedremo Presto
Quando l'on.Craxi, o qualcuno dei suoi, ringhia contro la "nuova destra", noi ci guardiamo speranzosi dattorno. Non tanto commossi, ovviamente, dalla parola "destra"; quanto, pur messi in guardia dall'abuso che se ne è fatto, dall'aggettivo "nuova". Destra, sinistra, centro, rievocano tante cose fuori dalla dimensione che ci dettano i nuovi gli incalzanti mezzi di produzione. (Sono di "destra" quei missini che votano con i comunisti a referendum di sinistra i comunisti così agganciati a una costituzione di quando il paese era agricolo, o i socialisti che sfruttano la superstizione religiosa per piccoli cabotaggi?). Ma nuovo, qualunque cosa sia, ci promette il rientro in quella dimensione. A tutt'oggi invano. Da ogni sito dello schieramento politico ci vengono indicazioni che Marx avrebbe, comunque e giustamente, considerato di ottusa conservazione. Non che il vecchio Carlo sia una bussola infallibile, naturalmente, ma noi siamo convinti che sia una buona bussola. Se ne serviva anche, non certo da sprovveduto, uno studioso del calibro di Schumpeter, che si autoconsiderava un conservatore.
che in qualche modo è l'uomo di punta di questo gruppo, l'on. Mario Segni. L'occasione ci è stata offerta da un dibattito organizzato dall'Alleanza per la riforma delle istituzioni (Apri), che si è svolto presso il Circolo della stampa di Mirano il 16 novembre. Vi abbiamo riscontrato, ancora una volta, il ritardo di maturazione a livello di opinione pubblica che hanno certi temi, il fatto che ne dibattano in clima "culturale" e salottiero degli "amatori" attenti al particolare e inclini a dimenticare le grandi linee dello scontro politico prossimo venturo. Quello, cioè, che contrappone, da un lato, la grande massa dei cittadini che si autoconcepiscono come ceti medi e, dall'altro, una classe politica feudale che, sulla base della illegittima costituzione del 1947, da allora gestisce in un regime di partito unico (seppure atteggiato in quattordici fazioni) il potere in Italia con tanta tracotante sicurezza da avere perpetrato e continuare a perpetrare un saccheggio delle risor- se nazionali tale da darci un debito pubblico pari al reddito nazionale e un deficit pari a quello degli Stati Uniti in termini assoluti e, quindi, molto più grande in termini relativi. Tutto questo senza che vi sia un corrispettivo in servizi lontanamente paragonabile alla massa di risorse che finisce nei patrimoni personali dei maggiori feudatari del regime. Ci è parso, però, molto confortante che l'on. Segni, invece, percepisce benissimo questa dimensione e, anche questo conta molto, sa che nel parlamento, nelle condizioni attuali nessun progetto di reale riforma è destinato a fare un solo passo perchè si oppone il partito unico seduto dal Msi sino a Dp, passando per i "laici", il Psi, il Pci e gli altri tutti. E ha una visione corretta di quello che occorre: un potente movimento che salga dal paese. Se i tempi sono maturi per un movimento di questa natura è cosa che vedremo presto.
Spazi Culturali
Si Aprano Le Scuole
Benchè da molti anni in zona 6 ci si lamenti giustamente della mancanza di strutture dove poter realizzare iniziative culturali, finora non si è avuto nessun intervento pubblico in proposito.
Fa eccezione alla sclerosi dello schieramento politico, come abbiamo detto sul numero di settembre, il gruppo dei parlamentari democristiani, repubblicani e liberali che, in numero di sessantadue, hanno presentato un progetto di legge per la modifica in senso uninominale della legge elettorale vigente nel nostro paese. Anche all'interno delle peggiori classi feudali, giunte alla fine del loro percorso, si manifestano forze consapevoli che lavorano per il "dopo". Fu così in Francia al tempo della grande rivoluzione e, così, in Gran Bretagna, quando una classe feudale più consapevole gestì una transizione meno traumatica.
Per quanto Segni e gli altri dessero segnali di questo tipo, erano leciti dubbi su come essi stessi concepivano il loro ruolo nella situazione politica, sul se consideravano possibile (come ci siamo chiesti nel numero di ottobre) che il loro progetto di legge seguisse un utile iter parlamentare proficuo in assenza di una qualsivoglia spinta di potere che agisse sulle tarde e pigre assemblee del nostro similparlamento.
Abbiamo avuto modo di toglierci queste curiosità incontrando quello
Con l'unica eccezione del centro sportivo Sempione 55, al cui interno dovrebbe essere disponibile una piccola sala per mostre o altre limitate attività, centro che, peraltro, non è ancora in funzione per incomprensibili beghe interne alla amministrazione municipale, la nostra zona continua a rimanere dimenticata. Un po' di tempo fa abbiamo appreso che le previsioni di spesa per l'ampliamento dello stadio di S.Siro si aggirano attorno ai 100 miliardi. Ci sono state polemiche sui giornali e furiose liti in consiglio comunale, ma sostanzialmente questo impegno di spesa è stato confermato. E cosi Milano avrà un mega-impianto per i campionati mondiali di calcio. Molto bene, ma c'è il solito rovescio della medaglia. La città, infatti, non, potrà che scontare questa follia con un ulteriore penalizzazione a livello periferico. Il futuro delle zone con tutti i loro problemi sembra ormai proprio segnato e la speranza di atrezzare i quartieri più sprovvisti in modo adeguato alle esigenze, si fa sempre meno concreta. Tanto più che la storia, per molti versi quasi misteriosa, della costruzione della nuova sede del Piccolo Teatro, si è arricchita in questi giorni di un'altra incredibile notizia. Il costo previsto inizzialmente per quest'opera, circa 19 miliardi di !frette, si è via via gonfiato a via di revisione-prezzi e progetti sbagliati e rifatti, la spesa si è praticamente quintuplicata. Altri 100 miliardi, quindi, che peseranno enormemente sui bilanci comunali dei prossimi anni, riducendo drasticamente o annullando del tutto le possibilità di finanziare quanto servirebbe alle zone per una decente gestione dei servizi sociali essenziali. Duecento miliardi per avere uno stadio di un terzo più grande (a tanto corrisponderebbe l'ampliamento) e un teatro, certamente utile e da tanto tempo atteso, ma che per ora assomiglia solo a un bunker in cemento armato. Le richieste delle zone e pertanto anche quelle della nostra, sono dunque destinate a rimanere inevase, anche se il cittadino comune mortale che segue queste vicende, si domanderà come sia possibile che non si trovino nemmeno i modesti fondi necessari per riconvertire a uso culturale vecchie strutture inutilizzate per rendere agibili quelle già esistenti, chiuse da anni, come il Teatro Poliziano, perchè non adeguate alle norme di sicurezza.
Esiste anche, infatti, una precisa volontà politica di privilegiare i grandi progetti, gli edifici prestigiosi, le opere eccelse, a scapito dei piccoli interventi, evidentemente, poco gratificanti.
E così la zona più popolata di Milano (città che si definisce "europea" e che comunque sta ancora aspettando la ricostruzione del suo grande palazzo dello sport, crollato rovinosamente sotto una nevicata più intensa del solito) rimarrà non si sa per quanti anni ancora priva di servizi proprio in un settore, quello culturale, che viceversa avrebbe più bisogno di aiuti.
Le potenzialità culturali della nostra zona sono state messe in risalto, alcuni mesi fa, in un convegno organizzato, per conto del CdZ 6, dal Centro Lavoro-arte di via Canonica. In quell'occasione vennero evidenziate tutte le manchevolezze strutturali denunciate dai partecipanti e venne preparato un circostanziato documento sull'argomento. E' inutile dire che nessuna risposta è finora pervenuta.
La gestione attuale del consiglio di zona, in crisi da diversi mesi, ha dimostrato solo disattenzione e inerzia. Ci sembra però che la posta in geco non consenta ulteriori silenzi. Occorre concentrare tutte le forze disponibili per sbloccare una situazione diventata ormai insopportabile.
Per iniziare, l'azione del CdZ dovrebbe puntare sulla richiesta di impegnare la giunta municipale a rideterminare le competenze zonali nel settore delle manutenzioni straordinarie, con la conseguente assegnazione annuale dei fondi relativi. Poi converrebbe insistere per ottenere la definitiva agibilità della sede di via Luigi Nono al fine di una sua completa utilizzazione da parte dei cittadini e delle forze sociali. Infine bisognerebbe ritornare alla carica per l'utilizzazione diretta, da parte delle zone, di consistenti quote di oneri di urbanizzazione per destinazioni d'investimento.
La revisione delle delibere quadro attualmente in vigore e una loro riformulazione nell'ambito di maggiori e più incisive competenze zonali, rappresentano quindi gli obbiettivi piu prossimi per ottenere quanto manca da anni ai nostri quartieri. E se di quattrini se ne potranno vedere pochi, visti gli spersPeri per le grandi opere di cui s'è detto, perchè non consentire finalmente la reale apertura delle scuole? Aule, palestre, auditorium e altri spazi all'interno degli edifici scolastici pubblici, di fatto inutilizzati nelle ore extrascolastiche serali, potrebbero rappresentare una soluzione economica e facilmente raggiungibile anche se, ovviamente, transitoria, in attesa di più appropriati interventi.
Roberto Borgonovi