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il salotto
from Il Sempione1
VIA E. MOTTA, 6 - 20144 MILANO - TEL. 02/4695476
La precisione fotografica della pittura di Gioxe De Micheli trascende il puro reale, diventa il mezzo per costruire temi, composizioni e allusioni estraendoli dalla sfera dell'immaginazione e dell'emozione e perfino della quotidianità domestica per trasformarli in rappresentazioni di esemplareperfezione formale, ma altresì dense di intimità. Si veda il quadro-emblema della mostra promossa dalla SEA nell' aeroporto di Linate. II pittore esprime ben più di quanto saprebbe l'obiettivo di un penetrante fotografo. rivela unlinteriorità serena e tenerissima. Trasmette l'emozione sentita dall'artista. Appunto questa capacità di rendere coinvolgenti le proprie sensazioni e i propri ragionamenti dà alla pittura di Gioxe De Micheli una valenza poetica di stimolante provocazione intellettuale.
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Insolito nel nome, che tuttavia è solo la versione genovese di Giuseppe, Gioxe è però nato nel 1947 a Milano dove vive e lavora in via del Caravaggio. Figlio dell'autorevole critico Mario De Nicheli, ha cominciato a dipingere a quattordici anni. La sua prima"scuola" fu il Museo di storia naturale di corso Venezia dove copiava scheletri di animali preistorici. Disegnava molto cimentandosi in figure e nell'interpretazione di avvenimenti della cronaca politica. A quegli anni risale il ciclo di disegni sulla misteriosa morte di Enrico Mattei.
La prima uscita in pubblico avvenne nel 1963 in una collettiva presso la Galleria Ciliberti di Milano con presentazione dello scultore Gianni Paganin. Ma già l'anno precedente, appena quindicenne, aveva vinto il premio per il bianco e nero del 5° Concorso Nazionale INA-Touring. Fin dagli inizi stimolò l'attenzione della critica, a cominciare da Raffaele De Grada, che, nel 1963, gli tenne a battesimo la prima esposizione personale al Centro culturale di Lecco, e da Giovanni Testori che, nel 1964, patrocinò la mostra alla Galleria Viotti di Torino. E Gianfilippo Usellini, in deroga alle norme accademiche che imponevano la maggiore età, lo volle, non ancora sedicenne, allievo al corso di studio di nudo di Brera.
Artista infaticabile, ma meditativo, ha sin qui incanalato il suo estro in cicli, passando da quelli dedicati ad argomenti di preciso impegno ideologico a quelli rivolti alla riflessione sulle condizioni esistenziali dell' uomo. Da Enrico Mattei a Thomas Milntzer rivoluzionario eretico del medioevo tedesco, dal mondo contadino a I giorni della Passione, infine ecco gli attuali cicli: sonno del giovane naturalista e vita domestica. La mostra allestita lo scorso dicembre all'aereoporto di Linate è la sua 43-t personale, ma, a differenza delle precedenti, non ha svolto una tematica, ma ha costituito un momento di riflessione sulle precedenti ricerche e di rivisitazione di emozioni già vissute. Accanto a tele già esposte alla Galleria 32 di via Brera o al Palazzo dei Diamanti di Ferrara o alla Biennale 1986 della Permanente di Milano, v'erano quadri recenti che aiutano a condividere il giudizio di Giovanni Raboni per il quale Gioxe De Micheli "ha compiuto uno di quei gesti perentori e spinti, quasi obbligati, che la dicono lunga sulla verità e laprofondità di una vocazione artistica".
La vocazione di Gioxe ha dato in venticinque anni di intensa attività culturale e artistica ampie prove di rara forza intellettuale e di profondo lirismo. La mostra di Linate, non è, però, stata una celebrazione della sua lunga "milizia" pittorica, ma ha segnato una sosta nel suo lungo e coerente percorso. Proprio questo suo essere ancora in viaggio verso mete forse solo intuite, fa sì che in certi quadri, persino tra i più precisi e definitivi, alei tuttavia un senso misterioso di attesa o traspaia una sensazione altrettanto arcana di inespresso. Anche se, come rilevava Antonello Trombadori, "è riuscito a passare indenne attraverso il fuoco distruttore delle ideologie tenendosi aperto a ben altri turbamenti che quelli derivanti dalle asfittiche contrapposizioni di astratto e figurativo o di avanguardia e restaurazione".
Angelo Riva
Semmone Febbraio 1988
Anche se ha saputo costruirsi una sua propria autonomia espressiva, Gioxe De Micheli è però rimasto legato ai vincoli di cui si è nutrito fin da ragazzo. Sicchè a volte, pur se si abbandona al suo personalissimo immaginario resta condizionato dalla necessità di /trovarsi moti- vazioni ideologiche. Tuttavia il peso di questa fedeltà a impegni lontani e dimostratisi "distruttori" non ha impedito a Gioxe De Micheli di esprimere, secondo il giudizio di Roberto Tassi, "una pittura asciutta, nitida, precisa, nella quale convergono realismo e delicatezza, forza e poesia".