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POSTA Seiverde

Passa il tempo e nulla si muove, da parte dell'amministrazione comunale, nella direzione di creare nuove isole pedonali. Nel giugno scorso SEIVERDE, associazione ambientalista della nostra zona, inviava al sindaco e al presidente della zona 6 una petizione firmata da oltre 300 cittadini nel corso di una nostra manifestazione, l'"Operazione Belfiore".

Con tale petizione si chiedeva di intraprendere i primi passi nella direzione della pedonalizzazione di questa caratteristica arteria commerciale della nostra zona, via Belfiore.

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Poichè detta petizione non è mai stata ripresa dagli organi di stampa ci permettiamo di proporla a IL SEMPIONE affinchè tutti possano conoscere i motivi della nostra richiesta. Un cordiale saluto.

Per SEIVERDE Pietro

Armuzzi

Noi sottoscritti cittadini milanesi, convinti che nelle metropoli la creazione di isole pedonali possa favorire un miglioramento della qualità della vita degli abitanti, ritenendo che là dove sia possibile gli amministratori comunali debbano muoversi nella direzione della realizzazione di dette isole, identificando nella via Belfiore una possibile arteria commerciale da sottoporre a pedonalizzazione in considerazione: della sua vicinanza al parcheggio Pagano/MM dei mezzi pubblici che la servono eccellentemente (MM1, autobus 63, 67, 60, 18, tram 24) della quasi totale assenza di passi carrai della sua brevità (poco più di cento metri) dell'assenza di "funzionalità veicolatoria" (non serve a smaltire il traffico da corso Vercelli) del parere favorevole espresso da 10.274 cittadini residenti in zona 6 in occasione della consultazione popolare svoltasi il 16 dicembre 1984 (contrari 2.712)

CHIEDIAMO al Comune di Milanoe pertanto ai suoi amministratori di voler predisporre un progetto di pedonalizzazione della via Belfiore che, pur in tempi non immediati, consenta di giungere alla sua realizzazione per l'anno 1990. Il tempo intermedio dovrà essere utilizzato nel dirimere le attuali forti perplessità corporative dei commercianti e pertanto nel trovare soluzioni che consentano ai medesimi di evitare i (da loro) temuti tracolli finanziari.

SUGGERIAMO a tal fine di voler attuare sin dal prossimo autunno una sperimentazione consistente nella chiusura temporanea della via nei sabati pomeridiani. Pensiamo, infatti,che soluzioni quali quelle inerenti alla pedonalizzazione vadano affrontate con la dovuta gradualità.

Leoni E Tigri In Zona

"La più popolosa di Milano, pressochè priva di verde, e fra le più quotate del mercato immobiliare, la zona 6 è quella parte di suburbio, ormai città consolidata, situata immediatamente fuori le Porte Magenta, Sempione e Volta. Vecchi caseggiati operai, ad esempio a De Angeli o in via Canonica, interrompono qua e là un assortimento di residenze per borghesi d'ogni taglia: dalle ville di via Telesio (primi del secolo) agli attualissimi condomini di corso Sempione, a certi alveari umani di via Washington. L'altezza degli edifici in complesso non è opprimente, e qua e là, di tanto in tanto, fabbriche, in parte smobilitate o in corso di ridimensionamento. Al passato più remoto -di cui si possono reperire, cercandoli, preziosi cimeli- si è sovrapposta una ricchissima gamma di architetture e di modi di vivere (dal liberty al futurismo). Disparate le fonti di richiamo: fra di esse il quartiere italocinese; la Rai Tv; un'università (Io IULM); la Fiera Campionaria, il Cimitero Monumentale..." Sotto il titolo tra parentesi come lo riscriviamo "(De Angeli-Fiera-Sempione)", questo è l'inizio del capitolo dedicato alla zona 6 di un libro di fresco in libreria: MILANO FUORI MILANO di Luca Sarzi Amadè (pagg. 400, lire 45.000, editore MUSIA). Noi diciamo Magenta-Fiera-Sempione, ma Sarzi Amadè ha le sue ragioni per preferire il riferimento a De Angeli. Perchè mai Milano fuori Milano? Perchè vi si prende in considerazione quella più parte di Milano sulla quale meno si sofferma l'attenzione dei più. La Milano al di fuori delta zona centrale concepita in senso stretto, il nucleo storico attorno al Duomo, che amministrativamente si ricomprende nella zona 1 del decentramento. Il libro di Sarzi Amadè si occupa, così, minutamente, delle altre zone del decentramento amministrativo, quelle che vanno dal 2 al 20.

Sarzi Amadè lo fa collezionando sistematicamente notizie storiche su ogni zona, annotazioni su come essa si presenta, notizie su ciò che è in atto. Come dire? Quasi, se fosse umanamente possibile: tutto quello che volete sapere su ognuna di quelle zone.

C'è già di che fare leccare i baffi a tanti, come ben sappiamo proprio in zona 6, dove abbiamo visto sparire ben due edizioni del libro sul quartiere Sempione curato dal consiglio di zona 6: Dal borgo degli ortolani a porta volta di Tullo Montanari. E anche questa volta crediamo che non andranno per- niente affatto delusi coloro che sono giustamente golosi di questo genere di letture che appagano tante doverose curiosità sul passato il presente dei luoghi in cui viviamo.

Per quello, poi, che riguarda la nostra zona si va dalle ghiotte notizie sul "barcho" il parco dei Visconti, oltre trecento ettari che andavano sino alle attuali zone 19 e 20, completo di praterie, boschi, frutteti, orti giardini, con copiosissima selvaggina. Ci si cacciava il cinghia-le. C'erano anche, per doni acquisti destinati o fatti dai Visconti e dagli Sforza, animali esotici: leoni,pantere, tigri e anche un elefante.

Il campanile del Corpus Domini fotografato da Sarzi Amadè dal chiostro dei carmelitani.

Tante altre notizie si possono intravedere dietro i titoli che spezzano il capitolo dedicato alla zona 6: La pila e la "schiena d'asino", I cavalieri di Malta a Milano, La più grande pala d'altare contemporanea?, Un esercito di 24 milioni di sveglie, Dalla Berta Filava alla Maddalena, Un fazzoletto attorno al mondo, La più bella opera di Verdi, La spericolata avventura che trascinò il mondo, Dopo la grande guerra, Il "tempio dei primati", L'ultrasessantenne compagna degli italiani, Un boulevard milanese, Cento lampade e un'università, Un ciclo di affreschi sopra il tempio di Bacco, Medioevo da riscoprire sotto casa, Una città nella città, Pozzanghere d'arte, Il museo in cantina, Un'eco che tace, Il più grande museo italiano di scultura. E questo soltanto per titoli soltanto per la nostra zona e nel libro di zone ve ne sono altre diciotto; anche se la nostra zona è certo mediamente di maggior rilievo della maggior parte delle altre.

Queste altre diciotto zone certo ci interessano egualmente dato che la zona 6 non è un'isola, ma parte viva di quella complessa cosa che è l'area metropolitana di Milano.

Mi pare che ce ne sia a sufficienza per invogliare alla lettura di questo libro edito dalla casa editrice milanese Mursia, come Sarzi Amadè c'informa fondata da Ugo Mursia (in zona 3), siciliano. Sarzi Amadè è per il maggior numero d'esse anche l'autore delle belle fotografie che abbondantemente illustrano il volume e di cui diamo un solo esempio per la nostra zona.

Vetrine

PEPE' E PAPUSNello scarno e ormai desueto repertorio delle canzoni meneghine ce n'è una che, nel 1944, venne presentata da Fausto Tommei e dalla bellissima soubrette Marisa Maresca nella rivista di Bracchi e Dansi con musica di Giovanni Danzi al Teatro Mediolanum. Si intitolava, appunto, Pepè e papus, vale a dire Scarpette e scarponi. Scarpette erano quelle di lei, scarponi quelli di lui. Poi, a causa della moda che aveva lanciato le calzature ortopediche con altissima suola in sughero, la situazione si capovolse: i papus li calzò lei, mentre lui infilava i pepè di vernice per andare a ballare. Ma la sopraggiunta guerra tornò a capovolgere la situazione e, infine, venne il tempo di calzare le scarpacce autarchiche con le suole di cartone ricoperte di copertone pneumatico e rinforzate da salvapunte e salvatacco in ferro. Scarpacce per lei e scarponi da soldato per lui. E, intanto che lui era al fronte, venne il tempo dei "pepè" per il figlio dell'amore. Il ritornello di questa canzone milanese diceva: "Le la rideva e mì seri tutt russ - le coi pepè - mi coi papus...".

Poesia fatta di niente, però con tanto sentimento di cui oggi non si trova più traccia e non soltanto nelle canzonette. Dalla memoria in cui era custodito assieme alle prime emozioni giovanile delle grandi riviste teatrali legate al fascino delle soubrette dell'epoca, dalla splendida Marisa Maresca a Vera Roll, da Aziza Azaia a Lucy D'Albert e Wanda Osiris; dalla

Paolo Sarpi

Esami Della Vista

Applicazione Lenti A Contatto Consegne Rapide

foto ottica Scaccabarozzi via Paolo Sarpi 63 tel. 38E1917 memoria quel ritornello è riemerso improvvisamente, quasi d'incanto, davanti alle vetrine di un negozio di calzature di via Costanza dove i "pepè" si sovrappongono ai "papus" mischiando le elegantissime -e costosissime-scarpe del più raffinato made in Italy con le pesantissime scarpe da marine, da boscaiolo canadese, da scalatore o da contadino cinese. Analoga suggestione ha suscitato una piccola vetrina di via Paolo Serpi traboccante sotto il peso di scarpe provenienti da oltreoceano e ispirate alle esigenze più diverse da quelle di un normale passeggio.

Basta, poi, guardarsi attorno per vedere ai piedi, specialmente dei giovani, scarpe da cowboy, da yacht o da astronauta. Mentre per i "pepè" in zona, quasi a ogni angolo di strada, c'è una boutique di scarpe che sembra fare concorrenza alle gioiellerie. Da Mortarotti a Luca, da Divarese a Vergelio a Nica le scarpe sono diventate uno "status simbol", quasi un'opera d'arte. Altro che: "Le la rideva e mi seri tutt russ -lè coi pepè e mi cunt i i papus...".

FACCIAMO CLIC ? - Spesso gli hobby diventano vere e proprie passioni, a volte manie o addirittura malattie. Uno degli hobby che va più soggetto a queste trasformazioni è quello della fotografia. Gli appassionati del "clic" sono un esercito, un mondo in continua espansione, dove le novità fioriscono più fantasiose che in un giardino magico. Tic o mania che sia, fatto sta che se il piccolo negozio di foto-ottica di via Cherubini inalbera l'insegna Malattia è solo perchè questo è il nome del titolare. Il compLto, però, di accogliere e assistere i foto-amatori spetta al giovane perito ottico ed esperto fotografo Armando Storchi. Storchi, a tempo libero, è valente collaboratore de IL SEMPIONE come altri due ottimi fotografi della zona: Massimo Riva (via Canonica) e Andrea Scaccabarozzi (sia Paolo Serpi). In occasione della Rassegna d'auto d'epoca, svoltasi recentemente a corso Vercelli, per iniziativa eegli esercenti locali, Armando Storchi ha fatto un reportage dal quale abbiamo tratto la fotografia pubblicata sul numero di dicqmbre.

RECLAME OVVERO PUBBLICITA', CIOE' ADVERTISING -

Quando i manifesti affermavano "chi beve birra campa cent'anni" o "a dir le mie virtù basta un sorriso" o "Apri l'occhio, per la salute bevi Giommi"; quando le "cinquemila lire per un sorriso" messe in palio dalla Gi. Vi. Emme per il suo dentifricio per l'Italia poveretta d'allora valevano piu di molti premi in "gettoni d'oro" d'oggidì; quando il sogno dell'italiano era "se potessi avere mille lire al mese", la pubblicità si chiamava "reclame". Adesso si chiama "advertising". Come che sia, la pubblicità resta l'anima del commercio e, nonostante tutte le esagerazioni, condizionamenti, i suoi lati belli e brutti, quelli intelligenti e quelli volgari, fa parte della vita moderna. Vi immaginate cosa sarebbe la nostra vita se, improvvisamente, non ci fosse più la. pubblicità sulla stampa, in televisione, alla radio, al cinema, nei negozi, sulle strade? Calma, non corriamo nessun pericolo di essere privati di caroselli, spot, show e promotion. A maggior ragione noi della zona 6 che, stando almeno alle indicazioni fornite dagli elenchi telefonici, è la zona di Milano nella quale c'è la maggior concentrazione di operatori pubblicitari: agenzie, studi, imprese, laboratori, consulenti, esperti, artisti, disegnatori, redattori, fotografi, impaginatori, grafici, allestitori, promotori, costruttori, modelli, attori. I nomi di ditte e di professionisti che, in zona 6, si occupano di pubblicità riempiono pagine intere, si contano a centinaia, Non c'è quasi via che non abbia il cuo bravo pubblicitario. E non mancano nomi di grande prestigio a fianco di altri che non dicono nulla al profano, epperò magari corrispondono ad autori di trovate pubblicitarie note a tutti. La pubblicità, insomma, è un'altro campo che registra il rilievo di una zona, come la nostra, che ha una portata che va al di là anche della dimensione statistico-demogra- fica (neanch'essa trascurabile) dei suoi centomila abitanti.

IL PANE DI DON GIOVANNI - Già segnalato in questa rubricaper la sua immagine di caratteristico negozio di panetteria con strutture in legno naturale, il Fornaiodi via San Michele del Carso ci ritorna per merito delle sue vetrine in cui la signora Maria Marinoni, di volta in volta, ambienta il pane e i dolci in un'atmosfera di circostanza o di pura fantasia. Così la vetrinetta d'ingresso per Sant'Ambrogio, in occasione dell'apertura della stagione operistica al Teatro alla Scala con le avventure del Don Giovanni di Mozart, era ispirata a questo avvenimento di fama internazionale. Ovvero, michette, sfilatini e pagnottelle in versione lirica.

Wurstel dì Milano zona 6

WURSTEL - Ultima parola della lettera "W" del Dizionario Garzanti della lingua italiana, il wurstel è "salsiccia lunga e sottile di carne bovina, solitamenta affumicata: è prodotto tipico della Germania e dell'Austrai". Ma quandoporta il marchio "W.K." è prodotto italianissimo, milanese, anzi proprio di zona 6. W.K. sta per Wurstel Kuh. In tedesco Kuh vuoi dire vacca. Nel caso specifico fa coincidere il prodotto con il nome dei fabbricanti originari, appunto i signori Kuh che, per sfuggire alle persecuzioni antisemite dei nazisti nel 1934 abbandonarono la Germania e una fiorente attività di salumeria per trasferirsi a Milano. Allora andarono in via Carlo Pisacane dove impiantarono la prima bottega italiana di preparazione e insaccamento di wurstel e altre specialità affumicate tipiche della gastronomia germanica. L'attività dei signori Kuh ebbe successo e in aiuto fecero venire il giovane salumiere "alto-atesino" Enrico Mayer che, col tempo, assunse la direzione dell'azienda e, poi, la rilevò. Nel 1961 la ditta W.K. di

Mayer E C. si trasferì in via Castelvetro conservando intatte le caratteristiche artigianali e familiari. Oltre al signor Enrico lavorano tuttora in azienda la moglie Carla Zaini (milanese di Porta Cicca) e i figli Francesco e Carlo, oltre a sei gastronomi e un'impiegata.

Il catalogo W.K. è rigorosamente circoscritto alle specialità tedesche degli insaccati (il budello naturale con le spezie provenienti dalla Germania): servelat, kreinerwust, kilomerwurst, leber wurst, landjager, wurstel, frankfuster, bratwurst, carrè e pancetta affumicata, prosciutto di Praga...

La capacità produttiva della ditta W.K. è volutamente mantenuta a livello artigianale e perciò le sue specialità tedesco-meneghine sono riservate ai negozi dove la qualità prevale sul prezzo. In zona, ad esempio, si possono trovare in via Pier della Francesca dalla gastronomia Poma o dalla salumeria Sacchi, in corso Vercelli da Campagnoli e in piazza Wagner da Raineri.

Leo Gravina

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