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1 1 L U G L IO 2 0 2 1
L’IN IZ IO D I U N ’E S T A T E IT A L IA N A S IM O N E P E T T A N E L L A , 2 c c ; N O E M I N O V A , 2 c c ; B E N E D E T T A IN V E R N IZ Z I, 2 c c
Chi quest’estate non ha esultato, festeggiato e cantato a squarciagola l’Inno di Mameli? Dopo aver passato un anno chiusi in casa senza contatti o motivi di gioia, quest’estate è stata decisamente una boccata di aria fresca. Per la prima volta dopo tanto tempo ci siamo sentiti tutti parte della stessa squadra, tutti italiani. Vincere gli Europei di calcio è stata certamente una bella soddisfazione, ma battere gli inglesi, per giunta a casa loro, lo è stato ancor di più. Ci hanno insegnato a non dire gatto finché non ce l’hai nel sacco, lezione questa che hanno dovuto imparare a proprie spese. Tutto considerato la scaramanzia italiana del “non succede, ma se succede” si è rivelata una strategia migliore del cantar troppo presto vittoria: a giochi fatti, possiamo dire che tatuarsi o intonare “It’s coming home” si è ritorto loro contro in un “It’s coming Rome”.
Sono stati momenti di grande tensione in campo, sugli spalti e nelle case degli italiani: eravamo tutti così tanto presi dalle forti emozioni che forse, come Gigione, non ci siamo resi conto che l’ultimo rigore inglese parato fosse quello decisivo. Cori e tifoserie inglesi allo stadio di Wembley hanno lasciato posto al tricolore italiano e la voce dei nostri, dopo una partita di incertezze, si è fatta finalmente sentire. Il loro grido è arrivato fin qui, nelle nostre strade, dove le famiglie italiane si sono riversate per festeggiare la vittoria.
Di certo aver preso un goal dopo due soli minuti dal fischio d’inizio non è stata una buona partenza, ma ad oggi possiamo affermare che sia stata una tattica ben escogitata per far illudere gli avversari di E t C e t e r a M a jo r a n a
avere la vittoria in pugno, fomentando al contempo ancora un po’ i loro sogni di gloria. Come direbbe il nostro caro Leonardo Bonucci: “Ne avete di pastasciutta da mangiare!”. Alla fine la Coppa ha preso piano piano la via di Roma: prima il gol del pareggio, poi l’ansia dei rigori.
Quello degli Europei di calcio non è stato però l’unico successo azzurro. Anzi, è stato il primo di una lunga serie. A partire dalle entusiasmanti vittorie alle Olimpiadi 26
S e t t e m b re 2 0 2 1 - N ° 1