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Ave Majorani!

L’EDITORIALE AVE MAJORANI!

LUCA SARACHO, 4F

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Carissimi Majorani, un nuovo anno scolastico, per la felicità (o la disperazione) di molti, è ufficialmente iniziato. E con l’inizio dei giri di interrogazione, dei primi temi in classe e delle temutissime versioni di latino, non poteva mancare il primo numero del nostro beneamato giornalino, che, dopo due sofferti anni di pandemia, torna materialmente nelle vostre mani, nelle vostre aule, in formato cartaceo! Un nuovo anno, un nuovo inizio, e una nuova vita per tutti ma soprattutto per EtCetera, che mi vedrà per la prima volta nel ruolo di fedele caporedattore. Andando a ritroso nel tempo, mi si accappona la pelle al solo pensiero di quanto siano cambiate le cose nel corso di questi ultimi tre anni, non solo nel ristretto contesto della nostra redazione, bensì nell’intera realtà che ci circonda. La concezione di mutamento come costante paradossalmente immutabile negli enti naturali era presente sin presso gli antichi, tantoché intere filosofie (in primis quella eraclitea, cavalcando il motto tutt’oggi immortale di πάντα ῥεῖ, “tutto scorre”) sono state sviluppate prendendo come assioma questa constatazione di fatto. Basti pensare solamente alla facilità con cui, nel corso della storia, si siano susseguiti innumerevoli imperi, a come alleanze siano state strette ed infrante o a come piccoli villaggi di pastori siano assurti a divenire magnifiche ed imponenti città, per poi venir ridotti in macerie dalla cieca furia che guida l’uomo nella sua delirante ricerca di ricchezza, di potere, di dominio sui propri simili. Con il progredire della civiltà, il cambiamento ha poi assunto tempistiche senza precedenti. In questo modo, abbiamo assistito in diretta alla drammatica caduta del governo afgano, fatto che ha vanificato i sacrifici compiuti, il sangue versato, le vite perdute nel corso di venti lunghi anni di guerra. Un nuovo inquilino occupa adesso l’Ufficio Ovale al 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington DC, mentre la Germania si dovrà presto privare della donna che per sedici anni ha tracciato la via maestra non solo della politica tedesca, ma anche (e soprattutto) di quella continentale. Per non parlare poi della nostra nazione che, nei tre anni appena trascorsi, ha visto l’avvicendarsi di tre differenti esecutivi, ultimo dei quali presieduto da un’indiscutibile autorità quale quella di Mario Draghi. Insomma, in questo mondo che

muta radicalmente, che procede inesorabile verso un futuro quantomai oscuro, pare che non vi possa essere alcunché di certo, di stabile, di immutabile e che l’uomo sia destinato ad osservare, in qualità di mero ed inerme spettatore, un imprevedibile avvenire. Ma rifacendoci alla metafisica di Aristotele (quella sconosciuta!), il divenire, il passaggio dell’essere ad un tipo diverso di essere, non ha ragion d’esistere senza un sostrato immutabile, un fondamento ontologico che lo Stagirita indicò a illo tempore come ùποκείμενον o sostanza, letteralmente “ciò che sta sotto” e che permane inalterato nel divenire dell’ente. Tralasciando un arido discorso filosofico che sicuramente vi farà passare la voglia di proseguire la lettura del mio primo editoriale, io proporrei di vedere questa fantomatica sostanza come la vera essenza di un soggetto, la salda ancora a cui aggrapparsi nel momento in cui ci si sente sopraffatti dalla corrente degli “stessi fiumi” in cui “scendiamo e non scendiamo, siamo e non siamo”, richiamando in causa il già citato Eraclito. Or dunque, dove voglio arrivare con tutto ciò? Anche la nostra redazione, in quanto parte del sensibile, è soggetta all’inevitabile divenire delle cose: prodi veterani sono costretti ad abbandonare i ranghi dell’esercito per fare spazio a nuove e gagliarde penne, mentre impavidi generali si cedono vicendevolmente la guida della fiera legione. Sebbene il nostro giornalino continuerà ad evolversi senza tregua insieme al mondo che ci circonda, una cosa rimarrà costante durante tutta la durata di questo processo, nonché il valore su cui esso stesso si fonda: l’irrinunciabile libertà di espressione di ciascuno di noi studenti. Ricordo ancora l’esitazione che provai prima di inviare in redazione il mio primo articolo in assoluto, pubblicato sul numero di Febbraio 2020: essendo una voce fuori dal coro di gran parte dell’informazione mainstream, temevo di non essere accettato per via delle mie idee, temevo di venire giudicato a priori per via del mio orientamento politico. Eppure, tutta la redazione è riuscita a regalarmi ciò che ritenevo impensabile: accettazione, tolleranza, un clima di apertura al dialogo pacifico e democratico ormai raro ai nostri giorni. La redazione di EtCetera mi ha offerto un luogo in cui sentirmi libero di sostenere le mie convinzioni; è per questo motivo che io adesso, nelle vesti di caporedattore, sono pronto a portare avanti il nome del giornalino che così calorosamente mi ha accolto. Dichiaro dunque che le porte di EtCetera sono spalancate a tutti voi, colleghi studenti e colleghe studentesse del Majorana, a tutti voi che volete condividere col resto della scuola un pensierino, una poesia, una nuova visione della realtà. Che sia anche per un solo articolo nella vostra intera esperienza liceale, per un solo paragrafo o per una sola virgola, EtCetera ha bisogno di tutto il vostro sostegno per crescere.

Ave Majorani!

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