Inserto mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia
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Inserto di
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Le lettere degli adolescenti al vescovo. «Serve più ascolto, no alle riflessioni astratte»
I giovani, noi e il Natale
DI NAZZARENO MARCONI *
In questo tempo che prepara al Natale, in cui i più piccoli scrivevano la letterina a Gesù bambino –mentre ora credo mandino un whatsapp o un’email a Babbo Natale –, vorrei anche io parlare di letterine. Da quando, da poco nominato vescovo, ho iniziato a celebrare le Cresime, ho chiesto ai giovani del catechismo, i quindicenni e sedicenni che cresimavo, di scrivermi una lettera e di inviarmela in una busta chiusa. Li invito a parlarmi con sincerità: scrivano al vescovo quello che sentono davvero nel loro cuore, senza preoccuparsi della forma, né tantomeno di essere “giudicati”; se hanno questi timori, consegnino pure la lettera senza firmarla. Io ogni mattina, nel mio tempo di preghiera, leggo alcune di queste lettere e prego per questi giovani. Come era facilmente prevedibile, tante lettere esprimono pensieri “standard”, che restano alla superficie della loro vita: sono contento di fare la Cresima, spero di stare in buona salute, mi preoccupa l’interrogazione di matematica… ma alcuni messaggi offrono invece uno sguardo privilegiato e vero, che illumina in profondità il mondo dei nostri giovani, quelli che incontriamo nelle nostre parrocchie. Tanti mettono le mani avanti: «sono sicuro/a che questa lettera non la leggerà», magari con la delicatezza di premettere: «dato che ha tante cose da fare». La nostra generazione adulta ha lasciato che mettesse radici e si generalizzasse la convinzione che l’interesse per i giovani sia solo una dichiarazione di facciata: facciamo promesse, ma poi non siamo disposti davvero a dare loro ascolto, attenzione, vero coinvolgimento. Non è un mondo per i giovani quello che abbiamo costruito e loro lo sanno bene, ne hanno ogni giorno la riprova. Lo sanno così chiaramente che se ne sono fatti una ragione e quasi
non sperano più che le cose possano cambiare in meglio. Non è un peccato piccolo quello che, come adulti, stiamo commettendo. Molti di loro si sentono inadeguati, schiacciati tra l’immagine di figlio ideale che i genitori vorrebbero e che l’intera
società descrive come: perfetto, spensierato, infrangibile, sempre sereno, e la loro realtà di adolescenti imperfetti. Ma chi non è stato e si è sentito così? Ci vedono, noi adulti, fragili ed imperfetti più di loro, ma non hanno rabbia o delusione. Quante lettere
descrivono l’imperfezione di genitori che li deludono, che litigano di continuo, si separano, sono immaturi… ma nonostante tutto, questi giovani ci guardano con misericordia e comprensione! Spesso, leggendo ho la sensazione che siano nettamente
Marconi: «Vivono la fede più con la pancia e il cuore che con la testa. Chiedono motivi di impegno concreto, orientamento degli affetti, risposte alla paura di morire e al perché vale la pena vivere»
Il Circolo Culturale “Tullio Colsalvatico” e il Comune di Tolentino promuovono il 9° Premio “Colsalvatico”, per racconti inediti, in lingua italiana. Il Premio si articola in una unica categoria, per ogni livello di età. Per partecipare bisogna iscriversi versando una quota di 20 euro. Ogni autore può inviare un racconto di contenuto umoristico (lunghezza massima 25mila battute, spazi compresi). Il racconto vai inviato via email all’indirizzo premio@colsalvatico.it entro il 31 dicembre prossimo. La premiazione avverrà all’inizio del 2023. Sono previsti premi per: 1°, 2°, 3°, 4° e 5° classificato, consistenti in 500, 400, 300, 200 e 100 euro rispettivamente. Tutte le info sul sito https://colsalvatico.it/.
Volontariato in festa agli Antichi Forni
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La Fondazione Carima compie 30 anni
“Il grande dittatore” (1940)
Trasformare comunità asfittiche con un gioco cooperativo fatto di rapporti caratterizzati da reciprocità e pari dignità dei compiti
Rinnovato a Macerata venerdì 9 dicembre il gesto dell’accensione del falò in memoria della Venuta a Loreto della Santa Casa di Nazareth, tradizione che il Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto ripropone ogni anno. Dopo la Messa celebrata dal vescovo Marconi al Sacro Cuore, una fiaccolata ha condotto all’accensione del falò in piazza Mazzini, con l’annuncio da parte del Vescovo – assente monsignor Vecerrica, indisposto – della data del 45° Pellegrinaggio: sabato 10 giugno 2023. (G.Lup.)
migliori di noi e questo alimenta la mia speranza. Il loro rapporto con la fede a volte mi spiazza. Parlano con molta schiettezza dei loro dubbi di fede, ma non sono quelle teorie cervellotiche e razionaleggianti che avevamo noi liceali, alle prese con i primi rudimenti del dubbio filosofico. Questi giovani vivono la fede più con la pancia e il cuore che con la testa, e cercano quindi testimonianze di fede che si pongano e li colpiscano a questo livello. Vogliono incontrare una fede che sostenga la vita, dia motivi di impegno concreto, orienti gli affetti, risponda alla paura di morire e soprattutto di non sapere esistenzialmente perché vale la pena vivere. Noi in risposta diamo loro delle parole, riflessioni spesso artificiose e astratte, formule di preghiera già confezionate. Ho la sensazione che la domanda e l’offerta in ambito di fede, tra la Chiesa che siamo e i giovani che abbiamo, fatichino tanto ad incontrarsi. Non è la domanda a mancare, ma forse non abbiamo ascoltato a sufficienza, sgattaiolando via perché temiamo di non sapere come rispondere. I giovani di oggi chiedono di fare esperienza di una fede concreta e viva; quando la incontrano in testimonianze dirette e convinte ne sono affascinati; quando si sentono rispondere con discorsi preconfezionati sono delusi. Questi sono i giovani che scrivono al vescovo. Cari giovani, grazie e Buon Natale. * vescovo
Seun ospedale ha bisogno di rinnovare la strumentazione diagnostica, “lei” interviene; se un’associazione di mutua assistenza chiede un automezzo per il trasporto di malati, “lei” risponde; è “lei” che raccoglie l’appello di una scuola per aggiornare la biblioteca o di un comune che necessita di uno scuolabus. Dietro a una rassegna teatrale o musicale, alla stagione lirica, a una mostra o a una pubblicazione di storia locale c’è quasi sempre “lei”, la Fondazione Cassa di Risparmio della provincia di Macerata (Carima), che dal 1992 è punto di riferimento per istituzioni, enti pubblici, volontariato e per quanti realizzano progetti utili alla crescita della comunità provinciale e delle singole comunità locali. Per celebrare i primi trent’anni di attività, la Fondazione Carima ha voluto incontrare al teatro Lauro Rossi di Macerata i rappresentanti delle istituzioni, dell’associazionismo e degli enti locali. La presidente Rosaria Del Balzo Ruiti ha ricordato come la volontà di dare risposte concrete ed efficaci ai problemi del territorio si sia tradotta nell’arco di tre decenni con la partecipazione a circa tremila progetti, sostenuti con oltre novanta milioni di euro. Il «grave contraccolpo finanziario» subito anni fa con il dissesto di Banca Marche non ha scoraggiato – ha ricordato Del Balzo Ruiti – la governance della Fondazione, all’epoca nominata da poco e «composta da persone della società civile, abituate a confrontarsi con grandi idee e con poche risorse». Nel ringraziare per l’impegno l’intera struttura e gli uffici, ad iniziare dal direttore Gianni Fermanelli, la stessa Del Balzo ha sottolineato come negli otto anni della sua presidenza la Fondazione abbia cercato di trasformarsi in un «centro di aggregazione di idee», per raccogliere le migliori progettualità volte a uno sviluppo condiviso e secondo i valori della coesione sociale. Alcuni risultati dell’azione svolta dalla Fondazione Carima sono stati testimoniati dalla direttrice dell’Asur Area Vasta 3 di Macerata, Daniela Corsi, dal presidente del Parco dei Monti Sibillini, Andrea Spaterna e da sindaci di piccoli comuni (Montecosaro, Monte San Martino, Pioraco, San Ginesio, Urbisaglia), nonché dell’ex sindaco di Macerata, Romano Carancini. Nell’occasione – presente il direttore di Rai Libri, Marco Frittella – è stato presentato il libro-strenna “Architettura e società nel Maceratese fra Medioevo e Novecento”, di Cristiano Marchegiani, che chiude una trilogia di volumi della Fondazione dedicati al patrimonio paesaggistico e storico-artistico del Maceratese, le cui grandi potenzialità sono il volano per lo sviluppo del territorio.
Alessandro Feliziani
Leader per tempi difficili, «agenti di cambiamento»
DI GIANCARLO CARTECHINI
Gli ultimi giorni di dicembre sono particolarmente insidiosi. Non si sa mai se spendere le proprie forze nel tentativo di formulare un bilancio di ciò che è stato, oppure gettare il cuore oltre l’ostacolo, provando a immaginare il tempo che verrà. Le questioni sul tappeto sono complesse e affascinanti, ha scritto Leonardo Becchetti in un articolo pubblicato su “Avvenire” il 7 dicembre. Ce ne siamo resi conto in questo ultimo anno, caratterizzato dall’accavallarsi di crisi economiche, ambientali, sociali, sanitarie, belliche. Resta da chiedersi se siamo maturi, come cittadini, per raccogliere sfide di questa portata. Le soluzioni, ha
sottolineato infatti Becchetti, non possono arrivare da sovrani illuminati o da istituzioni isolate: transizione ecologica, reinserimento lavorativo, voto col portafoglio, comunità energetiche rinnovabili, sono alcune delle declinazioni possibili di una cittadinanza attiva capace di prendere in mano il proprio destino Eppure non tutti la pensano in questo modo. «Guarda che il leader è qualcuno a cui mi posso aggrappare in momenti di difficoltà. Sapere che c’è mi dà sicurezza…». Ho ascoltato questa frase mentre viaggiavo in metropolitana, a Roma. Chi parlava era un uomo più giovane di me. Conversava con un interlocutore al telefono. Non ho compreso a quale contesto si riferisse, se
al mondo del lavoro, o a quello della politica. In ogni caso ho ripensato alle sue parole e ne ho afferrato il senso, sballottato insieme agli altri passeggeri tra un cambio di direzione repentino e una frenata inattesa. Sull’abuso del concetto di leadership, sempre sulle pagine di “Avvenire”, ha pubblicato una riflessione interessante Luigino Bruni, lo scorso 11 novembre. «I leader per essere tali hanno bisogno di follower, ma chi decide di essere Robin – si domanda il saggista marchigiano – in un mondo in cui si esaltano solo le doti di Batman?». E invece sembra proprio che il binomio leader-follower sia rassicurante, soprattutto in tempi di crisi sistemica come quelli che stiamo attraversan-
do. Il punto è che dovremmo diffidare di chi si candida ad essere leader, perché dietro al potere seduttivo di ogni leader si nasconde un potenziale (a volte pericoloso) narcisista. Di tutt’altra pasta erano fatti i profeti biblici, portatori anch’essi di una visione illuminante, eppure spesso scelti tra i balbuzienti, o gli ultimi, terrorizzati dall’idea di dover guidare qualcuno, capaci piuttosto di ascoltare. La proposta di Bruni è di puntare su “agenti del cambiamento” che sappiano trasformare comunità asfittiche attraverso l’attivazione di un gioco cooperativo fatto di rapporti caratterizzati da reciprocità e pari dignità dei compiti. Gli agenti del cambiamento – scrive –emergeranno da
comunità e imprese meticce, lungo le vie polverose delle periferie. I nuovi leader saranno tali proprio perché non si sentiranno leader. Gli ultimi giorni di dicembre ci invitano a immaginare un mondo che abbandoni al loro destino uomini forti al comando, e follower privi di discernimento.
L’immaginazione – ha scritto il vescovo Nunzio Galantino sulla Rubrica de “Il Sole 24ore” «Abitare le parole»– è il primo passo per dare una scossa al proprio mondo interiore. Essa infatti permette di ipotizzare intensità di sguardi che alimentano intese, e di condividere emozioni che coinvolgono fino a diventare inizio di nuovi progetti. Un ottimo augurio per l’anno che verrà.
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Martedì, 20 dicembre 2022
«L’umorismo, un modo di guardare la realtà»
PREMIO COLSALVATICO
«Casa di Bethlem», la struttura Caritas per le emergenze
San Giovanni: la diocesi riottiene una Cattedrale
Una mostra ricorda il cardinale Cento nella sua Pollenza
(Foto oratorio salesiano Macerata)
Le celebrazioni Ecco date e orari delle Messe con il vescovo Nazareno Marconi: 20 Dicembre - Ospedaleore 14:30 21 Dicembre - Immacolata con il Liceo Classico - ore 8 21 Dicembre - San Giorgio con l’Università - ore 10 21 Dicembre - alla F. lli Guzzini - ore 16 22 Dicembre - a Villa Cozza - ore 16:30 23 Dicembre - Santa Madre di Dio col Liceo scientifico -
23 Dicembre
ni -
25
in
Gennaio
ore 8
- alla iGuzzi-
ore 15:30 23 Dicembre - alla Lubeore 18
Dicembre - Messa Solenne - San Giovanni di Macerata (Cattedrale) - ore 11 1 Gennaio - Messa Solenne
Cattedrale - ore 10:30 6
- Messa Solenne in Cattedrale - ore 10:30 FESTIVITÀ
FALÒ PER LA «V ENUTA »
Il
Pellegrinaggio a Loreto si svolgerà il 10 giugno 2023
TERRITORIO
In missione tra il Molise e la Campania
DI ALESSANDRO DI FRANCESCO
Misono formato al sacerdozio nel Seminario Redemptoris Mater di Macerata e sono stato ordinato dal vescovo Claudio Giuliodori il 19 maggio 2007. Ho svolto i primi due anni del ministero ad Appignano e altri sei a San Catervo di Tolentino, riconoscente a coloro che mi hanno sempre accolto in queste parrocchie. A settembre 2014, ho ricevuto la richiesta dagli iniziatori del Cammino Neocatecumenale, Kiko Arguello e Carmen Hernandez per servire come rettore il seminario Redemptoris Mater di Campobasso. Ho accolto con gioia questa chiamata del Signore che il vescovo Nazzareno Marconi ha confermato in accordo con il vescovo di Campobasso Giancarlo Breganti-
ni. Sono stato rettore per sei anni, dal 2014 al 2020. Dal 2020 sono nell’équipe itinerante del Cammino che evangelizza un territorio che comprende il Molise e sei diocesi della Campania, compresa Ischia. L’esperienza da rettore mi ha aiutato; il cambiamento implica sempre il ricominciare con una realtà nuova. Ho sperimentato la vicinanza e il sostegno di entrambi i Vescovi, dell’équipe itinerante e di tanti fratelli nella fede. Mai mi sono sentito solo o trascurato in questo incarico, perché la formazione di giovani al presbiterato è una mansione che richiede un totale impegno quotidiano. L’aiuto maggiore l’ho ricevuto dagli stessi seminaristi che quotidianamente mi spronavano a servirli, a incoraggiarli a vivere bene le tappe del
Emergenza abitativa: dare sostegno ai più fragili è tra gli obiettivi della diocesi specialmente dopo gli ultimi anni contrassegnati dalla pandemia
Cammino Neocatecumenale, perché l’aiuto vero i seminaristi lo ricevono nella loro comunità con un’Iniziazione cristiana seria ed è fondamentale che un futuro presbitero sia un uomo di fede.
Dal 2015 fino al 10 dicembre scorso sono stati ordinati presbiteri cinque fratelli, incardinati a Campobasso dove svolgono il servizio di parroci e viceparroci. Uno dei primi ordinati, don Nicola Dello Russo è stato per due anni vice rettore e da ottobre 2020 è subentrato a me come nuovo rettore. In accordo con entrambi i vescovi sono stato inserito nell’equipe itinerante e sono anche prefetto degli studi nel seminario. L’équipe di cui faccio parte è formata da Mauro e Natalia, la coppia responsabile, che da 14 anni opera in questa terra di missione,
Povertà, nasce la «Casa di Bethlem»
DI MARIA NATALIA MARQUESINI
Aseguito del considerevole aumento delle richieste di aiuto giunte ai Centri di Ascolto parrocchiali, la Caritas diocesana di Macerata ha messo in atto un progetto mirato all’accoglienza. “Casa di Bethlem”, che aprirà i battenti tra pochi giorni, è una struttura di accoglienza destinata a chi sta vivendo un’emergenza abitativa; vuole essere un ambiente pronto ad accogliere quanti si trovano nel bisogno, sofferenti e smarriti, che sperimentano la precarietà avendo perso tutto.
«L’idea – spiega il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi – è quella di poter collaborare con le tante istituzioni e realtà del territorio per dare una risposta immediata alle persone che si trovano in situazione di bisogno. Bisogni molto concreti: da una fetta di pane a un tetto sulla te- sta. È una casa della diocesi che può essere di aiuto ai nostri sacerdoti a cui spesso si rivolgono le persone nelle situazioni più disperate».
La Caritas diocesana, infatti, negli ultimi tempi ha riscontrato un notevole incremento di persone senza fissa dimora o con problemi di alloggio segnalati dai servizi sociali, da persone comuni o dalle Caritas parrocchiali. Purtroppo, vista la mancanza di una struttura ad hoc, finora la risposta da parte dell’ufficio caritevole diocesano era stata un soggiorno pagato presso una struttura recettiva legata alla diocesi, ma le disponibilità sono contingentate. Tenuto conto di questa esigenza, dopo mesi di ricerca e trattative, la diocesi è riuscita a trovare un edificio idoneo da adibire alla pronta accoglienza.
La “Casa di Bethlem”, situata in via Gioberti 6 a Macerata sarà gestita direttamente dalla Caritas diocesana attraverso l’azione degli operatori
Il progetto della Caritas diocesana per l’accoglienza di chi si trova in situazioni di difficoltà e non ha un alloggio: una struttura in via Gioberti con 50 posti e un ambulatorio
Caritas e dei volontari, che garantiranno agli ospiti un servizio di accoglienza adeguato. L’edificio, un ex dormitorio dell’Università recentemente ristrutturato ora in comodato d’uso alla diocesi, sarà in grado di accogliere oltre 50 persone ed ospi-
Al punto di ascolto socio-sanitario gestito dai volontari dell’Associazione medici cattolici potrà accedere chi non ha la residenza né il medico di base
da José Martinez, un seminarista spagnolo del Seminario Redemptoris Mater di Murcia. Gesù disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto» (Mc 1,38). Evangelizzare per me non è altro che accompagnare Cristo; Lui ci precede, ci sostiene nelle difficoltà per annunciare ai poveri la Buona Notizia, che Cristo è il Signore, l’Annuncio che noi stessi abbiamo ricevuto gratis, «gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8b), Cristo libera l’uomo dal potere del demonio. In questa zona ci sono 80 comunità in diverse parrocchie; il territorio è vasto e percorriamo tanti chilometri per fare convivenze e incontri con le comunità. La realtà è molto bella, nelle comunità ci
Natalia e Mauro, José e don Alessandro
sono tante coppie e tanti figli che hanno ricevuto la fede dai loro genitori. I giovani crescendo entrano in una comunità e maturano nella fede. Si sposano, sono aperti alla vita, alcuni ragazzi entrano nei seminari e ragazze nei conventi, diverse coppie sono partite come famiglie in missione, organizziamo i pellegrinaggi estivi con tanti gio-
«Nella zona in cui operiamo ci sono 80 comunità in diverse parrocchie, il territorio è vasto Ci spostiamo per convivenze e incontri con le realtà»
vani, il post cresima, la missione famiglie a Castelvolturno, in provincia di Napoli e raccogliamo i frutti di nuove conversioni. La nostra consolazione sta nel vedere la presenza del Signore e dello Spirito Santo che ha suscitato questo Carisma che rende sempre giovane la Chiesa. Pregate per noi. Vi auguro un Santo Natale.
FORMAZIONE Coltivare «sguardi di servizio»
Quelle
terà anche un ambulatorio gestito dall’Associazione medici cattolici (Amci) che garantiranno all’interno uno “Sportello Salute” (vedi articolo a fianco). Per la sostenibilità economica del progetto, Caritas potenzierà la collaborazione con soggetti pubblici e privati del territorio, affinché possano apportare delle risorse proprie sotto forma di servizi, beni o offerte in denaro: chiunque è chiamato a dare una mano, mettendo a disposizione le proprie attitudini. Denis Marini, direttore della Caritas diocesana sostiene che «è una casa che ci darà la possibilità di rispondere a svariate forme di povertà e ci permetterà di prenderci cura di queste povertà rispettando anche le individualità».
Medici in aiuto con lo «Sportello Salute»
Unambulatorio solidale che vuole mettersi a sostegno delle persone più disorientate in ambito medico sanitario per aiutarle a dissolvere i dubbi che spesso nascono in presenza di alcune patologie. Questo è l’obiettivo dello “Sportello Salute” che troverà spazio all’interno della Casa di Bethlem, gestito grazie alla disponibilità della sezione maceratese dei Medici cattolici, guidata dal dottor Andrea Corsalini. «Vogliamo dare una mano – spiega il dottore – a tutte quelle persone che vanno o al Pronto soccorso o non hanno risposte se non dal medico di base che viene oberato ulteriormente. Vogliamo rispondere a dubbi apparentemente non complessi, magari mettendoci in contatto
direttamente con i medici curanti. Non faremo diagnosi, ma vogliamo ascoltare le persone e di concerto con il Sistema sanitario nazionale cercheremo di fare da appoggio alle esigenze di questi tempi sempre più critiche e sempre più problematiche». Si tratta quindi di un punto di ascolto sociosanitario, che non si propone come luogo di trattamento intensivo di patologie, né tanto meno intende sostituirsi ai medici curanti; l’intento è quello di integrare un servizio sostenendo in modo particolare le persone che per situazione o stato non sono in grado di orientarsi da soli nella complessità del Sistema sanitario. Il progetto mira anche ad essere sostegno alle famiglie straniere, o nelle quali è presente un soggetto
affetto da malattia rara, le quali spesso non riescono a venire a conoscenza di quali siano le cure disponibili nel territorio nazionale. Allo sportello potranno accedere anche quanti non hanno la residenza e che quindi non possono accedere al servizio del medico di base. «Grazie alla buona volontà di un nucleo di medici dell’associazione – dice Corsalini –, andremo ad integrare un servizio dirimendo dubbi, sostenendo qualche necessità di natura sanitaria e aiutando quelle persone che hanno poche possibilità di comprendere la propria condizione o anche chi ha problemi di mobilità nell’intento di completare un servizio alla persona in tutti gli aspetti medici e sanitari».(M.N.M.)
«Semetteremo a frutto la nostra fede e ci faremo mettere in moto dalla nostra fede, per quanto piccola e fragile essa sia, renderà pos- sibile dei piccoli miracoli». È questo lo spirito che secondo il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi deve animare il cuore del volontario Caritas. Nei primi giorni di dicembre la Caritas diocesana ha organizzato il primo incontro di formazione dedicato a quanti operano nei vari centri di ascolto Caritas delle parrocchie della diocesi. Un servizio tanto utile quanto discreto e prezioso, vista la capillarità territoriale che consente e la vicinanza concrete a persone che non sempre si rivolgono nel chiedere aiuto agli uffici diocesani.
“Sguardi di servizio” è il titolo di un breve ciclo di incontri, che ha coinvolto tutti i volontari delle Caritas parrocchiali che si sono dati appuntamento presso l’oratorio della parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù a Sambucheto per vivere una giornata di spiritualità insieme al vescovo e ai direttori degli uffici diocesani.
«Gesù ci guida e ci salva e, da sempre, sa di aver bisogno di buoni operai - ha detto monsignor Marconi -, ministri della Chiesa, servitori che svolgano la loro missione con zelo e fedeltà senza attendersi lode o ricompensa». Un cammino e uno sguardo di popolo quello auspicato dal presule all’incontro che si è svolto all’insegna della preghiera, dell’incontro e della fraternità: «Ci è chiesto di essere Servi al plurale perché siamo certi che un gruppo che agisce è un popolo che agisce e una comunità che agisce; ogni persona ha un ministero all’interno della comunità e per tutti il modello da seguire è Cristo».
Il prossimo appuntamento del cammino è fissato per il 14 gennaio presso i locali della Domus San Giuliano a Macerata.
M. Natalia Marquesini
veglie che allietavano le serate d’inverno
La “Veja de Natà” era una vera e propria festa che imponeva la presenza di tutti i componenti della famiglia, tanto che gli assenti venivano ricordati quasi come scomparsi
DI UGO BELLESI La civiltà contadina, quando era ancora fiorente nelle Marche, per antica tradizione era solita fare le veje d’inverno. Infatti nelle case di campagna, subito dopo cena, attorno al focolare della spaziosa cucina si raccoglievano intere famiglie amiche del vicinato. Alla luce
della fiamma del camino e a quella un po’ fioca del lume ad olio le donne più anziane filavano la lana, le giovani spose rammendavano i vestiti dei mariti, oppure sferruzzavano calze e maglie, mentre le giovani fidanzate preparavano il loro corredo di future spose. Invece i vergari e gli uomini si riunivano nella stalla dei bovini (dove si stava più caldi) e impagliavano sedie, intrecciavano canestri di vimini, fabbricavano zoccoli o riparavano attrezzi agricoli.
Si creavano così due ambienti, quello della cucina e quello della stalla, «entrambi – ci ricorda Giovanni Ginobili nei suoi scritti – ricchi di serenità, di confidenza e di festosa attrattiva, portata dalla narrativa popolare». Infatti mentre le nonne raccontavano favole e leg-
gende popolari i più anziani commentavano quanto accadeva in paese e le dicerie che circolavano su qualche personaggio. E questa tradizione era diffusa in tutte le Marche.
La prima era quella della notte tra il 9 e il 10 dicembre, quando in campagna si accendevano i fuochi che, per tradizione, dovevano illuminare il cammino della Madonna con Gesù bambino verso Loreto. Ma la veglia più piacevole era laVeja de Natà perché si trattava di una vera e propria festa familiare in quanto tutti i componenti della famiglia dovevano trovarsi insieme, tanto che gli assenti venivano ricordati quasi come scomparsi. Consumato il cenone infatti iniziava la veglia durante la quale i giovani e le donne giocavano a tombola men-
tre gli uomini giocavano a carte. E il divertimento andava avanti fino all’ora della “Messa di mezzanotte” alla quale tutti dovevano partecipare. E la tradizione voleva che la veglia natalizia si ripetesse tutte le sere fino all’Epifania. Si giocava anche a carte ma non per soldi. Infatti chi perdeva doveva fare una “penitenza” che era decisa dai vincitori. E queste penitenze costituivano proprio il godimento migliore della serata. A volte poi qualcuno intonava un canto e gli altri lo seguivano. Erano canti popolari come gli stornelli, oppure canti di trincea (di chi aveva fatto la prima grande guerra) ma anche canzonette ballabili. E la veglia cessava solo quando il vergaro annunciava “Ragazzi è mezzanotte!”. Le veglie si svolgevano soltanto d’in-
verno perché d’estate bisognava alzarsi presto per andare al lavoro nei campi o nella stalla. Altre veglie avevano luogo certamente a carnevale, ma anche quando si doveva cuocere il vino per tutta la notte per fare il vino cotto, oppure quando doveva nascere un vitellino, per non parlare di quelle famiglie in cui, proprio di notte prendevano vino e alambicco, perché attraverso la fiamma ne scaturisse il mistrà. Ma non si può dimenticare una veglia estiva che si svolgeva quando si doveva scartocciare il granturco. Spesso si iniziava dopo cena (a base di pasta e fagioli o pasta e cece) e c’era sempre un suonatore di organetto, per cui si lavorava, ma si cantava pure e si chiacchierava. Terminato il lavoro, c’era sempre tempo anche per ballare fino a tardi.
MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2022 2 COMUNITÀ
Filatura
davanti al camino
L’équipe:
Da sinistra Denis Marini, il vescovo Nazzareno Marconi e Andrea Corsalini
Offerte per “Casa Betlhem”
Le opere dell’artista maceratese del ‘900 (19011981) tendono un filo ideale che unisce il Museo del Novecento di Palazzo Ricci e i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi
Arte moderna nel segno di Pannaggi
C’è un filo ideale a Macerata, che unisce il Museo del Novecento di Palazzo Ricci e i Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi. Ad unire le due raccolte d’arte, oltre a centinaia di capolavori, che, integrandosi reciprocamente, offrono un vasto panorama dell’arte italiana, c’è Ivo Pannaggi (19011981), l’artista maceratese del secolo scorso più noto in Italia e all’estero. Di lui la galleria d’arte della Fondazione Carima conta una dozzina di opere, tra cui i famosi dipinti “Treno in corsa” e “Il giocatore di bocce”, mentre nella sede museale del Comune c’è un’intera sala a lui dedicata. Le imminenti festività natalizie, di fine anno e d’inizio del nuovo, possono rappresentare un’occasione propizia per visitare entrambi i musei, che in queste settimane – oltre alle loro collezioni permanenti – offrono due mostre temporanee, appena inaugurate, che si aggiun-
A Macerata, dopo 25 anni di chiusura, per i sismi del 1997 e del 2016, rivive l’edificio sacro che fu dei Gesuiti. Fino al recupero del Duomo di San Giuliano, sarà cattedra del vescovo
gono a quella – anch’essa temporanea – dedicata a Carlo Crivelli, di cui Emmaus ha scritto nel numero di ottobre. Nelle sale a piano terra di Palazzo Ricci è visitabile (il sabato e nei giorni festivi) “Altri luoghi. Viaggio nel patrimonio nascosto”, dove il curatore Roberto Cresti ha raccolto una quarantina di opere, gran parte delle quali mai esposte prima. Tra queste spicca un nutrito corpus di dipinti del pittore maceratese Arnolfo Angelo Crucianelli (1910 –1991), che in gioventù lavorò con il padre ad alcune decorazioni interne della Cattedrale di San Giuliano e poi dagli anni Cinquanta operò a lungo come restauratore in Vaticano.
Tra gli artisti presenti in questa mostra figurano diversi importanti nomi della pittura e della scultura: Massimo Campigli, Salvatore Fiume, Michele Cascella, Umberto Mastroianni, Mino Maccari, Sirio Reali, Primo Conti e Luigi Bar-
tolini, che ispirò a Vittorio De Sica il celebre film “Ladri di biciclette”.
A Palazzo Buonaccorsi, invece, si può visitare fino al 26 febbraio “Metamorphosis”, la mostra di Paola Tassetti, artista di Civitanova Alta, diplomata al liceo artistico di Macerata e laureata in Architettura con specializzazione in ricerca sul paesaggio italiano, vincitrice quest’anno del Premio Pannaggi, riservato ad artisti marchigiani emergenti under 40. Le opere esposte nella mostra a cura di Paola Ballesi, comprendono arazzi, tele e installazioni che sviluppano un tema caro all’artista civitanovese, la quale, ispirandosi alle cinquecentesche tavole anatomiche del medico Andrea Vesàlio, affronta l’inevitabile mutamento prodotto dallo scorrere del tempo, attraverso una suggestiva contaminazione pittorica tra l’umano, il mondo animale e il mondo vegetale.(Ale.Fel.)
Chiesa di San Giovanni: la città ha la Cattedrale
DI ANDREA MOZZONI
L’evento della solenne riapertura della chiesa di San Giovanni a Macerata, il 17 dicembre, ha oltrepassato le attese e ogni aspettativa. Da giorni ormai le persone scrutavano l’ultimazione dei lavori e, dopo 25 anni, i fedeli sono tornati a oltrepassare le porte di uno dei luoghi che ha segnato la storia della città e ha superato i confini del continente grazie a padre Matteo Ricci. La giornata inaugurale ha vissuto proprio in suo nome un altro evento importante: durante la celebrazione è giunta la notizia attraverso il Bollettino giornaliero della Sala stampa vaticana della firma di papa Francesco sul Decreto di Venerabilità del grande gesuita maceratese che nella Collegiata, annessa al collegio dei Padri, cominciò il suo cammino verso la consacrazione religiosa. Con questo atto molto importante il processo per la Beatificazione di Padre Matteo raggiunge perciò l’ultimo traguardo: la Chiesa dichiara che tutte le indagini svolte in questi anni, prima a livello diocesano poi vaticano, ne confermano la santità ,in attesa delle prove di un miracolo avvenuto per sua intercessione. Traguardo che non poteva che legarsi alla riapertura della chiesa di San Giovanni. Una preparazione a questo appuntamento che è stato anticipato dalle conferenze che ne hanno messo in evidenza gli aspetti storico-culturali e l’avanzamento del cronoprogramma nei 14 mesi di lavori.
Ad aprire il calendario delle celebrazioni civili e religiose è stata la prima presentazione alla stampa del 3 dicembre scorso all’Auditorium della Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti, sempre a Macerata. «La riapertura - aveva detto in quella occasione il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi –, arriva nel settantesimo anniversario dell’intitolazione di Macerata come Civitas Mariae ed è il compimento di una storia iniziata con il terremoto Marche-Umbria del 1997 che ha fatto chiudere la chiesa seicentesca dedicata ai due San Giovanni: Battista ed Evangelista. Riaprirla è stata quasi una mis-
La chiesa di San Giovanni il giorno della riapertura
sion impossible, tutti gli amministratori comunali e regionali che si sono succeduti hanno compreso la grande importanza del progetto e lo hanno sostenuto e incoraggiato». Durante l’incontro, il Vescovo aggiunge anche un elemento che ha poi contraddistinto il prosieguo degli appuntamenti civili in calendario: «Durante i lavori sono emerse tante cose interessanti che hanno spinto a fare un grande restauro – aveva aggiunto in conferenza stampa –, grazie a una lunga e fruttuosa collaborazione con la Soprintendenza, anche per rendere fruibile la bellezza di questa chiesa». Ed è proprio nel segno della “fruibilità”, dell’essere luogo d’incontro di tutti i maceratesi vista anche la chiusura della Cattedrale (dovuta al terremoto del 2016), che il 7 dicembre si è svolta la conferenza “La Piazza e la Torre” con i tutti i pro-
gettisti e le maestranze, fino alla successiva inaugurazione delle campane, con una particolarità: l’accensione hi-tech da parte di monsignor Marconi tramite una App. Dieci giorni più tardi, sempre in Biblioteca, sono stati presentati i lavori di restauro. Interventi che hanno condotto alla scoperta delle reliquie contenute nella sfera di rame sotto la croce del campanile della chiesa e successivamente la presenza nella torre della campana più antica delle Marche, risalente al 1296 rispetto alla chiesa seicentesca. Quindi la solenne riapertura di 17 dicembre, con il taglio del nastro alla presenza delle autorità cittadine e del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli. Nel pomeriggio di sabato, inoltre, si sono poi approfonditi gli aspetti storico-artistici della chiesa di San Giovanni grazie all’archi-
tetto Giacomo Alimenti e a Ivano Palmucci, vice direttore dell’archivio diocesano. Domenica 18 dicembre, è arrivato infine l’atto tanto atteso: la Santa Messa di Consacrazione della Chiesa per le mani del vescovo Marconi. «La vita di fede vi appare evocata come un cammino, quello che abbiamo percorso finora, che va dal quotidiano della strada e della piazza a questo luogo che è ancora strada e piazza, ma trasfigurata dal pavimento alla cupola – ha detto il Vescovo nell’omelia –, anche la nostra strada e la nostra piazza quotidiane sono belle e preziose, vi possiamo incontrare Dio e gli uomini come fratelli, qui tutto ce lo ricorda con i colori della bellezza. Qui scopriamo che quelle strade le hanno percorse i santi e chissà quanti santi anonimi anche oggi le stanno percorrendo».
Riavere san Giovanni dopo 6 anni dal terremoto del 2016 che mi ha tolto la Cattedrale e dopo 25 anni dalla chiusura di questa chiesa a causa del terremoto del 1997, è il coronamento di un progetto che mi accompagna fin dalla nomina a vescovo di Macerata: ridare alla città un fulcro culturale importante. La città, con la realizzazione seicentesca dell’asse viario che collegava l’antico complesso gesuitico di San Giovanni con la piazza del Comune costituiva un percorso che comprende anche il Duomo di San Giuliano, la Chiesa della Mater Misericordiae e l’Episcopio, in cui la Chiesa dialogava con la Città secondo due registri. Quello della fede tradizionale e devota con san Giuliano e la Mater Misericordiae e quello della fede che si fa riflessione e dialogo culturale con il complesso gesuitico. Anche urbanisticamente questi due poli sono più in basso rispetto al centro della città: è un dialogo che la Chiesa apre non ponendosi al disopra. L’attuale via don Minzoni scende in un percorso che invita la città a incontrare a piazza Strambi la Madre ed il Santo protettore. Vi dominano la familiarità, la devozione mariana, il legame al “nostro” San Giuliano. È la fase diastolica della vita di fede, in cui il sangue è attratto verso il centro del cuore, quando si vivono i sentimenti intimi di una fede interiore. L’asse viario che lega la piazza del Comune e San Giovanni, anche se anch’esso lievemente in discesa, è ampio ed aperto, pone la facciata di San Giovanni con la sua ampia piazza Vittorio Veneto, in dialogo paritario con la piazza della Libertà e quindi oggi con le istituzioni: il Comune, la Prefettura e l’Università. È la fase sistolica della vita di fede, in cui la comunità credente è missionaria. È una Chiesa che, conscia della sua tradizione, ma anche della sua riflessione sapienziale, parla al mondo. Questi due registri di comunicazione tra la Chiesa e la città nel corso della storia hanno spesso vissuto separati ed a volte scoordinati. Tutto questo è un male non solo per la Chiesa, ma anche per la città.
C’è bisogno di recuperare da parte nostra e di comprendere da parte laica la vita di una Chiesa che recuperi in armonia, prodotti da un solo cuore il momento sistolico e diastolico del suo essere una Chiesa viva e in dialogo vitale con il mondo. La missione che ritengo il Signore mi abbia affidata è di riconciliare questi due registri della comunicazione ecclesiale con la città ed il mondo. Per questo c’è una sola chiesa che celebra in San Giovanni, nella Mater Misericordie e spero fra non molti anni anche in San Giuliano. Nazzareno Marconi, vescovo
Pollenza celebra il suo amato cardinale Cento
DI ALVARO VALENTINI A cento anni dall’elezione a vescovo di Acireale (22 luglio 1922) e a cinquanta dalla morte (Roma, 13 gennaio 1973), Pollenza celebra il suo insigne figlio, il cardinale Fernando Cento, figura di spicco della Chiesa del XX secolo.
Il cardinale Cento col vescovo Cassulo (1959)
Una mostra storico documentaria e fotografica sul prelato è visitabile nel palazzo comunale fino al 15 gennaio 2023
Nato il 10 agosto 1883, si è formato al Seminario di Macerata, sempre animato dall’amore per l’Eucarestia e dalla devozione per la Madonna. Giovanissimo, diventa parroco della Cattedrale, dando subito impulso all’attività pastorale e alla promozione dei circoli di Azione cattolica. Fonda e dirige il giornale diocesano “Il Cittadino”, collabora con il bol-
lettino “Mater Misericordiae”. Nel frattempo insegna letteratura al seminario diocesano e filosofia al Liceo classico “G. Leopardi”. Eletto vescovo di Acireale, è consacrato il 3 settembre nel Duomo di Macerata dal cardinale Giovanni Tacci, di cui era stato segretario. Il suo ingresso in diocesi il 12 novembre è salutato da una folla osannante che vede nella figura esile e ascetica del nuovo presule il sigillo che la Grazia aveva impresso nel suo eletto. Ad Acireale svolge un’intensa attività, facendosi apprezzare per le grandi qualità di pastore e di innovatore. In breve entra nel cuore della gente. La sua capacità di dialogo e comunicazio-
ne gli è valsa l’appellativo di “vescovo fascinatore”. Il 17 maggio 1926 è nominato Nunzio apostolico in Venezuela. Inizia così la sua attività diplomatica che proseguirà in Perù e in Ecuador dove riallaccia i rapporti interrotti da 40 anni con la Santa Sede, sottoscrivendo nel 1937 il trattato “Modus Vivendi”.
Nel 1946 torna in Europa per assumere la nunziatura in Belgio e Lussemburgo e successivamente quella in Portogallo. Il 2 giugno 1953 partecipa come Legato pontificio all’incoronazione della Regina Elisabetta II. La sua intensa e feconda opera pastorale e diplomatica è molto apprezzata da Pio XI,
Pio XII, Paolo VI e da Giovanni XXIII che lo eleva alla porpora cardinalizia nel concistoro del 15 dicembre 1958. Durante il Concilio Vaticano II presiede la Commissione per l’Apostolato dei laici del cui decreto è brillante artefice. Partecipa al conclave del 1963 che elegge papa Paolo VI.
Il cardinale Fernando Cento si spegne a Roma il 13 gennaio 1973, dopo una lunga e intensa vita spesa al servizio della Chiesa, operando sempre «con dottrina, pietà, dedizione senza posa», le tre virtù che Pio XII trovava nella sua anima fin dalla fanciullezza. Le sue spoglie riposano nella chiesa dei Santi Francesco e Antonio di Pollenza, dove il 24 dicembre
1905, ventiduenne, aveva celebrato la sua prima Messa. Pollenza ricorda ora la figura e l’opera dell’eminente porporato con una mostra storico documentaria e fotografica, a cura del sottoscritto, inaugurata domenica scorsa, 18 dicembre, nella Sala Convegni del Palazzo Comunale alla presenza del vescovo Nazzareno Marconi. L’esposizione potrà essere visitata fino al 15 gennaio 2023 nei seguenti giorni: 18, 25, 26 dicembre, ore 17-20; 1, 6, 7, 8, 14, 15 gennaio ore 10-12 e 1720. Venerdì 13 gennaio, ore 21,15, nella Sala Nobile del Palazzo Comunale si terrà l’incontro “Ricordando il nostro Cardinale” tra aneddoti, curiosità, memorie e… musica.
MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2022 3 ATTUALITÀ
L’ingresso di Palazzo Ricci
Sala di Palazzo Ricci
I lavori, iniziati nel settembre 2021, sono stati completati in soli 14 mesi
«Per una comunità che cresce in dialogo»
Il vescovo
L’OMELIA
Un libro è sempre un bel dono, non solo a Natale
Narrativa o saggistica, polizieschi o poesia, testi al femminile o dialettali... c’è solo l’imbarazzo della scelta
DI DANIELA MESCHINI
Per momenti riflessivi e spensierati Umberto Folena, Ritorno a Tretronchi, racconto sorridente e scoppiettante, ricco di storie leggere e contemporaneamente profonde. La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta è volume postumo di Andrea Camilleri che raccoglie racconti inediti. Storie sempre sorprendenti tra satira e umorismo dove non mancano incanti emotivi. Specchio il gattino è una fiaba e un racconto fi-
Superata la fase acuta del Covid e alle prese con le nuove regole per il Terzo settore, il periodo natalizio si conferma come momento propizio per la convivialità e gli incontri
losofico di Gottfried Keller, scrittore ottocentesco svizzero, un libro che incarna le ragioni dell’autonomia di pensiero di fronte all’arroganza del potere; il volume è arricchito dalle illustrazioni di Maximilian Liebenwein ed è edito dalla Giometti&Antonello. Due figure femminili, una la Jacopa dei Settesoli di Lucia Tancredi edito da Città Nuova e l’altra Bernadette –La vera storia di una santa imperfetta di padre Alberto Maggi, Editrice Garzanti. Il racconto di Lucia Tancredi intreccia sapientemente verità storica e verosimile e ci porta all’incontro con una donna fuori dagli schemi, che non abbassa il capo neanche davanti al Papa. L’altra è una biografia che ci consegna la vera vita della quattordicenne di Lour-
des fuori dall’agiografia classica. Lo scamarro avvelenato e altre ricette di Gabriella Genisi, ultimo romanzo della scrittrice ambientato in un bed & breakfast. Lolita Lobosco si trova in una indagine difficile dai risvolti personali che non riescono però a far arretrare Lolita dalla scoperta della verità. La scrittrice è stata l’autrice dell’Incipit d’Autore e Presidente del Concorso che ha visto la pubblicazione del volume Partenze, con l’immagine di copertina di Wladimiro Tulli. Una raccolta di racconti scelti per originalità e stile linguistico. Per Vydia Editore sono usciti: Lu pringipittu. Co’ li diseggni de lu scrittore Agostino Regnicoli e Me sa mijj’anne. Ovviro le avventure e le disavventure de òtto generazzïó de contadì de la parte de Macerata di
Silvano Fazi. In libreria anche lo splendido volume Immaginare prima. Le due nascite, il cinema, gli Oscar. Vita dello scenografo maceratese Dante Ferretti raccontata da lui stesso, arricchito con i suoi bozzetti e dallo scrittore David Miliozzi. Ricco di aneddoti, incontri con grandi personaggi ma anche confidenze intime, il legame di un genio con la terra delle sue origini. Una buona occasione di riflessione e di azione ci viene offerta dal volume So-stare nel tempo: Pedagogia del quotidiano di Eugenio Lampacrescia, un tempo che è stato segnato dall’essere lontani, ecco allora alcune riflessioni sul nostro modo di comunicare, di vivere la nostra storia in rapporto con gli altri. Il Covid ci ha allontanati non solo in termini
educativi ma anche con dolore, e La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia di Massimo Recalcati ci parla dell’esperienza traumatica della perdita. Cosa accade dentro di noi quando perdiamo chi abbiamo profondamente amato? Quale vuoto si spalanca? La storia attraverso le storie per saper leggere il presente, storie vissute anche da testimoni di un passato doloroso come Adelmo Cervi I miei Sette Padri ed Emanuele Fiano Il Profumo di mio Padre. Anche storie di ricerca come La Resistenza delle Donne di Benedetta Tobagi, Servigliano – Auschwitz (la storia di Grete Schattner) di Paolo Giunta La Spada e Marche, nascita di una democrazia. Storie, nomi e volti della libertà di Luca Lisei e Paolo Battisti.
Con Alfa i volontari della città fanno festa
DI M. NATALIA MARQUESINI
«Tiriamo su insieme la casa comune!» è lo slogan della Festa di Volontariato che ha visto a Macerata coinvolte più di 40 associazioni del territorio cittadino. Due giornate di festa, incontro e riflessione; il 2 e il 3 dicembre lo spazio espositivo degli Antichi Forni, in piaggia della Torre, ha accolto gli stand delle realtà che animano attraverso le loro iniziative al vita cittadina. Organizzata dall’Assemblea delle libere forme associative (A.l.f.a.) del Comune di Macerata questa nuova edizione della Festa del Volontariato rappresenta una vera e propria ripartenza per il Terzo settore maceratese che ritrovandosi in presenza e tutti raccolti in un unico spazio hanno avuto modo non solo di confrontarsi e conoscersi, ma anche di spiegare ai tantissimi visitatori le proprie finalità e attività.
Nel corso delle due mattinate la festa si è aperta anche alle presenza di studenti di alcuni istituti scolastici; i ragazzi accompagnati dai loro insegnanti hanno potuto visitare gli stand ponendo domande e ricevendo informazioni utili sul mondo del volontariato. Non solo stand informativi durante le due giornate, ma – grazie anche alla location particolarmente adatta ai dibatti e le presentazioni – si sono alter-
Un’immagine degli stand allestiti alla festa del volontariato
nati dei momenti più ludici come esibizioni musicali e sportive animate dalle associazioni presenti e momenti di formazione curati dal Centro Servizi per il Volontariato: in particolare circa la possibilità da parte delle organizzazioni di volontariato di iscriversi al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (Runts) che permette alle associazioni di acquisire la qualifica di Ente del Terzo Settore (Ets) o, a seconda dei casi, quelle specifiche di Organizzazione di Volontariato (Odv), Associazione di Promozione sociale (Aps) e di beneficiare di agevolazioni, anche di natura fiscale, come quella di accedere al 5 per mille. L’iniziativa, promossa in un mo-
mento particolarmente delicato per il mondo del volontariato, che affronta le fatiche del superamento della fase più acuta della pandemia e contestualmente la crisi economica innescata dalla guerra in Ucraina, ha riscosso una grande partecipazione, sia da parte delle associazioni coinvolte, che hanno avuto occasione concreta di collaborare e sostenersi a vicenda, sia nell’attrattiva offerta ai tantissimi visitatori.
Non sono mancate le visite e il sostegno da parte dell’amministrazione comunale che attraverso l’Assemblea delle Libere Forme Associative riesce a perpetuare la collaborazione continuativa con le tante realtà di volontariato.
Libere forme associative in assemblea
Sono più di 40 le associazioni aderenti ad Alfa, l’organismo di rappresentanza e partecipazione delle associazioni iscritte all’Albo comunale, che hanno partecipato alla realizzazione della festa del Volontariato di Macerata. Sono enti che operano nei settori dell’assistenza, dell’ambiente, della protezione civile, della cultura, dello sport, del mondo giovanile, ma anche in attività socio ricreative e storiche commemorative dei fatti combattentistici e d’Arma.
Tra loro: Agorà, Aido, Aism, Amamb, Anffas, Auser, Avis, Cav, Cif, Csi, Genitori e figli per mano, Green Nordic Walking, Gruca, I Nuovi Amici, Labs, Libera, Macerata Scherma, Moica, Piombini Sensini, Scarabò, Sef, Yfit.
APPUNTAMENTI
L’albero di Natale in piazza della Libertà a Tolentino durante la cerimonia di accensione lo scorso 8 dicembre
Eventi da non perdere fino all’Epifania
Calendario ricco di eventi per il Natale 2022 nel Maceratese. Nei Comuni della diocesi è il capoluogo a spiccare per numero di iniziative, ma non da meno sono le programmazioni delle altre città del territorio nel segno della tradizione. Tra i tanti appuntamenti, il suggestivo “Presepe Vivente” nel quartiere delle case di terra di borgo Ficana, previsto per lunedì 26 dicembre, mentre martedì 27, mercoledì 28 e giovedì 29, “Canto della Pasquella” per le vie di Macerata e Piediripa promossa dalla Pro Loco di Piediripa (orario 15-19.30), con le offerte raccolte che saranno destinate all’Istituto Bignamini di Falconara. Proiettandoci nel nuovo anno, venerdì 6 gennaio sarà la volta di Miss Befana, giunta alla XIV edizione, in piazza della Libertà (ore 14). A Piediripa, invece, la befana farà tappa la mattina (ore 12) con tanti doni per i bambini che si recheranno in piazza Salvo D’Acquisto. Appuntamento domenica 8 gennaio per “San Julia’ d’Inverno”, con l’alzata della stella di onore di San Giuliano patrono di Macerata (ore 17, sempre in piazza della Libertà). A Tolentino “Natal…è” proporrà una serie di appuntamenti tra i quali si evidenzia la Santa Messa della Notte di Natale e l’apertura del Presepe del 24 dicembre alla Basilica di San Nicola, mentre il 6 gennaio, al ponte del diavolo e in piazza della Libertà si svolgerà il corteo e raduno delle Befane e, ancora nella Basilica di San Nicola, l’arrivo dei Magi. Si chiama “RecaNatale” il cartellone festivo della città leopardiana, con oltre 70 le iniziative fino al 6 gennaio, tra mercatini, mostre e intrattenimenti per tutte le età: tra i tanti, presepe vivente e itinerante il 24 dicembre per le vie del centro storico; capodanno in piazza il 31 dicembre e per il giorno seguente ballo ottocentesco “I volteggi di Giano” (ore 15-19) nell’atrio del palazzo comunale. Sul balcone delle Marche gli eventi natalizi sono iniziati lo scorso 3 dicembre e termineranno l’8 gennaio, date durante la quale sarà stato possibile volteggiare sulla suggestiva “EcoCristmas”, la pista di pattinaggio installata in piazza Vittorio Emanuele II. Casa di Babbo Natale nei weekend e nei festivi al Cassero e mercatini di Natale anche per il 6 gennaio. Molteplici appuntamenti, infine, anche a Treia, i quali culmineranno con il ritorno della rappresentazione sacra del presepe vivente il 26 dicembre (ore 15.30) al Santuario del Santissimo Crocifisso.
Andrea Mozzoni
«Sotto rete» per scoprire i talenti del Volley
DI ANDREA MOZZONI
«S otto rete» è il format che andrà in onda prossimamente su EmmeTv, canale 89, dedicato ai giocatori e allo staff tecnico della Med Store Tunit Pallavolo Macerata. La nuova trasmissione condotta di Tiziana Tiberi porterà gli spettatori a conoscere più da vicino i protagonisti della squadra di volley militante in Serie A3 (Girone bianco). Verranno approfondite le passioni e gli aspetti che caratterizzano la vita degli atleti a Macerata,
dai loro hobby alla vita quotidiana fuori dal campo, dal legame tra giocatori al rapporto con gli affetti personali e con i tifosi. “Sotto rete” andrà ad aggiungersi al palinsesto sportivo settimanale di EmmeTv, composto già da trasmissioni come “Tempi supplementari” (ogni lunedì, con i risultati del weekend sportivo marchigiano) e “Scatto biancorosso” (trasmissione tematica sul calcio legata al mondo della Maceratese). Ad aprire la serie di interviste del format sulla
Med Store Tunit sarà lo schiacciatore Pietro Margutti. Classe 1998, figlio d’arte (il padre Stefano, con un passato anche alla Lube tra il 1994 e il 1997, è stato nazionale azzurro),
Margutti è alla sua terza stagione a Macerata. Cresciuto sportivamente e originario di Ravenna, dove ha seguito la trafila nelle giovanili fino alla Serie A1, Margutti ha poi militato a Roma in A2, categoria che ha mantenuto nelle esperienze a Brescia e Gioia del Colle, per poi vestire la maglia di San Donà di Piave in A3, fino, appunto, all’approdo maceratese. La Polisportiva Montalbano Colleverde (come originariamente si chiamava la squadra) è nata ufficialmente il 3 novembre 1984.
Nel 2017, dopo aver sfiorato la promozione Serie A2 nella stagione precedente, la società cambia denominazione e logo in Pallavolo Macerata raggiungendo il sogno della Serie A nel 2018/2019.
In questa stagione in Serie A3 la Med Store Tunit Pallavolo Macerata è guidata da un coach di grande esperienza come Flavio Gulinelli e da un nuovo capitano, il veterano biancorosso Simone Gabbanelli. Il primo presidente della Società fu Romualdo Clementoni, mentre oggi la società è guidata da
MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2022 4 SOCIETÀ
Lo schiacciatore
negli studi di
Pietro Margutti
EmmeTv
Lo stemma della squadra
A Macerata ritrovo agli
Antichi Forni per le associazioni di volontariato del territorio comunale