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Chiesa di San Giovanni: la città ha la Cattedrale

DI ANDREA MOZZONI

L’evento della solenne riapertura della chiesa di San Giovanni a Macerata, il 17 dicembre, ha oltrepassato le attese e ogni aspettativa. Da giorni ormai le persone scrutavano l’ultimazione dei lavori e, dopo 25 anni, i fedeli sono tornati a oltrepassare le porte di uno dei luoghi che ha segnato la storia della città e ha superato i confini del continente grazie a padre Matteo Ricci. La giornata inaugurale ha vissuto proprio in suo nome un altro evento importante: durante la celebrazione è giunta la notizia attraverso il Bollettino giornaliero della Sala stampa vaticana della firma di papa Francesco sul Decreto di Venerabilità del grande gesuita maceratese che nella Collegiata, annessa al collegio dei Padri, cominciò il suo cammino verso la consacrazione religiosa. Con questo atto molto importante il processo per la Beatificazione di Padre Matteo raggiunge perciò l’ultimo traguardo: la Chiesa dichiara che tutte le indagini svolte in questi anni, prima a livello diocesano poi vaticano, ne confermano la santità ,in attesa delle prove di un miracolo avvenuto per sua intercessione. Traguardo che non poteva che legarsi alla riapertura della chiesa di San Giovanni. Una preparazione a questo appuntamento che è stato anticipato dalle conferenze che ne hanno messo in evidenza gli aspetti storico-culturali e l’avanzamento del cronoprogramma nei 14 mesi di lavori.

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Ad aprire il calendario delle celebrazioni civili e religiose è stata la prima presentazione alla stampa del 3 dicembre scorso all’Auditorium della Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti, sempre a Macerata. «La riapertura - aveva detto in quella occasione il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi –, arriva nel settantesimo anniversario dell’intitolazione di Macerata come Civitas Mariae ed è il compimento di una storia iniziata con il terremoto Marche-Umbria del 1997 che ha fatto chiudere la chiesa seicentesca dedicata ai due San Giovanni: Battista ed Evangelista. Riaprirla è stata quasi una mis-

La chiesa di San Giovanni il giorno della riapertura sion impossible, tutti gli amministratori comunali e regionali che si sono succeduti hanno compreso la grande importanza del progetto e lo hanno sostenuto e incoraggiato». Durante l’incontro, il Vescovo aggiunge anche un elemento che ha poi contraddistinto il prosieguo degli appuntamenti civili in calendario: «Durante i lavori sono emerse tante cose interessanti che hanno spinto a fare un grande restauro – aveva aggiunto in conferenza stampa –, grazie a una lunga e fruttuosa collaborazione con la Soprintendenza, anche per rendere fruibile la bellezza di questa chiesa». Ed è proprio nel segno della “fruibilità”, dell’essere luogo d’incontro di tutti i maceratesi vista anche la chiusura della Cattedrale (dovuta al terremoto del 2016), che il 7 dicembre si è svolta la conferenza “La Piazza e la Torre” con i tutti i pro- gettisti e le maestranze, fino alla successiva inaugurazione delle campane, con una particolarità: l’accensione hi-tech da parte di monsignor Marconi tramite una App. Dieci giorni più tardi, sempre in Biblioteca, sono stati presentati i lavori di restauro. Interventi che hanno condotto alla scoperta delle reliquie contenute nella sfera di rame sotto la croce del campanile della chiesa e successivamente la presenza nella torre della campana più antica delle Marche, risalente al 1296 rispetto alla chiesa seicentesca. Quindi la solenne riapertura di 17 dicembre, con il taglio del nastro alla presenza delle autorità cittadine e del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli. Nel pomeriggio di sabato, inoltre, si sono poi approfonditi gli aspetti storico-artistici della chiesa di San Giovanni grazie all’archi- tetto Giacomo Alimenti e a Ivano Palmucci, vice direttore dell’archivio diocesano. Domenica 18 dicembre, è arrivato infine l’atto tanto atteso: la Santa Messa di Consacrazione della Chiesa per le mani del vescovo Marconi. «La vita di fede vi appare evocata come un cammino, quello che abbiamo percorso finora, che va dal quotidiano della strada e della piazza a questo luogo che è ancora strada e piazza, ma trasfigurata dal pavimento alla cupola – ha detto il Vescovo nell’omelia –, anche la nostra strada e la nostra piazza quotidiane sono belle e preziose, vi possiamo incontrare Dio e gli uomini come fratelli, qui tutto ce lo ricorda con i colori della bellezza. Qui scopriamo che quelle strade le hanno percorse i santi e chissà quanti santi anonimi anche oggi le stanno percorrendo».

Riavere san Giovanni dopo 6 anni dal terremoto del 2016 che mi ha tolto la Cattedrale e dopo 25 anni dalla chiusura di questa chiesa a causa del terremoto del 1997, è il coronamento di un progetto che mi accompagna fin dalla nomina a vescovo di Macerata: ridare alla città un fulcro culturale importante. La città, con la realizzazione seicentesca dell’asse viario che collegava l’antico complesso gesuitico di San Giovanni con la piazza del Comune costituiva un percorso che comprende anche il Duomo di San Giuliano, la Chiesa della Mater Misericordiae e l’Episcopio, in cui la Chiesa dialogava con la Città secondo due registri. Quello della fede tradizionale e devota con san Giuliano e la Mater Misericordiae e quello della fede che si fa riflessione e dialogo culturale con il complesso gesuitico. Anche urbanisticamente questi due poli sono più in basso rispetto al centro della città: è un dialogo che la Chiesa apre non ponendosi al disopra. L’attuale via don Minzoni scende in un percorso che invita la città a incontrare a piazza Strambi la Madre ed il Santo protettore. Vi dominano la familiarità, la devozione mariana, il legame al “nostro” San Giuliano. È la fase diastolica della vita di fede, in cui il sangue è attratto verso il centro del cuore, quando si vivono i sentimenti intimi di una fede interiore. L’asse viario che lega la piazza del Comune e San Giovanni, anche se anch’esso lievemente in discesa, è ampio ed aperto, pone la facciata di San Giovanni con la sua ampia piazza Vittorio Veneto, in dialogo paritario con la piazza della Libertà e quindi oggi con le istituzioni: il Comune, la Prefettura e l’Università. È la fase sistolica della vita di fede, in cui la comunità credente è missionaria. È una Chiesa che, conscia della sua tradizione, ma anche della sua riflessione sapienziale, parla al mondo. Questi due registri di comunicazione tra la Chiesa e la città nel corso della storia hanno spesso vissuto separati ed a volte scoordinati. Tutto questo è un male non solo per la Chiesa, ma anche per la città.

C’è bisogno di recuperare da parte nostra e di comprendere da parte laica la vita di una Chiesa che recuperi in armonia, prodotti da un solo cuore il momento sistolico e diastolico del suo essere una Chiesa viva e in dialogo vitale con il mondo. La missione che ritengo il Signore mi abbia affidata è di riconciliare questi due registri della comunicazione ecclesiale con la città ed il mondo. Per questo c’è una sola chiesa che celebra in San Giovanni, nella Mater Misericordie e spero fra non molti anni anche in San Giuliano. Nazzareno Marconi, vescovo

Pollenza celebra il suo amato cardinale Cento

DI ALVARO VALENTINI A cento anni dall’elezione a vescovo di Acireale (22 luglio 1922) e a cinquanta dalla morte (Roma, 13 gennaio 1973), Pollenza celebra il suo insigne figlio, il cardinale Fernando Cento, figura di spicco della Chiesa del XX secolo.

Il cardinale Cento col vescovo Cassulo (1959)

Una mostra storico documentaria e fotografica sul prelato è visitabile nel palazzo comunale fino al 15 gennaio 2023

Nato il 10 agosto 1883, si è formato al Seminario di Macerata, sempre animato dall’amore per l’Eucarestia e dalla devozione per la Madonna. Giovanissimo, diventa parroco della Cattedrale, dando subito impulso all’attività pastorale e alla promozione dei circoli di Azione cattolica. Fonda e dirige il giornale diocesano “Il Cittadino”, collabora con il bol- lettino “Mater Misericordiae”. Nel frattempo insegna letteratura al seminario diocesano e filosofia al Liceo classico “G. Leopardi”. Eletto vescovo di Acireale, è consacrato il 3 settembre nel Duomo di Macerata dal cardinale Giovanni Tacci, di cui era stato segretario. Il suo ingresso in diocesi il 12 novembre è salutato da una folla osannante che vede nella figura esile e ascetica del nuovo presule il sigillo che la Grazia aveva impresso nel suo eletto. Ad Acireale svolge un’intensa attività, facendosi apprezzare per le grandi qualità di pastore e di innovatore. In breve entra nel cuore della gente. La sua capacità di dialogo e comunicazio- ne gli è valsa l’appellativo di “vescovo fascinatore”. Il 17 maggio 1926 è nominato Nunzio apostolico in Venezuela. Inizia così la sua attività diplomatica che proseguirà in Perù e in Ecuador dove riallaccia i rapporti interrotti da 40 anni con la Santa Sede, sottoscrivendo nel 1937 il trattato “Modus Vivendi”.

Nel 1946 torna in Europa per assumere la nunziatura in Belgio e Lussemburgo e successivamente quella in Portogallo. Il 2 giugno 1953 partecipa come Legato pontificio all’incoronazione della Regina Elisabetta II. La sua intensa e feconda opera pastorale e diplomatica è molto apprezzata da Pio XI,

Pio XII, Paolo VI e da Giovanni XXIII che lo eleva alla porpora cardinalizia nel concistoro del 15 dicembre 1958. Durante il Concilio Vaticano II presiede la Commissione per l’Apostolato dei laici del cui decreto è brillante artefice. Partecipa al conclave del 1963 che elegge papa Paolo VI.

Il cardinale Fernando Cento si spegne a Roma il 13 gennaio 1973, dopo una lunga e intensa vita spesa al servizio della Chiesa, operando sempre «con dottrina, pietà, dedizione senza posa», le tre virtù che Pio XII trovava nella sua anima fin dalla fanciullezza. Le sue spoglie riposano nella chiesa dei Santi Francesco e Antonio di Pollenza, dove il 24 dicembre

1905, ventiduenne, aveva celebrato la sua prima Messa. Pollenza ricorda ora la figura e l’opera dell’eminente porporato con una mostra storico documentaria e fotografica, a cura del sottoscritto, inaugurata domenica scorsa, 18 dicembre, nella Sala Convegni del Palazzo Comunale alla presenza del vescovo Nazzareno Marconi. L’esposizione potrà essere visitata fino al 15 gennaio 2023 nei seguenti giorni: 18, 25, 26 dicembre, ore 17-20; 1, 6, 7, 8, 14, 15 gennaio ore 10-12 e 1720. Venerdì 13 gennaio, ore 21,15, nella Sala Nobile del Palazzo Comunale si terrà l’incontro “Ricordando il nostro Cardinale” tra aneddoti, curiosità, memorie e… musica.

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