L’intervista / Celebrity
Bruno Barbieri: occorre un fisico bestiale!
di Maurizio Bertera
Il cuoco giudice “veterano” di Masterchef ci racconta tutte le tappe della sua lunga carriera Bruno Barbieri, è partita da poco la nona edizione di Masterchef Italia: lei è il veterano, presente dalla prima edizione. Si è divertito ancora? Assolutamente. E’ una delle cose che mi ha permesso di vivere in modo diverso una professione che per oltre 30 anni è stata totalizzante nella mia vita. Fare il cuoco a tempo pieno ti regala un sacco di soddisfazioni ma ti toglie anche molto. E poi ero stufo di lavorare con l’ansia da prestazione. Dovrebbe spiegarlo alle migliaia di persone che aspirano a diventarlo. A partire dai concorrenti di Masterchef. Guardi che a ogni intervista lo dico sempre. E quindi pure adesso lo ripeto: è un mestiere durissimo, occorrono un fisico bestiale e una testa raffinata. E come in ogni sport: non basta il talento, bisogna valorizzarlo e tenerlo allenato. Cosa non abbiamo capito ancora di Masterchef? Raramente ho visto sottolineare quanto abbia dato al nostro mondo, non solo ai cuochi. E’ vero che è stata decisivo nel aumentare la dignità di una professione, già in crescita ma non ancora popolare come oggi. Ma soprattutto ha acceso una luce sulla ristorazione, sulle materie prime, sui luoghi del cibo dando anche un impulso economico. E ogni serie ha il merito di riaccendere questa luce, che
Tortellini in brodo di gallina con fonduta di parmigiano
in un paese come il nostro rischierebbe facilmente di spegnersi. Al di là della gara, molto più tirata di quanto si dica, per me questo è il senso di Masterchef. E lei cosa ha imparato? Il piacere di un altro lavoro. O meglio di una parte del mio lavoro, quello in tivù che mi ha coinvolto anche in Quattro Hotel, dove in primavera ci sarà la nuova serie. È bello vivere a 57 anni questa seconda vita da cuoco, in modo informale e facendo cose diverse. Ma vedo che succede anche per i colleghi piu giovani e lo capisco: noi della vecchia guardia siamo cresciuti stando dentro i ristoranti dal mattino a notte inoltrata; adesso si cucina, si viaggia, si fanno eventi…
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BARtù gen - feb 2020
Ci sono molti che considerano negativa questa ecletticità. È cambiato il mondo, è cambiata la cucina. Mi preoccuperei molto di più di cosa finisce nel piatto, fatico a capire il senso di muschi, licheni, cetrioli di mare… E resto perplesso che i cuochi italiani li prendano a riferimento per il loro menu. Dovremmo provare a essere contemporanei partendo dalle nostre origini, non mi interessano le regole che arrivano dalla Francia, dalla Spagna, dal nord Europa. Devo raccontare chi sono io qui, nella mia terra, in questo momento. Messaggio ai giovani? A quelli che inseguono la stella Michelin? Ho grande rispetto per il sogno: le stelle